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2013/11/26

Odio per sempre

L’odio, non c’è altro motivo. E l’elettorato l’ha capito benissimo. Questo intestardirsi della sinistra sulla decadenza di Berlusconi, il tentativo di cancellarlo dalla scena politica alla prima occasione utile, di liberarsi del nemico che li ha sempre sconfitti alle elezioni, la dice lunga sull’immaturità politica del Partito democratico. Non bastano le battute di Renzi e l’atteggiamento serioso di Letta a stordire l’opinione pubblica perché anche il più distratto degli italiani sa che siamo alla vendetta, al piatto da consumare freddo, alla legge del West, chi estrae per primo la pistola resta vivo. Nessuno voleva obbligare i cosiddetti democratici a votare a favore del Cav, si chiedeva solo di far pronunciare la Corte costituzionale (che non è certo un organo di Forza Italia) sul nodo cruciale della retroattività. Niente da fare, dagli all’untore, bruciamo lo stregone.  Ma la realtà è sotto gli occhi di tutti, nonostante i goffi tentativi del Pd di nasconderla: in questa Italia il fondatore delle Brigate Rosse, Renato Curcio, è stato chiamato a Bologna come “docente” di un corso sulla sofferenza lavorativa; Cosimo Mele, l’ex parlamentare Udc, è passato dalle notti con le escort alla poltrona di sindaco di Carovigno; Cicciolina è stata parlamentare dei radicali quando era pornostar e ora viene invitata alle manifestazioni politiche e agli eventi di beneficenza; Piero Marrazzo, l’ex governatore del Lazio travolto dallo scandalo dei trans, è tornato al lavoro, non alla scrivania ma direttamente in video, con una trasmissione su Raitre. L’unico espulso a vita – per una sentenza discutibile e discussa – è Silvio Berlusconi. Non perché sia giusto espellerlo e neppure perché pochi credono che uno come lui abbia evaso l’uno per cento di tasse. Ma perché fa comodo alla sinistra. (cit. secolositalia.it)

2013/11/05

Africa oggi, Europa domani!

Condivido con voi alcune note stese durante un viaggio africano dove è continuo il contatto con una realtà economica e sociale che ogni volta mi porta quasi naturalmente a rendermi conto di come l’organizzazione del mondo sia sempre più assurda e fondamentalmente sempre più ingiusta. Mentre le polemiche italiane si perdono lontane sullo sfondo sfuocato via internet, in questi giorni ricordo ben altri problemi dio da una povertà assurda, ingiustizie clamorose e in generale un costante peggioramento della situazione che coinvolge buona parte dell’Africa ma anche di altri miliardi di persone. 
Le tragedie come l'ultima di Lampedusa non sono che la punta dell'iceberg, la cartina tornasole di quello che oggi avviene nel continente africano. 

Possiamo decidere di infischiarcene e di pensare solo o innanzitutto a noi stessi, di alzare muri, di ignorare la realtà, ma non credo che possiamo sfuggirne, o almeno a me non riesce, soprattutto se la si vede e la si tocca con mano. E’ comunque un atteggiamento miope non parlare di questi problemi globali, di accantonarli dal dibattito collettivo visto che il mondo è di tutti e questi problemi ci coinvolgeranno sempre di più, noi e le prossime generazioni cui stiamo preparando un disastro economico ed ambientale e quindi è assurdo far finta di niente. Credo di avere il dovere di darne almeno testimonianza cercando di coinvolgere persone, sottolineando che ci sono alcuni elementi di fondo che credo debbano essere presi a base di un ragionamento che ciascuno è poi libero di continuare all’interno della propria coscienza.

Il primo è che quando ero bambino la terra aveva 2 miliardi di abitanti, ora ne ha 7 e si prevede saranno 11 per la fine del secolo. Il pianeta, razionalizzando, può permettersi di sfamarci tutti ma non può più vivere di spreco alimentare ed energetico con tutti i problemi conseguenti.
La seconda considerazione è che oggi il 20% dell’umanità consuma l’80% delle risorse e se questo 20% diventasse anche solo il 30% saremmo alla bancarotta ambientale. La terza constatazione  – e l’Africa e l’Asia ne sono l’esempio più lampante – è che molte di queste società non sono in grado di cavarsela per una sostanziale inefficienza del loro “sistema” interno che a livello nazionale scimmiotta in peggio i nostri schemi democratico-parlamentari,  spesso recuperandone solo gli aspetti peggiori o esteriori, ma  senza poi neppure tentare di concretizzare quei correttivi che, almeno in parte, dovrebbero garantire la giustizia e la trasparenza nella nostra società “occidentale”. Immagino tante ironie vista la situazione italiana nell’affrontare l’argomento, ma da noi non capita comunque che ti fermi un poliziotto ed apertamente ti minacci chiedendoti dei soldi solo per lasciarti proseguire, o che vi sia assoluta insicurezza di vita, nessun controllo o garanzia economica o finanziaria, nessuna prevenzione sul lavoro o rispetto per la vita umana. 

