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2015/06/13

Migranti


Chi ha attraversato nei giorni scorsi i piazzali davanti alla stazione Centrale di Milano e di Roma Termini ha trovato lunghe file di persone incolonnate o distese per terra, sporcizia, tensione. Vedo, anche se da molto lontano, le immagini quotidiane in TV degli sbarchi e – sulla carta geografica – i punti sempre più vicini alla costa libica dove le navi europee intercettano i naviganti per fare poi la spola verso le nostre coste.

Prendo atto che purtroppo la questione dei profughi salvati in mare è finita nel tritacarne della politica: è ovvio, ma è un male perché so che queste tematiche sono importanti dal punto di vista elettorale, ma qui si parla soprattutto della vita di migliaia di persone.

Uomini, donne, bambini: se sono un cristiano minimamente coerente devo pensare prima di tutto alla dignità dei miei simili, all’aiuto disinteressato, alla solidarietà.

Questo aspetto per me è fondamentale e non negoziabile ma – partecipando a un consorzio civile – ho anche l’obbligo come persona responsabile di sottolineare il metodo assurdo di come si stia affrontando questa emergenza e i guai sempre più grandi che ne nascono per i preconcetti di molti ma anche per insipienza, demagogia, incapacità dimostrata da chi sarebbe tenuto a affrontarla. 

Perché il problema non sono tanto o solo quei 500, 1.000, 3.000 profughi che stanno sbarcando oggi (siamo arrivati a circa 10.000 la settimana) ma i 10.000 della settimana prossima e così via in una progressiva escalation. 

L’Italia intanto si sta facendo prendere in giro in Europa, è irrisa da tutti, non conta assolutamente nulla. Renzi e la Mogherini dimostrano tutta la loro pochezza internazionale senza dimostrare il coraggio di prendere decisioni strategiche (compresa la denuncia dei trattati UE, magari creando un asse con la Grecia, pure invasa dai profughi) sperando che passi in qualche modo un fenomeno che non passerà, ma anzi peggiorerà perché si autoalimenta proprio per nostra irresponsabilità.

Da mesi si dice che 1,000,000 di potenziali migranti stanno arrivando e non si è fatto NULLA, anzi, si è irriso chi denunciava questo stato di cose! 

Da mesi si sottolinea il mostruoso business dei mercanti di carne umana ma non si è fatto NULLA, come non si riesce a capire che un conto è l’emergenza umanitaria di intervento e un altro la programmazione e la strategia su cosa fare (e “far fare”) poi a queste persone. 

Chi è sbarcato un anno fa è ancora lì, a vivere (male) di sussidi e non ha avuto uno sbocco di vita, uno straccio di opportunità per essere messo alla prova.

Mischiati onesti e delinquenti decine di migliaia di uomini e donne restano inutili con le mani in mano, è facile poi cadere nel peggio. Forse che si sono sveltite le pratiche per utilizzi specifici di manodopera, per inserimenti? Provate a verificare le difficoltà che incontra un privato o una amministrazione pubblica che solo volesse utilizzare queste persone per qualche lavoretto (che peraltro poi mancherà a qualcun altro).

Diciamocelo chiaro: il governo sperava – come in passato - di rifilare il problema a altri e infatti fino a qualche tempo fa il fenomeno in parte si svuotava da sé perché migliaia di migranti sparivano come un fiume carsico oltre frontiera, ma da quando la Francia, la Svizzera, l’Austria di fatto respingono quasi tutti il tubo collettore italiano (e quello greco) si è intasato e la gran parte dei migranti non sparisce più, quindi ce li troviamo e ce li troveremo tutti in casa con problemi progressivi e catastrofici.

Da una parte non bisogna umanamente negare l’aiuto, ma è evidente che oltre un certo limite le strutture di accoglienza non possono più bastare, a parte gli sciacallaggi, la malavita e tutto quel mondo che vive sopra queste emergenze strafottendosene del valore delle persone. Su questo fronte, per esempio, servirebbero decisioni drastiche di condanna e di pene immediate: le avete viste?

Ha senso così continuare a non intervenire in Libia bloccando le partenze per ripescare la gente poco più al largo con gioiosa soddisfazione delle organizzazioni scafiste che hanno rapporti e basi anche in Italia? Ha senso non distruggere (vuoti) i natanti sulle coste libiche pur sapendo che verranno presto utilizzati? 

