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2017/03/22

Quattro risate



Il testo che segue è il risultato di una conversazione su skype tra due individui, ho cancellato i veri nomi per non creare imbarazzo in loro, posso assicurare che è avvenuto realmente. Se trovate che uno dei due protagonisti faccia ridere per quello che dice, ditemelo, voglio scoprire se la gente ride o sorrIde per quello che è scritto qui. Buona lettura.

[2:53:48 PM] CF:Buongiorno
[2:54:22 PM] ME: Buongiorno
[2:54:48 PM] CF: C... da Cagliari
[2:55:07 PM] ME: Ho parlato un'oretta fa con MP a proposito di quella richiesta
[2:55:50 PM] CF: Mi ricorda su Skype
[2:56:43 PM] CF: Contatto Skype?
[2:56:46 PM] ME: Lei ha parlato anzi ha richiesto un'offerta per 200 carichi di pellet per la Sardegna, corretto?
[2:57:29 PM] CF: Si certo mi può ricordare la persona?
[2:58:02 PM] ME:  MP, email .....@int....it
[2:58:13 PM] ME: ....x@int....it
[2:58:29 PM] CF:Si .....
[2:58:30 PM] ME: Si chiama ..... MP
[2:58:56 PM] CF: Si per un centro commerciale
[2:59:05 PM] ME: Io sono il direttore di MXE
[2:59:13 PM] CF:Mi controllano i 10 centesimi
[2:59:18 PM] CF: Cosa possiamo fare
[2:59:20 PM] ME: lei ha ricevuto da MP il nostro catalogo
[2:59:55 PM] ME: Non afferro la questione dei 10 centesimi, si spieghi meglio
[2:59:58 PM] CF: Si   Ha visto tutto
[3:00:30 PM] ME: chi ha visto tutto?
[3:00:38 PM] CF: A sacco intendo
[3:01:17 PM] CF: Mi interessa il prezzo finale fob
[3:01:18 PM] ME: Senta ricominciamo dal principio. A lei serve il pellet per un centro commerciale. Corretto?
[3:01:44 PM] CF: Si ok
[3:01:46 PM] ME: allora che prodotto, il pellet non e' tutto uguale eppoi l'A2 premium non esiste
[3:02:08 PM] CF: Terza fascia
[3:02:58 PM] ME:
-    qualita' premium (A1)
-    qualita normale (A2)
-    qualita' industriale ( B ) La sua terza fascia quale sarebbe?
[3:03:45 PM] CF: Devo fare miglior offerta per questa azienda che quest anno in Sardegna è mancato il pellet
[3:03:46 PM] ME: il suo cliente quanto vuole spendere a tonnellata? e consegnato dove?
[3:04:23 PM] CF: Il trasporto lo gestisco io per la Sardegna è tutto già pronto
[3:04:37 PM] CF: Parliamo di pellet materiale
[3:04:42 PM] ME: La migliore offerta non significa il prezzo piu' basso, noi non lavoriamo gratis e suppongo nemmeno lei, quindi mi dica che budget le ha dato il cliente
[3:05:00 PM] CF: Prezzo per qualità fob
[3:05:38 PM] CF: Il mio ricarico sarà 2 euro per ton
[3:05:42 PM] ME: Non esiste il prezzo FOB per il pellet, se lo va a prendere lei in Russia o in Canada? Questo pellet e' solo CIF nei porti italiani
[3:06:02 PM] CF: Chi la detto
[3:06:40 PM] CF: Per la Sardegna il trasporto incide il 50%
[3:06:49 PM] ME: Il produttore, anzi i due produttori, vendono solo CIF, se poi lo vuole diversamente si organizzi lei la nave per andarselo a prendere
[3:07:10 PM] CF: Certo
[3:07:21 PM] ME: Signore carissimo, FOB significa free on board ma al porto di partenza, non a quello di arrivo
[3:07:22 PM] CF: Sto arrivando! Perché le dico così?
[3:07:37 PM] ME: Non so, mi dica lui...
[3:07:41 PM] ME: lei
[3:08:29 PM] CF: Perché chi gestisce il trasporto fanno i prezzi a cazzo
[3:09:17 PM] CF: Mi scriva incidenza trasporto container sanpietroburgo
[3:09:30 PM] CF: Odessa
[3:09:43 PM] CF: Klaipeda
[3:09:43 PM] ME: E lei che ne sa se li fanno cosi' o no. Vedo che non conosce affatto i termini INCOTERMS 2010, le suggerisco di leggerseli
[3:10:17 PM] ME: Senta, le ho detto che questo pellet arriva solo CIF, se lo vuole FOB si organizzi a cercarselo da solo.
[3:10:32 PM] CF: Segue tutto il mio spedizioniere hm
[3:10:49 PM] CF: Ok  cif e dap
[3:11:13 PM] ME: Va bene, allora CIF, niente FOB.
[3:11:18 PM] CF: Europa e extra
[3:11:52 PM] ME: Noi abbiamo prodotti dalla Russia e dal Canada, ma mi deve dire che prodotto vuole e quanto vuole spendere il suo cliente.
[3:11:59 PM] CF: Miglio offerta Cagliari
[3:12:26 PM] ME: non esiste, mi dica il suo budget, non siamo a "OK il prezzo e' giusto"
[3:12:58 PM] ME: La migliore offerta l'ho gia' fatta, vediamo la sua LOI
[3:13:10 PM] CF: Ho un contatto con un responsabile acquisti
[3:14:08 PM] ME: Non forniamo piu' prezzi tanto per fornirli, se e' interessato mi invii una LOI
[3:14:08 PM] CF: Il pellet non è per me devo presentare un offerta migliore
[3:14:39 PM] ME: Il suo cliente come le ha richiesto l'offerta? a Voce?
[3:14:50 PM] ME: Migliore di quale?
[3:15:03 PM] CF: Che può proporre lei
[3:15:58 PM] CF: Io devo gestire stoccaggio ,consegne secondo loro chiamate sabato e domenica h24 ,magazzino
[3:16:11 PM] CF: Ho deposito
[3:16:17 PM] CF: Per loro
[3:16:35 PM] CF: E mando quando chiamano
[3:17:12 PM] CF: Ho già fatto una richiesta
[3:17:17 PM] ME: Mi dispiace ma noi non lavoriamo cosi', ho proposto a MP (che lavora per me) 5 tipi di pellet, due russi, uno canadese, uno nord americano e uno Lituano. Prezzi da 170 a 200 euro ton, 2 sono certificati ENplus A1, gli altri no, 3 sono di abete 100% 1 e' di Pino 100% e uno di Quercia/faggio.
[3:17:52 PM] ME: non ci sono le sue commissioni, le deve aggiungere.
[3:19:09 PM] CF: MP mi ha chiesto una mail e stamane lo mandata. Vorrei dei numeri basta  per fare il mio ricarico e basta .nessun problema
[3:19:39 PM] ME: Ho inviato l'email a MP, ne parli con lui.
[3:19:42 PM] CF: Mail non me ne arrivata
[3:19:56 PM] ME: infatti l'ho inviata a lui non a lei
[3:20:25 PM] CF: Dobbiamo cooperare abbiamo parlato così ieri
[3:21:14 PM] CF: Io sto gestendo alcuni contatti in Sardegna e ho chiesto informazioni per offerta
[3:21:27 PM] ME: Si certo, cooperare, ma sa com'e', ultimamente chiedono il prezzo e poi spariscono, per cui lei o il suo cliente mi inviate una LOI, lettera di intenti, e noi emettiamo una offerta
[3:21:46 PM] CF: Classica prassi
[3:21:54 PM] ME: la mia email e' info@m....e.....com
[3:22:19 PM] CF: Lo so capita anche a me
[3:22:31 PM] ME: Benvenuto in famiglia.
[3:22:51 PM] CF: 170 europea?
[3:22:57 PM] ME: russo
[3:23:06 PM] CF: Cif ?
[3:23:07 PM] ME: CIF Cagliari
[3:23:18 PM] CF: Ok più IVA
[3:23:30 PM] CF: Europeo?
[3:23:43 PM] ME: ovvio, anche piu' sdoganamento, ma quello sono circa 20 euro a container, +/-
[3:23:56 PM] CF: Devo fare tanti calcoli mi capisca
[3:24:07 PM] CF: Tutte le opzioni
[3:24:25 PM] ME: Ho un ENplus A1 a 198 euro/ton ma DAP Genova
[3:24:55 PM] ME: questo non lo posso ancora confermare, e' un prezzo indicativo.
[3:25:04 PM] CF: Certo ogni passaggio al prezzo finale da proporre è importante
[3:25:13 PM] ME: puo' essere che sia di meno, deve attendere lunedi
[3:25:30 PM] CF: In base a questi dati rispondo al responsabile commerciale
[3:25:36 PM] ME: Noi non abbiamo passaggi, trattiamo direttamente con i produttori
[3:26:01 PM] CF: Che avrà altri 50 preventivi insieme al mio e suo
[3:26:15 PM] ME: cosi' va il mondo
[3:26:43 PM] CF: Certo è per questo che il trasporto per la Sardegna vorrei gestirlo io
[3:27:12 PM] CF: Perché ho avuto prezzi nolo mare container molto differenti tra loro
[3:27:13 PM] ME: Non si puo', i produttori vendono solo a destino.
[3:28:02 PM] CF: Ai produttori interessa che il pellet esca dalla loro fabbrica pagato
[3:28:33 PM] CF: Sono produttori no trasportatori
[3:28:34 PM] ME: Senta chiariamo bene una cosa. Adesso ci sono le sanzioni contro la Russia, significa che lei se va li al massimo le danno due dita negli occhi perche' nessuna banca accetta di aprire una Lettera di Credito su una banca russa, per quello si passa attraverso di noi.
[3:29:28 PM] ME: Nel nostro prezzo, direttamente dal produttore al consumatore, c'e' compresa la triangolazione per fare in modo che lei possa avere il pellet russo.
[3:29:43 PM] CF: Si lo so
[3:30:14 PM] CF: E per quello che vorrei un Lituaino
[3:30:25 PM] CF: Geopolitica
[3:30:38 PM] ME: Costa di piu' e lo posso fare DAP Genova
[3:31:14 PM] CF: Lei mi mandi i suoi numeri e poi valuterò .
[3:31:26 PM] CF: Non le sto chiedendo altro
[3:32:24 PM] ME: I numeri li ricevera' da MP, per fare un'offerta lei mi deve inviare una LOI
[3:33:25 PM] CF: La Loi si manda dopo il preventivo
[3:34:22 PM] CF: Adesso a me non occorre niente
[3:35:23 PM] CF: A lunedì
[3:36:29 PM] ME: A lunedi
[3:36:46 PM] CF: Tutti tranquilli
[3:37:23 PM] CF: Sto lavorando quando chiedo delle offerte
[3:38:17 PM] ME: Buon lavoro allora.