Lo so che da noi c’è la crisi, che innanzitutto dobbiamo pensare a noi stessi e a difendere il nostro status sociale, ma non avete un’idea che cosa sia la “crisi” (permanente) in oltre metà del mondo.
D'altronde la prima volta che arrivai in Nigeria c’erano circa 21 milioni di abitanti e oggi forse sono 80. Nessun governo, nessun statista, nessuna società potrebbe realizzare comunque in questa situazione sufficienti servizi di base e in altre zone va anche peggio perché quel poco che c’è è distrutto da guerriglia, malattie e disastri vari. La prima cosa da fare è quindi secondo me stabilizzare il numero degli abitanti del pianeta o non ci sarà possibilità di riprendersi. Non è impossibile farlo anzi è relativamente facile anche senza impiegare mezzi coercitivi o violenti ma innanzitutto con l’istruzione, l’educazione, la volontà di aiutare finalmente le donne di questo pianeta che sono di solito le peggio trattate in troppe società. 

La seconda questione è “come” aiutare da parte dei paesi ricchi e qui il bilancio è desolante visti gli sprechi, gli eccessi, il cattivo esempio che diamo nella gran parte dei casi. Ci sono tanti casi positivi anche eroici – e lo vedo soprattutto a livello di impegno religioso dove persone hanno sacrificato a questo fine tutta la loro vita - ma sono stupende eccezioni perché a fallire non sono di soliti i piccoli progetti o le realtà locali ma soprattutto le organizzazioni internazionali, la banca mondiale, gli aiuti di stato che vengono sciupati, dispersi, depredati alimentando un moltiplicarsi ignobile della corruzione. L’Italia ha grandemente ridotto le cifre della sua cooperazione internazionale - che molto spesso peraltro erano soldi spesi male - ma la filosofia che sta alle spalle della “cooperazione” (per esempio a livello europeo) parte con obiettivi magari anche positivi ma poi si ferma perché resta a livello di mega-infrastrutture. Sono opere quasi mai capite e vissute a livello della gente che poi dovrebbe usarle, oltre ad avere un pessimo rapporto costo-risultati e nessuna manutenzione, il che garantisce di solito il loro pronto fallimento. 

Quanti sanno che una notissima organizzazione dell’ONU spende in costi di gestione interni il 79% del proprio bilancio? Non solo, l’ignoranza e la povertà alimentano la distruzione ambientale di quello che resta e non sono solo fenomeni d’immagine come gli elefanti ammazzati per recuperarne le zanne, ma - per esempio - una pesca sfrenata e incontrollata che a ogni latitudine impoverisce il mare oltre ogni limite, ma usando poi comunque solo una parte del pescato che in buona parte viene poi sottoutilizzato o distrutto. Milioni di pescatori poveri vivono con ridicole quantità di pescato giornaliero, ma super-pescherecci prosciugano il mare “spianando” fondali e distruggendo in modo sistematico gli habitat dalla riproduzione marina applicando mezzi di pesca elettronici su larga scala.  Chi se ne preoccupa? Sembra nessuno e questo vale anche per l’uso scriteriato della (poca) acqua buona che c’è, per una gestione assurda dei rifiuti, per una agricoltura che obbedisce a criteri di sfruttamento e non di sostenibilità generale, per una politica energetica folle. Il mondo ogni anno per agosto “va in riserva” rispetto a quanto è in grado di autoprodurre e questo deficit è un pauroso rischio per le prossime generazioni. 

