<bgsound loop='infinite' src='https://soundcloud.com/sergio-balacco/misty'></bgsound>

pagine

Visualizzazione post con etichetta Arte. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Arte. Mostra tutti i post

2014/10/09

Cinque Passi

Questa volta non e' un mio racconto a essere qui pubblicato ma uno di uno scrittore indipendente che apprezzo. Una bella storia, breve e intensa che spero possa piacere anche a voi.  Dopo il racconto una breve biografia dell'autore. I suoi libri sono pubblicati online, su Amazon e le principali case di distribuzione ne dispongono, non esistate a acquistare e leggere i suoi scritti, lui e' uno che sa entrare nell'anima della gente.

- Cinque passi - 

Uniti. Nel bene e nel male. 

Aveva sceso le scale urlando lasciami stare. Ivan era rimasto sul divano con le mani 
tra i capelli. Erano passati giorni, ma lo ricordava ancora bene. Eccome.
Anni di convivenza buttati nel cesso. Così, con un lasciami stare. Avesse aggiunto brutto stronzo! No, nemmeno quello. Doveva finire perché era la sua decisione, ogni spiegazione l’aveva ritenuta superflua. 
Il ragazzo tirò su col naso e strizzò gli occhi umidi di dolore.
«La Padania ha una sua storia!» urlava la TV.
Non poteva ancora crederci. Come quando senti al TG di un infanticidio e pensi non è possibile. Come quando vedi scene di guerra e credi che non esistano. Come quando t’illudi che il destino possa riservare dolori solo agli altri. E poi ti svegli dal sogno, per comprendere che quegli altri possiamo diventare noi. E allora ti dici: sì, tutto è possibile.
«Non parteciperemo ai festeggiamenti dei 150 anni di Italia!». Guardò la TV con un senso di schifo. Gli faceva schifo tutto. I sacrifici, le gioie, i dolori. Aveva condiviso con Irene una vita, o almeno così la vedeva lui. Una vita di speranze e progetti. Molti sacrifici e diverse gioie. Ma era stato fatto tutto insieme. I meriti e le colpe erano di entrambi. 
Da quel giorno non più. Non più.

Ognuno riprendeva i propri meriti e le proprie colpe. Ma avevano ancora valore? 
Lo avevano ancora adesso che ognuno tornava per la propria strada? Aveva senso aver faticato e sofferto tanto per tutto quello che avevano costruito insieme e che ora non esisteva più? 

No, non lo aveva. Si alzò. Cinque passi. Solo cinque.

Tanto lo separava dal balcone. Guardò giù da quell’undicesimo piano. La città festeggiava. Festeggiava un’Italia unita contro la volontà di alcuni. Un’unità che non gli apparteneva più. Quei visi sorridenti, la parata musicale. 

Chiuse gli occhi e spiccò il volo.

Ma un uomo non ha le ali.

Non più dopo aver sofferto l’abbandono.

L’autore
Roberto Tartaglia, nato il 25 Luglio 1977, giornalista e, dal 2009, scrittore indipendente. Da sempre animo irrequieto e sensibile all’arte. Nel corso degli anni ha studiato solfeggio, canto, clarinetto, arti marziali, letteratura, filosofia, psicologia e tutto ciò che lo affascinava. La scrittura, però, è sempre stata la sua vera passione e fonte di grandi soddisfazioni. Il lavoro di giornalista gli ha permesso, sinora, di entrare in contatto e intervistare personaggi dello spettacolo, come l’attore/regista Clemente Pernarella, il grande Roberto Vecchioni, protagonisti della cronaca nazionale come l’ex comandante dei RIS di Parma, Luciano Garofano, e personaggi di fama mondiale come il professor Yuri Bandazhevsky, primo uomo a sfidare i poteri forti e a rendere noti al mondo i segreti del disastro di Chernobyl.
Il mestiere di scrittore, invece, gli ha dato modo di pubblicare, dal 2007 a oggi, numerosi racconti e un romanzo collettivo con l’editoria tradizionale, di essere finalista in diversi concorsi di scrittura e selezionato per partecipare alla stesura di opere in occasione di importanti ricorrenze, come i 150 anni d’Italia e la Giornata Mondiale UNESCO del Libro e del Diritto d’Autore. Ha avuto modo di scrivere insieme a grandi del calibro di Maria Luisa Spaziani, Leandro Castellani, Pedro Casals, Andrea Carlo Cappi, Paola Barbato, Andrea Pinketts, Ben Pastor e tanti altri. Davvero grandi soddisfazioni e ottime occasioni di crescita, non solo professionale.
Nel 2009, a seguito di una serie di delusioni ricevute dall’editoria tradizionale, però, ha deciso di pubblicare il suo primo romanzo, “Casus belli”, in self publishing. Risultato? 5 mila copie in circa sei mesi. Da allora ha deciso di diventare a tutti gli effetti uno scrittore indipendente. Senza casa editrice, senza direttive editoriali e limiti contrattuali. Libero di scrivere ciò che voleva, quando e come voleva.

