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2016/01/29

A proposito di gender e famiglia


Non so voi, io la famiglia la vedo come nella fotografia in alto. Un padre (di sesso rigorosamente maschile), una madre (di sesso rigorosamente femminile) una nidiata di marmocchi, poi d'accordo, le famiglie moderne sono allargate e vanno doverosamente aggiunti almeno i nonni, qualche zio, i cugini vicini e magari anche quelli lontani che si rivedono una volta all'anno nelle feste comandate, ma sempre di famiglia parliamo. Lo so che sono vecchio ho delle idee che diventa difficile sradicare. Lasciate che resti nel mio brodo e pensatela come volete ma leggetevi il testo sotto, poi magari discutiamo.

Sarebbe opportuno che su di una questione seria come il riconoscimento delle coppie omosessuali e relativi diritti – comprese le eventuali adozioni – ci fosse una discussione seria, ponderata, che vada al di là degli schieramenti partitici. Credo che per inquadrare il problema dovremmo guardarci indietro e chiederci come mai oggi spesso ci lamentiamo di come la nostra società, la famiglia, la comunità sociale registri una terribile involuzione che si ripercuote sulla stabilità stessa del paese da tutti i punti di vista. 

Se andiamo alle origini di questa crisi strutturale scopriremo che alla base ci sono stati anche tutta una serie di atteggiamenti, mentalità, leggi, cedimenti, compromessi che poco alla volta hanno distrutto i principi stessi di una comunità umana e tutti ne possono vedere gli aspetti negativi. Se la droga diventa libera, se i diritti cancellano i doveri, se il senso di responsabilità diventa una presa in giro, se i genitori sono assenti e non sono da eempio, se la scuola spesso non è all’altezza, se le famiglie sono sfasciate, se il risparmio è disprezzato, se a vincere sono sempre i “furbi”, se ogni debolezza o vizio diventa “scelta personale di libertà”, se ci si ammazza per un telefonino e si dimenticano o si cancellano i doveri, alla fine non crolla solo un paese ma – come avviene – soprattutto si incrinano i rapporti tra le persone e le generazioni. 

Per questo la discussione sulle coppie omosessuali imporrebbe di riflettere non solo sui “diritti” dei singoli, ma sulle conseguenze generali che tutta una serie di scelte portano all’equilibrio sociale. Credo che debba essere garantito il diritto degli/delle omosessuali ad esprimere la propria personalità ed avere tutta una serie di diritti di coppia: diritti civili, fiscali, patrimoniali, pensionistici, ma non che le scelte di una minoranza condizionino una intera società. 

Se ognuno deve essere libero di pensarla e vivere come vuole, un conto è una scelta personale, un’altra condizionare con questa scelta persone estranee, come i figli potenzialmente adottati. Diciamocelo con franchezza: esiste oggi una lobby gay che di fatto controlla e condiziona l’informazione, lo spettacolo e anche la politica, per esempio è stato incredibile vedere come siano stati moltiplicati almeno per cinque il numero delle persone partecipanti alle manifestazioni gay di domenica scorsa, senza che nessuno avesse il coraggio di obiettare qualcosa... 

Era sbagliato criminalizzare, emarginare ed ironizzare ieri sugli omosessuali, ma oggi si ridicolizzano quelli che chi chiedono semplicemente la normalità di una società che - se è arrivata fin qui nel correre dei secoli - in fondo è solo perché c’è una differenza naturale tra uomo e donna. In questo senso non servono crociate religiose o anatemi, ma ricordare per esempio che ci sono migliaia di coppie “normali” che attendono per anni un bambino in adozione e di cui non si parla mai. 

Soprattutto ricordiamoci che le donne italiane generano 1,3 figli a testa mentre 2,1 sarebbe il minimo per mantenere la popolazione, eppure oggi Italia non si fa molto per difendere le famiglie, cominciando da quelle “normali”.  Guardate all’estero come si riempiono le culle con una tutela concreta della maternità e del lavoro, con aiuti per le scuole, gli inserimenti, gli asili-nido, i contributi fiscali, le detrazioni... in Italia siamo spaventosamente indietro. 

Perché allora si discute tanto di figli da fare adottare alle coppie gay e non si sveltiscono per cominciare le pratiche di adozione italiane ed internazionali, un “buco nero” con violenze inaudite verso aspiranti genitori e potenziali figli, affogate spesso in un mare di corruzione? C’è mai stato un dibattito consapevole in Italia su queste vergogne burocratiche di coppie che per anni e anni devono attendere senza neppure sapere se verrà loro assegnato o meno un figlio? 

E poi le questioni “scientifiche” dove si è partiti da aiutare la maternità ma per infilarsi poi in una spirale sempre più folle ed economicamente miniera d’oro per cliniche, medici e ricercatori. Anche qui le questioni si giocano sempre sui “diritti”, ma poi nascono e si moltiplicano situazioni sempre più irreali ed assurde: spermatozoi conservati per anni e impiantati nel ventre di no-mamme ma di uteri in affitto, selezione di geni e di genere, crescite in vitro, banche di seme e manipolazioni genetiche, con gente che va e viene dall’estero “perché là è un mio diritto riconosciuto”. 

Sullo sfondo – come sempre - il solito “dio-denaro” per cui se paghi ottieni e puoi, altrimenti aspetti. Per favore, fermiamoci.

2015/06/03

Fortunati si diventa!


Per alcune persone sembra un fatto normale: ai cosiddetti “fortunati” agli occhi degli altri capitano sempre le cose giuste al momento più opportuno. In realtà, la fortuna è una questione complessa, strettamente collegata anche alla capacità di decifrare i segnali attorno a noi e direttamente connessa al grado di sintonia con i nostri desideri più profondi. Perché le buone occasioni sono ovunque: imparare a vederle è il primo passo per essere un pizzico più fortunati.

LAMENTARSI FA MALE - Una recente ricerca nell'ambito delle neuroscienze ha evidenziato che passare troppo tempo esposti alle lamentele continue influisce negativamente sull'ippocampo, la parte del cervello nel sistema limbico fondamentale per la memoria a lungo termine e con un ruolo importante nello sviluppo della capacità di risoluzione dei problemi. Bastano 30 minuti passati fra persone con tendenze a lamentarsi per avere una ricaduta negativa a livello celebrale.

IMPARA DAI FALLIMENTI - Ogni persona nell'arco dell'esistenza è costretta a confrontarsi con insuccessi e senso di fallimento: la vera questione è imparare a rapportarsi positivamente anche a eventi che portano scompiglio e dolore. Il concetto di “positivo” e “negativo” è strettamente collegato alle nostre reazioni di fronte a un certo evento ma in assoluto non esiste. Entrambi i poli sono due facce differenti di un'unica realtà e fanno parte di una carica vitale in cui l'attore umano si trova costantemente immerso.

OSSERVA LE TUE REAZIONI - Chi agli occhi degli altri sembra ottimista ha semplicemente saputo coltivare la propensione a guardare più il lato positivo delle cose rispetto al negativo. Inizia a esercitare ogni giorno uno sguardo consapevole, segui lo stesso principio su cui si fonda la meditazione. Le difficoltà esistono, ma è l'insegnamento che ne puoi trarre ciò che può trasformare la tua quotidianità. Di fronte a un ostacolo impara a chiederti: “Quale lezione posso imparare?”. Arrabbiarsi è poco utile, invece scoprire le potenzialità di un fatto in apparenza negativo può condurre verso strade nuove.

TI ASPETTI IL PEGGIO? LO AVRAI - Hai mai notato che quando si prospettano le previsioni più nere molto spesso capita davvero che si realizzino? Le neuroscienze si stanno occupando di questi temi ancora in gran parte sconosciuti. Angosciarsi eccessivamente risulta in effetti un catalizzatore di esperienze negative. In realtà il quotidiano è fatto di opportunità continue, a cui spesso non si presta attenzione perché si cerca altro. Impara innanzitutto a vivere con pienezza ciò che ti circonda: essere concentrati su un unico obiettivo qualche volta non permette di vedere tutto il resto. Al contrario trovare il lato positivo anche nei fallimenti e insuccessi ti aiuta a conquistare più fiducia nelle tue potenzialità e a puntare su ciò in cui credi.

