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2016/09/23

TORNA LA DITTATURA IN ITALIA



CORTE COSTITUZIONALE: RINVIO VERGOGNOSO

I sostenitori del NO al referendum sono stati tacciati di esagerati quando affermano che una vittoria del SI, combinata con l’attuale legge elettorale, potrebbe tecnicamente portare ad una sorta di dittatura.

La realtà è peggio della fantasia visto che la CORTE COSTITUZIONALE ha deciso di rinviare nell’ affrontare i ricorsi di incostituzionalità contro l’ “Italicum” presentati da diversi tribunali italiani dicendo di non voler interferire con le vicende politiche del momento.

Prontamente Renzi che si è congratulato per la scelta.

CI RENDIAMO CONTO DELLA GRAVITA’ DI QUESTO FATTO? Il massimo consesso GARANTE DELLA COSTITUZIONE che “decide di non decidere” per non andare contro il governo!! Tutti sanno che – seguendo la logica giuridica dell’attenersi a sentenze precedenti – QUESTA LEGGE ELETTORALE, come la precedente, SAREBBE STATA PROBABILMENTE DICHIARATA INCOSTITUZIONALE CON GRAVE SMACCO DEL GOVERNO ma questi giudici rinviano e non prendono posizione.

MA SE QUESTI SONO I GARANTI DI TUTTI, CHI GARANTISCE PIU’ GLI ITALIANI?

E’ una cosa gravissima ed inaudita, prontamente sepolta come notizia da giornali e TV, tutti proni ad incensare il potere, a cominciare da Mattarella che regolarmente fa il pesce in barile senza il coraggio di intervenire se non con le solite frasi ovvie e retoriche.

ITALIANI ATTENZIONE perché la libertà si perde poco a poco, inavvertitamente, e Renzi sta spudoratamente facendo solo il gioco dei propri interessi.

2016/09/17

E' finita l'Estate



Riprende il discorso dopo la sosta di agosto con un terremoto in più alle spalle, un paese bloccato e che non cresce nonostante petrolio e tassi di interesse a basso prezzo, tante promesse e roboanti previsioni che si sbriciolano (purtroppo) davanti alla realtà.

In mezzo, una nuova crisi comunale a Roma dove il sindaco RAGGI è oggetto di evidente boicottaggio (sì, difendo il sindaco del M5S perché bisogna anche darle il tempo di lavorare) ma dove – soprattutto – il PD e certi evidenti “poteri del mattone” stanno dando una quotidiana dimostrazione di come si cerchi di abbattere un avversario politico sgradito con l’uso sistematico della disinformazione e della polemica. 

La vicenda più grave di questa lunga estate è la crisi europea dove la Gran Bretagna se ne va (e sembra proprio stare meglio da sola, son riusciti anche a ridurre le tasse ai cittadini e imprese), ma nulla cambia in un rapporto pan-tedesco dove la Merkel predomina e gli altri stanno a guardare o si inventano scorciatoie populiste.

In quest’ottica provate a ricordare e a sommare i titoli “europei” dei giornali e dei servizi TV pro-Renzi di questi anni e misurateli con la realtà: basta vedere e giudicare ognuno con la propria testa per verificare che dietro il bluff di un bullo fiorentino non c’è assolutamente nulla, se non l’eredità di un’orda di poveracci che a ritmi di migliaia al giorno hanno invaso il nostro paese e non riescono più a uscirne perché a nord hanno chiuso il confine. Un po’ tardi (e in contrasto all’atteggiamento tenuto fino a ieri) Renzi ha “rotto” a Bratislava con i suoi partner, forse perché da Roma ha capito che arrivano venti di crisi personale e politica.

D'altronde l’Italia ha appena votato che l’Europa assegni sei miliardi di euro alla Turchia perché faccia da cuscinetto verso i profughi siriani (dimenticando le repressioni sanguinose del regime turco del presidente Erdogan, di cui non parla più nessuno) e solo briciole all’Italia pur con centinaia di migliaia di profughi arrivati ed in arrivo.

Questo è – purtroppo - il vero “peso” dell’Italia in Europa. 

Si potrebbe continuare con gli indici di crescita economica che dovevano schizzare al rialzo e sono invece malinconicamente fermi, come i tagli fiscali e le riforme che non decollano perché per questo governo le “riforme” sono solo quelle tipo le coppie di fatto. 

Allegri comunque, c’è chi sta peggio di noi.

