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Visualizzazione post con etichetta Natale. Mostra tutti i post
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2022/12/22

E' arrivato Natale



Facendo gli auguri ai lettori del mio blog avrei voluto scrivere parole un po' diverse dal solito. Non tanto per buonismo pre-natalizio quanto perché forse bisogna ammettere che il mondo cambia poco chiunque governi, e che troppo spesso sembrano sempre vincere i “cattivi”.

Tanto per parlarne, per molti anni ho tenuto una rubrica settimanale su un giornalino di provincia per il quale scrivevo pezzi interessanti e seguiti e stavo rileggendo il mio pezzo del Natale 1992, scritto esattamente 30 anni fa. Se lo avessi riprodotto interamente qui oggi quasi nessuno avrebbe scoperto che era “datato” perché descriveva una situazione di disordine mondiale e di sostanziale ingiustizia planetaria esattamente allora come oggi.

Sembra proprio che nessuno voglia imparare dalle esperienze passate, che pochissimi vogliano seriamente mettersi d’impegno per costruire e non solo distruggere.
Ma forse non è vero: trent’anni sono tanti per ciascuno di noi, ma un nulla rispetto alla storia eppure – se non volete arrendervi alle banalità - vi consiglio di leggere il bel libro “Factfulness” di Hans Rosling (sottotitolo: “Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo e perché le cose vanno molto meglio di come pensiamo”) edito da Rizzoli. 


Scoprireste che, a dispetto di mille crisi, il mondo in questi 30 anni è andato decisamente avanti nonostante tutte le auto-distruzioni umane e i grandi numeri ci dicono che il livello di vita è generalmente migliorato anche nei paesi “poveri” nonostante epidemie e guerre.

Forse un bilancio vero non andrebbe però fatto solo su statistiche mondiali più o meno tranquillizzanti per quanto riguarda salute, istruzione, clima o vita media anche se, al di là dei catastrofismi, è per fortuna la verità. Quello che non entra nella statistica - e invece dovrebbe “pesare” soprattutto in questi giorni natalizi - è piuttosto il bilancio di ogni singola vita, quello dei rapporti umani che ciascuno di noi ha e vive con il prossimo.

Qui non c’entrano proprio le statistiche visto che ciascuno è arbitro di sé stesso e le conclusioni deve trarle da sé con bilanci che forse vengono più facili proprio a fine d’anno, ma che dovrebbero coinvolgerci anche (o soprattutto) per quell’“incidente” che siamo abituati a festeggiare – malamente, nel senso che troppe volte ne tradiamo il senso - una settimana prima di Capodanno, ovvero quello che chiamiamo Natale.

Non so come effettivamente siano andate le cose in quel di Betlemme ai tempi del fu Cesare Augusto, so che da lì è nato (o continuato) un grande discorso che coinvolge tutta l’umanità, anche se quasi sempre facciamo finta di non pensarci, occupati da tutt’altro.
Solo qualche volta, magari nei momenti tristi o in quelli – come a fine d’anno - in cui più facilmente si fanno bilanci, ecco che ci accorgiamo che il discorso dentro di noi è sempre incompiuto, ma che comunque da soli non ce la facciamo perché il “prossimo” - quello che sta appena là fuori - comunque ci interroga, ci impone di non pensare solo a noi stessi se siamo minimamente logici con principi non tanto religiosi quanto intimi, istintivi nella vita umana.

Per chi ci crede (io “ci spero”) la testimonianza che è nata in quella stalla è particolarmente aperta, spalancata verso “il prossimo tuo” tanto da costringerci a pensare non sono alle statistiche del mondo ma piuttosto a quel nostro bilancio intimo, unico, personale.
Possiamo non farlo, girarci intorno, far finta di dimenticarlo, ma prima o poi siamo comunque costretti a farlo perché in fondo - a quegli strani atomi che compongono la coscienza del nostro corpo e danno linfa al nostro spirito - questo bilancio diventa una specie di necessità e sale dal di dentro come un tappo di sughero che risale verso la superficie dell’acqua e che nessuno può fermare: prima o poi riemerge in piena luce.

