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2017/01/13

Hygge



Viviamo tutti sotto stress, costretti a fare tante cose contemporaneamente, spesso sgradevoli, siamo ansiosi e tristi. Eppure basterebbe ripensare alle priorità della vita,e tentare di vivere al meglio, con il metodo Hygge, secondo le proprie possibilità, con sano realismo, ma anche con determinazione e magari un po’ di entusiasmo. Hygge non è un'idea, è una parola che i danesi, il popolo più felice del mondo secondo il Rapporto Mondiale della Felicità stilato ogni anno dall’Onu, usano da un secolo e mezzo. E che ora è illustrato e raccontato dalla danese Marie Tourell SΦderberg nel suo libro Il metodo danese per vivere felici, Hygge, in libreria e già in cima alle classifiche nel regno Unito. 

Un modo per reagire al buio e al freddo del clima nordico, ma che può funzionare in ogni parte del mondo. “Noi ci riuniamo”, racconta SΦderberg “ci mettiamo comodi e cerchiamo di trarre il meglio dal freddo e dall'oscurità. Aspiriamo al comfort e al nutrimento per l'anima nelle relazioni, nell’ambiente e negli alimenti”. Un metodo che può essere facilmente esportato ovunque perché è uno stile di vita in cui cerchi e trovi gioia nelle piccole cose: la casa, la bellezza, la tranquillità, i bambini, gli affetti, valori comuni a tutti, in ogni parte del pianeta. Hygge, una piccola parola quasi intraducibile che però si potrebbe descrivere con intimità, accoglienza, calore.

Per essere Hygge è necessario riflettere su cosa ci fa veramente stare bene, in testa la capacità di creare sempre e in ogni luogo l’ambiente migliore in modo di accogliere al meglio se stessi, familiari e amici e predisporli alla serenità. Il libro di Marie Tourell SΦderberg, non è un manuale, ma una descrizione del modo di vivere danese, ricco di fotografie e suggerimenti semplici ed efficaci: come cucinare tutti insieme, come condividere gli spazi ideali, come predisporre una tavola conviviale, in breve come godersi la vita, in città e in compagnia. 

Va da sé che, nei momenti Hygge, l’ideale è spegnere computer e cellulari, connettersi solo con chi ci è accanto ed essere realmente in quel luogo in quel momento, predisposti all’ascolto reciproco e alla gioia. Più facile a dirsi che a farsi. Ma tentare si può. “L'erba del vicino non è più verde, negli Stati Uniti, in Italia o in Scandinavia “, conclude Sodenberg “ma è più verde dove si innaffia”.

Che cosa vuol dire vivere Hygge e come riuscirci?

Hygge è la sensazione di un momento piacevole trascorso in buona compagnia. Si verifica quando si è in grado di essere presenti nel momento, quando ci si sente soddisfatti e a proprio agio. Hygge spesso c'è quando si sta insieme a persone che conosci molto bene; persone con le quali puoi essere aperto e sincero. Quando non c'è bisogno di fingere di essere qualcosa diverso da quello che sei.

Hygge è un modo di vivere in cui cerchi e trovi gioia nelle piccole cose. Andare a lavoro può diventare più hygge con una tazza di tè in mano, guardando dal finestrino. Hygge rende le cose semplici più piacevoli.
Vivere hygge significa anche dare priorità alle cose che realmente contano - stare insieme e godersi il tempo con le persone che amiamo, non mettere troppa pressione su noi stessi, il nostro lavoro e il nostro quotidiano, ma concedendoci più hygge nel fare le cose. Molti Danesi hanno scelto di avere molto hygge nella loro vita, e le loro storie ispiratrici si basano sulle cose essenziali che contano davvero.

Contro lo stress, in una parola un metodo di vita. Dove metterlo in atto? In casa, nel cibo, nel lavoro, con gli amici?
Hygge è una parola danese che i Danesi utilizzano molte, molte volte durante il giorno. La usano per descrivere le persone con cui sono, l’atmosfera, le conversazioni. E tutti sanno esattamente quali sono le qualità che rendono hygge queste cose: semplici, rilassate, autentiche, invitanti, avvolgenti, amorevoli.