Il tam-tam che gira in tutta l’Africa dice che chi arriva in Italia è a posto, quindi è durissima riuscire a partire ma può essere la fortuna della vita…avanti quindi e il fiume si ingrossa.

Ci rendiamo conto poi che, per bene che vada, l’Europa assorbirà solo migranti “politicamente corretti” ovvero gente che scappa per motivi politici, ma che sul totale sono una piccola minoranza? E gli altri cosa fanno e dove andranno una volta sbarcati? 

Eppure il fenomeno è stato per mesi minimizzato e irriso e si parla ancora di demagogia antiaccoglienza accusando Zaia o Maroni quando si rischia invece soprattutto la demagogia contraria (ma a parole, poi pochi di chi discetta di aiuti apre davvero la porta di casa sua) che scarica sugli altri i problemi di una nazione dove l’opinione pubblica è sempre più esasperata.

La settimana scorsa in Lussemburgo (commentato da nessuno) si è tenuto un referendum su cosa fare su questa materia e l’80% dei cittadini ha risposto “no” a qualsivoglia nuova accoglienza. Da noi ci sarebbe un risultato molto diverso? Non credo, e certo i contrari non sarebbero tutti leghisti.

E’ deludente e insensata la politica di un governo che salva tutti e poi tutti abbandona, che non ha il coraggio di bloccare le partenze e non sa imporre all’Europa senso di responsabilità. 

Il metro con cui si tratta il problema sottolinea tutte le contraddizioni, i limiti, la superficialità della politica italiana ma soprattutto – obiettivamente – di questo governo.

Io, cittadino che voglio accogliere, devo aiutare, devo comprendere, ho anche il diritto di pretendere che queste cose vengano gestite meglio e non solo con le circolari prefettizie, anche perché il reato di immigrazione clandestina c’era ma è stato tolto scrivendo le premesse di quanto sta accadendo. 

Non solo: i numeri qualche anno fa erano molto inferiori eppure non si è lavorato per ridurre gli afflussi e oggi si usano gli stessi metri di valutazione e tempi ancora più lunghi per i riconoscimenti degli asili “veri” davanti a situazioni ben più diverse e caotiche. 

E quello che fa più ribrezzo è vedere poi il ghigno di chi specula sul fenomeno, chi si fa pagare per i trasporti, gli scafisti che restano impuniti, chi lucra e ruba sul business sul profugo.

Il fenomeno va quindi gestito meglio, non è possibile continuare così e chi è incapace di prendere decisioni deve essere inchiodato alle proprie responsabilità dall’opinione pubblica: è il primo passo per prendere atto della realtà.

2015/06/08

Crisi Greca


Ci sono molto modi per illustrare la crisi finanziaria greca. Uno sarebbe spiegare chiaramente alla gente che per i “tagli” già apportati al bilancio della sanità ellenica in pratica non si fanno più trapianti, non si possono più pagare ai cittadini - e ormai da molti mesi - i farmaci salvavita, i cocktail chemioterapici, spesso neppure gli interventi sanitari d’urgenza. Vale di più la pelle delle persone o il debito pubblico?

Questa Europa ha fatto dell’economia (malata) il suo idolo e del pareggio di bilancio il suo feticcio ma non riesce più a dare risposte ai cittadini e infatti non conta per l’Unione il migrare più o meno legale di centinaia di migliaia di persone. 

Soldi, soldi, soldi: contano solo i soldi perché quel 3% massimo di deficit di bilancio è un mostro ineffabile, uno spauracchio inumano. 

Quei limiti non erano pensati per un continente sostanzialmente in recessione e comunque che arretra rispetto al resto del mondo. L’Euro non riesce a armonizzare economie differenti o lo sta facendo in modo sbagliato. 

Il diritto alla salute di un banchiere europeo che può curarsi in una ottima clinica è diversa da quella di un cittadino greco che non può sopravvivere? 

Ma dove è finita l’Europa dei Popoli, delle idee, del progresso sociale illuminato? Non era questo tipo di Europa che sta alla base della Carta costituzionale europea e poi qualcuno si lamenta che crescano gli “Euroscettici”!

2015/06/03

Fortunati si diventa!


