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2016/10/24

Un pezzetto di storia....


Per un bambino, nell’Emilia dei primi anni Cinquanta, la politica era una cosa semplificata, netta, c’erano i comunisti e gli anticomunisti e se crescevi in una famiglia come la mia, i primi volevano la rivoluzione, toglierti la casa, distruggere la chiesa e avevano ucciso i nostri soldati in Russia, mentre gli altri – i nostri – ci difendevano da tutto ciò e gli americani erano quelli che ci avevano salvato dal disastro dell’entrata in Guerra. 

“Eravamo una grande Nazione rispettata, il disastro è stata la Guerra”, diceva mio padre nelle riunioni di amici che, allora, molto spesso ricordavano le storie personali vissute sui vari fronti. Quando Trieste tornò all’Italia i miei genitori partirono con la 1400 imbandierata dal Tricolore ed andarono là a festeggiare e ne ho un ricordo molto vivo (e qualche spezzone di film 8 millimetri) perché la commozione e l’entusiasmo con cui partirono, mi fece sentire che doveva essere una cosa molto importante e bella. 

Il Borghese di Longanesi, il Candido di Guareschi erano letture abituali in casa e anche lì non vi era una differenza avvertibile tra quelli che erano gli anticomunisti, per uno che aveva sei, sette anni. Poi cominciai a distinguere e il quadro a essere molto meno nitido. Con estremo stupore scoprii che mia madre monarchica sentimentale aveva votato repubblica. Perché? le chiesi, perché De Gasperi aveva detto che altrimenti ci sarebbe stata la rivoluzione, fu la risposta e non solo lei, ma anche mio padre che, per restare fedele al giuramento al Re, era stato comandante delle Fiamme Verdi nei lunghi inverni della guerra civile. Il che voleva poi dire rischiare di essere ammazzato da due parti.

E scoprii anche che l’America, nostra amica e benefattrice, era stata in guerra contro di noi ed alleata della Russia e che dunque non avevamo fatto guerra solo all’Inghilterra. Quando c’era casino (molto spesso in quegli anni) a casa nostra la sera venivano i dirigenti della società termale che mio padre presiedeva, il tenente dei carabinieri, il prete, mentre proprio dall’altra parte della strada, alla camera del lavoro, le luci erano pure accese, con il sindaco e i dirigenti comunisti e sindacali, il nemico insomma. 

Era un po’ Peppone e Don Camillo (ma serio purtroppo) e d’altro canto mio padre mi accompagnò a Brescello a vedere le riprese di un episodio della serie e ad incontrare Guareschi di cui era amico. Eppure ogni tanto tornava a Reggio Emilia e non solo ad incontrare i vecchi amici della Dc di cui era stato segretario negli anni durissimi attorno al ’48, ma anche per partecipare a qualche raduno partigiano, dove c’erano pure i comunisti, nonostante l’avversione che nutriva per loro, riaccesa dai fatti d’Ungheria. 

Cominciai a capire che le cose non erano semplici, come quando chiesi a mio padre che cosa avesse provato nel ’43 alla caduta di Mussolini, “ho pianto” mi rispose , “eri fascista ?“, “No, non lo ero più, ma voleva dire che avevamo perduto la Guerra”. Dunque l’Italia, restava l’Italia a prescindere dalle cose politiche. Cominciai proprio allora a scoprire che c’era anche l’MSI, che non era una semplice parte dello schieramento anticomunista, come credevo, ma si rifaceva al fascismo storico, che per me era solo un’epoca molto lontana e un po’ mitologica. Anche alcuni episodi familiari me lo fecero individuare, un autista delle terme, missino sfegatato, che mi raccontava come nel golfo di Napoli nella rivista navale del ’38, ad un cenno del duce cento sommergibili fossero emersi contemporaneamente (a me sembrò esagerato, ma controllai, era vero) e sopratutto il maestro Pizzati, consigliere comunale, che nella nostra scuola elementare, all’ora di ginnastica, faceva talvolta marciare inquadrati i suoi scolari al suono dell’inno della Marina suonato da un grammofono. 

