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2013/01/10

Il Razzismo (secondo Ari)!


Ricevo da un carissimo amico un lungo commento al mio precedente articolo sul razzismo. Siccome supera abbondantemente le cinque righe permesse dal software di blogger gli propongo di pubblicarlo.
A me è piaciuto molto e per questo ho chiesto e ottenuto il permesso di inserirlo nel mio blog affinché resti a imperituro ricordo, fatemi sapere, gli amici per email e tutti gli altri se si diletteranno nello scrivere un commento qui sul blog, se vi è piaciuto. Anche se non vi è piaciuto, tanto l’articolo resta lo stesso, semmai prenderò in seria considerazione i vostri commenti per i miei futuri articoli sulla comprensione umana. 

Sentirsi superiori. 
Se per superiorità si intende conoscenza, senso civico, educazione, cultura ed intelligenza, io mi sento superiore a molta, anzi moltissima gente che ho visto e conosciuto in giro per il mondo. Mi sento parimenti inferiore a chi ha doti maggiormente sviluppate delle mie fra quelle elencate. Quindi, mi sento superiore alle mie domestiche, ad esempio, alle quali è difficile far capire persino la differenza fra “pulito e sporco”. Per contro mi sento inferiore a Piero Angela, a Bill Gates e a tantissima altra gente. 
Sistemi di pensiero. Se si accetta l’idea che è necessario stabilire una piattaforma di convenzione su cui basare criteri, giudizi, opinioni, allora vale quanto ho indicato qui sopra. Altrimenti si potrebbero stabilire altri criteri su “superiorità ed inferiorità”. Può l’altezza di un individuo costituire valore di superiorità? Oppure il peso corporeo? O la capacità di bere più alcool? 

Filosofie e religioni. 
Su cosa basavano i loro pensieri gli antichi filosofi? Sulle conoscenze dell’essere umano, della vita e della natura, sostanzialmente. Per coniare una massima che magari è piú che mai valida e ancora oggi utilizzata correntemente, dovevano per forza avere idee di cosa fosse buono, cattivo, utile, essenziale, superfluo... dovevano saper interpretare sia le proprie emozioni che quelle degli altri. Cosa facciano i filosofi moderni lo ignoro, filosofeggeranno sulla borsa? Sulla politica? Oppure rapporteranno ai tempi moderni lo stesso ordinamento di pensiero dei loro illustri predecessori? E se è vero che i maggiori filosofi erano Greci, dove le regole del vivere civilmente in società erano indubbiamente conosciute, Si può dire che i Greci di allora (su quelli di oggi ci sono molti dubbi...) erano superiori agli aborigeni australiani? O magari si possono ribaltare queste teorie, forse questi ultimi erano più avanzati dei primi ma non è stata data loro la giusta “pubblicità”? 

Ma si può discutere di questo oppure non ne vale la pena? 
L’opinione mondiale, conta oppure no? Religioni, argomento complesso, astruso di cui si capisce di primo acchitto che quanto più un individuo è ignorante, tanto più sarà “plasmabile”. In un contesto multiplo ciò è ancora piu’ fattibile, basti pensare ad Hitler e cosa è riuscito ad ottenere dalla sua gente...L’Islam che come un rullo compressore si sta diffondendo sempre piu’ nel mondo va oltre la religione. L’Islam per i mussulmani è la vita. In nome del suo profeta si fa di tutto, compreso l’uxoricidio, l’omicidio di parenti e addirittura figli, si fanno sacrifici corporali, mutilazioni dei genitali femminili...insomma cose che la natura non ha previsto ma che secondo molti di loro è giusto fare. Loro credono di essere superiori a tutti gli “infedeli” che non sanno neppure mangiare, secondo loro, in maniera igienica. Il maiale non sarebbe neppure commestibile. Mah, avranno ragione loro? Per me no, infatti sono fortemente razzista verso i mussulmani fanatici, anzi li odio profondamente. Li tengo persino fuori considerazione da questa analisi, come fossero una specie animale aliena.