2017/03/10

Arriva la reazione? Italiani stanchi e delusi dalla politica del PD sono a una svolta



Ricordo il titolo di un capitolo di un libro di storia di Armando Saitta, riferito a una certa fase della Rivoluzione francese del 1789: “furoreggia la reazione”. Titolo criptico che aveva suscitato in me, giovane studente appassionato di storia e di letteratura, grande curiosità ed inquietudine. Mi torna in mente oggi, a distanza di decenni, perché fotograferà la realtà dell’anno prossimo venturo, il 2018.

La reazione è già cominciata

Per la verità, come ormai concordano tutti i commentatori politici, la “reazione” è già cominciata nell’ultimo scorcio del 2016 con la Brexit, l’elezione di Trump e la sonora sconfitta di Renzi al referendum costituzionale in Italia. Ma questo è stato solo l’antipasto che si consoliderà con tutti i risultati delle elezioni nel vecchio continente di quest’anno: il 15 marzo in Olanda, il 23 Aprile in Francia e il 24 Settembre in Germania. Qualunque siano i risultati fin da ora sono previsti discontinuità e ribaltoni rispetto al trend tradizionale di voto. Ma il botto grosso è prevedibile proprio in Italia, alle elezioni politiche della primavera 2018 che secondo le previsioni di vari uffici legislativi dei “Palazzi romani” non si terranno a scadenza ordinaria, prevista il 24 febbraio 2018, cioè 5 anni dopo le elezioni del 2013, bensì entro 90 giorni da quella data, utilizzando strumentalmente la legge, il che significa che probabilmente si voterà a metà maggio 2018.

Quegli eccessi rivoluzionari che…

Furoreggia la reazione, perché? Nel 1795, perché dopo gli anni degli eccessi rivoluzionari della sinistra di allora, i giacobini, la destra rialzò la testa e mise fine al regime uscito dalla Rivoluzione, con la Reazione. 

Perché il 2018? 

Perché la gente oggi non ne può più dei garantismi che proteggono migliaia di criminali in servizio permanente effettivo, che una volta arrestati dalle forze dell’Ordine vengono immediatamente rilasciati a piede libero in attesa di processi che non avranno mai efficacia. 

Perchè i normali cittadini non ne possono più di essere ogni giorno vessati dalla tasse che servono a finanziare con 4 miliardi di euro il flusso di 200 mila clandestini l’anno, di cui appena il 10% veri rifugiati di guerra. 

Perchè la gente non sopporta più pensioni minime di 400 euro al mese a persona, a coloro che hanno versato contributi previdenziali tutta la vita e che invece ogni clandestino venga mantenuto dallo Stato italiano a 1100 euro al mese, finanziando cooperative di amici degli amici, senza alcun controllo di gestione, determinando ignobili speculazioni. 

Perché l’impresa, da quella grande a quella piccola, da quella industriale o agricola o commerciale, non ne può più di essere spremuta con tasse che servono a finanziare il mostruoso apparato burocratico dello Stato che non garantisce alcun diritto alle imprese, a cominciare dalla giustizia civile e amministrativa e alla concorrenza sleale della contraffazione. 

Perchè le opere pubbliche, che potrebbero essere un volano per rilanciare gli investimenti, non decollano o procedono al lumicino, in quanto i fondi vengono bloccati per garantire la liquidità di cassa allo Stato. 

Perché i cittadini sono indignati per i tagli ai servizi sanitari pubblici, che si fanno carico di migliaia di extra-comunitari, che addirittura si portano i parenti dall’estero per curarsi, e quindi coloro che ne avrebbero realmente diritto, devono ricorrere alla sanità privata poichè non sono più garantite le ordinarie prestazioni mediche e i costi delle cure più avanzate. 

Perchè la sicurezza delle persone non è garantita neppure dentro casa e quando qualcuno si difende da solo viene incriminato per eccesso di legittima difesa. Perchè la Magistratura non è più uno strumento di Giustizia, ma di lotta politica per affossare Governi o perseguitare dei leader politici o imprenditoriali. 

Perché i diritti civili non sono più la tutela delle persone, ma l’arroganza di nuove dottrine, dal gender all’utero in affitto, che vanno contro il diritto naturale e tutelano egoismi di piccole lobby, che si arrogano l’arbitrio di praticare ogni tipo di perversione. 

Perché le èlite culturali, dall’Università al Teatro, alla musica al cinema, all’editoria, che dovrebbero essere l’avanguardia del pensiero della Società, sono gruppi autoreferenziali che stabiliscono abusivamente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, senza più alcun legame con il sentire popolare, creando una frattura incolmabile tra la volontà delle persone comuni e il loro pensiero unico e incriticabile. 

Perchè non sono più accettabili leggi che non incontrano più il sentire dei popoli ma garantiscono solo banche, fondi di investimento e lobby finanziarie e speculative. 

Perchè si vogliono estirpare i costumi, le tradizioni e addirittura i cibi che vengono prodotti da secoli in omaggio a nuove norme inventate dalle burocrazie europee per il vantaggio di multinazionali ed interessi illeciti . 

La misura è colma e la pentola bolle, poichè nessuno spegne il fuoco, anzi molti aggiungono nuovo carburante esplosivo: tra poco salta il coperchio ed il botto sarà terribile. Solo che per rimediare, poi, non saranno suffcienti i normali cambiamenti, ma occoreranno misure forti che susciteranno ulteriori reazioni e determineranno implosione civile, tensione internazionale e guerre . 

Chi vincerà?