ATTENZIONE AI DESIDERI - Nutrire i propri desideri è fondamentale per avere un atteggiamento entusiasta e costruttivo nei confronti della vita. Tuttavia, può capitare di desiderare qualcosa che a livello profondo non è in sintonia con ciò che si è. Accade anche nella vita di ogni giorno, quando ci focalizziamo su un obiettivo che comporta un grande dispendio di energia e fatica ma non ha a che fare realmente con le nostre abilità. Per esempio, un corso di studi scelto senza prestare attenzione alle nostre reali attitudini può condurre verso continue dosi di veleno e infelicità. Inizia a vedere con obiettività i tuoi bisogni, desideri e abilità.

NUTRI LA TUA FIDUCIA - Fidati del tuo istinto: la voce profonda che è in ognuno di noi sa sempre ciò di cui abbiamo bisogno davvero. Guarda con orgoglio le tue cicatrici e gli insuccessi perché sono lezioni di vita. Circondati di persone positive con le quali imparare a vedere le tue potenzialità e abilità. La vita riserva infinite sorprese quando ci permettiamo di nutrire il coraggio di discostarci dalla strada tracciata per vedere altro. Abbandona per un attimo la rotta e fermati a guardare il mondo intorno a te: aprirsi con fiducia alla realtà è la chiave per vivere in maniera differente. La vera fortuna è la capacità di rimanere attenti a quanto succede e afferrare gli eventi trasformando le possibilità in un'occasione.

2014/08/07

La macchina del fango: Schettino e la Sapienza

Comincia tutto da una notizia data male: Schettino tiene una lezione magistrale all’Università di Roma sul tema della gestione del panico.

Poi – mi direte – è stata corretta. Non conta, conta la prima parola, il primo flash che abbaglia gli occhi.  Conta che quella notizia data male toglieva al fatto il suo contesto, che è tutto, quando si dà una notizia: posso correre con una borsa in mano, ma se non scrivi che sto perdendo il treno, qualcuno mi prenderà per scippatore.

Forse andava detto che in un master – settanta-ottanta partecipanti, non una lezione pubblica, in questo caso gli studenti pagano per specializzarsi – erano previsti “case studies”, con la partecipazione dei protagonisti: quindi se c’era, per dire, da parlare di spie, ci sarebbe stata una spia. Forse andava detto che quel Master non si svolgeva “alla Sapienza” ma altrove. Che era una testimonianza di sette (quindici secondo altri) minuti, non una lezione, e poiché si studiano i casi concreti, è stato chiamato a parlare un uomo che ha vissuto un situazione limite. Ben conoscendo tutti, studenti e docenti, che quella sarebbe stata una “testimonianza di parte”. Insomma assoluto buon senso.

La pagina del Master era su Facebook, ma nessuno, prima di fare un titolo o sparare uno sms, l’ha letta. Eppure se a un fatto tu togli il contesto, ne distruggi la “logica”. E su quel fatto senza contesto, la gente giudicherà male.

Anni fa, Umberto Eco scrisse un saggio di grande forza sul caso Braibanti (Nel volume “Sotto il Nome di plagio”). Fermiamoci un attimo su quel “fatto”.

Il filosofo ed entomologo Aldo Braibanti ebbe un processo per “plagio”: era andato a vivere con un ragazzo di vent’anni, all’epoca minore età.  Un processo che la sinistra dell’epoca, non tutta (il Pci poco, in fin dei conti era una “storia di froci”) combatté duramente. Vi vedeva, quella sinistra, la manipolazione di prove e informazioni tese e condannare già prima della sentenza attraverso lo “stigma”. Erano gli anni ’60 e Umberto Eco, per dimostrare la follia di quel modo di procedere, scrisse una descrizione del contenuto del suo cassetto, il cassetto della sua scrivania, ma in prosa carabinieresca. Dimostrò alla perfezione che, se descrivi “in chiave criminale” un normale cassetto di scrivania, il titolare di quel tavolo dovrà essere arrestato per gravi sospetti.

E quindi “Lectio Magistralis” è rimasta e quel concetto ha dato l’imprinting a tutta la conversazione successiva. Soprattutto perché ci si è messa l’Università. Che nel suo comunicato di fine mattinata cita i media, non i fatti giudiziari e i principi. Invece parla della conversazione del “Salga a Bordo Cazzo”. Ma quella è una notizia, oggetto di un processo. Nel comunicato del Rettore? Nel comunicato del Rettore. Conseguentemente, molti social media people parlavano di “etica”. L’etica. Come se un paese civile si reggesse sull’etica e non sul diritto, come se l’etica non fosse diventata il fantasma di questo paese da invocare appena non sai niente del merito delle cose (questo file si autodistruggerà fra 30 secondi, non ho mai scritto una cosa simile)

E quindi chi ne scrive oggi sui giornali non analizza il fatto, ma la fantasmagoria segnica prodotta su Twitter e Facebook da un paese indignato, furente, come la belva cui hai tolto il pezzo di carne dalla bocca. Ma come – ci dicono le masse furenti – questo colpevole che avevamo già divorato, voi ce lo vomitate qui, come professore universitario? Schettino è carne morta, l’altro da noi che noi abbiamo allontanato con orrore. Non potete rimetterlo in circolazione. Stiamo solo aspettando che la sanzione del tribunale ce lo metta in galera e butti via la chiave: perché lo condanneranno, questo è certo.

Questa è la cultura di oggi, altro che cassetto di Umberto Eco. E com’erano  felici ieri i giornalisti di parlare di “rivolta sul web”. Ben inteso, amati colleghi, è lo stesso furore che si rivolge contro di voi quando “ve tocca”, come si dice a Roma. Ma in quei casi voi producete preoccupati editoriali sull’inciviltà del web e fate le vostre larvate, leggere, cavalleresche pressioni perché il Parlamento e il governo facciano qualche legge repressiva, o almeno una commissione di studio, che diamine, dalla quale poi venga fuori la martellata. Perché, insomma, la rivolta va bene se ci aiuta, non se ci distrugge non va bene. E questo è il vostro, fatale, errore. Perché non funziona e non funzionerà mai più così. I “lazzari” sono nelle strade, non faranno differenza, hanno sete e berranno anche il vostro, di sangue. Ma nelle strade ce li avete e ce li mettete voi, ogni giorno. Da decenni.

Perché poi “ce tocca” o “ce po’ toccà” a tutti, sempre come si dice a Trastevere. Quindi dimenticate il passato recente: gettate nel cestino la “macchina del fango”. Cancellate il “circuito mediatico-giudiziario”, non analizzate da destra e da sinistra. Ci siamo dentro tutti. Chi ieri ha massacrato con una falsa notizia l’avversario politico, oggi potrà riceverne lo stesso trattamento. È come se il vecchio caro giustizialismo fosse passato da analogico a digitale. Sì, l’avviso di garanzia era già condanna, ok. Sì, la detenzione è già anticipo di pena, ok. Sì, l’intercettazione è la “prova”, ma non lo senti come parla, questo criminale (Consiglierei la lettura di “Buio a Mezzogiorno” di Arthur Koestler)

Ma adesso si è aggiunta la velocità del Fatto Compiuto Senza Contesto, l’algoritmo del colpevole. Per carità, è la dinamica che porta i falsi untori della “Storia della Colonna Infame” di Manzoni ad essere prima torturati e poi squartati e avere le budella bruciate. Ma vuoi mettere i bit? È la nostra antropologia (cialtrona? Da linciatori? Totalitaria) alla velocità del computing e senza responsabili: la mia pietra è uguale alla tua (almeno i regimi totalitari prendono una responsabilità su di sé). Come noi nessuno sa come si costruisce una strega.

Questo sfugge a chi ancora oggi intinge la penna nello Schettino “simbolo” dell’Italia responsabile della “distruzione delle tradizioni marinare” (bum!). Che cosa strana, c’è un giornalismo dell’eccesso, della condanna, della Fustigazione Morale, ma è lo stesso che nega all’uomo comune della rete il diritto di eccedere e di fustigare. Non li sfiora l’idea di essere uguali, grandi e piccini, grandi penne e canari della magliana (un tipo che fece a pezzi con la tronchesi l’amante di sua moglie, assurto a Roma a simbolo del fare le cose male, già “simbolo”). Abbiamo creato il Lego della condanna sommaria: siamo tutti mattoncini nell’edificio dell’accusa. A turno andremo a comporre il rogo. Lo facciamo rosso, dai. Ché poi, se fosse chiaro che è un gioco della Menzogna, sarebbe un mondo perfetto: ma l’uomo del “ké” e l’editorialista illustre pensano che quella sia la realtà. No cari, la realtà, a questo punto, non esiste più, è delirio digitale totalitario.

