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2013/05/04

Il Giardino di Ninfa


Questo articolo, oltre a voler essere un'ode alla bellezza della natura, la natura verde e rigogliosa di un giardino curato dall'uomo, intende mettere in mostra le capacità di un amico che è anche fotografo. Lui, Patrizio Severini, è un fotografo di quelli di una volta, di quelli che esprimono la propria carica interiore con le immagini.
E' per me un onore mostrare i suoi scatti al Giardino di Ninfa. 

La storia del Giardino di Ninfa

Il Giardino di Ninfa custodisce le rovine di una città medievale, incendiata e saccheggiata più volte e poi abbandonata dai suoi abitanti. Oggi, intorno alle rive di un laghetto, sono rimasti i ruderi di un borgo fantasma, con le sue mura, le torri, le chiese e le abitazioni. Nel 1920 il principe Gelasio Caetani decise di bonificare questa proprietà, con l'intento di realizzare lo splendido giardino che ancora oggi si ammira. La sua opera fu proseguita da donna Lelia, ultima esponente della famiglia, che sistemò questo splendido parco romantico, ricco di specie esotiche e ornato da fantasiosi giochi d'acqua. Nel 1977, alla sua morte, Ninfa fu donata alla fondazione Roffredo Caetani.
Nel giardino si possono ammirare meli, ciliegi e magnolie.

Seppur nel territorio del Comune di Cisterna di Latina, Ninfa è strettamente legata alla storia della Famiglia Caetani e quindi a Norma e Sermoneta.

Ai margini della via Pedemontana Volsca che collegava Roma con il sud del Lazio, proprio sotto la rupe di Norma, al lato di un limpido laghetto formato dalle acqui del fiume Ninfeo, nel VII secolo d.C. si insediò un modesto nucleo di abitanti che avevano abitato la diruta Norba.

Nel 741 l'imperatore Costantino Copronimo donò al papa Zaccaria , Ninfa e Norma. Nel IX Secolo Ninfa fu in possesso dei Conti di Tuscolo e solo nel 1085 entrò a far parte dei possedimenti della Santa sede.

Nel 1159, proprio a Ninfa, Rolando Bandinelli venne incoronato Papa con il nome di Alessandro III nella chiesa di Santa Maria Maggiore, di cui restano le rovine.

La cittadina fu in possesso dei Frangiapane, degli Annibali, Ma Ninfa raggiunse l'apice a partire dal 1297 con Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII, il quale incentivò sia l'attività edilizia che commerciale: i Caetani infatti la potenziarono con la costruzione di ben sette Chiese, oltre 150 abitazioni, due mulini per cereali, mura di cinta, il palazzo con una robusta torre.

Le fortune di Ninfa durarono fino al febbraio del 1382; in quell'anno travolta da lotte fratricide fu totalmente distrutta e non fu mai ricostruita. La malaria fece il resto disperdendo i pochi contadini rimasti sul posto. Ormai esisteva solo nel ricordo, tanto che nell'Ottocento veniva definita come la "Pompei del Medioevo" (Gregorovius).

Nel 1921 ci fu la svolta grazie a Gelasio Caetani, il quale iniziò la bonifica della zona e il restauro dei ruderi (e in particolare della torre del Municipio), avviando inoltre un recupero botanico attraverso la piantumazione di specie diverse sotto la guida della madre Aba Wilbraham Caetani.

L'opera fu poi continuata dal fratello Roffredo, dalla moglie di quest'ultimo, Marguerite Chapin Caetani e dalla figlia Lelia Caetani Howard. Il giardino è quindi il risultato di amorose cure e geniali interventi botanici indubbiamente favoriti da una microclima: il sito di Ninfa è infatti protetto a Nord dalla sovrastante rupe di Norma, mentre il fiume che ha qui la sua origine funge da regolatore termico.

Sono infatti migliaia di piante che ormai hanno attecchito e seguono un tranquillo ciclo vitale, sotto la guida di esterti tecnici e botanici. Insieme ai nostri ontani, salici, pioppi, olivi, querce, aranci, limoni, melograni, crescono l'azzurro "ceanothus" californiano, i grandi aceri nipponici, le betulle boreali, l'albero dei tulipani, l'acero dello zucchero, magnifici bambù, la splendida Gunnera manicata, i ciliegi cinesi, la calla etiopica.

Le fotografie di Patrizio Severini














I giardini di Ninfa sono aperti al pubblico il primo sabato e domenica del mese da aprile a ottobre. Per informazioni contattare: Tel: 0773-632231 
Orario di apertura: 09.00 - 12.00 / 14.30 - 18.00 
Luglio Agosto e Settembre : apertura dalle 9.00 alle 12.00 - dalle 15.00 alle 18.30

2013/05/01

E se fosse amore?



Quale amore dovrebbe essere se fosse? 

Troppo facile parlare d'amore. Tutti pensano che l'amore possa risolvere i problemi di questo mondo dove molti, ma non tutti, soffrono, in particolar modo gli italiani che, a leggere le loro storie sui vari social forums, stanno già con l'acqua alla gola, annaspando come disperati alla ricerca di una soluzione, qualsiasi essa sia, per restare a galla, per sopravvivere, e si attaccano anche all'amore per trovare lo stimolo giusto che permette di sopravvivere.

No, non parlo di quell'amore di forma opportunistica, io appoggio te e tu appoggi me e stiamo a galla in questo mare di molle e maleodorante liquido fecale che viene sparso teoricamente a grandi mani dai nostri indefessi politici ma che, in effetti deriva da noi stessi, da quello che abbiamo seminato negli anni passati e adesso tragicomicamente arrivato al pettine come un nodo.