Siamo sul ciglio del big-bang, che in Italia può portare al Governo il Movimento 5 Stelle che, senza progetto e senza classe dirigente, può però riuscire a rappresentare comunque l’indignazione collettiva.

Oppure vincerà il centrodestra ripulito di coloro che in realtà non ne hanno mai fatto veramente parte, ma che si erano comodamente associati per opportunismo. 

Il PD, proprio perchè è sempre stato il referente di tutte le amministrazioni, le burocrazie, le lobby e tutti gli interessi diffusi, ora ne paga le conseguenze, essendo universalmente riconosciuto come il massimo rappresentante di tutti i poteri, da quelli istituzionali a quelli giudiziari, da quelli bancari a quelli assicurativi, da quelli dell’informazione a quelli economici. 

La reazione per una volta stabilirà che “gli ultimi saranno i primi”. 

2017/02/15

TRUMP FOREVER



La presidenza di Donald Trump è destinata a durare, nonostante la “guerra mediatica” scatenata contro il presidente Usa da “élite benpensanti” e pezzi degli apparati di sicurezza, culminata al momento nelle dimissioni del consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn. Parola di Edward Luttwak, profondo conoscitore degli ambienti politici di Washington, che minimizza lo scontro in atto tra la Casa Bianca e la comunità dell’intelligence. Uno scontro “enormemente esagerato”, dice il politologo, raggiunto telefonicamente dall’Adnkronos. A rinfocolare le polemiche ci ci pensa lo stesso Trump, con i tweet nei quali senza giri di parole accusa Fbi e 007 di passare alla stampa informazioni riservate al solo scopo di screditare la sua amministrazione, tesi peraltro verosimile e quasi riscontrabile. Luttwak non nega che ci sia “tensione” tra la Casa Bianca e gli apparati di intelligence. Due i principali motivi a suo giudizio. Il primo è dovuto alla “annunciata riduzione” che questa amministrazione vuole attuare rispetto alla “crescita eccessiva” degli apparti di intelligence avvenuta dopo l’11 settembre 2001. “Sono troppo grandi, con troppi soldi e troppa gente non qualificata”, dice Luttwak. Il secondo motivo sarebbe invece legato alla politica estera della nuova amministrazione che punta a un nuovo asse con Mosca. Trump, spiega Luttwak, “vuole un accordo con la Russia per respingere la Cina” e le sue mire espansionistiche. Ci sono molti “ex funzionari dell’intelligence”, quelli che parlano con la stampa, afferma il politologo, che sono “contro l’idea di Trump”.

Per Luttvak è in corso una guerra alle élite

Ma soprattutto, è in corso secondo Luttwak “una guerra mediatica dei benpensanti contro Trump”. Per il politologo “è giusto che sia così”, perché il discorso inaugurale del nuovo presidente è stato una vera e propria “dichiarazione di guerra alle élite” di Washington. “Quando sfidi un’intera élite di benpensanti, questi reagiscono perché non vogliono rimanere fuori gioco per otto anni”, chiosa Luttwak. Eppure, aggiunge, “non vedo il rischio paralisi” per la Casa Bianca. Il successo di questa amministrazione a suo giudizio si misurerà sull’economia, sulla realizzazione del progetto Rebuild America. Il piano da 1,3 trilioni di dollari al quale sta lavorando “la squadra principale” di Trump per costruire e ammodernare le infrastrutture Usa. Il piano è “il cuore di questa Amministrazione”, dice il politologo. 

E la rielezione di Trump a suo giudizio, più che sui metodi poco ortodossi importati alla Casa Bianca o sugli scivoloni personali – “tutte cose triviali” – si giocherà sulla creazione di posti di lavoro: “E molti di questi posti andranno a persone che non lo hanno votato”. Ma se anche le “élite benpensanti” dovessero avere la meglio e costringere Trump alle dimissioni prima della scadenza del suo mandato, “questa vittoria sarebbe in realtà la loro più grande sconfitta”. Perché “l’ironia” di tutta questa storia, spiega Luttwak, è che al posto di Trump subentrerebbe il vice presidente Mike Pence. Un uomo che “ha le stesse idee di Trump, ma è più rigoroso, è religioso e non ha vulnerabilità personali”. Pence, insomma, sarebbe inattaccabile.

2017/01/22

L'America di Trump



L’America di Trump e i giornali italiani. È così che la narrazione liberal ha fatto cilecca. S’è inceppata. Quasi si trattasse di “vil razza” d’annata. D’annata con l’apostrofo, ovvio, che potrebbe stare per stagionata, vissuta, attempata. Perciò scaduta. Nulla a che vedere col Rigoletto di Verdi, of course. Anche se… 

Anche se rammenti. I grandi inviati che in tutti questi anni ci hanno raccontato l’America liberal, l’America di Barack Obama e Michelle, l’America aperta (nel senso delle frontiere) e l’America solidale (quella che paga per tutti). L’America che ci sorprende, l’America che ci difende. E vai di iperbole. Caratteri in grassetto e certezze sciorinate in faccia al lettore: ecco la narrazione che ci è arrivata da Washington, da New York, da ogni angolo d’America. 

Perchè c’era finalmente Obama e tutto andava bene. C’era, poi, pronta Hillary e, naturalmente, tutto sarebbe proseguito a meraviglia. C’era è vero più di qualche mal di pancia, di scontento e un bel po’ di risentimento contro il pensiero dominante. C’erano i disoccupati, le delocalizzazioni aziendali, la rivolta contro l’Obama care, la crisi del sistema bancario, le falle dell’intelligence e la cocciutaggine nel volere esportare la “democrazia” dove non era né richiesta né sognata. 

C’era la Siria, la Libia, l’Isis, l’Iraq, la Turchia, Guantanamo, Cuba, l’Ucraina, israeliani e palestinesi ecc, ecc. Ma, insomma: quisquilie. Nulla che il genio liberal non avrebbe potuto controllare, ricondurre a più miti e ragionevoli consigli. Del resto i liberal erano gli “eletti”, i migliori. E al loro verbo attingevano i narratori nostrani. I quali hanno fatto a gara a dire e spiegare a noi poveri mortali, per tutti questi anni, di quale solluchero sarebbe stata l’America della Clinton dinasty dopo i radiosi anni di Obama. 

Poi è arrivato Donald Trump. E' stato prontamente liquidato con un’alzata di spalle, un sorrisetto ironico e un tratto di penna, tipo: “Ecco a voi un ricco imbecille!“. Ma qualcosa non ha funzionato. Trump s’è certamente dimostrato ricco, tanto da spendere i suoi soldi in campagna elettorale. Ma non proprio imbecille. Al suo fianco – ad onta delle critiche femministe e sempre liberal – Melania faceva e fa la sua magnifica figura. Le sue parole d’ordine hanno sfondato. Un elettorato praticamente orfano s’è ritrovato. 

È così che la narrazione liberal ha fatto cilecca. 

S’è inceppata.

Sobrietà



Leggo sul dizionario della lingua italiana:
sobrietà [so-brie-tà] s.f. inv.1 Moderazione, misura, nell'assecondare i propri istinti naturali: s. nel bere, nel mangiare2 figurativo: Rifiuto del lusso, dell'eccesso e dell'esagerazione: vestire con s.; concisione, stringatezza: s. di stile.
Da qualche mese il termine “sobrietà” è entrato prepotentemente nel lessico politico, per indicare la cura più adatta per la ricostruzione dei luoghi abruzzesi colpiti dal terremoto aprutino oppure una sorta di contrappasso per quei gestori di una politica esagerata che hanno vissuto dissennatamente nel passato. Alcuni la evocano come uno spettro per le nostre società opulente, altri mettono in dubbio l’effettiva efficacia di un rigore fine a se stesso, mentre non manca chi da tempo la identificava come una via di uscita dalle contraddizioni del consumismo capitalista. 


Eppure - tradizionalmente - sobrietà, temperanza e moderazione (termini che utilizzo qui come sinonimi) sono sempre state concepite e presentate non come “punizioni” o “medicine” amare, ma come virtù e vie per la felicità. Certo, nelle epoche storiche di abbondanza di risorse e di opportunità, in cui è più facile che le persone possano permettersi di esagerare e sprecare, appaiono più forti gli inviti al discernimento nell’uso delle cose e alla moderazione nel loro consumo, identificando nello spreco e nel lusso un fattore di corruzione e decadenza. Invece, in epoche più austere, nelle quali la maggioranza delle persone ha appena il necessario per sopravvivere, la cultura e l’immaginario collettivo sembrano più sensibili alla possibilità di eccedere, tanto da far nascere figure eroiche la cui virtù stava proprio nell’esagerazione. 