Specialità italiana, non accade da nessun altra parte nel mondo. “Popolo der Web” e grandi intellettuali schierati insieme, uniti nella lotta, le signore che scrivono “qlk” e “ké” e Francesco Merlo. E senza il minimo sospetto che il problema non è la rete ma è il paese del Caso Tortora, dei cappi in parlamento, dell’eccesso verbale gratuito, del “non mi interessa il merito, parlo dell’etica”, della sommarietà intellettuale e dell’allontanamento da sé: io sono un italiano buono, lui è un italiano cialtrone. Stessa antropologia, stesso paese, mai “Scrittori e Popolo” furono una cosa così una e unita. 

Alla fine è un paese che pensa per simboli  e odia i fatti.

Eppure, all’inizio, era solo una notizia data male. La più recente. L’ultima prima della prossima.

Fonte http://www.wired.it/author/vzambardino

2013/11/26

Odio per sempre

L’odio, non c’è altro motivo. E l’elettorato l’ha capito benissimo. Questo intestardirsi della sinistra sulla decadenza di Berlusconi, il tentativo di cancellarlo dalla scena politica alla prima occasione utile, di liberarsi del nemico che li ha sempre sconfitti alle elezioni, la dice lunga sull’immaturità politica del Partito democratico. Non bastano le battute di Renzi e l’atteggiamento serioso di Letta a stordire l’opinione pubblica perché anche il più distratto degli italiani sa che siamo alla vendetta, al piatto da consumare freddo, alla legge del West, chi estrae per primo la pistola resta vivo. Nessuno voleva obbligare i cosiddetti democratici a votare a favore del Cav, si chiedeva solo di far pronunciare la Corte costituzionale (che non è certo un organo di Forza Italia) sul nodo cruciale della retroattività. Niente da fare, dagli all’untore, bruciamo lo stregone.  Ma la realtà è sotto gli occhi di tutti, nonostante i goffi tentativi del Pd di nasconderla: in questa Italia il fondatore delle Brigate Rosse, Renato Curcio, è stato chiamato a Bologna come “docente” di un corso sulla sofferenza lavorativa; Cosimo Mele, l’ex parlamentare Udc, è passato dalle notti con le escort alla poltrona di sindaco di Carovigno; Cicciolina è stata parlamentare dei radicali quando era pornostar e ora viene invitata alle manifestazioni politiche e agli eventi di beneficenza; Piero Marrazzo, l’ex governatore del Lazio travolto dallo scandalo dei trans, è tornato al lavoro, non alla scrivania ma direttamente in video, con una trasmissione su Raitre. L’unico espulso a vita – per una sentenza discutibile e discussa – è Silvio Berlusconi. Non perché sia giusto espellerlo e neppure perché pochi credono che uno come lui abbia evaso l’uno per cento di tasse. Ma perché fa comodo alla sinistra. (cit. secolositalia.it)

2013/07/08

Ambizioni pericolose!

L'illusione di sentirsi indispensabili, la certezza di non aver raggiunto gli obiettivi dei propri genitori, quale inganno quella vita! 

L’ispirazione per scrivere questo articolo mi è venuta a seguito di un increscioso fatto di cronaca. In Francia, a Grenoble è morto un ragazzo di dodici anni, più che una promessa italiana del free climbing, sport affascinante per uomini (e donne) duri, allenati, forgiati, pronti a tutto e con un coraggio da leoni.
Il ragazzo, leggo su un quotidiano, ha perso la vita a seguito di una caduta da un’altezza di venti metri mentre si allenava su una parete verticale utilizzando, pare, attrezzature non sue. Non entro nell’argomento specifico, l’analisi delle colpe e responsabilità di chi ha causato la morte di un giovane uomo all’inizio di una lunga vita non mi compete, e ogni riferimento all’evento finisce qui. Mi duole tuttavia ricordare che, dove non arriva il caso, a volte arriva l’ambizione parentale a creare scompensi nella vita dei nostri figli.

Non è mai facile prospettare una vita di successo per i figli, tutti i genitori lo vorrebbero, per questo spesso assistiamo a proiezioni, spezzoni inediti di film della loro vita dove credono di vederli realizzati e soddisfatti secondo il loro personale metro e quasi mai immedesimandosi nei desideri dei figli.
Mi si dirà che è parte del gioco della vita, che i genitori, purtroppo, non sempre riescono a realizzarsi e vedono nella progenie la continuazione di loro stessi, una continuazione che raggiunge quegli stessi obiettivi mancati magari per un soffio. Quegli stessi genitori non appena hanno un figlio, e badate non importa se maschio o femmina, ecco che  tendono a investire molti dei loro desideri sui figli, mettendo così una seria ipoteca al loro destino, io non credo al destino, non sono fatalista ma, sono sicuro, ognuno ha segnato dentro il proprio DNA un percorso, non dettagliato, nemmeno una strada, una guida, che molto probabilmente seguirà nel corso della propria vita inconsciamente, fino a realizzare quello per cui era nato. Non fraintendetemi. Chi nasce con la predisposizione per la musica, diventerà probabilmente un musicista, e lo stesso sarà per chi è predisposto al canto, alla pittura, all’arte in genere. Ma se quell’individuo lo si condiziona a seguire le ambizioni parentali, magari per creare un tennista, ecco che avremo prodotto un insoddisfatto per il resto della sua vita, anche se essere un tennista gli procurerà soldi e fama.

Quando si "aspetta un figlio" è inevitabile che i genitori comincino a pensarlo e a immaginarlo, appoggiando su di lui anche quelle idee che riguardano le caratteristiche fisiche e psicologiche che vengono considerate positive dai genitori, al punto che vorrebbero possederle loro stessi. In questo modo si soddisfano due principi fondamentali: il primo riguarda il desiderio che il figlio somigli a loro, magari non a entrambi, almeno a uno di loro attingendo a piene mani a tutte le caratteristiche positive del genitore maggiormente prestazionale, in alcuni casi addirittura i genitori sperano che il nascituro abbia migliori caratteristiche e potenzialità e, di conseguenza, sia in grado di superarli nella vita. Psicologicamente parlando questo è del tutto normale nella fase di gestazione, è capitato anche a me, anzi, esistono scuole di pensiero che giudicano positivo questo approccio in quanto sembrerebbe garantire Ia creazione del collegamento tra madre e figlio e tra il mondo esterno e il bambino. Essere fantasticati indica infatti il sentirsi importanti ed amati ancora prima di essere visti e questo è fondamentale poiché apporta senza dubbio Ia sensazione di partecipazione che andrà a creare il pacchetto sicurezza e serenità; come se vi fossero più possibilità di accedere al mondo quando si è confortati dall'essere desiderati ed amati ancor prima di nascere.

Arriviamo dunque al tema trattato in questo scritto, vale a dire i genitori che non accettano un figlio che abbia attitudini diverse da quello che si aspettano e hanno coltivato nella loro testa. Capita di trovare genitori che aspettano figli che, per loro sfortuna, sono gia candidati a diventare medico o insegnante, sportivi in determinate categorie e questo senza che II genitore abbia Ia minima consapevolezza del danno che arrecherà al proprio figlio. Certamente esiste la buona fede, nessun genitore in effetti vuole il male dalla progenie, semmai cerca di evidenziare, si spera, alcune caratteristiche che sono già proprie, le si coltiva con speranza, si spingono i figli a seguire in qualche caso le orme paterne, iniziando da giovanissimi, rubando tempo al gioco e divertimento, magari allo studio, alle amicizie, alla socializzazione, per diventare infine una macchina da soldi, per vincere, prevalere rispetto ai coetanei e non solo loro. A che pro?
Il genitore in questo modo si convince di poter spianare Ia strada ai figli, annullando le loro vocazioni, dirottando le risorse che essi possiedono, investendo il loro tempo alla ricerca della soddisfazione non già propria ma del genitore più accanito a raggiugere i propri obiettivi dimenticandosi di quelli dei figli. 