L’adeguata risposta si può già dare, relativamente al sentimento di “razzismo”, rispondendo a qualche ulteriore semplice domanda da inserire nella discussione. Cosa è il disagio? Cosa è pericoloso? Cosa ci fa paura? Dunque, se non si prova disagio a stare in mezzo ad individui che non curano l’igiene personale (perchè forse non hanno acqua corrente, tantomeno soldi per comprare diversi vestiti, ma ci sono anche quelli che dispongono di entrambe le risorse ma non hanno la forma mentis di usarle), allora si è quasi scevri dal provare sentimenti di razzismo. Se in un locale pubblico un gruppo di persone parla a voce esageratamente alta, anche in una lingua sconosciuta, schiamazza, si muove senza circospezione, importuna chi non è parte di quel gruppo, non osserva leggi o regole di buonsenso e tutto questo non ci da fastidio, vale quanto detto sopra. Se in una strada o piazza pubblica vogliamo fare una passeggiata e dobbiamo camminare fra rivoli di urina umana, vetri di bottiglie appena spaccate intenzionalmente, gente che non considera la presenza altrui e anche qui non proviamo disagio o fastidio, non siamo di sicuro razzisti. Se ci rapinano per strada o in casa nostra, ci danneggiano beni personali e accettiamo di buon grado quanto subito, non possiamo mai diventare razzisti sia nei confronti della categoria “ladri e vandali” che di quella più specifica “stranieri ladri e vandali”.

Ed il pericolo, la paura? Se veniamo accerchiati da un gruppo di zingari, sporchi, puzzolenti, dalle facce poco amichevoli (si vuole forse fare anche una disamina di cosa si intenda per faccia amichevole, puzza e sporcizia? Spero di no), ci sentiamo in pericolo? Ne abbiamo paura? Sarebbe prudente cercare di imporre loro il nostro diritto di essere lasciati in pace? Sarebbe consigliabile alterare il nostro vero sentimento in favore di uno che possa compiacere le persone con cui non abbiamo mai avuto intenzione di avvicinarci? Ossia, invece di gridare “ma che volete, perchè non ve ne andate via, ma chi vi ha cercato?” dire al gruppo “salve, voglio proporvi un gioco, io compro una cassa di birra e vediamo se riusciamo a berla entro cinque minuti, così battiamo il record”. Se sì, significherebbe aver dimostrato di avere paura, di aver avvertito la sensazione di pericolo, proprio pericolo fisico, quello di subire percosse, escoriazioni, fratture, menomazioni, perdita della vista, dei denti, forse anche della vita. 
Il mio sentimento è tutto il contrario di quanto ipotizzato sopra circa il disagio. Quindi sono razzista. Lo sono nei confronti di tutti quelli che mi disturbano, infastidiscono, danneggiano. 

Qualche mese fa ero a pranzo con la mia famiglia più una coppia di amici in un ristorante filippino fronte mare. Alla fine del pranzo, e per fortuna non prima, erano entrati due giovani individui corpulenti, uno flaccido, l’altro più tonico. Parlavano in russo, a voce molto alta, incuranti degli altri, famiglie come la mia, bambini... Le facce erano decisamente di gente di basso profilo (la fisiognomica, non sarà una scienza esatta ma spesso ci azzecca...), i loro modi assolutamente incivili. Non credo che qualcuno fosse contento della loro presenza, forse neppure il proprietario o gestore del ristorante. Bevevano liquore dalla bottiglia ed è facile immaginare come può andare a finire se si resta ancora a lungo. Appena l’alcool fa effetto, quella gente diventa più espansiva con gli sconosciuti, ma non vorranno confrontare opinioni su economia o gastronomia... troveranno un pretesto per attaccare briga e allora si salvi chi può. 

Non sono gli unici russi che non mi sono piaciuti, per cui sono da considerare aprioristicamente razzista verso i russi. Ma lo sono anche verso certi inglesi (forse anche peggiori dei russi), ma qui già distinguo, per i russi sono più generalista, proprio non posso neppure sopportare di sentire la loro lingua, mentre per gli inglesi è assai diverso. Non sono disturbato dalla loro vista, comportamento, modo di parlare, atteggiamento. Lo sono ancora verso quelli dell’est europeo, dato che ci ho vissuto per anni ed ho avuto spesso spiacevoli sensazioni nel vivere in mezzo a loro. Ma lo sono addirittura verso i miei stessi corregionali. Molti sardi non posso sopportarli. Una volta un collega aveva fatto una considerazione su un terzo collega: “cosa ti aspettavi da lui? È pugliese”. E così mi faceva osservare cose cui non avevo mai fatto caso. Cose negative che interessavano i pugliesi. Ripensando a certe mie esperienze passate, avevo dovuto concordare su certe caratteristiche negative dei pugliesi. Le considerazioni erano basate su fatti oggettivi. Semplici coincidenze oppure caratteristiche degli abitanti di quelle regioni?