Piccola introduzione al pezzo di Franco Bechis a proposito delle miserie causate da sisma del 24 agosto dello scorso anno e non ancora risolte causa "sobrietà"! Leggiamo insieme e, se vi di commentare, fatelo pure senza ritegno:

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, si è quasi offeso per qualche critica arrivata alla gestione dell’emergenza nel terremoto e anche con la valanga di neve che si è abbattuta su quelle zone martoriate da mesi. Ha chiesto a tutta la politica sobrietà. Sobrietà, a dir la verità, dovrebbe avere il governo, perché quello che sta emergendo è una disorganizzazione totale della macchina pubblica in quelle zone, e anche l’abbandono a cui sono state lasciate le popolazioni che avevano già sofferto tanto dal 24 agosto a oggi.

Sobrietà vorrebbe dire non promettere quello che sai di non potere mantenere, sobrietà voleva dire non dire “ho consegnato le casette e si è chiuso il tema di Amatrice” quando avevi consegnato - lo disse Matteo Renzi in televisione in diretta - in quel momento qualche asse con cui costruirne una ventina, mentre le esigenze ovviamente sono di centinaia.

Sobrietà vorrebbe dire non aspettare che i sindaci di quelle zone lancino ogni volta degli allarmi anche drammatici, anche disperati. Il sindaco di Amatrice ha un buon rapporto con i media, deve chiamare sempre televisioni, radio, altri media per dire quello che dice anche direttamente ai responsabili della macchina della Protezione civile, ma che poi non viene fatto.

La sobrietà è una caratteristica importante durante l’emergenza da parte del governo. Io ho letto il 17 gennaio un appello fatto al Commissario per la ricostruzione, Vasco Errani, da tutti gli ordini professionali coinvolti nella ricostruzione nelle Marche. E’ un appello drammatico, anche pieno di critiche perché raccontano che le ordinanze, le circolari sul terremoto hanno cambiato almeno 5 o 6 volte le regole. E a questo punto i professionisti, sto parlando degli ingegneri, geometri, architetti che stavano lavorando nella zona, si rifiutano di farlo.

6000 persone che lavoravano lì dicono: “in queste condizioni non è possibile lavorare”. O vi mettete intorno a un tavolo e decidete una volta per tutte quello che va fatto - non ci fate fare una valutazione quando non avete ancora fatto la raccolta di tutti i detriti e portato via le macerie - oppure lavorare in queste condizioni è assolutamente inutile.

Sono molte le pecche che stanno emergendo in questa gestione della macchina organizzativa. So per certo – perché ho parlato con i diretti responsabili – che c’è un’organizzazione di volontariato che, per esempio, aveva dei container già pronti che avevano utilizzato in altre occasioni e che li hanno offerti alla Protezione civile, al Commissario per la ricostruzione, perché li dessero ai terremotati. Alcuni di questi container servivano per esempio per mantenere, come fossero delle stalle, gli allevamenti con un minimo di protezione e un minimo di calore. L’offerta è arrivata tra fine ottobre e i primi di novembre. E’ stata rifiutata, dicendo: “Noi vogliamo fare le cose regolari, fare le gare, non possiamo accettare questo modo di procedere.” 

Il risultato è stato che sotto la grande nevicata stanno morendo quasi tutti gli animali. Non sono protetti comunque anche quelli che sono vivi in questo momento. Di container ne sono stati consegnati 2 su 350 promessi.

Questi sono i risultati di un disastro organizzativo. Altro che non fare critiche. Bisogna dare voce a tutta la popolazione locale, che si lamenta in continuazione e ha mille ragioni per farlo, e a tutti gli amministratori locali che spesso si sono battuti soprattutto contro la burocrazia. Mille regole che hanno messo, sono decine le ordinanze, le circolari o della Protezione civile o del Commissario per la ricostruzione che hanno fatto null’altro che complicare la vita alla gente. Poi non si può abbandonarli lì.

Se c’era una cosa che era prevedibile, lo hanno detto in molti, erano le grandi nevicate in questo periodo. È impensabile che non esistano sul luogo, in una zona che era già devastata dal terremoto e che aveva tanti problemi di viabilità, i mezzi necessari per assicurare di arrivare.

Ho sentito anche dal Responsabile della protezione Civile delle cose che non hanno alcun senso. La portavoce della Protezione in TV ha detto che non sapevano quanta gente era ritornata nelle case. Chi deve saperlo, se le case sono state dichiarate agibili e la popolazione è rientrata? Non c’è nemmeno una mappa di quelle, quindi non sapevano dove intervenire nel caso di emergenze, perché non sapevano se c’era qualcuno in quelle case.

Allora, qui il problema è la sobrietà nell’azione del governo, che non faccia più annunci che poi non è in grado di mantenere, che siano semplicemente degli spot per le mille campagne elettorali che ci sono, e anche una sveglia nell’azione, perché questa gente non può più essere lasciata sola, abbandonata, come è stato. Deve avere l’idea di avere di fronte uno Stato che protegge i propri cittadini soprattutto nel momento del bisogno.

di Franco Bechis

2017/01/18

Riscaldamento globale Glaciazione Europea, cosa non va?



Il pianeta si sta riscaldando? Lo affermano tutti, tecnicamente è riscaldamento antropico. Ma cosa significa in realtà? Riscaldamento globale non significa solo parlare di anidride carbonica, ma di Sole e di tutti quei fattori antropici o naturali capaci di modificare su varie scale temporali, la temperatura del pianeta, è però interessante ripercorrere la strada che ha portato dai primi pionieri dell'effetto serra, alla certezza che le attività antropiche sono in grado di modificare, in buona misura, la composizione atmosferica e quindi la temperatura globale. La teoria del ‘cambiamento climatico di origine antropica’ è un’ipotesi infondata secondo cui il nostro clima è stato influenzato negativamente dall’utilizzo dei combustibili fossili. Utilizzo che negli ultimi 100 anni ha leggermente aumentato la temperatura media sulla superficie terrestre, con conseguenze ambientali disastrose secondo una parte della scienza. L'altra parte afferma esattamente il contrario. In effetti non è l'utilizzo dei combustibili fossili il problema vero ma l'emissione di CO2 in grandi quantità e questa, si è visto, non deriva solo dai combustibili fossili ma dai bovini.

Nel secolo precedente, quello dei nostri nonni, il numero di ruminanti distribuiti sulla superficie terrestre era inferiore di circa il 70% rispetto ai valori attuali. I gas a effetto serra emessi dal bestiame, sono responsabili di circa il 10% delle emissioni a effetto serra globali. Il bestiame rilascia metano attraverso i microorganismi che sono coinvolti nel processo di digestione animale, e protossido di azoto attraverso la decomposizione del letame. Il 74% delle emissioni mondiali è causato dai bovini. Questo è principalmente dovuto all'abbondanza di vacche da latte ma anche dalla grande quantità di metano e protossido di azoto emessi dai bovini da carne rispetto agli altri animali. Le pecore contribuiscono per il 9%, i bufali il 7%, i maiali il 5% e le capre il 4%.

Ciò che in un certo momento sembra corretto, può diventare nel tempo, incerto, superato o sbagliato, alla luce di nuove tecniche di indagine e di nuovi dati osservati. Ci sono tanti esempi nella storia della scienza; la continua evoluzione delle tecniche di misura, delle teorie e l'ampliamento dei dati a disposizione, permette di sviluppare ipotesi sempre più precise ed articolate, e di verificare le teorie con nuovi dati. 