Succede così, chi non ha avuto Ia possibilità di studiare, spera che il proprio figlio completi gli studi e si augura possa riscattare questa sua mancanza, macchia; e lo stesso discorso potremmo applicarlo alle velleità artistiche che soddisfino il proprio desiderio insoddisfatto; chi voleva fare sport non vede l'ora che il figlio cresca un minimo per poterlo avviare nell’attività sportiva che tanto si ama e quindi lo plasma in modo preciso ignorando decisamente caratteristiche del figlio che, invece, potrebbero esprimersi al meglio in altri ambiti.
In particolare è sempre il primo figlio, di questi tempi anche unico per scelta, perché un fratello o una sorella potrebbero distrarre le risorse, vedi tempo e quattrini, affetto, predisposizione, determinazione, socializzazione. Allora meglio uno che focalizzi su di se tutte le risorse e aspettative parentali. Meglio se è maschio, ma succede anche quando è femmina, per incarnare il massimo delle proiezioni parentali candidandosi quasi sempre, senza saperlo, a sentirsi infelice e non realizzato. 

Sarebbe fondamentale provare a cogliere, comprendere, sviluppare l'autorealizzazione, quella che è sempre presente nella nostra mente, all’ultimo scalino di quella scala virtuale che rappresenta la scala dei valori di ogni individuo, strettamente dipendente dalla vocazione che, invece, può essere collocata un gradino più in basso. La vocazione si basa su precise risorse che si rivelano nei primi anni di vita, non sono sempre evidenti, si manifestano occasionalmente, bisogna essere capaci di coglierle, di conservarle, di raffinarle e opportunamente svilupparle, possono veramente diventare capacità in grado di riempire Ia vita di una persona.

Parlo di un esempio. Mio figlio. Fin dal primo anno di vita ha avuto una venerazione per i cavalli, non è casuale, attorno a casa mia, in particolare d’estate, qualsiasi spazio aperto si riempie di cavalli, maneggi all’aria aperta per felici possessori di quadrupedi per lunghe cavalcate nella brughiera, nei boschi, nelle vallate. Attorno ai due anni innamoramento da dinosauri, possiede una collezione degna di un paleontologo, gioca con essi, li conosce uno per uno. Se all’inizio potevo pensare a una carriera nell’ambito equestre ecco che nemmeno un anno dopo potrei pensare a una vita da paleontologo? Magari studiando in prestigiose università americane a stretto contatto con chi ha trasformato la propria vita in scienziato? E che dire della passione per internet? A tre anni era in grado di cercare sul fido iPad le application adatte alle proprie necessità di gioco. Tre anni signori, qualcuno già potrebbe immaginare un novello Bill Gates, ricco da far paura, magari insoddisfatto nonostante tutto?

Troppo presto. I bambini sono volubili, quello che può piacere oggi domani è superato, focalizzarsi su una caratteristica dimenticando volontariamente tutte le altre sarebbe deleterio, potrebbe creargli insoddisfazioni tali da accompagnarlo per tutta la vita. Ecco, come genitore ho considerato fondamentale evitare di mettere addosso a mio figlio aspettative irrealistiche. Sto cercando di propormi come un vero e proprio educatore, resto a guardare quello che spontaneamente mio figlio mostrerà di preferire, dove eccellerà e a quel punto mi occuperò di aiutarlo a coltivare le sue preferenze per renderle evidenti.

Se i genitori non si pongono in questi termini, vale a dire individuare le loro attitudini, i figli non verranno lasciati liberi e faticheranno ad esprimere ciò che hanno dentro, anzi, spesso soffocheranno le lore reali potenzialità per abbracciare capacità che in realtà non gli appartengono, solo per dare soddisfazione al proprio genitore. Ricordiamoci che i figli si specchiano in noi, spesso seguono i nostri desideri con l’idea di soddisfarci, di renderci felici e, troppo spesso, travalicano questa attitudine, dimenticandosi della propria vita, di quella che hanno davanti, che non conoscono perché non possiedono l’esperienza che, invece, i genitori dovrebbero avere e trasmettere ai figli in maniera neutrale. In questa modo, certi genitori forgeranno inevitabilmente il destino dei loro figli manipolando Ia loro natura, plasmando e costruendo qualcosa che in realtà non esiste e di conseguenza, sarà forzato. 

Quando vi sono queste situazioni i figli si trovano poi a provare sensi di inadeguatezza, non solo, quasi sempre finiscono poi per non trovarsi assolutamente bene nell'ambiente lavorativo in modo tale da arrivare un giorno a lasciare e rientrare nella loro vocazione. E' proprio da queste situazioni che nascono grandi difficoltà e percezioni di non essere all'altezza e di non valere, poiché non vengono utilizzate risorse proprie ma attingendo a un bagaglio che non gli appartiene, obbligandosi a faticare il doppio per sviluppare qualità che non possiedono e che richiederanno anni di Iavoro sempre con Ia sensazione di essere fuori posto.

Ecco che nascono situazioni dove l’individuo non si riconosce nel vestito che gli è stato cucito addosso, e ovviamente, non della propria misura. Tutto questo sembra facile da ottenere fin quando è il genitore mentore a tirare le fila, a governare la crescita del bambino secondo i propri voleri e, come ben sappiamo, in questo il genitore ha gioco facile, il figlio ha il desiderio prioritario di essere accettato rispetto a qualunque altro. Si mostrerà disponibile a essere manipolato, per accontentare i genitori, per non deluderli. II vero problema è che, a quel punto, il bambino si trasformerà, medicherà, amputerà e falserà le emozioni, sentimenti e pensieri nel tentativo di essere come i genitori desiderano. 

Questi problemi nascono dalle eccessive ambizioni che il genitore ripone sui figli, dai quali si aspetta quasi un risarcimento sociale per qualcosa che non ha potuto intraprendere o che non è riuscito a essere lui stesso a suo tempo. E' questo il caso dei bambini che hanno già un destino segnato ancor prima della nascita e che, fin dall'infanzia si troveranno pressati da genitori che puntano troppo sulle prestazioni, investendo il tempo in modo esagerato, mostrando delusione quando i figli sbagliano, quando non rispondono nel modo desiderato.

In una società che sta diventando sempre piu aggressiva in cui l'unica cosa importante è il successo, accompagnato dal denaro e dall'immagine, molti genitori spingono i loro figli a diventare qualcuno, mostrando acutamente Ia disillusione se poi questi non sono all'altezza o se sono troppo poco competitivi, se non sono ambiziosi. In questi casi i figli avvertono pienamente di dover riempire un profondo vuoto parentale che, a sua volta, li svuoterà completamente lasciandoli perennemente insoddisfatti alla perenne ricerca di compensazioni.

È umano sognare che i propri figli raggiungano gli obiettivi che non siamo stati capaci noi stessi di raggiungere, non lo è affatto pretendere che questa accada nella realtà premendo sull'acceleratore affinchè essi gratifichino appieno le ambizioni degli adulti. Occorre ricordare che il bambino deve poter sempre restare nella dimensione del gioco, e mantenere un rapporto chiaro con il divertimento e con Ia spontaneità. Rubare questi anni preziosi significa creare dei futuri infelici che si sentiranno privati di una parte importantissima della vita e che non riusciranno a trovare cio che veramente avrebbero voluto. I figli tendono per natura a compiacere gli altri, proprio perche hanno Ia necessità di piacere e di essere amati; se tuttavia predomina questa parte, non se ne faranno nulla dei successi, perche non sapranno apprezzarli in quanta verranno visti come ciò che li rende infelici e diversi dagli altri. E perderanno in un labirinto di sogni il desiderio del raggiungimento di una realizzazione personale.

Permettete ai vostri figli di crescere, di giocare, di essere liberi di scegliere. Sarà questo un dono prezioso che servirà a plasmare la loro futura personalità, sviluppare Ia fantasia, crescere la creatività e Ia fiducia nel mondo. 

La vita va vissuta al meglio delle proprie aspettative, non quelle dei genitori, tantomeno quelle degli altri. I genitori in quanto educatori devono coltivare le caratteristiche dei propri figli, aiutandoli nelle scelte per un futuro che si adatti ai loro desideri, potranno guidarli, suggerire loro una strada migliore, fornire una mappa, indicare le scorciatoie quando sono positive, quando sono utili, mai imporre perché a guidare saranno sempre i nostri figli, è giusto così. 

2013/01/03

Lettera a una stronza ergo uno stronzo!

C'è gente che dedica la vita alle persone che soffrono, c'è gente che spende la vita per salvare quella di chi sta peggio di loro... e purtroppo c'è anche gente che non perde occasione per scaricare livore e merda su altri che probabilmente hanno avuto di piú dalla vita, o forse di meno, non saprei e francamente non me ne importa un fico secco.