Un’emozione unica!

Roberto al proposito scrive: "E allora mi sono chiesto: quanti altri autori, come me, vorrebbero percorrere questa strada ma non sanno come fare? Tantissimi! Per questo ho deciso di creare anche il progetto “Vivere di scrittura”: per aiutare questi amici di 
penna, guidandoli passo passo sulla via per diventare scrittori indipendenti." 

2013/06/03

Chanel No. 3

Chanel 3: alcuni disegni anche se "ispirati", sono il frutto della voglia del momento di imparare a guardare un paesaggio o una scena con i propri occhi. Altri sono esplosivi. Vengono senza pensare con 2 tratti di pennello, nascono così in pochissimo tempo... Chanel 3 è così. La cosa più bella che mi è accaduta quando ho deciso che era finito è che mi stavo chiedendo se l'avevo fatto io.

C’è chi dice che il racconto sia una delle forme letterarie più difficili, e io mi sono sempre chiesto il perché di questa convinzione, visto che a me pare uno dei modi più spontanei e fondamentali dell’espressione umana. Dopotutto, uno comincia ad ascoltare e a raccontare storie sin da piccolo, senza trovarci nulla di particolarmente complicato. Tutti raccontiamo storie da una vita, fin dall’infanzia quando ci si inventava storie da raccontare a mamma e papà per giustificare le marachelle. 

La storia che vi voglio oggi raccontare riguarda un’amicizia, l’inizio di una bella amicizia nata in modo casuale, direi pittoresco, una amicizia vera e spontanea, di reciproco rispetto eppure di confidenza, di complicità. Qualcuno ebbe a dire tempo fa che la sintesi è indizio di genialità. La sintesi di una amicizia quali indizi porta? Un rapporto spazio tempo situato in un punto qualsiasi del nostro universo personale e temporale al cui interno si muovono le figure che si incontrano, avvicinano e allontanano senza che noi possiamo o vogliamo far nulla per cambiare il corso delle cose? Mi muovo dunque in uno spazio limitato; racconto questa storia nel modo più conciso possibile eppure affascino, o mi illudo di affascinare e attrarre il lettore affinché abbia a gioire con me del ricordo di un’amicizia nascente che ancora pervade come un’alea di mistero su tutto. Amicizia è rispetto.

Era giugno inoltrato, dalle parti di Civitavecchia. Banalmente parto da un incontro di lavoro. Le consuetudini, le regole, sono sempre le stesse, giacca, cravatta, sorridere sempre anche quando sembra che vada tutto a rotoli, positività a vagonate, da una parte un cliente da convincere, dall’altra un venditore che deve convincere. Il fine è sempre lo stesso: vendere. Non importa se frigoriferi agli eschimesi o forni agli africani, la capacità del venditore è vendere e per farlo l’aspetto è uno dei più considerati.

Lui arrivò in pantaloni corti, al ginocchio, una specie di eleganti bermuda, scarpe basse tipo timberland, camicia e palmare, una borsa se ben ricordo. Occhiali da sole, qualche brochure, tanto per rendere l’idea, il resto tutto in testa. Decisi su due piedi che potevo fidarmi, non chiedetemi perché, sapevo che sarebbe stata la scelta migliore e così fu. E siccome da cosa nasce cosa ecco che siamo diventati amici, e quest’amicizia seppure da lontano, perché la vita divide, continua ancora oggi che son passati anni.