Hygge non è un'idea, è una parola che usiamo da quasi 150 anni. Ma è diventato un modo per far fronte al buio e al freddo del clima nordico. Hygge è ciò che facciamo per superare l'inverno - ci riuniamo, ci mettiamo comodi e cerchiamo di trarre il meglio dal freddo e dall'oscurità. La parola e l'idea si è diffusa su tutti gli aspetti della vita quotidiana - può essere difficile mangiare in un posto che non è hyggelig, per esempio. Aspiriamo al comfort e al nutrimento per l'anima nelle relazioni, nell’ambiente e negli alimenti. E trovo che praticare hygge mi renda davvero più felice.

Decalogo sintetico per lo Hygge internazionale; come armonizzarlo con i propri usi e stili di vita.

Hygge non è una ricetta o una forma specifica - è una qualità universale che tutti conosciamo, in tutto il mondo. È abbastanza banale come le cose più belle della vita: stare seduti con un bambino appena nato e i suoi genitori a bere il caffè e non fare nient’altro che guardare il bambino. Stare con buoni amici, mangiare bene, ridendo e godendo della reciproca compagnia. Tornando a casa dopo il lavoro, fuori cade la pioggia, si scivola in abiti comodi, si accende una candela e ci si mette in un angolo con un libro e una coperta - è un sentimento universale. 

Ma avere una parola per definire tutto questo, ci rende più consapevoli nella nostra vita di tutti i giorni. "Hygge -Il metodo danese per vivere felici" è fonte di ispirazione su come trovare più hygge nella vostra vita. L'erba del vicino non è più verde, negli Stati Uniti o in Scandinavia – ma è più verde dove si innaffia! E hygge è un invito a portare nella nostra vita più cose che hanno un significato per noi. È un invito a godere di tutte le cose piccole e buone della vita – come il cibo, la famiglia e gli amici, e quando penso all’Italia, mi sembra che voi siete effettivamente molto stimolanti in questo senso. La prossima volta che verrò in Italia, non vedo l'ora di assaporare l’hygge italiana.

2015/03/28

a proposito di Andreas Lubitz....

Sono una persona che per motivi di lavoro e qualche volta di svago, viaggia con regolarità in aereo, volendo potrei vantare le ore di un comandante di Airbus e batterlo egregiamente. Una volta provai anche a contare i giorni e venne fuori che quasi un anno della mia vita l'ho trascorso sospeso a 12000 metri con i piedi nel vuoto. 
Inquietante? Nemmeno tanto, istruttivo sicuramente per lo stesso motivo per cui tutti dicono che il mezzo più sicuro per viaggiare è quello aereo. Non ci sono scuse. 
E' vero!

Secondo voi di cosa parlano, oggi, i viaggiatori negli aeroporti?

Di cosa discutono gli equipaggi nel briefing prima dell’imbarco? A cosa pensano i passeggeri al decollo, mentre l’aereo stacca l’ombra da terra? Pensano, discutono e parlano di una cosa sola. Di Andreas Lubitz e di tante vite umane finite contro una montagna. Una storia assurda perché un pilota omicida è un ossimoro. Ai piloti ci affidiamo per portarci in cielo e riportarci a terra. Lo sappiamo noi e lo sanno loro. Volare è un atto di fiducia. Negli uomini e nelle donne, prima ancora che nei professionisti dell’aeronautica.

Non l’unico, certo tra i più sconvolgenti: voliamo da poche generazioni, in fondo. Ma la nostra vita - tutta - è un esercizio di fiducia. Nel guidatore del nostro treno, nell’autista del nostro bus, nel chirurgo in ospedale. Anche nel cuoco del ristorante sconosciuto, se ci pensate: potrebbe avvelenarci tutti, e non lo fa. Questo va detto, oggi, a chi sostiene d’avere, di colpo, paura di volare. Non serve recitare statistiche, anche se provano, senza dubbio, che l’aereo resta il mezzo di trasporto meno pericoloso. Non serve segnalare che, dopo una tragedia come quella del volo Germanwings 4U4525, le procedure verranno cambiate e volare diventerà ancora più sicuro. Meglio ricordare una cosa, invece: possiamo evitare molto, ma non tutto. 