Così è avvenuto nelle ricerche sul cambiamento climatico dove si è arrivati ad attribuire all'anidride carbonica, da prima considerata un gas di scarso rilievo perchè presente solo in tracce nell'atmosfera, il ruolo di termostato atmosferico. Tuttavia la teoria che un aumento di anidride carbonica nell'atmosfera, aumenterebbe le temperature globali, e causerebbe altre modifiche al clima della Terra, pur non essendo nuova, lascia ancora ampi margini di interpretazione. Da quasi 200 anni si addebita a essa le responsabilità del nostro attuale stato, tuttavia i carotaggi profondi effettuati in Antartide, dicono che un riscaldamento globale è avvenuto in passato e la colpa non era certo dell'uomo che, a quel tempo, parliamo di 600 anni fa,  e come spesso accade, all'inizio fu avversata da molti scienziati, prima di di arrivare a una condivisione.

Tuttavia alcune considerazioni sono importanti. Nella fisica di un sistema caotico, come lo è la meteo, gli eventi possono accadere con le frequenze su tutte le scale temporali. Qualsiasi punto su una pianura può essere inondato fino ad un certo livello su tutte le scale di tempo, da cinque giorni, ad un mese, a milioni di anni, è del tutto imprevedibile. E allora? Come è possibile affermare che il pianeta si sta riscaldando?

Una massa calda di acqua dolce si alza e si sposta a nord attraverso l’Oceano Atlantico.
È diretta verso l’Artico. Lì, venti gelidi le sottrarranno calore e liquido dalla superficie e l’acqua affonderà, più fredda, più salata, più densa fino al fondo dell’oceano – e comincerà un lento viaggio di ritorno verso le latitudini più basse, scivolando sotto altra acqua calda, diretta a nord.

Tutto quel calore portato via dalla sua superficie rimodella il clima locale. Entra nell’atmosfera del Nord Atlantico, riscaldando appena appena il clima di luoghi come l’Islanda, la Gran Bretagna e il Nord Europa. Questo è il motivo principale per cui queste regioni sono, se non calde, almeno vivibili.

Il ciclo di acqua più dolce, più calda che si muove verso nord al di sopra di acqua più salata, densa e fredda diretta a sud nell’Atlantico settentrionale, si chiama Circolazione Termoalina Meridionale Atlantica (o AMOC per Atlantic Meridional Overturning Circulation). Fa parte di un complesso sistema globale tridimensionale, basato su differenze di salinità, densità e temperatura, che fa circolare calore e materia per le profondità degli oceani in tutto il mondo, detto anche Grande Nastro trasportatore (nell’immagine qui sotto).

Il grande nastro trasportatore, o circolazione termoalina. Luis Fernández García/Wikipedia

E sta cambiando. In un trend che risale al 2004, l’AMOC ha visto una diminuzione di circa due terzi della sua forza precedente, il che può aver portato ad alcuni inverni rigidi nel Regno Unito e in Europa occidentale. Alcuni scienziati hanno anche agitato lo spettro di un crollo totale dell’AMOC – un paradossale scenario di riscaldamento che porterebbe a inverni molto più duri e all’espansione delle calotte di ghiaccio nel Nord Atlantico. Sarebbe un paradosso, ma non impossibile, conseguenza di un riscaldamento globale.

Vi ricorda qualcosa? Forse ai cinefili più incalliti: se ne parla nel bizzarro film del 2004 “The Day After Tomorrow”. Confesso di non averlo visto di recente, ma ecco il riassunto di quello che ricordo dall’unica volta in cui l’ho visto: uno scienziato coraggioso assiste al distacco di un’enorme parte della banchisa antartica (che peraltro sta realmente avvenendo ndr) mette in guardia i suoi colleghi che l’AMOC collasserà nel giro di alcuni anni.

Ma loro gli rispondono tipo: “Naaa!”. Invece, naturalmente, l’AMOC crolla tutto d’un tratto. Ed è un bel problema! Ora ci sono tre giganteschi uragani di ghiaccio e tutti devono correre via dal Messico, o era la Biblioteca Pubblica di New York? Comunque alla fine il vice presidente, che ha una vaga somiglianza con Dick Cheney, chiede scusa.
Quel film era, certamente, non proprio scientifico. E negli anni a venire è diventato una sorta di parodia per fare a pezzi i veri climatologi.

Ma una nuova ricerca suggerisce che il seme su cui quell’idea è cresciuta – che il cambiamento climatico potrebbe guidare un crollo totale dell’AMOC – potrebbe essere una minaccia ben più significativa di quanto chiunque si renda conto.
In un documento pubblicato la settimana scorsa su Science Advances il geofisico di Yale Wei Liu e i suoi coautori dimostrano quella che dicono essere una significativa distorsione nei modelli climatici esistenti riguardo alla stabilità dell’AMOC, e mostrano come l’aumento di calore e di CO2 nell’atmosfera potrebbe direttamente portare al collasso dell’AMOC.

“I modelli climatici attribuiscono eccessiva stabilità all’AMOC” ha detto Liu a Business Insider. “I modelli lo mostrano molto stabile. Persino in caso di surriscaldamento globale, registra soltanto un indebolimento moderato”.
Ma il suo lavoro, dice, basato su osservazioni recenti del mondo reale, mostra che l’AMOC potrebbe passare da un equilibrio – stabile – a un altro – collassato – in un lasso di tempo abbastanza breve, geologicamente parlando.

“In questo scenario, il raffreddamento nell’Atlantico del nord sarebbe così forte che supererebbe il riscaldamento [in quella regione], portando, al netto, ad un raffreddamento nell’Atlantico del nord”.
Il risultato? Anche quando il resto del mondo si riscalda, parti d’Europa potrebbero sperimentare significanti raffreddamenti annuali, per un periodo di alcuni secoli.

Liu avverte che questo risultato si basa ancora su un unico modello. Invece di lavorare su un costante aumento di CO2 nell’arco di decenni, lui e i suoi coautori hanno utilizzato un semplice raddoppio del CO2 tutto in una volta, dopo di che resta costante nell’atmosfera. Questo è un modello più approssimativo, ma i suoi risultati sono abbastanza significativi per indicare la strada verso la ricerca futura. Liu ha detto che il prossimo passo per i ricercatori è quello di eseguire esperimenti simili in tutta una vasta gamma di modelli complessi.

Più informazioni ricavate da modelli faranno brillare di nuova luce l’ipotesi secondo cui un collasso totale dell’AMOC è probabile, e indicherebbero quali regioni potrebbero essere influenzate, e in quanto tempo potrebbe accadere.

2017/01/16

Botta di Sale!


Foto di Roberto Boccaccino

Potevano scendere a dorso di mulo verso il mare con i sacchi carichi di zolfo e ritornare a casa con il sale. Oppure potevano arrampicarsi sulle montagne, seguire controcorrente il corso del fiume e approvvigionarsi in cima. Possedere un mezzo di trasporto, in quel caso lo "scecco" - asino in siciliano - faceva la differenza fra un morto di fame e un benestante.

Un tempo quella polvere bianca era come l'oro, era moneta di scambio, duemila anni fa i soldati romani venivano pagati con quella. Le parole hanno sempre una loro storia e "salario" deriva proprio da sale.

Anche quel fiume che attraversa la Sicilia nel suo cuore più profondo porta un nome che racconta il territorio: Salso, salato. Passa dentro canyon da brividi di bellezza dalle parti di Capodarso, trasporta se stesso sporco di sale e poi di zolfo, le caverne che abitavano le montagne al centro dell'isola.

Più su, un agglomerato di case dove vivevano gli schiavi delle "pirere", le miniere, era tanto arsa e piena di vulcanelli da prendersi il nome di Terrapelata.

Ma quella in alto in alto, a Petralia tra le vette delle Madonie palermitane, era quasi irraggiungibile e sembrava una cattedrale. Poi c'erano e ci sono ancora le altre due, a Realmonte e a Racalmuto, dall'altra parte, nella provincia agrigentina. Realmonte che in Canada è Montreal, in Messico Monterrey, a Palermo semplicemente Monreale.

Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia, ulivi e viti in superficie, un grande teatro sotterraneo fatto di sale. Ce n'era un'altra ancora di miniera di salgemma, a Pasquasia, fra Enna e Caltanissetta. Diventata famosa ma non per le sue naturali sculture abbaglianti ma per vicende di mafia - sub appalti e caporalato - e per voci ricorrenti che la davano scelta come pattumiera di scorie radioattive provenienti da mezza Italia.