Ora c'è una persona, e badate che persona è un insulto alla razza umana, all'inizio pensavo che fosse semplicemente una stronza invece pare sia uno stronzo. Poco importante se è maschio o femmina, questa persona mi ha preso in antipatia, qualsiasi cosa scriva, qualsiasi sia il mio pensiero deve, vuole essere migliore di me.
E quel volerlo essere lo esprime attraverso il turpiloquio, le offese, le ingiurie, le accuse, le parolacce.
Come si chiama? Non lo sapevo, adesso lo so ma non ne sono sicuro, ho paura si tratti di un ennesima finzione, un ulteriore imbroglio, ne fossi certo non starei qui a parlarne, avrei sicuramente incaricato i miei avvocati di tutelare il mio nome nonché immagine e credibilità.
Purtroppo non sono sicuro quale sia il vero nome anche se ho molti indizi.

Per certo è una stronza (la persona) con un nome femminile che è anche maschile, una di quelle che s'incontrano una sola volta nella vita, che incoccia la tua strada per caso e poi sempre per caso le strade si dividono e chi la sente più (speriamo presto).

Questa persona io non l'ho mai incontrata, non la conosco, cioè so che faccia abbia perchè qualche ricerca sul web son capace di farla anch'io, pensate che so pure dove abita, quante volte si cambia d'abito, il colore dello spazzolino, quello dei capelli e della pelle ma...

Ma non la conosco.

E chissenefrega.

Cara persona stronza mi hai proprio rotto, posso dirti una cosa confidenziale?

Ma vaffanculo, di cuore!




2012/12/28

Chi è chi?

Chi sono, da dove vengono, dove vanno o vorrebbero andare, chi li spinge a comportarsi così e soprattutto perché? quali sono le cinque personalità dominanti che potrete incontrare in Italia oggi? Perché la gente è così falsa e bugiarda? Perché le persone più malvagie fanno carriera ricoprendo posizioni di spicco in questo governo di matrice sinistroide? Perché Mario Monti occupa una posizione di così alto profilo costituzionale senza mai aver dimostrato di avere i numeri e l’esperienza per poterlo fare? Perché lui e non qualcun altro? Che cosa ha spinto il presidente Napolitano a nominare Monti a capo del governo tecnico?

Per risolvere tali questioni, ecco i cinque archetipi di una società sull’orlo del collasso, diamo un nome e un cognome a ognuna di esse? Queste sono le cinque personalità dominanti che incontriamo, prevalentemente, nella vita quotidiana oggi:

- Zombie
- Negazionisti
- Sociopatici
- Affaristi
- Difensori

Tu a quale categoria appartieni?

ZOMBIE

Gli zombie sono le masse cerebralamente morte, le teste di coccio che continuano a guardare la televisione, ritenendola fonte di verità e che voteranno doverosamente per il prossimo fantoccio globalista. Vivono le loro vite senza consapevolezza, e vanno avanti come “sonnanbuli” giorno dopo giorno, lavoro dopo lavoro, trangugiando bibite dietetiche e mangiando cibo OGM.
La maggior parte degli zombie non sono in grado di mantenere un lavoro retribuito. Gli strati più bassi degli zombie tendono ad essere disoccupati e senza casa, vagando per le strade strafacendosi di tutto.
Quando non sbraitano alla polizia, questi zombie spesso mendicano per strada, con cartelli che recitano “Senza lavoro. Dio vi benedica” o con qualsiasi altra frase che gli aiuti a raccimolare soldi per alcool e droga. Quattro anni fa, i loro cartelli recitavano “speranza e cambiamento.” Il cambiamento è avvenuto, certo, ma non come se lo aspettavano!
La popolazione Zombie è in rapida crescita, grazie alla implosione economica e l’assalto continua in sanità mentale cognitivo tramite sostanze chimiche presenti negli alimenti, l’acqua, l’aria e la medicina. Molti posseggono armi giocattolo e fanno finta sian vere oppure sono vere e cercano di vendercele come giocattoli, sono sempre alla ricerca della preparazione perfetta, maniacale, ingombrante e inutile per l’apocalisse zombie prevista in arrivo, non arriverà mai

Sintesi dell’Archetipo Zombie:

Capacità cognitive: Folle.
Bussola morale: Inesistente.
Desiderio principale: Auto intrattenimento.
Adora: Niente.
Abito tipico: Casual casuale. 

NEGAZIONISTI

Dotati di capacità intellettive leggermente superiori agli zombie, i negazionisti sono le masse ignoranti funzionali, che vivono la loro insignificante vita nel totale diniego della realtà. Riescono a mantenere il proprio posto di lavoro e anche a vestirsi decentemente, la maggior parte di loro appartiene alla classe media. A differenza degli zombie, sono in grado di formulare discorsi (anche se in modo parziale) e parlare correttamente.
Sorprendentemente, i negazionisti guardano le news e credono letteralmente a tutto ciò che vien loro proposto. Per i negazionisti, non ci sono “complotti”. Tutti i governi sono bravi e buoni. Le compagnie farmaceutiche aiutano le persone, non le sfruttano a scopo di lucro. I politici sono “onorevoli” e la guerra alla droga, ai pedofili, alla Chiesa corrotta e financo ai furbetti dei partiti è un successo!
I negazionisti non credono esista un mercato nero per il traffico di organi, o che migliaia di bambini vengano utilizzati come schiavi sessuali,  o che il governo conduca delle false  azioni per manipolare l’opinione pubblica. I negazionisti sono completamente all’oscuro del fatto che si permetta la coltivazione dell’oppio in Afghanistan, che i vaccini sono mischiati a dei virus invisibili che provocano il cancro, o che il cosiddetto “fluoro” presente nella rete idrica comunale è in realtà un cocktail micidiale di sostanze chimiche industriali neurotossiche e metalli pesanti.
Ai negazionisti piace pensare di essere “trendy” e adorano figure popolari di tendenza. I negazionisti sono guidati principalmente dal desiderio di venir assorbiti nel gruppo di maggioranza, arrivando a comportarsi e a vestirsi come tutti coloro che gli stanno attorno. Il loro bisogno di accettazione sociale supera il loro bisogno di pensiero critico. Per loro, l’individualità è orribile.
Come risultato, i negazionisti sono diventati sorprendentemente competenti a seppellire la testa sotto la sabbia e a far finta che non esistano problemi, nonostante vengano lentamente uccisi dai governi e dalle multinazionali. Cosa me ne frega? Cosa sono debito pubblico e globale? Cos’è successo a Fukushima? Ah… guarda è iniziata una partita di calcio! Una puntata del mio show preferito! La mia ragazza mi sta messaggiando! Chi ha tempo per la realtà quando vivere in un mondo allucinatorio è così allettante e cool?

Sintesi dell’Archetipo Negazionista:

Capacità cognitive: Medio-Basse.
Bussola morale: Malleabile. Fa tutto quello che fa il gruppo.
Desiderio principale: Andare d’accordo con gli altri ed adattarsi. Essere popolare.
Adora: La ricchezza materiale. Moda. Auto.
Abito tipico: Business Casual.