Per alcune persone sembra un fatto normale: ai cosiddetti “fortunati” agli occhi degli altri capitano sempre le cose giuste al momento più opportuno. In realtà, la fortuna è una questione complessa, strettamente collegata anche alla capacità di decifrare i segnali attorno a noi e direttamente connessa al grado di sintonia con i nostri desideri più profondi. Perché le buone occasioni sono ovunque: imparare a vederle è il primo passo per essere un pizzico più fortunati.

LAMENTARSI FA MALE - Una recente ricerca nell'ambito delle neuroscienze ha evidenziato che passare troppo tempo esposti alle lamentele continue influisce negativamente sull'ippocampo, la parte del cervello nel sistema limbico fondamentale per la memoria a lungo termine e con un ruolo importante nello sviluppo della capacità di risoluzione dei problemi. Bastano 30 minuti passati fra persone con tendenze a lamentarsi per avere una ricaduta negativa a livello celebrale.

IMPARA DAI FALLIMENTI - Ogni persona nell'arco dell'esistenza è costretta a confrontarsi con insuccessi e senso di fallimento: la vera questione è imparare a rapportarsi positivamente anche a eventi che portano scompiglio e dolore. Il concetto di “positivo” e “negativo” è strettamente collegato alle nostre reazioni di fronte a un certo evento ma in assoluto non esiste. Entrambi i poli sono due facce differenti di un'unica realtà e fanno parte di una carica vitale in cui l'attore umano si trova costantemente immerso.

OSSERVA LE TUE REAZIONI - Chi agli occhi degli altri sembra ottimista ha semplicemente saputo coltivare la propensione a guardare più il lato positivo delle cose rispetto al negativo. Inizia a esercitare ogni giorno uno sguardo consapevole, segui lo stesso principio su cui si fonda la meditazione. Le difficoltà esistono, ma è l'insegnamento che ne puoi trarre ciò che può trasformare la tua quotidianità. Di fronte a un ostacolo impara a chiederti: “Quale lezione posso imparare?”. Arrabbiarsi è poco utile, invece scoprire le potenzialità di un fatto in apparenza negativo può condurre verso strade nuove.

TI ASPETTI IL PEGGIO? LO AVRAI - Hai mai notato che quando si prospettano le previsioni più nere molto spesso capita davvero che si realizzino? Le neuroscienze si stanno occupando di questi temi ancora in gran parte sconosciuti. Angosciarsi eccessivamente risulta in effetti un catalizzatore di esperienze negative. In realtà il quotidiano è fatto di opportunità continue, a cui spesso non si presta attenzione perché si cerca altro. Impara innanzitutto a vivere con pienezza ciò che ti circonda: essere concentrati su un unico obiettivo qualche volta non permette di vedere tutto il resto. Al contrario trovare il lato positivo anche nei fallimenti e insuccessi ti aiuta a conquistare più fiducia nelle tue potenzialità e a puntare su ciò in cui credi.

ATTENZIONE AI DESIDERI - Nutrire i propri desideri è fondamentale per avere un atteggiamento entusiasta e costruttivo nei confronti della vita. Tuttavia, può capitare di desiderare qualcosa che a livello profondo non è in sintonia con ciò che si è. Accade anche nella vita di ogni giorno, quando ci focalizziamo su un obiettivo che comporta un grande dispendio di energia e fatica ma non ha a che fare realmente con le nostre abilità. Per esempio, un corso di studi scelto senza prestare attenzione alle nostre reali attitudini può condurre verso continue dosi di veleno e infelicità. Inizia a vedere con obiettività i tuoi bisogni, desideri e abilità.

NUTRI LA TUA FIDUCIA - Fidati del tuo istinto: la voce profonda che è in ognuno di noi sa sempre ciò di cui abbiamo bisogno davvero. Guarda con orgoglio le tue cicatrici e gli insuccessi perché sono lezioni di vita. Circondati di persone positive con le quali imparare a vedere le tue potenzialità e abilità. La vita riserva infinite sorprese quando ci permettiamo di nutrire il coraggio di discostarci dalla strada tracciata per vedere altro. Abbandona per un attimo la rotta e fermati a guardare il mondo intorno a te: aprirsi con fiducia alla realtà è la chiave per vivere in maniera differente. La vera fortuna è la capacità di rimanere attenti a quanto succede e afferrare gli eventi trasformando le possibilità in un'occasione.