Credo che serva qualche idea, a cominciare però da una denuncia “politica” di quanto sia stata sciocca una decolonizzazione accelerata senza mettere in piedi prima delle strutture locali affidabili e minimamente competenti. Anche questo è un costo pagato alla “democrazia” (o alla demagogia?) che quasi sempre è solo  di facciata. Non ci sono più i “colonialisti” ma le multinazionali e il risultato è stato ben peggio. Il colonialismo aveva portato allo sfruttamento di popoli e di ricchezze naturali con le  “concessioni” che i governi colonialisti davano ai propri supporter, oggi sono le multinazionali senza volto e senza responsabili che gestiscono prezzi, economie, e speculazioni sulle materie prime dettando le leggi del commercio mondiale.

Ma allora perché ogni nazione “ricca” non torna ad adottare una o più nazioni povere e anziché polverizzare interventi non le aiuta sul serio, dall’inizio alla fine, dalle strutture politiche a quelle giudiziarie, dai consigli economici a diventarne mercato di sbocco a prezzi onesti dei loro prodotti, dall’obbligare all’istruzione? per dimostrare che un miglioramento si può avere se si si osservano delle regole condivise da tutti e non regalando, ma verificando man mano la crescita dei singoli paesi con in testa la solita parola chiave: darsi delle regole e farle osservare.

Ma perché a livello planetario non si impongono regole che appunto valgano per tutti? 

Pare che il 30% dei miliardari di dollari siano cinesi e se da una parte è curioso che questo sia il frutto di una rivoluzione che si dice tuttora “comunista” dall’altro si assiste – soprattutto in Africa – ad una rapina naturale che non ha paragoni con il fu colonialismo. La Cina, comunista a parole e iper capitalista nei fatti, sta disboscando il pianeta, distrugge mari e sottosuolo, se ne frega dell’effetto-serra, tratta da schiavi buona parte dei propri abitanti e quelli dei paesi intorno, invade il mondo con prodotti più o meno contraffatti, distrugge le aziende “nostre” come quelle di migliaia di realtà locali con una manodopera sottopagata e sfruttata… e noi non abbiamo l’attenzione, il coraggio, la volontà nemmeno di parlarne. 

Ma possibile che l’Europa che si vanta (o si vantava) di essere la coscienza civica del mondo non riesca neppure a controllare il proprio import? Se la terra è ormai un villaggio globale si devono imporre regole globali o siamo degli ipocriti e per di più saremo sconfitti come spesso già oggi siamo sudditi e non cittadini perché manovrati nei gusti, nei consumi, nelle scelte… vogliamo rendercene conto? E ancora più poveri e sconfitti sono e saranno i miliardi di poveracci che stanno peggio di noi, gli schiavi senza nome di oggi… altro che non cercare di scappare via Lampedusa, o di arraffare con la violenza quel poco che si può se ne capita l’occasione. Essere schiavi del consumo, del telefonino ipertecnologico, dei gusti di massa, dei giochi mangiasoldi come di una iperspesa per l’abbigliamento e quindi accettando per buone le mode come ci vengono proposte o le notizie come vengono diffuse (o non diffuse), è il grande limite di una società capitalista che uccide sé stessa perché accentra in troppe poche mani la gestione del pianeta, non ha più sistemi di autocontrollo e soprattutto ha perso quei valori che stanno alla base di una convivenza equa, soprattutto in un mondo sempre più “stretto”. In campo ambientale il quadro è ancora più nefasto: consumiamo in modo sconsiderato – Europa e Usa in testa – ma almeno con un riferimento di leggi più o meno osservate ma in Asia non è così, in Cina l’inquinamento è pauroso ma tollerato (o imposto) all’interno e nei paesi-satellite. Un disastro.

So benissimo che queste righe possono essere oggetto di critiche infinite, che ci sono mille obiezioni fondate e che in poche righe è difficile riassumere i concetti, ma servano almeno come spunto di silenziosa riflessione personale e alla domanda concreta “ma in questo disastro, io personalmente che cosa posso fare?” credo che la risposta più corretta sia almeno prenderne coscienza, reagire con scelte di consumo individuale più logiche e poi affrontare intorno a noi almeno un caso concreto, un piccolo problema, dandoci ciascuno un obiettivo diretto che magari è nella propria città o nel caseggiato davanti a noi - e non necessariamente al di là di un oceano - per risolvere o almeno cercare di risolvere “quel” problema. Far crescere questa coscienza di reciproca appartenenza ad un mondo globale, chiedere che il problema sia considerato a livello politico e dei governi è diventato indispensabile perché con questo atteggiamento di minor menefreghismo generale forse non avremo cambiato il mondo, ma sicuramente avremmo cominciato a farlo, ma prima di tutto avremo migliorato noi stessi.