L’ossessione per il controllo domina la società occidentale. Nel fatalismo può esserci incoscienza, ma anche saggezza. La vita va difesa sempre; ma è, per definizione, vulnerabile. Non c’è scuola, non c’è spiaggia, non c’è stadio che possa considerarsi sicuro: pensate a Beslan, allo tsunami, a Heysel o Hillsborough. Credere il contrario significa diventare quelli che gli americani chiamano control freaks , controllori compulsivi. Proprio gli Usa dimostrano che nessuna società fornisce garanzie assolute. Le scuole e i cieli americani lo hanno dimostrato.

Bastano poche leggi delle fisica, e un po’ di buon senso, per rendersene conto: un aereo, splendido strumento che semplifica la vita di molti, può diventare un veicolo di morte per qualcuno. Lo hanno capito, purtroppo, i terroristi dell’11 settembre. Lo ha intuito, nel buio della sua mente, il copilota ventisettenne del volo Barcellona-Düsseldorf. Possiamo - anzi, dobbiamo - limitare i rischi. Non possiamo eliminarli del tutto. Non viaggeremmo, non mangeremmo, non berremmo, non ameremmo: saremmo robot senza le garanzie meccaniche dei robot. Moriremmo per una malattia cui non avevamo pensato, o scivolando nel bagno di casa. Essere cauti è giusto; essere ossessionati è ridicolo. Voler controllare il possibile è saggio; credere di controllare tutto è arrogante. Vivere è un atto di fiducia. Lubitz è stato il nome della morte dal cielo, ma alzate gli occhi: le stelle, su in alto, sono più numerose dei fulmini. 

2012/11/09

La Pentola a Pressione

Una pentola a pressione (non una pentola di coccio) è una tecnologia relativamente vecchia che consente alcuni alimenti di cuocere in meno tempo di quanto richiesto dai metodi convenzionali. Una pentola a pressione è posta sul fornello e il contenuto all'interno della pentola a pressione, cuoce. La pressione maggiore creata dalla tecnologia della pentola a pressione riduce drasticamente i tempi di cottura e il vapore creato serve per intenerire gli ingredienti.


L'immagine di una pentola a pressione evoca un'analogia confrontabile con la mia vita. Utilizzando la semplice descrizione di una pentola a pressione, noto che alla gente piace 'velocizzare le cose' (in particolare le cose sgradevoli), utilizzando metodi non convenzionali che possono essere delle scorciatoie, mi vengono in mente i furbetti italici ma sarei limitativo. Purtroppo ovunque si vada possiamo trovare un individuo che adotta la procedura della pentola a pressione per velocizzare la propria vita e rendere se stesso inviso agli altri che lo circondano.

La pentola a pressione che ci rappresenta idealmente insieme è esposta al calore delle sfide, le scelte non sempre facili, le decisioni che possono cambiarci la vita e il rapporto di coppia e il contenuto della nostre vite può 'cuocersi' anzitempo. 

Cottura a pressione è infatti "ridurre drasticamente il tempo di cottura e può ammorbidire gli ingredienti" (la nostra vita).

Molte tecnologie utilizzano il concetto di pressione per fornire il loro prodotto. "Sensori di pressione" sono gli amici fidati, in una varietà di industrie sono utilizzati per indicare quando c'è un punto sicuro di ebollizione e vanno ascoltati.
In campo automobilistico gli pneumatici sulle nostre auto hanno 'tappi a pressione" rappresentano i confini che impediscono una perdita di aria e se non 'limitata' può portare a diminuzione della pressione, alla perdita di affetto all'appiattimento di un rapporto di coppia, il settore delle costruzioni utilizza 'la pressione a vapore per cuocere il calcestruzzo' reppresenta l'esperienza per assicurare una maggiore longevità alle strutture, irrobustirle quando sono esposte agli elementi, l'industria della salute usa 'bende di pressione' sono agenti di guarigione, consulenti per controllare l'emorragia, ridurre il gonfiore, forniscono il supporto per un arto rotto e assorbono i liquidi.
Equilibrio


Quattro pensieri:

1.Le stagioni della vita sono nella pentola a pressione, tutto può accadere - Smettetela di piagnucolare.

2. Il 'capo cuoco' ha utilizzato meno calore nella vostra vita, ma voi avete ignorato questo calore - Confidate in Dio.

3. Se collaborate con Dio si riduce il vostro tempo di cottura - Siategliene grati.

4. Il risultato di una stagione sotto pressione è una vita tenera - Siate pronti a incoraggiare quelli 'in cottura'.

La vita è una sola, abbiatene cura.