Io, che ero di un’altra sezione, in quegli anni allietati da molti bambini, li invidiavo molto. Intanto crescevo e i discorsi che in casa si aggiornavano alla situazione, cominciavo ad apprezzarli meglio. Insomma perché non possiamo restare al centro, diceva mia madre, perché non abbiamo più i voti e allora è meglio aprire a destra si sentiva rispondere. Erano gli anni di Segni e poi venne Tambroni. Mio padre capì che era un tornante decisivo e, anche se da troppo tempo fuori dalla politica attiva, fece tutto ciò che poteva per evitare la caduta del governo, non servì, la sinistra democristiana si unì ai laici contro Tambroni, il congresso dell’MSI non si tenne e la democrazia parlamentare fu sconfitta dalla piazza.

Cominciai allora a comprare qualche volta il Secolo – Pizzati vigilava che almeno alla cartolibreria Bonatti ci fosse sempre- sentendomi molto coraggioso per questo ed anche assaporando un po’ il fascino del proibito. Avevo tredici anni e non immaginavo che poi ci avrei anche scritto. Nel ’61 ci trasferimmo a Roma e intanto la DC, a Napoli, apriva a sinistra. Mio padre andò fuori dalla grazia di Dio ed io reagii andando al Partito Liberale dove, aumentandomi di un anno l’età, potei iscrivermi alla gioventù liberale. Divoravo libri sul Risorgimento, sulla Rivoluzione francese, sulle due guerre e, ormai, sapevo bene cos’erano i missini e li stimavo. Ero un liberale convinto (lo sono tuttora) ma non potevo non essere attratto dalla Giovane Italia per il coraggio, perché avevano tutto contro, il numero, la grande stampa e anche l’opinione pubblica internazionale, eppure non badavano al loro personale interesse e neanche al pericolo. Era anche una destra occidentale, atlantica, liberista, Arturo Michelini, Gastone Nencioni, Pino Romualdi, avrebbero benissimo potuto entrare nel novero delle destre presentabili, ma, come dicevano, non volevano restaurare, ma neanche rinnegare.

Erano sempre in molti, nel centro, a mantenere rapporti con la destra politica (anche perché era un centro inesistente, composto in realtà per tre quarti da gente di destra e da un quarto di sinistra) come si poté vedere per l’elezione di Segni e Leone, ma lo facevano di nascosto, negando sempre, io no. Io propugnavo apertamente la Grande Destra dentro il PLI, (ed eravamo molto pochi) e soprattutto l’applicavo nel mio ambito, come quando al liceo si formò l’alleanza liberali, monarchici, missini, da me guidata , con Guido Paglia e Antonio Galano, che non mi fece molto amare, ma che vinse le elezioni nella scuola, il Castelnuovo, più rossa di Roma. La mia giovinezza fu poi simile a quella di tanti giovani affascinati dalla politica, comizietti, manifesti da attaccare (anche nella Fontana delle Najadi, reato spero prescritto) interminabili discussioni politiche, lotte interne e anche qualche rischio fisico (sì, i giovani liberali erano molto meno bersaglio, ma anche molto più soli) c’erano però anche ardite missioni nel campo avverso che mi portarono ad avere le prime morose tutte di sinistra. Comunque i liberali non erano perseguitati, anche quando erano politicamente scorretti, anche quando parlavano, come me e Savarese a Radio alternativa di Teodoro Bontempo, dove incontrai un giovanissimo Fini, una quindicina d’anni prima dell’avventura di AN. Non eravamo discriminati o almeno non sempre e dappertutto, potevamo confrontarci con i nostri coetanei di sinistra senza essere oggetto di aggressioni praticamente scontate.