Se ci fermiamo a pensare un po’ su questi nodi ecco che allora la luce delle luminarie di questi giorni conta davvero poco mentre vale ben di più quella luce che ciascuno di noi può accendere dentro di sé.

Alla fine per festeggiare il Natale “vero” – al di là dei “seasonal greetings”, formula ipocrita di auto-assoluzione per chi non ha più nemmeno il coraggio di dirsi cristiano - dovremmo soprattutto pensare seriamente a questi aspetti, senza nasconderci dietro a regali più o meno riciclati, obbligati o banali solo perché “si usa” scambiarseli.

Riflettendo scopriremo che ci serve assolutamente una luce, ma soprattutto la “nostra” luce, quella che riceviamo quando arriviamo in questo mondo ma che poi un giorno dovremo restituire. Ed è comunque bello, alla fine, distribuirla intorno a noi.
Potremo farlo in mille modi e in tutta libertà, magari cominciando a rifletterci un po’ e poi visitando chi è solo, perdonando un torto, aiutando un poco di più chi ha bisogno. 

Distribuire un po’ di quella luce è il regalo più bello che potremo fare ed è fantastico che possiamo costruirlo da noi prima di tutto proprio per noi stessi.
Anche questo è rinascere, ed è davvero Natale.

2014/12/20

Natale è Rinascere


Tra pochi giorni è Natale anche se ce lo ricorda soprattutto la petulanza della pubblicità forsennata che ne ha distrutto il senso. Fermiamoci invece un attimo a riflettere e cerchiamo di ricordarci cosa sia e cosa possa significare “Natale”. Vale per i cristiani, ma in fondo anche per tutti: Natale è il simbolo del rinascere, del ricominciare, dell’affermare e credere che tutto sia possibile anche quando “Non c’è posto” e quindi si nasce in una stalla.

Ciascuno deve allora trovare un po’ di tempo per riflettere dentro di sé sulla difficoltà di far “rinascere” sé stesso. Se ne comprendiamo l’importanza e la necessità proprio per questo non possiamo e non dobbiamo abbandonarci al pessimismo, al solito tran tran, alla pancia piena, al dimenticare le radici che sono l’essenza della vita. Soprattutto dobbiamo chiederci quale possa essere il nostro contributo a chi ci sta intorno.

L’invito del Natale è di riscoprire sentimenti di amicizia, di pace, di solidarietà, non scambiarsi telefonini nuovi o panettoni. Ma soprattutto è la sfida a volersi ripulire “di dentro” di tanti pesi e di tanti sbagli che abbiamo fatto per cercare di ripartire rinnovati, rinfrancati, guardando le cose con gli occhi puliti di quando eravamo bambini. L’augurio che quindi mando a tutti i lettori di "Più Alto e Più Oltre" è di avere “occhi nuovi per una terra nuova” e che il vostro, il nostro Natale sia così un voler ricominciare, nonostante tutto, perché solo rinascendo e migliorando - prima di tutto dentro di noi - ha un senso la festa che viene. 

"Più Alto e Più Oltre" si ferma durante le feste di Natale e fino al Nuovo Anno per tornare a deliziarvi a partire dal 3 Gennaio 2015.

A tutti un caro Augurio di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.





2013/12/23

AUGURI


Auguri a tutti Voi, lettori, che mi avete seguito in questi lunghi anni per me molto tormentati e che tante volte mi avete lodato o criticato ma avete sempre espresso il vostro pensiero spero in modo genuino, schietto, senza fronzoli. Mi auguro  davvero che sia sempre stato così perché con quei vostri commenti mi avete trasmesso esperienze e pareri sempre importanti.

Auguri al Mondo che quest’anno ha trovato in Papa Francesco una voce nuova, gioiosa e fresca, ma che continua a distruggersi senza criterio e senza giustizia, troppe volte vittima di incongruenze inaudite e violenze inaccettabili.