La Sicilia e il sale. Le gallerie di Petralia e i mulini a vento di Mozia, le collinette bianche davanti all'isola di Favignana, mare e montagna. Il sopra e il sotto. Ma è soprattutto il sopra che nasconde segreti di milioni e milioni di anni fa, almeno cinque. Il Mediterraneo che si tramuta all'improvviso, la salinità delle sue acque che cambiano, i sollevamenti tettonici provocati dalla placca calabra e da quella africana, le erosioni, i terremoti: ecco da dove è uscita la meraviglia del sale di Petralia. 

È unico in tutta Europa, un capolavoro a 1100 metri di altezza. Quaranta e passa chilometri di cunicoli, un labirinto, viscere, ignoto, l'odore della terra in fondo alla terra, percorso stregato. Ancora oggi con dentro i suoi "perforatori" che hanno il compito di fare i buchi nei fianchi della montagna, con i "fochini" che poi devono caricare l'esplosivo e metterlo abilmente nei fori, con i "disgaggiatori" che si mettono lì a scrollare pazientemente le parti di sale che neanche la dinamite riesce a buttare giù, con i "palisti" che riempiono con i loro bulldozer il sale sui camion in attesa fuori dalla miniera.

Non ci sono più "scecchi" e bisacce, né selle e speroni. Ma ruspe, autoarticolati, giganteschi vagoni. Il miglioramento, l'evoluzione, la tecnologia. Resta il prodigio delle figure e delle forme, le polveri, il bianco che acceca. Resiste un po' di tradizione nella lingua. I siciliani non dimenticano mai il senso delle parole. 

Si diceva una volta e si dice ancora oggi: botta di sale. È una sorta di macumba isolana, un maleficio ma che ormai è di poco conto ma trae origini da un'espressione più cruda e violenta. Originariamente era una vera maledizione: botta di sangue, cioè augurare tutto il male possibile a qualcuno e in qualche caso la morte sul colpo. Addolcita nel corso dei decenni, botta di sale - una sostanza tutto sommato innocua e bella da vedere - viene tutt'ora utilizzata al posto di "accidenti" o "mannaggia". O qualche volta anche per auto-colpevolizzarsi. Botta di sale, ma cosa ho fatto?



2017/01/15

ALITALIA le radici del fallimento!

Anche il ministro Calenda sostiene e dichiara - come Padoan – cose sante a proposito della Alitalia che da tanti anni è in agonia e ci va giù senza mezzi termini “I dirigenti non sono all’altezza”. Chissà cosa ne pensa il presidente dell’ex compagnia di bandiera, Cordero di Montezemolo, l’onnipresente tuttologo manager parapubblico (o “paraculato”) che passa da un buco industriale all’altro, ma sempre ricevendo interessanti prebende. 

Poi Calenda insiste “Ma non devono pagare i dipendenti”. Giusto se si intendono i poveracci avventizi, un po’ meno per la crosta dorata di tanti (troppi) dipendenti e dirigenti che – come per esempio tanti piloti – hanno ricevuto per decenni stipendi super pur lavorando molto meno dei concorrenti. 

Mentre Alitalia fallisce le altre compagnie aeree hanno intanto superato le crisi e volano alla grande. Dire oggi, per esempio, che Alitalia soffre “per la concorrenza dei low-cost” è ovvio, ma era previsto e sta nelle logiche di mercato, eppure mentre le altre compagnie si sono adeguate Alitalia sprofonda nel baratro.

La crisi Alitalia ha nomi e cognomi anche per le scellerate scelte su rotte e aerei da utilizzare che hanno distrutto una Compagnia da sempre peraltro idrovora di fondi pubblici. Così i numeri sono inequivocabili: a Dubai – per esempio solo dalle 3 alle 4 del mattino - partono in un’ora 21 voli intercontinentali, da Malpensa solo una decina in 12 ore. 

Emirates ha 3 voli giornalieri su Milano sempre pieni, Alitalia ha cancellato l’unico collegamento che aveva, salvo poi piangere per le maxi-perdite. 

L’esempio di Malpensa è infatti un classico esempio di incompetenza ed assurdità, hanno ucciso l’unico vero aeroporto intercontinentale del Nord Italia subito dopo averlo costruito e solo per folli visioni romanocentriche del traffico aereo. Qualcuno pagherà? Non credo, ma certo, pagano e pagheranno tutti gli italiani visto che la “privata” Alitalia in realtà è in mano alle banche che poi vedono di fatto regolarmente ripianati i propri disastri dai risparmiatori e dallo stato. 

E il gioco dell’oca ricomincia, mentre i “dirigenti incompetenti” (parola di ministro) passano da guidare i treni a far volare gli aerei, dalle società partecipate pubbliche ai cantieri, dai telefoni alle autostrade.

Vi stanno fregando, è giusto che lo sappiate.

2017/01/13

Hygge



Viviamo tutti sotto stress, costretti a fare tante cose contemporaneamente, spesso sgradevoli, siamo ansiosi e tristi. Eppure basterebbe ripensare alle priorità della vita,e tentare di vivere al meglio, con il metodo Hygge, secondo le proprie possibilità, con sano realismo, ma anche con determinazione e magari un po’ di entusiasmo. Hygge non è un'idea, è una parola che i danesi, il popolo più felice del mondo secondo il Rapporto Mondiale della Felicità stilato ogni anno dall’Onu, usano da un secolo e mezzo. E che ora è illustrato e raccontato dalla danese Marie Tourell SΦderberg nel suo libro Il metodo danese per vivere felici, Hygge, in libreria e già in cima alle classifiche nel regno Unito. 

Un modo per reagire al buio e al freddo del clima nordico, ma che può funzionare in ogni parte del mondo. “Noi ci riuniamo”, racconta SΦderberg “ci mettiamo comodi e cerchiamo di trarre il meglio dal freddo e dall'oscurità. Aspiriamo al comfort e al nutrimento per l'anima nelle relazioni, nell’ambiente e negli alimenti”. Un metodo che può essere facilmente esportato ovunque perché è uno stile di vita in cui cerchi e trovi gioia nelle piccole cose: la casa, la bellezza, la tranquillità, i bambini, gli affetti, valori comuni a tutti, in ogni parte del pianeta. Hygge, una piccola parola quasi intraducibile che però si potrebbe descrivere con intimità, accoglienza, calore.

Per essere Hygge è necessario riflettere su cosa ci fa veramente stare bene, in testa la capacità di creare sempre e in ogni luogo l’ambiente migliore in modo di accogliere al meglio se stessi, familiari e amici e predisporli alla serenità. Il libro di Marie Tourell SΦderberg, non è un manuale, ma una descrizione del modo di vivere danese, ricco di fotografie e suggerimenti semplici ed efficaci: come cucinare tutti insieme, come condividere gli spazi ideali, come predisporre una tavola conviviale, in breve come godersi la vita, in città e in compagnia. 

Va da sé che, nei momenti Hygge, l’ideale è spegnere computer e cellulari, connettersi solo con chi ci è accanto ed essere realmente in quel luogo in quel momento, predisposti all’ascolto reciproco e alla gioia. Più facile a dirsi che a farsi. Ma tentare si può. “L'erba del vicino non è più verde, negli Stati Uniti, in Italia o in Scandinavia “, conclude Sodenberg “ma è più verde dove si innaffia”.

Che cosa vuol dire vivere Hygge e come riuscirci?

Hygge è la sensazione di un momento piacevole trascorso in buona compagnia. Si verifica quando si è in grado di essere presenti nel momento, quando ci si sente soddisfatti e a proprio agio. Hygge spesso c'è quando si sta insieme a persone che conosci molto bene; persone con le quali puoi essere aperto e sincero. Quando non c'è bisogno di fingere di essere qualcosa diverso da quello che sei.

Hygge è un modo di vivere in cui cerchi e trovi gioia nelle piccole cose. Andare a lavoro può diventare più hygge con una tazza di tè in mano, guardando dal finestrino. Hygge rende le cose semplici più piacevoli.
Vivere hygge significa anche dare priorità alle cose che realmente contano - stare insieme e godersi il tempo con le persone che amiamo, non mettere troppa pressione su noi stessi, il nostro lavoro e il nostro quotidiano, ma concedendoci più hygge nel fare le cose. Molti Danesi hanno scelto di avere molto hygge nella loro vita, e le loro storie ispiratrici si basano sulle cose essenziali che contano davvero.