2013/10/25

EU rovina d'Italia

Lo "stato di eccezione" è uno dei concetti chiave della dottrina politica di Carl Schmitt (1).
Si contrappone allo stato di diritto, perché si configura come una situazione in cui il diritto è sospeso. Una situazione di emergenza,di necessità temporanea in cui il potere costituito sospende il diritto una sospensione del diritto quindi legalizzata. 

Da chi?

Sovrano è colui che decide sullo stato di eccezione nel senso che decide se sussiste lo stato di eccezione e che decide cosa si debba fare per superarlo. E chiaro che l'eccezione fa emergere, in tutta la sua forza, la prevalenza (temporanea) del politico sul giuridico, lo Stato sospende il diritto, per volontà e necessità di autoconservazione. Non occorre dire che questo concetto di stato di necessità, travalicando certi limiti che lo giustificano, può diventare molto pericoloso per lo stesso Stato di diritto e per i suoi cittadini. Questo "stato di eccezione", o meglio il suo stravolgimento, è quello che viene costantemente evocato (e applicato) da due anni a questa parte dall'Europa usuraia, il vero sovrano che decide cosa fare e che pone una discutibile (per non dir falsa) eccezione come una regola generale, con la pretesa di identificarla come normalità giuridica.

Stato di eccezione che consente agli usurpatori della sovranità di decidere e imporre quanto vogliono per la loro sopravvivenza, e non certo quella dello Stato privato della sovranità e guidato da meri esecutori di questa sciagurata e distorta visione politica.

Insomma, paradossalmente, siamo in presenza di entità mitologica, un obbrobrio giuridico e politico, la UE, che non è uno Stato, né una federazione di Stati ma in pratica una consorteria finanziaria e affaristica basata su una moneta truffa e che, oltre a confiscare la sovranità, decide pure quale sia l'eccezionalità e quanto deve durare a salvaguardia dei propri interessi, completamente diversi e contrari a quelli dei popoli che tiranneggia. Infatti questa sospensione molto poco temporanea del diritto che giustifica ogni illegalità, può configurarsi come vera e propria dittatura.

La Commissione Europea è l’esecutivo politico di questo cartello usuraio, non siamo noi a eleggerla, è lei che dispone i progetti di legge e non il parlamento europeo, che può solo approvarli. Commissione Europea non eletta dal popolo e che non può nemmeno essere destituita. Per giustificare l'illegalità, l'UE ha costantemente usato l'argomentazione dello "stato di necessità " (su cui si fonda lo "stato d'eccezione"), che autorizza a sospendere la costituzione. Non la sua, dato che non esiste....ma quella dei singoli membri. Lo stato di necessità è dettato dall'imperativo di salvare il sistema oligarchico. Ciò significa che le elezioni vanno evitate a tutti i costi e che il golpe avviato con la nomina di Mario Monti deve proseguire, per assicurare che gli italiani si immolino per salvare l'euro, cioè gli interessi dell'oligarchia e il loro strumento di potere, l'euro appunto.

Nell'estate del 2011, l'UE ha creato uno stato di necessità per l'Italia manipolando il valore dei suoi titoli di stato. La BCE ha prima lasciato cadere i titoli, è quindi intervenuta successivamente per acquistarli al fine di sostenere il governo Monti.

Si ripeterà il giochino con Letta?

È questo che Draghi ha discusso nella cena delle trame? Il suo annuncio al Parlamento Europeo che la BCE è pronta a un'altra mega-iniezione di liquidità per le banche (LTRO) ha a che fare con questo? (2)
Che ha chiesto Draghi in cambio ai suoi commensali? Il Financial Stability Assessment del FMI per l'Italia, rilasciato il 27 settembre, raccomanda l'applicazione del bail-in (prelievo forzoso) per soccorrere le banche italiane. 
Oppure si è limitato a sollecitare le privatizzazioni, in famoso "stile Britannia"?
Intanto questa è  la “ricetta” avanzata dall’élite finanziaria mondiale  tramite i banditi FMI, che nella settimana della crisi-burla ha recapitato a Roma un dossier di 300 pagine in cui il braccio armato della Troika prevede l’imminente fallimento del nostro paese, prenotandone la resa: cessione dello Stato a prezzi di realizzo, smantellamento di quel che resta del welfare, ulteriore compressione degli stipendi. L’Italia deve “costare” meno. Meno soldi per salari, pensioni e servizi, mettendo mano alle “riforme strutturali” neoliberiste sul tavolo di Letta, Alfano e Saccomanni, cioè la “squadra” messa insieme da Napolitano, uno dei principali scafisti degli usurai.