Quando ero in Croazia capitava che fra noi dell’Europa di allora (la CEE era di 12 Paesi) si parlasse dei locali. Mah, i croati non piacevano a nessuno. Non ci piaceva il loro essere sgarbati, grezzi, maleducati, approfittatori, non ci piaceva la lingua e altre cose. Qui nelle Filippine fra noi stranieri si fanno spesso conversazioni sui locali. Ci raccontiamo esperienze, ci chiediamo del motivo per cui non riescano a comportarsi in modo a noi consono e così facendo ci danneggiano. Subiamo i loro ritardi, i mancati pagamenti, le truffe, l’inaffidabilità... Ci sono alcuni che obiettano sul cosa sia il “modo consono” a noi più congeniale. Si parla di cose che universalmente sono conosciute e standardizzate come il tempo. L’orologio è uno strumento comune per misurarlo, e un ora in Germania ha la stessa durata di un ora cambogiana, o italiana o filippina. Anche sui giorni della settimana non dovrebbero esserci discussioni: sono 7 dappertutto. E lasciamo perdere disquisizioni ed elucubrazioni su calendari cinesi, stima visuale del tempo e altre cosette. Se non si è d’accordo su questa piattaforma delle cose basilari non c’è discussione. 

Se non mi consegnano della merce che ho prepagato nel giorno stabilito perchè qualcuno sbaglia a contare i giorni, oppure sbagliano l’orario per motivi simili, mi creano un danno, quantomeno un disagio. Se queste cose avvengono più che sporadicamente ma pressoché su base stabile, allora scatta quel sentimento che ci fa imprecare: “dannati questi, o quelli”. Si potrebbe continuare a lungo su questo tema, sui danni provocati da certa gente a causa della loro incompetenza / disonestà / stupidità. Come nelle costruzioni. Chiunque qui abbia costruito qualcosa ha da mettersi le mani nei capelli quando ripensa alle disavventure. Come in un’ordalia...qui lo standard è questo: devi realizzare qualcosa? Metti in preventivo perdite di tempo, di danaro e salute. Se invece uno vuol farsi la casa in Scandinavia, dovrà altresì prepararsi alle stesse cose oppure può affrontare la questione con maggior serenità? Gli scandinavi, già. Perchè vengono spesso citati come modelli di civiltà e progresso? Sono balle oppure hanno una marcia in più rispetto ai Ghanesi o ai Filippini? E questi ultimi, giusto per citare un esempio attinente ad una categoria di lavoratori, i marittimi, perchè sono considerati inefficienti ed inaffidabili da diverse compagnie di navigazione? Ho letto che sono giunte proteste ufficiali in tal senso, così che le autorità filippine hanno deciso di chiudere per poi riformare le scuole professionali marittime, dovendole adeguare a degli standards che i marinai locali non sono attualmente in grado di rispettare. 

Due Italiani che lavorano nel settore e che ho interpellato sulla questione mi hanno confermato queste cose. Quindi esistono differenze fra i diversi popoli (non potendo più parlare di “razze” per evitare di offendere qualcuno, visto che forse anche etnie non è corretto, spero che “popoli” possa andare bene), ci sono quelli più versati per la tecnologia, le scienze, le arti e via dicendo. Se anche il grado di progresso raggiunto da un popolo può rientrare anch’esso nella piattaforma basilare, è possibile redigere una “scala”, un ordine di quali siano i popoli migliori e peggiori? Forse no, perché dovremmo includere diversi altri parametri quali la percentuale di incidenti, di delitti, di truffe...
Quindi non si puo’ semplificare come in un sistema scolastico, dove chi ha i voti migliori è considerato il più bravo, il più intelligente, insomma il migliore. Il migliore è superiore al peggiore, almeno da un punto di vista, credo sia apodittico. Ma chi ha inventato i voti, i sistemi di attribuzione di questa superiorità? Perchè è stato necessario formare delle graduatorie, invece che promuovere sempre tutti quanti a prescindere dal rendimento scolastico? 