Auguri all’Europa che annaspa vittima di contraddizioni e che rischia di implodere perché ha perso per strada i propri valori, l'anelito di vita che ha portato alla creazione, diventando più un club di banchieri che una comunità di cittadini perdendo così la capacità di “esportare” nel mondo non tanto  prodotti ma soprattutto idee e cultura.

Auguri all’Italia che è pesantemente in crisi, spaccata e delusa, senza riferimenti e con poche speranze. Deve e dobbiamo trovare il coraggio di non arrenderci, ma anche capacità di riscoprire tra noi maggiore solidarietà o nella solitudine del “ciascuno per sé” rischiamo di dimenticare quanto valga lo spirito di una Nazione che pur nei secoli ha attraversato momenti molto più duri.

Auguri ai giovani e agli anziani e soprattutto a quelli che faticosamente cercano di crescere, non cercano scorciatoie, vogliono che le utopie e le speranze non siano spente prima ancora di nascere. Soprattutto ai giovani stiamo lasciando un mondo sempre più arido – in tutti i sensi – dove il valore delle cose rischia di nascondere quello dello spirito, dell’impegno solidale e anche gratuito. Cerchiamo di aiutarli perché trovino la loro strada e non si lascino vincere dalla rassegnazione o peggio dall’odio.

Auguri ai nostri due Marò bloccati a Nuova Delhi ormai da due anni, dopo che due governi imbelli si sono fatti e si stanno facendo prendere in giro, non siamo in grado di pretendere giustizia e quando – un anno fa! – i nostri due militari vennero in Italia li restituimmo all’India per “mantenere la parola data”.
Devono averci preso per cretini visto che dopo un anno ancora non è stato fatto loro neppure un processo (in questo anche l'India sembra essere molto simile all'Italia). Figure di merda che fanno dell’Italia un pupazzo  a livello mondiale.

Auguri al M5S e a Alessandro Di Battista per la battaglia che sta portando avanti in seno al Parlamento per liberarci da quella casta di politici corrotti e ormai senza controllo. A riveder le stelle anche se sarà dura, anche se non si arrenderanno presto, si attaccheranno con le unghie e con i denti, useranno i colpi bassi, la polizia, l'esercito e pure i servizi segreti, nasconderanno il baule dell'oro e argento all'estero, stanarli diventerà una caccia all'ultimo uomo e servirà tempo, tanto tempo. Ma non appena il palazzo scricchiolerà vedrete i topi fuggire come quando la nave affonda. Solo che in quel momento affonderà una nave di carta e di giochi politici mentre dalle ceneri sorgerà la vera Italia. Sogno quel momento, io ci sarò!

E gli auguri e un “grazie” vanno infine alle tante persone per bene che ho incontrato e mi scrivono tutti i giorni. Italiani come tanti che stringono i denti, non si arrendono, comunque non accettano di fare i furbi comportandosi bene. Meritano rispetto e affetto perché è grazie a loro e ai loro sacrifici se la macchina-Italia, pur in difficoltà, non è ancora del tutto deragliata.



Buon Natale, ci sentiremo presto, il prossimo anno.

2013/12/22

La storia di Natale....

Tutte le storie che si rispettano iniziano con “C’era una volta…”
Non deludo i lettori affezionatissimi pronti a seguirmi in questo viaggio di speranza e inizio questa storia di Natale con un bel “C’era una volta”. Che poi non c’era, cioè, potremmo dire che c’è ancora, esiste, è vivo e quindi è ancora vivo nella nostra mente, il nostro quotidiano anche se, forse, la sensazione che esista si perde nel tempo.