SOCIOPATICI

I sociopatici sono i mostri umani dal cervello fritto e avvelenato dai metalli pesanti che sfogano la loro rabbia sulla società, minacciando gli altri e commettendo truffe/frodi. Sono i ciarlatani, i venditori ambulanti e gli assassini. Nel settore medico, sono i medici che godono nel somministrare elettroshock ai bambini. Nel settore odontoiatrico, sono i dentisti che anestetizzano i pazienti e poi ne abusano. Sono i mostri dallo sguardo vuoto che vendono prodotti “miracolosi” che in realtà avvelenano il tuo cervello con l’alluminio o il mercurio. Non confondere i sociopatici con gli zombie. I sociopatici di solito sono molto bravi con le parole e spesso acquisiscono forti competenze nell’influenzare le persone. In molti sono addirittura in grado di attrarre, attorno a sè, una specie di culto, che viene sfruttato per portare a termine sacrifici di massa (ricordate Charles Manson? Oppure Marshall Applewhite? Oppure il folle Anders Breivik autore della strage di giovani in Norvegia).
I sociopatici sono completamente incapaci di provare rimorso, compassione, senso di colpa o vergogna. Questo permette loro un vantaggio tattico sorprendente nel far carriera sia nel mondo corporativo/aziendale che nel mondo della politica, dove essere uno psicopatico traditore è il modo più veloce per scalare la vetta. Questo è il motivo per cui i sociopatici, spesso, riescono ad avere successo.
I sociopatici sono dei bugiardi fantastici. Mentono con la stessa facilità di rubare le caramelle ad un bambino. Mentono così bene che, spesso, ingannano anche se stessi pensando di dire la verità. Le loro menzogne sono abilmente intrecciate attorno ad un minuscolo brandello di prova che li rendere “credibili”. I sociopatici credono che qualsiasi cosa dicano diventi realtà semplicemente perchè lo hanno detta loro. I sempliciotti sono facilmente indotti a pensare che i sociopatici sono “guru” o profeti.
Circa il 4% della popolazione del pianeta è composta da sociopatici. Il 4% della popolazione – uno su 25 – ha un disturbo mentale spesso inosservato, il sintomo principale? L’assenza di coscienza. Chi ne soffre non è assolutamente in grado di provare vergogna, senso di colpa o rimorso. Uno su 25, quindi, è un sociopatico e forse non lo sa neppure. Come facciamo a riconoscere la mancanza di coscienza? Una delle loro principali caratteristiche è una specie di bagliore o carisma che rende i sociopatici più affascinanti o interessanti rispetto alle altre persone intorno a loro. Sono più spontanei, più intensi, più complessi o anche più sexy di tutti gli altri, rendendoli difficili da individuare. Fondamentalmente, i sociopatici sono diversi perché non possono amare. I sociopatici imparano presto a mostrare finte emozioni, ma sotto sotto sono indifferenti alla sofferenza altrui. Vivono per dominare e vincere.

I sociopatici si trovano ovunque. I cattivi poliziotti sono dei sociopatici con un distintivo. Molte agenzie regolamentari sono gestite da sociopatici che riflettono il loro disturbo nei mezzi con cui esercitano il loro potere. I sociopatici, quasi sempre, hanno una storia di abusi, non solo sessuali ma anche e soprattutto morali alle spalle.

Sintesi della Archetipo Sociopatico:

Capacità cognitive: Alte.
Bussola morale: Caotico. Varia notevolmente da santo a demoniaco.
Desiderio principale: La morte dell’umanità.
Adora: Se stesso.
Abito tipico: Casual New Age.

Chi sono?

AFFARISTI

Gli affaristi costituiscono la maggior parte del governo, della finanza e dell’industria bellica. Sono le persone che vi stanno rubando le pensioni, che sottraggono miliardi grazie alla corruzione del sistema bancario, che attraverso le tangenti si fanno strada fino ai vertici delle aziende più potenti del mondo, fianco a fianco con i sociopatici. Li troverete nei consigli di amministrazione delle case farmaceutiche, dei produttori di armi e delle agenzie di spionaggio.
Gli affaristi sono diversi dai sociopatici in quanto i primi non sono dei folli … sono semplicemente malvagi. Tendono ad essere molto intelligenti, molto ben educati (Bocconi, Oxford, Harvard, ecc) e molto ben referenziati negli ambienti aziendali e governativi elitari. Il loro codice etico si applica solo ai familiari e non si fanno scrupoli a truffare minacciare e addirittura uccidere. La mafia è guidata proprio da questi affaristi.
Oggi, gli affaristi gestiscono il mondo bancario e finanziario. Il Bilderberg è composto da affaristi. La BCE è controllata da affaristi. Anche la Banca d'Italia è composta da affaristi. Aggiungerei anche il capo del Governo dimissionario Mario Monti e la Goldman Sachs di cui pare sia un devoto funzionario. Introdurrebbero prodotti nocivi per i vostri bambini se ciò si trasformasse in un guadagno azionario. Gli affaristi, di routine, effettuano truffe nel trading per rubare denaro agli investitori onesti. Il governo tecnico era gestito interamente da affaristi.
Gli affaristi approfittano delle lacune, se ne fregano delle leggi, cospirano con altri e poi pugnalano alle spalle, una volta terminata la necessità di un determinato soggetto. Praticamente tutti i politici sono affaristi. Mario Monti è un classico affarista come Angela Merkel. Tutti i membri di alto livello delle società segrete sono affaristi. La cosiddetta “elite globale” sono la creme degli affaristi. Il mondo è dominato da affaristi perché pianificano in anticipo, cospirano, lavorano al buio e senza sosta per acquisire potere e controllo. Gli affaristi sono esperti nel manipolare i Negazionisti e ad incoraggiare i Sociopatici.
Sintesi della Archetipo Affarista:
Capacità cognitive: Alte.
Bussola Morale: Fedele al sangue e alla famiglia, non importa nulla degli altri.
Desiderio principale:        il dominio totale su tutto e tutti.
Adora:        Potere e controllo, rituali strani, simbolismo occulto, il denaro.
Abito tipico:        Completo da duemila euro.

Chi sono?

DIFENSORI

I difensori sono i cittadini onesti di una società, le persone a cui effettivamente frega qualcosa degli altri. Sono i cercatori di verità. Conoscono la differenza tra giusto e sbagliato e quando vedono qualcosa che non va, cercano attivamente di renderlo pubblico.
I difensori sono i moderni info-guerrieri. Sostengono la libertà  e i pensatori indipendenti.
I difensori sono anche dei strateghi nella preparazione. Preferiscono essere sicuri e preparati per l’incerto futuro. Proteggono i loro bambini, le loro famiglie, le loro comunità e talvolta intere comunità. Sono dei sopravvissuti.
I difensori fanno progetti a lungo termine e vorrebbero lasciare un mondo migliore ai propri figli. Vogliono una totale trasparenza nel governo e nell’economia. Sono forti sostenitori del vero ambientalismo e combattono contro le multinazionali criminali. 
I difensori sono amici leali, capaci di proteggere chi sta intorno a loro e, spesso, sorprendentemente, hanno elevate competenze spirituali, etiche e pratiche. Molti difensori sono membri di chiese o organizzazioni spirituali, ma possono anche essere giornalisti, istruttori di difesa personale, camionisti o sostenitori della tecnologia open-source.
Attenzione ai falsi difensori che sono in realtà sociopatici travestiti. Anche molti affaristi tentano di imitare i difensori controllando fondazioni non-profit che sono, in realtà, progettate per controllare ulteriormente il mondo.
Solo il 2% della popolazione è composta da difensori. Non è possibile identificarli normalmente fino a che non vengono testati in un momento di tensione/crisi.
Sintesi della Archetipo Difensore:
Capacità cognitive:        Molto variabili.
Bussola morale:        Segue la Regola d’Oro. Spesso ha un background religioso. Forte bussola morale, forte senso identitario.
Desiderio principale:       La fine delle sofferenze. Il ripristino della libertà, della giustizia e della pace.
Adora: Una forza del bene universale: Dio.
Abito tipico: Molto Variabile.

Chi sono?


2012/12/05

Stai zitta cretina

Mio padre lo diceva sempre: il mondo è bello perché vario.
C’è posto per i saggi, per gli intelligenti, per i ricchi, per i poveri e non solo di danari ma anche di spirito, per i cretini.
Il cretino, secondo la Definizione sul Web: trattasi di di persona, atto o discorso che rivela stupidità; che è affetto da cretinismo; persona poco intelligente, stupido, imbecille; chi è cretino...
it.wiktionary.org/wiki/cretino.

Va bene, ero già a conoscenza della definizione, entriamo però nel significato del termine, portiamo degli esempi al fine di comprendere appieno la figura della cretina. Parente povera del cretino si atteggia per superare quest’ultimo in modo da essere assunta a riferimento della specie, dei cretini ovviamente.

Affetta da cretinismo verrebbe da dire tutte le volte che si sbatte, perchè l’incontro con una cretina non va mai considerato un contatto soft, è sempre uno scontro. La cretina fa di tutto affinché quello che sembra ovvio a tutti per lei assuma un significato diverso, a volte il contrario, non necessariamente. Potremmo dire che potendo contare sulla ristretta scorta di intelligenza che il creatore le ha riservato cerca con tutta se stessa non di nascondere il poco bagaglio di stupidità ma di metterlo in mostra ancora di più in modo da rivelare anche al più distratto dei lettori con chi si ha a che fare. Ho riportato il punto di vista del dizionario online wikipedia, su altri i dizionari, meno tirchi di informazioni leggo che si tratta di una malattia, una persona malata, disturbata, fuori controllo, caratterizzata dall’arresto dello sviluppo organico, la sua deficienza è più o meno pronunciata nelle facoltà mentali e in altri disturbi collaterali. Naturalmente parliamo del significato medico. Ma dal punto di vista sociologico esiste la figura del cretino sociale. 