La nostra rovina, infatti, è l’Europa dell'euro nella quale ci hanno traghettato gli scafisti dell’oligarchia sinistroide. La cricca affaristica che si spaccia per “sinistra” ha saputo solo provvedere agli interessi usurai (e suoi) con leggi “ad partes” e appoggiare criminali frange economiche mondiali, veri campioni di vampirismo economico sociale, tipo Bilderberg e Trilateral, di cui molti di questa "sinistra" fanno e han fatto parte e nella quale non è mai entrata per esempio la destra, stranamente esclusa da un'organizzazione fantasma che tiene le fila in nome di una apparente giustizia sociale che evidentemente non è.

E così, tornando all'amena cenetta a casa Scalfari, troviamo Draghi, Letta e Napolitano, tutti membri del "più Europa oligarchica" e meno democrazia per i popoli . Subito dopo il picnic, la Pizia Eugenia ha impartito gli ordini di marcia in un accorato sermone sul tazebao del bancarottiere e evasore, nonchè massone De Benedetti. Dopo aver sentenziato in puro stile fascio illuminato che "la massa non fa progressi", frate Eugenio lancia l'allarme: si sta cercando di mettere in discussione "l'esistenza dello stato di necessità" che giustificò il governo UE  di Mario Monti prima, e di Enrico Letta poi. C'è il rischio che Letta sia costretto da ricatti vari (e di Berlusconi...questo non può mancare mai...) a adottare una politica di anti-austerità, anti-euro.


 Ma, conclude lo squadrista: Letta, Napolitano e Draghi "sono i nostri tre punti di forza, che hanno l'Europa come obiettivo preminente per l'avvenire di tutti. Se questa realtà è chiara, occorre operare, ciascuno nell'ambito delle sue competenze, affinché si realizzi”. 
Capito....?!?! Quest'altro scafista sinistrato, laureato in fesserie filosofico politiche e delirio di onnipotenza? Questi sarebbero i tre punti di forza (più lui naturalmente), invece degli affossatori della Repubblica Italiana che sono in realtà!! Tre diversi gradi di servitù, pardon quattro, con la Pizia... quel Scalfari che come pennivendolo sta nel gradino più basso e vergognoso.

E così abbiamo trovato un altro predicatore dello "stato d'eccezione" che deve proseguire per l'avvenire di tutti i suoi amici oligarchi, magari rendendolo definitivo e abolendo qualsiasi Costituzione. Il sol dell'avvenire scalfariano!
Nella vecchiaia malvissuta manco senatore a vita, poverino, si è tanto prodigato in lecca lecca presidenziali! Sembra rinascano i furori giovanili, ma è solo fuffa, conformismo, leccaculismo a fin di male, puro confronto dettato dal bisogno i emergere a quel mare di merda ove, nonostante tutto, è riuscito a cacciarsi da solo.
Fascista era e tale é rimasto anche se fa finta di essere dell'opposta fazione.

Ma un fascista poco aristocratico (come a lui piacerebbe), bensì arrampicatore, e opportunista lo è sempre stato, pure durante il periodo bellico, e come sappiamo, anche dopo. Sempre bene ricordarlo ai tartufi del foglio vespasianeo dell'Inquisizione Scalfariota (lettori compresi). Scriveva  il Vate Fochettaro in preda stavolta al leccazampismo: 

"Noi siamo pronti a marciare, a costo di qualsiasi sacrificio, contro tutti coloro che tentano di fare mercimonio della nostra passione e della nostra fede. E ancora oggi è la stessa voce del Capo che ci guida e ci addita le mete da attingere. Gli imperi quali noi li concepiamo sono basati sul cardine di razza escludendo perciò l'estensione della cittadinanza da parte dello Stato Nucleo alle altre genti".