Poi, cos’è questa discriminazione sul lavoro, ovvero la ricerca di figure per certi incarichi in possesso di un alto titolo di studio con corredo di specializzazioni? Gli altri che non hanno le stesse carte, come sono considerati? Semplicemente “non idonei” oppure possono essere definiti inferiori? Io che non ho studiato sentendomi definire tale accetterei di buon grado. Purtroppo non posso competere con chi ha studiato e si è qualificato dimostrando capacità ed intelligenza. Ovviamente non si parla di superiorità assoluta ma relativa, anch’io posso avere qualche caratteristica che mi rende “superiore” rispetto ad un plurilaureato. 

Un giorno parlavo di cose pratiche di campagna con un amico tedesco residente nelle Filippine da molti anni. Concordavamo sull’abilità di qualsiasi filippino, uomo o donna, nell’accendere un banale fuoco. Entrambi avevamo confessato la nostra incapacità a fare altrettanto. Malgrado l’esperienza di aver acceso chissà quanti fuochi per poi arrostire carni e pesci, sia in Sardegna che altrove, qui nelle Filippine non mi è quasi mai riuscito di accendere un bel fuoco che bruciasse bene come sanno fare gli indigeni. Quel tedesco mi diceva che insieme ad altri tedeschi intenzionati a fare barbecue, non riuscivano nemmeno a far prendere le fiamme con spruzzate di benzina. Per quanto sia stata curata la disposizione di carta, esca, pagliuzze, rametti e legni piú grandi, qualcosa nella combustione non funziona, il fuoco tende a spegnersi e per farlo partire bisogna affrettarsi ad aggiungere altra carta, legnetti asciutti.... I filippini sono superiori a noi nelle tecniche di sopravvivenza, conoscono le caratteristiche di ogni pianta, arbusto, foglia. 

Chissà se Bill Gates si è mai dedicato al barbecue...





2013/01/04

Perché sei razzista?

Parliamo di razzismo, che è anche attuale, visti i sentimenti che animano i nostri giovani, e non solo i giovani, negli ultimi tempi, nella vita e nello sport. Nello sport poi non ha senso, è un’incongruenza, il razzismo sta allo sport come il cavolo a merenda, come un goccetto appena alzati, come un cappuccino con panna prima di andare a nanna, ci metterei anche la paura del diverso che sta dilagando un po’ ovunque e che spinge spesso ad atti inconsulti. Vedi quei quattro deficienti di Busto Arsizio colpevoli di cori razzisti nei confronti di alcuni giocatori del Milan nel corso di una partita amichevole con la locale Pro Patria. 

Penso che sarebbe materia più per la psicologia che per la filosofia chiedersi da quale sentimento derivi il razzismo, ma è possibile anche aprire una prospettiva filosofica a riguardo. Mi sembra infatti un atteggiamento abbastanza primordiale, non costruito su basi filosofiche o politiche, al massimo, come purtroppo sappiamo, è accaduto che venisse legalizzato e sfruttato, ma in sé mi pare principalmente istintivo (l'istinto non è sempre bene). 

Secondo una mia riflessione sul piano morale credo che il razzismo sia uno dei tanti modi di anteporre una prospettiva totalitaria, quella di etnia o presunta 'razza' ad esempio, alla dignità dell'altro essere umano che in quanto tale non si lascia ridurre ad un gruppo o, peggio, ad uno stereotipo. Per superare il razzismo occorre sempre valutare prima il singolo uomo che non il gruppo al quale cerchiamo, forzatamente ed arbitrariamente, di ricondurlo inventandoci un’appartenenza.