Anzi, della cretina sociale. Volendo approfondire la materia s’incontrano difficoltà oggettive, le discipline sociali non si sono ancora accorte di questo grave problema sociale, la cretineria non viene analizzata come servirebbe, al massimo azzardare definizioni che non rendono completamente l’idea del prodotto finale. 

La cretina sociale non dimostra affatto maturità, tu pensi che potrebbe anche essere, lei sa di non esserlo affatto, chi guarda da fuori e commenta non comprende le ragioni di tanta ottusità o forse le intuisce, immagina che la poveretta non c’arrivi alle stesse conclusioni, immagina di trovarsi davanti una lobotomizzata che non riesce a focalizzare alcuno degli argomenti e sfugge col pensiero e forse anche nei fatti alla logica dell’essere piuttosto che di quella del pensare. Chi sia in realtà non lo sappiamo, possiamo immaginare che abbia subito in età adolescenziale un arresto dello sviluppo morale: non è un adulta equilibrata, non è in pace con se stessa né con il mondo che lo circonda. 

Ignora e attacca, subisce e pontifica, assimila e rifiuta e non resta nulla di tale movimento di quella inutile parte, anzi accessorio dell’organismo chiamato corpo, chiamato cervello che di lei fa parte ma che ignora completamente l’esistenza. 

Sussiste nell’individuo la convinzione di essere irresistibile eppure nessuno la giudica tale, sempre a meno che si tratti di un’altra cretina, potrebbe chiamarsi Brigitte o Federica, insomma, deficienze morali. Inutile qui approfondire le profonde ragioni psichiche (se non psichiatriche, come alcuni sostengono): forse una madre autoritaria, un padre assente, un tata indifferente, compagni di scuola crudeli. Non possiamo invadere il campo degli psicanalisti. 

Prendiamo atto che la personalità morale del cretino o cretina sociale è incompleta. E che da adulto il soggetto ne diventa inconsapevole. E qui va aggiunta la frustrazione, frustrazione di non sapere abbastanza o di sapere e non sapere di sapere. Ma forse non sa che il sapere non si sposa con le ridotte dimensioni del proprio cervello, ripieno di pregiudizi, commenti inconcludenti e banalità assortite, che alimenta con irrefrenabile stupidità quel senso profondo di inferiorità, di inadeguatezza schiacciante, di ottusità diffusa, monca di qualsiasi gratificazione familiare o professionale, affettiva o religiosa. 

La cretina non sa nemmeno di esistere, galleggia in un limbo di conoscenza che non esiste e si fonde con un senso di credibilità fondato sul niente da dove emerge in tutto il suo splendore di emerita stronza, altra categoria alla quale per riflesso appartiene la cretina che si atteggia a persona normale ma, evidente, non può. La cretina sociale è sempre scontenta di sé e del mondo che la circonda, in particolare quest’ultimo mentre delle proprie scontentezze non da molto di cui vedere. 

E’ il terrore dei portinai, tassisti, colleghe, camerieri, fidanzatI, mariti e figli se ci sono. Ma al tempo stesso è capace di assumere un comportamento servile nei riguardi di coloro da cui dipende (il che le costa e acuisce la sua frustrazione). Un caso paradigmatico, semplificando, è quello della mediocre utente di forum che massacra tutti coloro che provano a esprimere punti di vista diversi dai suoi e poi può sembrare accondiscente nei confronti di chi la reguardisce per il comportamento non consono allo spirito dello stesso forum. Il ruolo nel caso specifico è però quello in perenne contraddizione, lo jing e il jang che non vanno fraintesi trattandosi di cultura orientale di ben più alto livello culturale e di saggezza a cui la cretina non potrà mai aspirare nemmeno leggendone i contnuti, e qui vine anche ualche dubbio, chissà se potrà mai afferrarne i contenuti? 

No, la cretina sembra solo, sostanza non c’è.
La cretina ricade in due grandi categorie sociologiche:

1) la cretina che subisce il mondo;
2) la cretina che non lo subisce, anzi lo assale con lo scopo di emergere da quel mare di nulla dove nuota.

Nel primo caso possiamo parlare della cretina rassegnata, passiva.
Nel secondo della cretina competitiva vagamente attiva nella sua cretineria.
La prima tipologia, per riprendere la terminologia di Bauman, designa il cretino allo stato liquido, che passa quasi inosservato. Mentre la seconda indica il cretino allo stato solido e dunque immediatamente riconoscibile… Anche perché maleducata e prepotente. 

Quest’ultima è la specie più pericolosa e noiosa, il motivo di questo approfondimento, di questa dicotomia viscerale per estrarne i contenuti e gettare nella spazzatura ciò che resta. Non ne faremo altro neppure con quello che, almeno inizialmente terremo, ma deve essere considerato un mero esperimento per un fine nobile. Perché la cretina competitiva, a differenza della cretina rassegnata, è in conflitto permanente con tutti. Ha perciò una sua rilevanza se non pericolosità sociale. Dal momento che vuole avere sempre ragione. E non importa come. In genere non è persona di cultura, sfrutta la sua preparazione lavorativa, annaspa leggendo notizie e informazioni a casaccio che immagazzina nel vuoto della memoria e che trae pescando a caso non accorgendosi di prendere spesso lucciole per lanterne. 

Con una cultura molto utilitaristica, tentando di portare l’avversario del momento sul suo campo, molto ristretto, dove applica, come si direbbe a Napoli, una logica e una deontologia da paglietta. 

In genere si tratta di individui a rischio cardiovascolare e con problemi biliari, l’iperacidità indotta dallo stato di invidia e accidia perenne poi spinge la cretina verso il baratro dell’ulcera gastroduodenale, continui disversamenti di bile e succhi gastrici poi ne fanno un essere immondo, puzzolente anche a qualche miglio distante, un isolata anche e soprattutto virtualmente dove si evince in tutta la sua virulenza il ribrezzo per tale individuo. Di regola la cretina competitiva è single, raramente fidanzata, spesso zingara senza fissa dimora, preferisce culture arabe, ama il Marocco, la Colombia e la Spagna dove la sua completa mancanza di intelletto le permettono di vivere estraniandosi dal mondo che la circonda. Ha moderatamente girato il mondo, limitandosi a cavalcate in cinque giorni cinque attraverso il Vietnam dal confine cinese e in sella a una motoretta che le deve aver appiattito l'unica parte tondeggiante del corpo, tale che da quel momento in poi la possiamo considerare meno attraente di un'asse da stiro.

In genere non sapendo decidere sul piano delle relazioni sentimentali tra status e contratto, per dirla con il grande Summer Maine, non riesce a stabilire solidi nuclei affettivi. Di solito preferisce le professioni liberali, la cretina da forum è la preferita a causa di adolescenza difficile con le varie forme di interazione e dipendenza sociale che le fa vivere come una complicata condizione affettiva la famiglia. Pertanto la cretina competitiva non pratica sempre la neutralità affettiva, come invece imporrebbe la modernità.

Sotto questo aspetto è un essere sociale moderno e pre-moderno al tempo stesso: una chimera sociologica. Orripilante, dal punto di vista sociale s'intende. Per alcuni potrebbe essere addirittura una "sopravvivenza" di un mondo primitivo, una dimenticanza del paradosso temporale che, lasciando una porticina aperta ha permesso alla cretina di compiere numerosi raid all’esterno del mondo preferito.

La cretina competitiva non vuole vincere ma stravincere, e su ogni terreno. Di qui un grande spreco di risorse individuali e collettive, legata ai conflitti ricorrenti, contro tutti gli altri quelli che tentano di ignorarla e la feriscono togliendole il piacere della conquista, della vittoria. Le vittime di cotanta cretineria, di riflesso, e se attaccati, sviluppano una strategia difensiva di solito vincente nei confronti della cretina competitiva, se invece perdono non va considerata una vottoria della cretina, semmai quella di altri attori che s’interpongono nel rapporto scontro e tolgono il piacere della vittoria alla cretina.  Avete capito che ci troviamo davanti a una autentica guerra sociale, evitabile. 