I dipinti che seguono sono frutto dell’ingegno e dell’arte della sua compagna di vita, una volta si assegnava d’ufficio un matrimonio per forza, anche se non c’era, perché certe consuetudini sono dure a morire, invece le persone restano legate anche senza il pezzo di carta, se c’è l’amore tutto il resto non conta.



Godiamoci la carrellata di dipinti di Federica Mele, oggi sono pochi a sapere chi è ma domani...
Un giorno di pioggia: Piove, alza lo sguardo, piove dentro i tuoi occhi.
Cammina solitaria, il tuo impermeabile rosso   ti protegge.
 L'indifferenza: Essere vicini non vuol dire camminare insieme


L'incontro. Ci si incontra, così per caso, in un giorno di pioggia uno scambio di sguardi,
gocce che cadono ad una ad una si mescolano, si asciugano. Non resta nulla.

Tentazioni pericolose, in realtà questo acquarello mi è stato commissionato da un
amico diventato scrittore. È stato un momento emozionante.

Pericolosa tentazione. Mi veniva in mente l'ultima frase della poesia l'infinito di Leopardi: "e il naufragar m'è dolce in questo mare". Avrei voluto naufragare dolcemente in questo stagno.

31 dicembre 2012: silenzio, crepitio di foglie, solitudine nel parco.
Un vento gelido accompagna la fine del vecchio anno e nessuna speranza riscalda il nuovo.

La terrazza di Enza: Adoro Grottaglie e le sue Ceramiche.
Il sud di Italia possiede una bellezza e una creatività che nessuno riuscirà mai ad eguagliare. 


2013/05/22

Il mio Piccolo Libro della Vita

Il libro "IL mio PICCOLO LIBRO DELLA VITA" è ora disponibile su Amazon a questo indirizzo:

2013/05/04

Il Giardino di Ninfa


Questo articolo, oltre a voler essere un'ode alla bellezza della natura, la natura verde e rigogliosa di un giardino curato dall'uomo, intende mettere in mostra le capacità di un amico che è anche fotografo. Lui, Patrizio Severini, è un fotografo di quelli di una volta, di quelli che esprimono la propria carica interiore con le immagini.
E' per me un onore mostrare i suoi scatti al Giardino di Ninfa. 

La storia del Giardino di Ninfa

Il Giardino di Ninfa custodisce le rovine di una città medievale, incendiata e saccheggiata più volte e poi abbandonata dai suoi abitanti. Oggi, intorno alle rive di un laghetto, sono rimasti i ruderi di un borgo fantasma, con le sue mura, le torri, le chiese e le abitazioni. Nel 1920 il principe Gelasio Caetani decise di bonificare questa proprietà, con l'intento di realizzare lo splendido giardino che ancora oggi si ammira. La sua opera fu proseguita da donna Lelia, ultima esponente della famiglia, che sistemò questo splendido parco romantico, ricco di specie esotiche e ornato da fantasiosi giochi d'acqua. Nel 1977, alla sua morte, Ninfa fu donata alla fondazione Roffredo Caetani.
Nel giardino si possono ammirare meli, ciliegi e magnolie.

Seppur nel territorio del Comune di Cisterna di Latina, Ninfa è strettamente legata alla storia della Famiglia Caetani e quindi a Norma e Sermoneta.

Ai margini della via Pedemontana Volsca che collegava Roma con il sud del Lazio, proprio sotto la rupe di Norma, al lato di un limpido laghetto formato dalle acqui del fiume Ninfeo, nel VII secolo d.C. si insediò un modesto nucleo di abitanti che avevano abitato la diruta Norba.

Nel 741 l'imperatore Costantino Copronimo donò al papa Zaccaria , Ninfa e Norma. Nel IX Secolo Ninfa fu in possesso dei Conti di Tuscolo e solo nel 1085 entrò a far parte dei possedimenti della Santa sede.

Nel 1159, proprio a Ninfa, Rolando Bandinelli venne incoronato Papa con il nome di Alessandro III nella chiesa di Santa Maria Maggiore, di cui restano le rovine.