Contro lo stress, in una parola un metodo di vita. Dove metterlo in atto? In casa, nel cibo, nel lavoro, con gli amici?
Hygge è una parola danese che i Danesi utilizzano molte, molte volte durante il giorno. La usano per descrivere le persone con cui sono, l’atmosfera, le conversazioni. E tutti sanno esattamente quali sono le qualità che rendono hygge queste cose: semplici, rilassate, autentiche, invitanti, avvolgenti, amorevoli.

Hygge non è un'idea, è una parola che usiamo da quasi 150 anni. Ma è diventato un modo per far fronte al buio e al freddo del clima nordico. Hygge è ciò che facciamo per superare l'inverno - ci riuniamo, ci mettiamo comodi e cerchiamo di trarre il meglio dal freddo e dall'oscurità. La parola e l'idea si è diffusa su tutti gli aspetti della vita quotidiana - può essere difficile mangiare in un posto che non è hyggelig, per esempio. Aspiriamo al comfort e al nutrimento per l'anima nelle relazioni, nell’ambiente e negli alimenti. E trovo che praticare hygge mi renda davvero più felice.

Decalogo sintetico per lo Hygge internazionale; come armonizzarlo con i propri usi e stili di vita.

Hygge non è una ricetta o una forma specifica - è una qualità universale che tutti conosciamo, in tutto il mondo. È abbastanza banale come le cose più belle della vita: stare seduti con un bambino appena nato e i suoi genitori a bere il caffè e non fare nient’altro che guardare il bambino. Stare con buoni amici, mangiare bene, ridendo e godendo della reciproca compagnia. Tornando a casa dopo il lavoro, fuori cade la pioggia, si scivola in abiti comodi, si accende una candela e ci si mette in un angolo con un libro e una coperta - è un sentimento universale. 

Ma avere una parola per definire tutto questo, ci rende più consapevoli nella nostra vita di tutti i giorni. "Hygge -Il metodo danese per vivere felici" è fonte di ispirazione su come trovare più hygge nella vostra vita. L'erba del vicino non è più verde, negli Stati Uniti o in Scandinavia – ma è più verde dove si innaffia! E hygge è un invito a portare nella nostra vita più cose che hanno un significato per noi. È un invito a godere di tutte le cose piccole e buone della vita – come il cibo, la famiglia e gli amici, e quando penso all’Italia, mi sembra che voi siete effettivamente molto stimolanti in questo senso. La prossima volta che verrò in Italia, non vedo l'ora di assaporare l’hygge italiana.

2016/12/26

Miliardari si diventa! (meno male)


Non tutti i miliardari sono nati con la camicia.
Il modo di dire “mi sono fatto da solo” può sembrare un luogo comune, ma affonda le sue radici nella realtà.
Con determinazione e perseveranza straordinarie, ci sono persone in tutto il mondo hanno superato le diseguaglianze e ottenuto il successo.
Ecco 19 persone che sono nate povere e sono diventate miliardarie.
Howard Schultz di Starbucks è cresciuto in un complesso edilizio per poveri





Patrimonio netto: 3 miliardi di dollari

Spencer Platt/Getty
In un’intervista con il Mirror, Schultz dice: “Crescendo, mi sentivo sempre come se stessi vivendo dall’altra parte del recinto. Sapevo che le persone dall’altra parte avevano più risorse, più soldi e famiglie più felici. E per qualche motivo, non so perché o come, volevo scavalcare quel recinto e ottenere qualcosa che andasse al di là di quello che la gente riteneva possibile. Adesso mi vedete in giacca e cravatta, ma so da dove vengo e cosa significa”.
Schultz ottenne una borsa di studio per il football americano alla University of Northern Michigan e dopo la laurea iniziò a lavorare per Xerox. Poco dopo, rilevò una caffetteria della catena Starbucks, che all’epoca aveva solo 60 negozi. Schultz divenne l’AD della compagnia nel 1987 e la portò a oltre 16.000 negozi in tutto il mondo.
Nata in povertà, Oprah Winfrey è diventata la prima corrispondente televisiva afro-americano a Nashville






Sara D. Davis / Getty Images
Winfrey è nata in una famiglia povera del Mississippi, ma ciò non le ha impedito di aggiudicarsi una borsa di studio alla Tennessee State University e diventare la prima corrispondente televisiva afro-americana dello stato a 19 anni.
Nel 1983, Winfrey si trasferì a Chicago per lavorare a un talk show radiofonico che sarebbe stato ribattezzato poi “The Oprah Winfrey Show”.
Il presidente dalla squadra di rugby del Montpellier e imprenditore dell’anno, Mohed Altrad, è sopravvissuto con un pasto al giorno quando si trasferito in Francia






Patrimonio netto: 1,02 miliardi di dollari

Alliance Internationale/Flickr
Nato in una tribù nomade del deserto siriano da una madre povera che venne violentata dal padre e che morì quando lui era giovane, Altrad fu cresciuto dalla nonna, che gli proibì di frequentare la scuola a Raqqa, la capitale dell’ISIS.
Altrad la frequentò lo stesso e, quando arrivò in Francia per frequentare l’università, non conosceva il francese e viveva con un pasto al giorno. Però, ottenne un dottorato di ricerca in scienze informatiche, lavorò per alcuni importanti compagnie francesi finché non comprò una società di impalcature in fallimento che trasformò nella produttrice di impalcature e betoniere più importante al mondo, Altrad Group.
È stato nominato Imprenditore dell’anno in Francia e a livello globale.
Kenny Troutt, fondatore di Excel Communications, si è pagato gli studi universitari vendendo assicurazioni sulla vita






Patrimonio netto: 1,41 miliardi di dollari

Jamie Squire/Getty Images
Troutt è cresciuto con un padre barista e ha pagato i propri studi alla Southern Illinois University vendendo assicurazioni sulla vita. Ha realizzato la maggior parte del suo patrimonio con la compagnia telefonica Excel Communications, da lui fondata nel 1988 e quotata in borsa nel 1996. Due anni dopo, Troutt ha fuso la sua compagnia con Teleglobe con un accordo da 3,5 miliardi di dollari.
Adesso è in pensione e investe in cavalli da corsa.
Il magnate russo e proprietario del Chelsea Roman Abramovich è nato in povertà e rimase orfano a due anni






Patrimonio netto: 8,7 miliardi di dollari

Ben Radford/Getty Images
Abramovich è nato povero nella Russia meridionale. Rimasto orfano all’età di due anni, fu cresciuto dalla famiglia di uno zio in una regione subartica della Russia settentrionale.
Da studente del Moscow Auto Transport Institute, nel 1987 avviò una piccola compagnia che produceva giocattoli di plastica, con la quale poté finanziare un’impresa petrolifera e farsi un nome nel settore. Poi, in quanto unico capo della compagnia Sibneft, portò a termine una fusione che la rese la quarta compagnia petrolifera al mondo. La compagnia è stata venduta al titano statale Gazprom nel 2005 per 12 miliardi di dollari.
Ha comprato il Chelsea Football Club nel 2003 e possiede lo yacht più grande al mondo, che gli è costato quasi 400 milioni di dollari nel 2010.
I genitori dell’investitore Ken Langone erano idraulico e barista





Patrimonio netto: 2,8 miliardi di dollari

REUTERS/Rick Wilking
Per pagarsi i corsi alla Bucknell University, Langone ha fatti svariati lavori e i suoi genitori hanno ipotecato la casa.
Nel 1968, Langone lavorava con Ross Perot per quotare in borsa Electronic Data System (poi comprata da HP). Appena due anni più tardi, si associò con Bernard Marcus per fondare Home Depot, anche lei quotata in borsa nel 1981.
John Paul DeJoria, l’uomo a capo di un impero per la cura dei capelli e della Tequila Patron, viveva in una famiglia adottiva e nella sua macchina






Patrimonio netto: 2,9 miliardi di dollari

AP
Prima di compiere 10 anni, DeJoria, americano di prima generazione, vendeva biglietti natalizi e giornali per contribuire al sostentamento della propria famiglia. Fu quindi mandato in una famiglia adottiva e fece parte anche di una banda di strada prima di entrare nell’esercito.
Con un prestito di 700 dollari, DeJoria creò John Paul Mitchell System vendendo shampoo porta a porta mentre viveva nella propria macchina. Più tardi fondò Patron Tequila e adesso investe in altri settori.
Da giovane, l’imprenditore Shahid Khan lavava piatti per 1,20 dollari l’ora