Bravo, bis! Non male, rispetto a oggi! Anche questo lo mettiamo nel cocuzzaro di tutti quegli intellettuali di sinistra (dopo) che si facevan le ossa qualche anno prima, gridando W il Duce. Eccoli qui i novelli riformisti attenti alle purghe all'olio di ricino e al portafogli, possibilmente sempre pieno di dollari, gli euro sono per i poveri.
Lasciamo ora questo sussiegoso e vecchio avanzo da "sotto tutte le bandiere " ora quella dell'Europa usuraia, era tanto per far capire chi ne sono certi difensori.

Tornando a bomba, in realtà gli usurai della Ue e i loro esecutori italioti, hanno continuamente bisogno di agitare questo straccio della "situazione di eccezione" e di "necessità", in una sorta di continuo terrorismo mediatico.
Ciò che infatti temono, insieme ai loro servi, è che il sentimento anti austerità nella popolazione italiana possa sfociare in un definitivo voto anti-euro in caso di nuove elezioni (già in Francia e altri paesi è una certezza), e ancor di più che la protesta sfoci in aperta guerriglia, ciò che non gioverebbe alla loro causa, basata sulla mistificazione e sull'accettazione passiva delle popolazioni. Questo timore è ben esplicitato, tra gli altri, dalle parole del giullare europeo Letta:

"Rischiamo i avere il maggior Parlamento europeo "anti europeo" di sempre. Il grande rischio è che il 25% del Parlamento europeo sia composto da movimenti anti euro o anti Europa". "La crescita del populismo è oggi il primo problema sociale e politico. Combattere il populismo è una missione oggi in Italia e negli altri Paesi"

Non voglio nemmeno commentare queste fesserie, ormai è talmente abituato a dirne tante. Reprimere tali rivolte, stante il clima a loro generalmente ostile (nonostante gli accaniti sforzi dei pennivendoli per dissimularlo), sarebbe un colpo mortale alla loro finta immagine a favore dei popoli e non farebbe altro che incrementarle.

Coraggio italiani, il fronte antieuro si va via via incrementando in tutta l'Europa dei popoli, facciamo la nostra parte e cacceremo tutti questi profittatori, sguatteri compresi.

Note:
(1)  -  Lo Stato di eccezione è uno dei concetti chiave nell'ontologia politica di Carl Schmitt. Partendo da concetti primordiali come terra, mare, amico, nemico, egli arriva poi alle differenze tra legalità e legittimità e correla strettamente la sovranità con lo stato di eccezione. Da alcuni punti di vista lo stato di eccezione si contrappone allo stato di diritto, perché si configura come una situazione in cui il diritto è sospeso. D'altro canto esso tende a situarsi in una posizione intermedia tra lo stato di natura e lo stato di diritto, assumendo un aspetto pre-giuridico. 

Questa situazione in cui il potere costituito sospende il diritto è sotto certi aspetti speculare al diritto di resistenza altra situazione in cui legalità e legittimità si differenziano, però a favore del popolo e non del potere costituito. Lo Stato d'eccezione anche noto come "Stato totale per energia", si contrappone allo Stato totale per debolezza a cui Carl Schmitt faceva riferimento come Stato creato dal compromesso liberal-democratico, ritenuto incapace di decisione politica, di sovranità, pur occupandosi di ogni ambito della società. Lo Stato d'eccezione si configura come soggetto politico che deve avere e pretendere per sé il controllo totale di ogni ambito della società (Stato che Schmitt vedrà realizzato nel Terzo Reich).

Doveva basarsi su tre punti: Popolo (diviso per ordine razziale); Partito (manifestazione dell'energia politica vitale del popolo appartenente a quello Stato); Stato (ambito formale in cui si dà l'ordine concreto). Il concetto è stato ripreso in tempi recenti da Giorgio Agamben in un libro omonimo, in cui analizza tale stato come un vuoto giuridico, una sospensione del diritto paradossalmente legalizzata (un ius-stitium che è differente dalla dittatura). Egli trova lo stato d'eccezione molto diffuso nella realtà di oggi.

(2) - A pezzi anche il nostro sistema bancario: sta ancora in piedi solo grazie ai finanziamenti della Bce di Draghi, che però non dureranno all’infinito. Sempre il FMI spiega che i bilanci delle banche stanno diventando insostenibili per via del crollo del valore degli immobili detenuti come garanzia, mentre i crediti non esigibili da aziende e privati sono arrivati a 140 miliardi di euro, cifra che rappresenta il 10% del Pil.