La cittadina fu in possesso dei Frangiapane, degli Annibali, Ma Ninfa raggiunse l'apice a partire dal 1297 con Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII, il quale incentivò sia l'attività edilizia che commerciale: i Caetani infatti la potenziarono con la costruzione di ben sette Chiese, oltre 150 abitazioni, due mulini per cereali, mura di cinta, il palazzo con una robusta torre.

Le fortune di Ninfa durarono fino al febbraio del 1382; in quell'anno travolta da lotte fratricide fu totalmente distrutta e non fu mai ricostruita. La malaria fece il resto disperdendo i pochi contadini rimasti sul posto. Ormai esisteva solo nel ricordo, tanto che nell'Ottocento veniva definita come la "Pompei del Medioevo" (Gregorovius).

Nel 1921 ci fu la svolta grazie a Gelasio Caetani, il quale iniziò la bonifica della zona e il restauro dei ruderi (e in particolare della torre del Municipio), avviando inoltre un recupero botanico attraverso la piantumazione di specie diverse sotto la guida della madre Aba Wilbraham Caetani.

L'opera fu poi continuata dal fratello Roffredo, dalla moglie di quest'ultimo, Marguerite Chapin Caetani e dalla figlia Lelia Caetani Howard. Il giardino è quindi il risultato di amorose cure e geniali interventi botanici indubbiamente favoriti da una microclima: il sito di Ninfa è infatti protetto a Nord dalla sovrastante rupe di Norma, mentre il fiume che ha qui la sua origine funge da regolatore termico.

Sono infatti migliaia di piante che ormai hanno attecchito e seguono un tranquillo ciclo vitale, sotto la guida di esterti tecnici e botanici. Insieme ai nostri ontani, salici, pioppi, olivi, querce, aranci, limoni, melograni, crescono l'azzurro "ceanothus" californiano, i grandi aceri nipponici, le betulle boreali, l'albero dei tulipani, l'acero dello zucchero, magnifici bambù, la splendida Gunnera manicata, i ciliegi cinesi, la calla etiopica.

Le fotografie di Patrizio Severini














I giardini di Ninfa sono aperti al pubblico il primo sabato e domenica del mese da aprile a ottobre. Per informazioni contattare: Tel: 0773-632231 
Orario di apertura: 09.00 - 12.00 / 14.30 - 18.00 
Luglio Agosto e Settembre : apertura dalle 9.00 alle 12.00 - dalle 15.00 alle 18.30

2013/05/01

Myanmar, ritorno nel paradiso.


Ottanta fotografie scattate in Myanmar, un terra affascinante e unica, poco o niente raccontata e riprodotta. La grandiosita' della Shwedagon Paya di Yangon con la sua cupola dorata alta 100 metri che racchiude all'interno una ciocca di capelli di Buddha. La fierezza delle donne e degli uomini dello Stato Shan che aspirano, come altri gruppi etnici presenti nel Paese, all'indipendenza. Il lago Inle con i suoi villaggi costruiti su palafitte, gli orti galleggianti, i pescatori di etnia Intha, la "foresta" di stupa di Indain. Le antiche capitali Amarapura, Ava e Mingun adagiate lungo le sponde dell' Irrawaddy, nel distretto di Mandalay. La valle di Bagan costellata da migliaia di stupa, un luogo senza tempo dove il moderno non e' mai arrivato. Le maestose Ananda, Shwe Sandaw, Shwezingon e Sulamani pagoda, la dorata Bu paya, e le centinaia di templi di tutte le dimensioni che celebrano ogni giorno la gloria di Buddha. Ma il Myanmar e' anche un paese al cui popolo manca il bene piu' prezioso: la libertà. Una giunta militare ha oppresso per anni la sua gente e ancora tenta di dominare, assimilare e sfruttare i gruppi etnici presenti nel paese. Le foto di questa galleria sono dedicate al premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia, per anni privata della sua libertà e eletta al parlamento del proprio paese aspettando il ritorno alla vita dell'ex Birmania, terra di misteri e di fascinoso oriente.