2016/08/12

Italiani sempre più poveri



L’ultimo decennio ha sconvolto l’ordine economico: i figli sono più poveri dei genitori, e forse destinati a rimanerlo. Non era mai accaduto dal Dopoguerra fino al passaggio del Millennio. L’Italia si distingue, fra tutti i paesi avanzati, come quello in cui questo ribaltamento generazionale è più dirompente.

L'impoverimento generalizzato e l'inversione delle aspettative sono i fenomeni documentati nell'ultimo Rapporto McKinsey. Il titolo è "Poorer than their parents? A new perspective on income inequality" (Più poveri dei genitori? Una nuova prospettiva sull'ineguaglianza dei redditi). Il fenomeno è di massa e praticamente senza eccezioni nel mondo sviluppato. Contribuisce a spiegare - secondo lo stesso Rapporto McKinsey - il disagio sociale che alimenta populismi di ogni colore, da Brexit a Donald Trump. Per effetto dell'impoverimento e dello shock generazionale, una quota crescente di cittadini non credono più ai benefici dell'economia di mercato, della globalizzazione, del libero scambio.

Lo studio di McKinsey ha preso in esame le 25 economie più ricche del pianeta. C'è dentro tutto l'Occidente più il Giappone. In quest'area il disastro si compie nella decade compresa fra il 2005 e il 2014: c'è dentro la grande crisi del 2008, ma in realtà il trend era cominciato prima. Fra il 65% e il 70% della popolazione si ritrova al termine del decennio con redditi fermi o addirittura in calo rispetto al punto di partenza. Il problema affligge tra 540 e 580 milioni di persone, una platea immensa. Non era mai accaduto nulla di simile nei 60 anni precedenti, cioè dalla fine della Seconda guerra mondiale. 

Tra il 1993 e il 2005, per esempio, solo una minuscola frazione della popolazione (2%) aveva subito un arretramento nelle condizioni di vita. Ora l'impoverimento è un tema che riguarda la maggioranza. L'Italia si distingue per il primato negativo. È in assoluto il paese più colpito: il 97% delle famiglie italiane al termine di questi dieci anni è ferma al punto di partenza o si ritrova con un reddito diminuito. Al secondo posto arrivano gli Stati Uniti dove stagnazione o arretramento colpiscono l'81%. Seguono Inghilterra e Francia. 

Sta decisamente meglio la Svezia, dove solo una minoranza del 20% soffre di questa sindrome. Ciò che fa la differenza alla fine è l'intervento pubblico. Il modello scandinavo ha ancora qualcosa da insegnarci. In Italia, guardando ai risultati di questa indagine, non vi è traccia di politiche sociali che riducano le diseguaglianze o compensino la crisi del reddito familiare.

L'altra conclusione del Rapporto McKinsey riguarda i giovani: la prima generazione, da molto tempo, che sta peggio dei genitori. "I lavoratori giovani e quelli meno istruiti - si legge nel Rapporto - sono colpiti più duramente. Rischiano di finire la loro vita più poveri dei loro padri e delle loro madri". Questa generazione ne è consapevole, l'indagine lo conferma: ha introiettato lo sconvolgimento delle aspettative.

Lo studio non si limita a tracciare un quadro desolante, vi aggiunge delle distinzioni cruciali per capire come uscirne. Il caso della Svezia viene additato come un'eccezione positiva per le politiche economiche dei governi e gli interventi sul mercato del lavoro che hanno contrastato con successo il trend generale. "Lo Stato in Svezia si è mosso per mantenere i posti di lavoro, e così per la maggioranza della popolazione alla fine del decennio i redditi disponibili erano cresciuti per quasi tutti". 

Perfino l'iper-liberista America, però, ha fatto qualcosa per contrastare le tendenze di mercato. Riducendo la pressione fiscale sulle famiglie e aumentando i sussidi di welfare, gli Stati Uniti hanno agito per compensare l'impoverimento con qualche successo. In Italia, una volta incorporati gli effetti delle politiche fiscali e del welfare, il risultato finale è ancora peggiore: si passa dal 97% al 100%, quindi la totalità delle famiglie sta peggio in termini di reddito disponibile.

Se lasciata a se stessa, l'economia non curerà l'impoverimento neppure se dovesse ricominciare a crescere: "Perfino se dovessimo ritrovare l'alta crescita del passato, dal 30% al 40% della popolazione non godrà di un aumento dei redditi". E se invece dovesse prolungarsi la crescita debole dell'ultimo decennio, dal 70% all'80% delle famiglie nei paesi avanzati continuerà ad avere redditi fermi o in diminuzione.