Chiunque trovi sulla sua strada la cretina competitiva può ignorarla nel caso di rapporto acquisitivo (legato a una scelta individuale), mentre non può evitare il conflitto in caso di rapporto ascrittivo in un forum per esempio perchè non legato a una scelta individuale e quindi subibile. Perché, va detto, è la cretina competitiva a scegliervi come nemico e non il contrario. Con lei essere benevolenti non serve a nulla. Il poter incrociare nel web - all’interno di un contesto acquisitivo come un forum, acquisizione di informazioni conoscitive, la cretina sociale competitiva, non rappresenta in termini interattivi un problema insolubile: appena viene individuata la si può evitare ma ritrovarsela invece come un membro della propria famiglia che sia una sorella, genitore, collega di lavoro e magari all’interno di un contesto ascrittivo, può essere veramente fonte di gravi difficoltà individuali e sociali, come abbiamo già notato. 

Di regola, il cretinismo sociale, nelle due tipologie qui individuate (rassegnata e competitiva), si manifesta a livello endemico. E perciò è ineliminabile, non solo, risulta anche infettabile e quindi trasmissibile a altri membri lo stesso social forum, per esempio Voglio Vivere così, il forum, è pieno di cretine, sociali e non sociali, perchè lo stesso management non solo non ha saputo cogliere l’attimo della disgregazione socaile degli individui, nella fattispecie le cretine sociali, ma ne ha alimentato lo status mentale favorendo la propagazione dell’epidemia. Non si capisce ancora perché, ma pare che il forum sunnominato sia diventato il terreno di caccia preferito della cretina sociale competitiva. In quest’ ultimo caso, in termini tipologici, si può parlare della cretina competitiva forumsferica. 

Una sub-specie meritevole di essere studiata e abbattuta come si fa con le mucche pazze non appena sono individuate e possibilmente bruciate cospargendole prima di benzina a 98 ottani per esser sicuri non ritornino sotto forma di zombies o altre forme terrifiche assortite. Comunque sia si avverte la necessità di eliminare dal contesto sociale e blogosferico includendo quindi anche i forums a vago sfondo sociologico, le cretine sociali, disperdendole a piccoli gruppi di due su isolotti isolati circaondati da ferocissimi squali e dotati di tutte e più moderne tecnologie di dissuasione alla fuga. Il mondo moderno deve guardarsi le spalle dalla nuova cretina sociale, potrebbe essere in grado di distruggere il mondo.


Sognatore & Erotangos

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è un celebre romanzo dello scrittore di Edimburgo Robert Louis Stevenson pubblicato nel 1886. Considerata la più importante opera di Stevenson, è uno dei più grandi classici della letteratura fantastica di tutti i tempi. 
Rappresenta il culmine dell'indagine stevensoniana sulla scissione della personalità.
Qualcuno potrà anche chiedersi come possa entrarci Louis Stevenson nel titolo di questo articolo e con ragione vado a spiegare partendo proprio dal libro ormail famoso. In esso si racconta la storia di un medico che facendo degli studi sulla psiche umana, capisce che ogni individuo possiede una doppia natura, come due personalità contrapposte, una buona e una cattiva. Da quel momento in poi il suo unico scopo diventa quello di creare una sostanza con delle proprietà particolari che siano in grado di riportare alla luce l’identità nascosta di ogni uomo.

Dopo vari tentativi riesce nella sua impresa e bevendo la pozione vengono fuori le due personalità contrastanti. Una notte, buttando giù la sostanza, inizia ad avere delle strane reazioni, sente delle fitte terribili allo stomaco e in un lampo avviene la trasformazione, che lo cambia sia nell’aspetto esteriore che in quello interiore, rendendolo irriconoscibile. Si ritrova dinanzi un uomo malvagio, con un corpo e una mente che non gli appartengono, che non riesce più a gestire e che compie gesti crudeli. Il suo altro si chiama Hyde, che significa proprio nascosto.

Prendendo l’antidoto però è possibile ritornare in sé, perdendo tutte le caratteristiche negative e violente della parte crudele, almeno così sembra inizialmente. Ma con il passare del tempo, il medico si rende conto della lotta interiore che sta vivendo e di come la personalità cattiva e quella buona si stiano contendendo lo spazio che li contiene, per prendere il sopravvento sull’altro. Mr Hyde inizia a commettere dei crimini efferati, non si cura della morale, è completamente ingestibile, aggressivo, e finisce col mettere nei guai il dottor Jekyll che fino a quel momento era stato un uomo dai sani principi, una persona tranquilla.

E’ per questo che dottor Jekyll si decide ad assumere una dose molto più alta rispetto al normale, così che diventi predominante la sua parte migliore, quella dell’uomo che era sempre stato. E per evitare di ricadere in tentazione creando ulteriori problemi, distrugge gli appunti dei suoi studi sulla pozione che ha inventato e rompe le chiavi del suo laboratorio. Il tentativo fatto per “uccidere” la sua parte malvagia sembra essere stata portata a buon compimento, ma è solo un’illusione, dopo qualche mese, infatti, la sua personalità cattiva si ripresenta e il dottor Jekyll comprende che non ci sono molte alternative per riparare al danno. O è costretto a subire o deve reagire.

Il libro è misterioso e intrigante, un giallo che apre la mente mostrando una natura umana che tendenzialmente è taciuta. Una situazione che viene sfruttata dall’essere Sognatore, il quale mira a apparire quello che non è o non vuole essere. Impiegato, livornese, l’appartenenza a una ben precisa città e importante perchè gli individui di quel territorio sono invisi ai vicini pisani, in un gioco che anche in questo caso rasenta la logica del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, il bianco e il nero, il buono e il cattivo, lo stolto pisano e il furbo livornese. E se in questo caso i cliché abbondano, almeno nella prima vita del Sognatore quando è solo un inguaribile sognatore con un sogno, cioè quello di andarsene dall’Italia per vivere una vita diversa, ecco che appare il disegno in tutta la sua pochezza o esaltazione di un concetto espresso da altri, quando sulla scena compare erotangos che altri non è che il sognatore letto al contrario.
E sembra anche il contrario del primo nelle frasi e negli atteggiamenti, attaccato alla famiglia il primo, senza famiglia il secondo, un figlio seppur soprannominato incubo il primo, nessun figlio e nessun legame il secondo, nemmeno una moglie che con il rimo sembra, il condizionale è un obbligo voler guidare il poco fedele compagno di vita sulla retta via.

È solo dopo una presunta e presumibile vacanza in Venezuela che compare erotangos e scompare prematuramente quanto temporanealmente il sognatore originale. Un abile gioco di travestimenti e di situazioni coinvolgenti attirano il lettore verso una posizione o l’altra dando la sensazione di un istrionico elemento il cui continuo variare dell’aspetto, la modifica dell’essere quello che dovrebbe essere provocano astio e incredulità. Del resto molti degli utenti del forum dove il Mr. Hyde de noantri e il Dr. Jekyll toscano hanno compreso che sia il primo che il secondo, sono figli della stessa disturbata mente che ancora gioca a bubusettete o nasconderello con se e gli altri senza capire che la vita va avanti e nel bailmme di incertezze correnti, corrotte e improbabili si cerca qualcosa che ci dia la possibilità di guardare al futuro con serenità. E ci sguazza sopportato e supportato da un management che in nome del dio guadagno è ben disposto a passare oltre al regolamento dello spazio web cercando di giustificare un internet provider code diverso, ignorando di fatto l’esistenza di software adatti a modificarlo, la stessa persona che accusa altri di farne grande uso.
In tutto questo anbaradan di verità imprecise e di imprecisioni indotte si muovono i vari personaggi di contonrno che ora da una parte e poi dall’altra cercano di mettersi in mostra come lucertole nel tiepido sole invernale.
E’ uno schifo signori miei, uno schifo sopportato da tutti a cui nessuno ha veramente detto basta.
Non so perchè ricorda un altro caso di sdoppiamento di personalità, un pover uomo netturbino di professione che pensava di esser diventato un inventore di buchi nell’acqua, anche quello deve aver ftto una rapida carriera, da bucaiolo è diventato un imbucato.  
Che sono dunque erotangos e sognatore?
Nessuno, solo un sogno non trasformatosi in realtà, la sfuggente sensazione del non esserci e del non essere per continuare a esistere virtualmente al di la di un nick inesistente e neppure troppo sognatore.

Che pena mi fa certa gente, pena, tanta pena.