La cicala canta l'estate e la formica lavora per cui l'inverno la formica gode e la cicala muore? No signori miei, stiamo parlando di differenti specie d'insetti, la cicala è destinata a una breve e intensa vita, orientata a tramandare la specie di musicali consaguinei che rallegrano il sottobosco. La formica invece tiene famiglia, molto numerosa, è amore, ma anche dedizione, quel sentimento che le permette di seguire giorno dopo giorno gli stessi passi, le stesse azioni per portare cibo alla comunità affinché tutti sopravvivano in armonia e senza calpestarsi i piedi l'un l'altro. 

E non ditemi che la formica, poverina, è una schiava della regina perchè potrebbe tranquillamente sgusciar via quando meno se lo aspettano per fare che poi non si sa, ma l'importante è l'amore, per se stessi in quel caso.

No, non parlo di questo amore, parlo invece di quello sublime, superiore, sopra ogni cosa per il quale gioisce l'anima e non solo quella. Quell'amore che ci permette di affrontare le prove più difficili e dure che la vita ci riserva prendendola, non dico sul ridere, ma almeno senza metterci a piangere e versare lacrime a scrosci che pare l'Arno nella piena del ‘65.

L'amore a tratti, fermi e decisi, l'amore a linea continua ma con qualche interruzione, per prendere fiato, l'amore che lega indissolubilmente un padre, non già una madre che d'amore ci deve vivere per forza, col proprio figlio.

Che un atto d'amore dice che il figlio è di tale padre e per quello che l'ama salvo poi verificare il dna e scoprire che non è ma.... Ma benvenga l'amore che passa sopra ogni cosa, anche sopra un paio di elicoidali filamenti che dicono tutto e non dicono niente.

Che poi amore diceva qualcuno che deve essere per sempre. E come fai a definire che è per sempre? Si comincia e non si sa quando finisce se finisce o forse si pensa che sia iniziata quella storia d’amore da perderci la testa per poi scoprire che era un calesse come un film del caro Nuti che col calesse è pure andato fuori di testa?

Il mio amore, vorrei dire, l’amore come lo intendo io deve essere casto e puro, suvvia, virtualmente, l’amore non si intende sempre quello fra un uomo e una donna, è amore come detto prima quello del padre col figliuolo ma anche del figliuolo col gatto cane o ranocchio, magari corrisposto a metà, magari solo frainteso ma c’è dedizione e comprensione e questo deve riempire i cuori e pensare che finché c’è amore esiste anche la speranza che tutto possa migliorare. 

Amore è dedizione, amore è anche arrendersi all'evidenza dei fatti, delle situazioni, della consapevolezza che tutto possa cambiare, in meglio o in peggio non è dato saperlo, in una forma che a noi è congeniale in un modo che si possa convivere con esso e arrivare a apprezzarlo, non bollire di rabbia e fastidio ma gioirne. L’amore è quello che avviene dopo l’irruzione casuale e sconvolgente nella nostra vita di un individuo, di un oggetto, di un pensiero reale o virtuale,  l'espressione di un concetto filosofico una casualità assoluta di un incontro fra due entità che si tramuta in un aspetto di un destino inatteso.

Io amo perchè sono vivo o amo per non morire. Non fraintendetemi, io amo, d'accordo.
E se amassi un calesse, torniamo a questo calesse di nutiana memoria, potrei esser giudicato pazzo? Per quale inverecondo motivo dovrei amare un calesse che non corrisponde se non con le sensazioni che io provo per lui, il calesse? Allora non  è amore ma reciproco interesse a convivere (ditemi poi come si fa) con un calesse che non parla, non ride, non piange e meno male, non mangia neppure.

Io amo il mondo, la vita, la famiglia e i figli, il mio lavoro e i sogni, i desideri inconfessabili e quelli che confesso, amo l'aria che respiro anche se mi avvelena giorno dopo giorno, amo l'acqua e la terra, amo il fumo dell'arrosto, amo il tuono e la tempesta, la pioggia e la neve e non odio nessuno. 

E' dunque amore?




Myanmar, ritorno nel paradiso.


Ottanta fotografie scattate in Myanmar, un terra affascinante e unica, poco o niente raccontata e riprodotta. La grandiosita' della Shwedagon Paya di Yangon con la sua cupola dorata alta 100 metri che racchiude all'interno una ciocca di capelli di Buddha. La fierezza delle donne e degli uomini dello Stato Shan che aspirano, come altri gruppi etnici presenti nel Paese, all'indipendenza. Il lago Inle con i suoi villaggi costruiti su palafitte, gli orti galleggianti, i pescatori di etnia Intha, la "foresta" di stupa di Indain. Le antiche capitali Amarapura, Ava e Mingun adagiate lungo le sponde dell' Irrawaddy, nel distretto di Mandalay. La valle di Bagan costellata da migliaia di stupa, un luogo senza tempo dove il moderno non e' mai arrivato. Le maestose Ananda, Shwe Sandaw, Shwezingon e Sulamani pagoda, la dorata Bu paya, e le centinaia di templi di tutte le dimensioni che celebrano ogni giorno la gloria di Buddha. Ma il Myanmar e' anche un paese al cui popolo manca il bene piu' prezioso: la libertà. Una giunta militare ha oppresso per anni la sua gente e ancora tenta di dominare, assimilare e sfruttare i gruppi etnici presenti nel paese. Le foto di questa galleria sono dedicate al premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia, per anni privata della sua libertà e eletta al parlamento del proprio paese aspettando il ritorno alla vita dell'ex Birmania, terra di misteri e di fascinoso oriente.