Patrimonio netto: 7,1 miliardi di dollari

Rob Carr/Getty Images
Adesso è una delle persone più ricche al mondo, ma quando Khan arrivò negli Stati Uniti dal Pakistan, lavorava come lavapiatti mentre frequentava la University of Illinois. Khan possiede ora Flex-N-Gate, una delle maggiori società private degli USA, la squadra di football americano Jacksonville Jaguars e la squadra di calcio inglese del Fulham.
Il fondatore di Forever 21 Do Won Chang appena trasferitosi in America ha lavorato come guardiano, benzinaio e barista






Patrimonio netto: 2,8 miliardi di dollari

Getty Images/Alberto E. Rodriguez
La coppia — Do Won Chang e Jin Sook — dietro a Forever 21 non se l’è passata sempre così bene. Dopo essere arrivato in America dalla Korea nel 1981, Do Won ha svolto tre lavori contemporaneamente per far quadrare i conti. Insieme alla moglie Jin Sook ha aperto il loro primo negozio nel 1984.
Adesso, Forever 21 è un impero internazionale con 480 negozi che ricava circa 3 miliardi all’anno.
Una volta Ralph Lauren faceva il commesso da Brooks Brothers





Patrimonio netto: 6,1 miliardi di dollari

G. Paul Burnett/AP
Lauren si è diplomato in un liceo del Bronx a New York, ma più tardi ha abbandonato l’università per entrare nell’esercito. Fu mentre lavorava come commesso da Brooks Brothers che Lauren si chiese se gli uomini erano pronti per cravatte dai disegni più vari e più allegri. L’anno in cui decise di realizzare il proprio sogno, il 1967, Lauren vendette cravatte per 500.000 dollari. Fondò Polo l’anno seguente.
Il magnate dell’acciaio indiano Lakshmi Mittal è di umili origini





Patrimonio netto: 15,3 miliardi di dollari

Reuters/Benoit Tessier
Un articolo della BBC del 2009 riporta che l’AD e presidente del consiglio di amministrazione di ArcelorMittal, nato nel 1950 da una famiglia povera dello stato indiano del Rajasthan, “fondò le basi della sua fortuna in due decenni facendo la maggior parte della sua attività nell’equivalente di un discount del settore dell’acciaio”.
Oggi Mittal gestisce la maggiore azienda produttrice di acciaio del mondo ed è multimiliardario.
Il magnate del lusso Francois Pinault lasciò il liceo nel 1974 dopo essere stato bullizzato perché era povero





Patrimonio netto: 14,7 miliardi di dollari

Anthony Harvey/Getty Images
Pinault è adesso il volto del conglomerato della moda Kering (ex PPR), ma una volta dovette abbandonare il liceo perché veniva preso in giro pesantemente per essere povero. Come uomo d’affari, Pinault è conosciuto per la sua tattica predatoria, che prevede l’acquisto dei marchi più piccoli per una frazione del loro valore quando il mercato crolla. Ha poi fondato PPR, che detiene le case di alta moda tra cui Gucci, Stella McCartney, Alexander McQueen e Yves Saint Laurent.
Oggi, possiede Christie’s, la più grande casa d’aste al mondo.
Leonardo Del Vecchio è cresciuto in un orfanotrofio e ha poi lavorato in una fabbrica in cui ha perso un pezzo di dito






Patrimonio netto: 16,4 miliardi di dollari

Wikipedia/Luck1112
Del Vecchio, uno di cinque fratelli, fu mandato in un orfanotrofio perché la madre vedova non poteva mantenerlo. Lavorò poi in una fabbrica stampando parti di automobili e montature per occhiali.
A 23 anni, Del Vecchio aprì la propria azienda per stampare montature che poi ampliò fino a farla diventare il maggiore produttore di occhiali da sole e da vista al mondo con marchi come Ray-Ban e Oakley.
Il leggendario trader George Soros è sopravvissuto all’occupazione nazista dell’Ungheria ea Londra ha lavorato come facchino






Patrimonio netto: 24,9 miliardi di dollari

Getty Images / ChinaFotoPress
Nella prima adolescenza, Soros si finse figlioccio di un impiegato del Ministero dell’agricoltura ungherese per restare al sicuro durante l’occupazione nazista dell’Ungheria. Nel 1947, fuggì dal paese per vivere con i suoi parenti a Londra. Si mantenne alla London School of Economics facendo il cameriere e il facchino.
Dopo la laurea, ha lavorato in un negozio di souvenir prima di ottenere un impiego come banchiere a New York. Nel 1992, la sua famosa scommessa contro la Sterlina lo rese miliardario.
Dopo la morte del padre, il magnate Li Ka-shing ha dovuto lasciare la scuola per sostenere la famiglia





Patrimonio netto: 30,1 miliardi di dollari

Dario Cantatore/Getty Images
Ka-shing è scappato dalla Cina continentale a Hong Kong negli anni Quaranta, ma suo padre morì quando lui aveva 15 anni, rendendolo responsabile del mantenimento della famiglia. Nel 1950, avviò a propria compagnia, Cheung Kong Industries, che iniziò producendo plastica per ampliarsi in seguito al settore immobiliare.
Sheldon Adelson ha abbandonato il college ed è cresciuto dormendo sul pavimento di un caseggiato di Boston






Patrimonio netto: 33,6 miliardi di dollari
Adelson, figlio di un taxista, è cresciuto a Dorchester, nel Massachusetts, e ha iniziato vendendo giornali all’età di 12 anni, spiega Bloomberg Businessweek.
Un profilo Forbes spiega che, dopo aver abbandonato il City College of New York, “ha costruito una fortuna gestendo distributori automatici, vendendo pubblicità sui giornali, aiutando le piccole imprese a quotarsi in borsa, costruendo condomini e organizzando fiere campionarie”.
Adelson ha perso quasi tutto il suo patrimonio nella crisi del 2009, ma ne ha recuperato gran parte negli anni seguenti. Adesso gestisce Las Vegas Sands, la maggiore società di casinò al mondo, e Forbes lo considera il finanziatore politico di più alto profilo.
Il co-fondatore di Oracle, Larry Ellison ha abbandonato l’università dopo la morte della madre adottiva, e ha svolto lavori occasionali per otto anni






Patrimonio netto: 48,2 miliardi di dollari

AP Photo/Eric Risberg
Nato a Brooklyn, New York, da madre single, Ellison è stato cresciuto a Chicago dagli zii. Dopo la morte della zia, Ellison abbandonò l’università e si trasferì in California per svolgere lavori occasionali per i successivi otto anni. Ha fondato la compagnia per lo sviluppo di software Oracle nel 1977, oggi una delle maggiori compagnie IT al mondo.
Il settembre scorso ha annunciato il proprio piano per dimettersi da AD di Oracle per diventare CTO e direttore esecutivo.
Guy Laliberté faceva il mangiatore di fuoco prima di fondare il Cirque du Soleil





Patrimonio netto: 1,33 miliardi di dollari

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All’inizio della sua carriera, Laliberté aveva il fuoco in corpo — letteralmente. Il busker canadese suonava la fisarmonica, camminava sui trampoli e mangiava il fuoco.
In seguito tentò la fortuna e comprò un biglietto di sola andata da Québec a Los Angeles per la compagnia circense che a Las Vegas sarebbe diventata il Cirque du Soleil, di cui ora Laliberté è AD.
Il fondatore di WhatsApp Jan Koum puliva i pavimenti




Patrimonio netto: 8,2 miliardi di dollari

David Ramos/Getty Images
Koum è nato a Kyiv, in Ucraina. A 16 anni, accompagnò la madre in California, dove si assicurarono un appartamento tramite sussidio governativo. Per sopravvivere spazzava i pavimenti in un negozio locale.
Secondo l’Independent, Koum imparò l’informatica da autodidatta. Nel 2009, co-fondò il più grande servizio di messaggistica istantanea WhatsApp, che fu acquisito da Facebook nel 2014 per 22 miliardi di dollari.