C’era una volta da qualche parte in cielo, lontano lontano nel tempo, un gran trambusto. Due angeli stavano chiacchierando e uno diceva all’altro: “Sai già che cosa ha in mente il Re? Ci vuole lasciare.“
“Cosa? Ci vuole lasciare?“ chiese l’altro sorpreso. “Sì“, gli rispose il primo angelo, non ricordo il suo nome, potremmo anche chiamarlo Cherubino. “Ci vuole lasciare per andare dagli uomini, sulla terra, e per giunta da solo!”
“Che ci va a fare laggiù? Guarda che cosa succede sulla terra: gli uomini si fanno solo del male, tutto il giorno“, osservò il secondo angelo. “Proprio per questo motivo ci vuole andare” replicò Cherubino. “Non vedi quanta sofferenza e quanti litigi ci sono sulla terra? Gli uomini hanno fame d’amore! Il Re non vuole più starsene a guardare, ha deciso di intervenire.”
“Hai ragione, Cherubino. È giunto il momento che il nostro Signore faccia finalmente piazza pulita laggiù! Il Re è stato fin troppo tempo a guardare!” Cherubino lo corresse con cautela: “No. Il piano del Padre è un altro. Vuole che Suo Figlio prenda spoglie umane, vada nel mondo proprio come un nuovo nato la giovane luce per cambiare il mondo, il nuovo che avanza, per essere in tutto uguale agli uomini.”
“Ma che storie vai raccontando? Quando mai il Padre manda sulla terra un bambino? Non ci credo! Un piano del genere metterebbe a repentaglio la vita del figlio! Lo sai come sono gli uomini, farebbero senz’altro del male al Re, lo respingerebbero e forse arriverebbero persino a ucciderlo.”

“Tu sai che il nostro Signore ama gli uomini e li ha creati a propria immagine e somiglianza”, obiettò Cherubino e aggiunse: “Possono decidere liberamente se accettare o rifiutare il suo amore. Perciò manda il figlio prediletto, per aiutarli ad accettare Dio; egli desidera manifestare loro il carattere e l’amore di suo padre, è disposto a rischiare persino la morte.”

“Ma che senso ha?“, domandò allora il secondo angelo anche un po’ deluso. “A loro non importa nulla né di lui né del padre. Non interessa affatto. Sono troppo impegnati a fare la guerra fra di loro, a uccidere, essere uccisi, violentare le donne e seviziare i bambini, come puoi pensare che possa interessare a quei barbari la venuta del nostro Re sotto le spoglie di un bambino, come potranno pensare che lui li salverà? Vieni, ti faccio vedere una cosa. Guarda che cosa faranno un giorno: istituiranno una festa, che chiameranno Natale. In realtà si tratta solo di soldi e di regali e i commercianti l’hanno capito. Guarda, sperano di guadagnare tre miliardi di euro entro la viglia di Natale, ma rifiutano completamente sia il Re che la Sua Parola!“

All’improvviso il Figlio di Dio in persona prese la parola e disse: “Voglio far loro il regalo più prezioso di tutti. Voglio ridar loro ciò che hanno perso a causa dei loro peccati. Voglio donare la possibilità di recuperare il rapporto con mio Padre che hanno perso.” Allora il secondo angelo, disperato, esclamò: “Ma perché? Non hai un’altra  alternativa? Tu sei l’Onnipotente!” 
“Non esiste un’altra alternativa. Questa è l’unica possibilità” spiegò il Re pazientemente. “Comunque non preoccuparti. Dopo tre giorni risusciterò e poi tornerò dal Padre. In questo modo chiunque crederà in Me potrà venire al Padre.”
“Allora ti uccideranno!” E, detto questo, l’angelo si mise a piangere. In cielo si era fatto un gran silenzio. L’angelo prese di nuovo la parola: “E se non credono in Te e rifiutano di seguirti, che ne sarà di loro? Allora sarà stato tutto inutile.”
Piano, con la voce piena di tristezza, il Re rispose: “Se si lasciano sfuggire questa opportunità e preferiscono fare ciò che vogliono, continuando a peccare, allora neppure io posso aiutarli e dovranno restare per tutta l’eternità senza Dio. Ma io salverò coloro che confideranno in Me e decideranno deliberatamente di vivere con Me. Venite, andiamo, è già tardi e mi devo preparare ad affrontare questo viaggio.”