Questo non significa che le generalizzazioni circa le persone siano sempre inutili e dannose, anzi alle volte sembrano indispensabili, ma dobbiamo riaffermare la priorità dell'altro in quanto uomo libero, nostro pari, ma irriducibile a noi e ai nostri stereotipi proprio in quanto libero. Non bisogna superare il razzismo affermando che siamo tutti uguali, non siamo tutti uguali ma simili. Ogni etnia gode di piccole differenze che la caratterizzano pur facendo parte della stessa razza umana, però occorre capire la diversità irriducibile del prossimo, che si manifesta nella sua libertà. Uguali perchè diversi ed irriducibili l'uno all'altro. 

Sappiamo, perché noi persone di cultura l’abbiamo letto sui testi scolastici, che molteplici  razze umane non esistono, sappiamo che siamo tutti figli della stessa razza anzi per dirla tutta, della stessa specie, l’uomo per l’appunto, qui semmai si dovrebbe parlare di etnie perché il termine “razza” viene utilizzato per identificare le differenze fra le razze di animali domestici, creati dall’uomo. Evidentementente queste spiegazioni non attecchiscono nel pensiero razzista di certi individui che fanno della prevaricazione una condotta di vita. 

Nella sua definizione più semplice infatti, per razzismo si intende la convinzione preconcetta e scientificamente errata (come dimostrato dalla genetica delle popolazioni e da molti altri approcci metodologici), che la specie umana sia suddivisa in "razze" biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, con la conseguente idea che sia possibile determinare una gerarchia di valore secondo cui una particolare e ipotetica "razza" possa essere definita superiore o inferiore a un'altra.

Le radici del razzismo sono antiche ed intrinseche, già nell’antichità vi erano nobili e schiavi, i cristiani venivano perseguitati e massacrati; negli Stati Uniti vi è stato il razzismo coloniale, nel corso del secolo scorso la presunzione di superiorità della razza ariana, proclamata da Hitler, causò lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti; e anche le stragi etniche di molti conflitti, come quelli nella ex Yugoslavia, in Rwanda e Burundi, in Congo e nello Zaire, sono state compiute con motivazioni che convergono nel razzismo. 

Quando si parla di razzismo viene associato, soprattutto, alla discriminazione verso colori di pelle diversi; ciò non è del tutto esatto perché la selezione può riguardare anche il sesso, le differenze religiose, politiche, economiche e di collocazione geografica, e, anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, verso gli handicappati o gli anziani, considerati come un peso dalla società moderna. 

Da ciò scaturiscono gli atteggiamenti di intolleranza pressoché quotidiani che si verificano in molte parti del mondo e si concretizzano in vari tipi di violenza, che partono da gesti di scherno e minacce, fino a arrivare all’omicidio , verso coloro che vengono ritenuti diversi e, più di ogni altra cosa, inferiori; infatti il razzismo oltre a riconoscere le differenze, le ingigantisce, con lo scopo di dominare, legittimando così la superiorità di un gruppo nei confronti di un altro.

I corsi e ricorsi storici ci hanno reso chiaro quanto gravi e disastrose possano essere le conseguenze dei pregiudizi razzisti, ma, a dispetto di tutto ciò questi continuano ad sussistere ed a manifestarsi; viviamo in una società piena di gravi problemi, dove la violenza e gli atti criminali sono all’ordine del giorno, la disoccupazione è un fenomeno di grosse proporzioni, dove il valore più importante sembra essere quello del denaro; così è conveniente trovare dei capri espiatori a cui attribuire tutte le responsabilità.

Vi è poi l’abitudine di parlare di questo fenomeno come di un qualcosa che non ci riguarda, sosteniamo che non è giusto ma non facciamo niente di concreto per combatterlo; sono convinto ci sia anche tanta ipocrisia, e che la vera domanda da porsi sia: in fondo in fondo siamo veramente sicuri di essere totalmente tolleranti ed aperti verso chiunque? E’ facile fare proclami o scrivere belle frasi, bisogna vedere come ognuno reagisce in una situazione reale che lo riguarda.

La prima azione da compiere per combattere la discriminazione è cercare di approfondire la conoscescenza di tutte le circostanze storiche ed economiche che l’hanno prodotta, così saremo in grado di combattere le differenziazioni e bisogna anche ricordarsi bene che identificare un’etnia e definirla razza inferiore a un’altra non è un’opinione ma un reato.