Come andò a finire ogni cristiano lo sa, e forse confida nella fede per affrontare questo Natale.
Leggo la delusione nei vostri occhi, non credete sia questa la storia che volevo raccontarvi? 
Forse avete ragione ma….

A Natale una storia vale l’altra, potrei raccontarvi di quella volta che nella calma ovattata della foresta la neve scendeva copiosa e rendeva ancora più silenzioso il silenzio. Nella baita, la calda luce del camino, disegnava sul muro strane forme e nel lettino, sotto una calda coperta, un bimbo ascoltava la favola di Natale che il nonno gli stava raccontando:
“Vedi, devi sapere che le stelle non sono nate senza un motivo. Tantissimi anni fa, in una notte come questa, un bambino più o meno della tua età, guardava fuori dalla finestra. Era una notte buia e silenziosa e il cielo era nero e scuro, non c’era neanche la luna, perché non esisteva. Quel bambino si sentiva solo, ma tanto solo, così solo che espresse un desiderio con una tale forza che si alzò un forte vento e tantissimi dei fiocchi di neve che scendevano, come in questo momento, volarono nel cielo, riempendolo di puntini bianchi e la luna comparve per la prima volta nella sua storia per proteggerli. Da quel momento tutti gli uomini guardarono le stelle quando volevano esprimere un desiderio. Tornando a quel bambino, pochi minuti dopo la comparsa delle stelle, sentì grattare alla sua porta, la aprì e vide davanti all’uscio una cesta e nella cesta, un cagnolino infreddolito che lo fissava con i suoi occhioni. Da quel momento quel bambino non si sentì mai più solo, neanche per un istante”.
Il nonno fissò il nipote per vedere se si era addormentato, il bambino invece era attento e lo fissava a sua volta. Distolse lo sguardo e lo rivolse alla finestra. La neve scendeva sempre più fitta. 
“Anch’io nonno ho il mio desiderio. Vorrei che ogni anno della mia vita, in questa notte, tu mi racconti una fiaba!”. Il nonno sorrise intenerito e una lacrima spuntò nei suoi occhi.
E gli anni passarono veloci, come i fiocchi di neve quando lasciano il cielo e cadono a terra, quel bimbo era oramai un adulto, in piedi davanti alla finestra del suo appartamento guardava la neve cadere al suolo dolcemente, come una carezza. Era la notte di Natale.
I figli alle sue spalle, stavano aprendo i pacchi con una gran foga. Lui fissava tra i fiocchi di neve e il suo pensiero vagava nella folla dei ricordi, quando lo sguardo cadde sulla strada, dove alla luce bianca di un lampione un vecchio mendicante stava controllando nella spazzatura: forse sarebbe riuscito a trovare la sua cena?! Come se sentisse lo sguardo dell’uomo addosso, si voltò verso di lui e sorrise, lui ricambiò il sorriso, senza rendersi conto del perché. In quell’istante si sentì tirare la stoffa dei pantaloni:
“Papà, papà guarda che bello il mio garage nuovo!”.
Accarezzò la testa del figlio e ritornò con lo sguardo alla strada ma anche se erano passati solo pochi secondi, il mendicante era scomparso…. fu in quell’istante che la favola più bella che aveva mai sentito comparve nella sua mente. 


Quest’anno assieme ai miei auguri di Natale, aggiungo un mio augurio personale per chiunque passi da questo mio blog: donate due euro, a voi non costa nulla, per noi significa vivere e se poi volete regalate alle nuove generazioni cibo per la mente e per il cuore, che incoraggi, coltivi, sviluppi sentimenti ed empatia verso gli altri, che siano uomini o animali, che dia valore al ciclo della vita in tutte le sue forme, che restituisca il giusto fascino alla natura da cui tutti proveniamo, ma dalla quale ci stiamo drasticamente allontanando… regalate alle nuove generazioni una stella, che possa illuminare una strada per l’umanità nel rispetto del pianeta e di tutte le creature che la abitano.

Buon Natale, Buon Natale a tutti quanti.