Domandiamoci tutti: quali sono i motivi di un’ideologia che ci porta ad sentirci superiori a un altro essere umano? Quali i sistemi di pensiero, le filosofie o le religoni, che stanno dietro tutti questi sentimenti? Quando saremo capaci di trovare le risposte a queste semplici questioni allora avremo risolto un quesito che affligge da migliaia di anni il genere umano senza mai, veramente, trovare una adeguata risposta.


2012/09/19

Diritti e doveri


Che differenza c'è fra le foto rubate a Kate Middleton e le vignette satiriche di Charlie Hebdo?
Nessuna, sono entrambe libertà di stampa e opinione, estrema certamente, punibile eppure...

Eppure abbiamo assistito a due diversi comportamenti della giustizia francese.
Da una parte a seguito di una denuncia dei reali inglesi quelle fotografie sono state immediatamente ritirate dal magazine francese, oggi poi gli scatti "rubati" sono stati consegnati alla famiglia reale britannica. Una vittoria di Pirro questa, perchè quelle fotografie erano già state rivendute a moltissime testate di scoop e gossip dell’intero pianeta, una classica vittoria di Pirro perchè di fatto nasconde una sconfitta. È vero che il giornale francese non potrà vendere né diffondere ulteriormente gli scatti incriminati, ma è innegabile che ormai quel seno l'ha visto tutto il mondo, internet ha ripreso la notizia in lungo e in largo. Il danno ormai è stato fatto. Un danno di immagine dunque, l’immagine di una famiglia in declino. La giustizia francese ha quindi condannato il giornale al divieto di diffondere o cedere le immagini a seno nudo della duchessa di Cambridge e a restituire, entro 24 ore, tutti gli originali, pena una multa di diecimila euro ogni giorno di ritardo.
Kate Middleton, Principessa di Cambridge
Ma la giustizia francese non si è comportata allo stesso modo con le vignette satiriche di Charlie Hebdo, anzi, il premier Jean-Marc Ayrault ha sottolineato che la Francia è "un Paese in cui la libertà di espressione è garantita, compresa quella di caricatura". "Se ci sono persone che si sentono offese nelle proprie convinzioni” ha detto il premier alla radio RTL, “e ritengono che siano state violate delle leggi, e noi siamo in uno Stato in cui le leggi vengono fatte rispettare, possono rivolgersi a un tribunale”.

Ma come?

Le fotografie a seno nudo della Principesa di Cambridge forse faranno inviperire i sudditi di sua maestà la regina d'Inghilterra, siamo certi che a qualcuno verrà in mente di gettarsi nudo nella Senna o nel Tamigi per protesta, qualcun altro boicotterà i prodotti francesi per qualche tempo, poi tutto cadrà nel dimenticatoio.
Le vignette satiriche no, quelle alimenteranno l'odio del mondo islamico nei confronti di quello cristiano. Un odio recentemente riacceso dopo quel filmetto blasfemo, e diciamocelo, inutile e dannoso che un cretino qualsiasi ha prodotto negli Usa.
La Francia si era già attirata notevoli critiche dopo la legge che aboliva l'uso del velo integrale in pubblico, nelle scuole, nei luoghi pubblici.
Adesso siamo punto e a capo.

Adesso ricomincerà la caccia alle streghe, viaggiare tornerà a essere pericoloso, assisteremo a piani di emergenza codice rosso in tutte le ambasciate francesi nel mondo, in particolare in quei paesi dove l'estremismo islamico gode ancora, e nonostante tutto, di quelle protezioni politiche e ideologiche che noi nemmeno possiamo immaginare.
Charlie Hebdo fondatore dell'omonimo giornale satirico

Ne vale la pena? Assolutamente no.
Credo che certi diritti vadano limitati, non è giusto che si possa dire quello che si vuole se la nostra azione mette a rischio la vita di altri individui.

Viviamo fortunatamente in un mondo libero, ma la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri, anche se si tratta di altri popoli, altre religioni, che siano i fratelli dell'Islam o i Buddisti indiani.

La pace si crea attraverso piccoli passi, la convivenza fra popoli e religioni si fonda sulla reciproca comprensione e rispetto, nessuno può e deve permettersi di rompere questi sottili equilibri, nemmeno in nome di una presunta libertà di espressione.