Feci anche in tempo a farmi eleggere all’organismo rappresentativo universitario, l’ORUR, e ad impedire, in accordo con la Caravella, che nascesse una giunta tra comunisti, socialisti, cattocomunisti e liberali di sinistra. Poi il ’68 spazzò via goliardia ed elezioni. Militai con altri amici nella confedereazione studentesca e poi in quella nazionale, ma oramai i partiti di centro cominciavano a perdere la bussola. Da Moro fino a Zanone, erano la solidarietà nazionale e l’arco costituzionale che si imponevano ed io non c’entravo proprio nulla con tutto ciò e, d’altro canto, pure la destra stava cambiando, il riflesso condizionato di appoggiare sempre e comunque i moderati in funzione anticomunista era sparito e anzi i DC e i laici erano visti quasi peggio dei compagni. Inoltre la facoltà di fisica non era uno scherzo ed era assai poco compatibile col tempo perso con la politica e decisi di laurearmi buttandomici a corpo morto, anche se non immaginavo che quella parentesi che pensavo breve, sarebbe durata un ventennio per effetto dei soggiorni all’estero. Sì, andai a sentire memorabili comizi di Almirante, telefonai da Ginevra a tutti i politici che conoscevo, perché non appoggiassimo acriticamente l’Inghilterra contro l’Argentina, feci campagna tra gli anglosassoni per Reagan, sostenni anche la Dc per evitare il sorpasso, criticai aspramente Bon Valsassina quando mi avvertì della scissione di Democrazia Nazionale, ma insomma non ero in politica e non pensavo di rientrarci, perché non mi piaceva più.

Fino a quando Segni non se ne uscì col collegio uninominale, vecchio simbolo dell’Italietta risorgimentale ed io mi riattivizzai, fino a scrivere un pezzo per l’Italia Settimanale in cui dicevo che se avessimo vinto il referendum, la destra sarebbe uscita dal ghetto per forza di cose, fino agli incontri con Fini, Urso, Tatarella, Bocchino, Gasparri e alla campagna per il sindaco di Roma, fino ad AN. Ma questa è un’altra vicenda, una vicenda comune, della quale Gianfranco fu un grande protagonista. No, non sono mai stato iscritto al MSI, ma non è estraneo alla mia storia, come non è estraneo alla storia degli Italiani.

scritto da  per il Secolo d'Italia.

2016/09/23

TORNA LA DITTATURA IN ITALIA



CORTE COSTITUZIONALE: RINVIO VERGOGNOSO

I sostenitori del NO al referendum sono stati tacciati di esagerati quando affermano che una vittoria del SI, combinata con l’attuale legge elettorale, potrebbe tecnicamente portare ad una sorta di dittatura.

La realtà è peggio della fantasia visto che la CORTE COSTITUZIONALE ha deciso di rinviare nell’ affrontare i ricorsi di incostituzionalità contro l’ “Italicum” presentati da diversi tribunali italiani dicendo di non voler interferire con le vicende politiche del momento.

Prontamente Renzi che si è congratulato per la scelta.

CI RENDIAMO CONTO DELLA GRAVITA’ DI QUESTO FATTO? Il massimo consesso GARANTE DELLA COSTITUZIONE che “decide di non decidere” per non andare contro il governo!! Tutti sanno che – seguendo la logica giuridica dell’attenersi a sentenze precedenti – QUESTA LEGGE ELETTORALE, come la precedente, SAREBBE STATA PROBABILMENTE DICHIARATA INCOSTITUZIONALE CON GRAVE SMACCO DEL GOVERNO ma questi giudici rinviano e non prendono posizione.

MA SE QUESTI SONO I GARANTI DI TUTTI, CHI GARANTISCE PIU’ GLI ITALIANI?

E’ una cosa gravissima ed inaudita, prontamente sepolta come notizia da giornali e TV, tutti proni ad incensare il potere, a cominciare da Mattarella che regolarmente fa il pesce in barile senza il coraggio di intervenire se non con le solite frasi ovvie e retoriche.

ITALIANI ATTENZIONE perché la libertà si perde poco a poco, inavvertitamente, e Renzi sta spudoratamente facendo solo il gioco dei propri interessi.

2016/09/17

E' finita l'Estate



Riprende il discorso dopo la sosta di agosto con un terremoto in più alle spalle, un paese bloccato e che non cresce nonostante petrolio e tassi di interesse a basso prezzo, tante promesse e roboanti previsioni che si sbriciolano (purtroppo) davanti alla realtà.

In mezzo, una nuova crisi comunale a Roma dove il sindaco RAGGI è oggetto di evidente boicottaggio (sì, difendo il sindaco del M5S perché bisogna anche darle il tempo di lavorare) ma dove – soprattutto – il PD e certi evidenti “poteri del mattone” stanno dando una quotidiana dimostrazione di come si cerchi di abbattere un avversario politico sgradito con l’uso sistematico della disinformazione e della polemica. 

La vicenda più grave di questa lunga estate è la crisi europea dove la Gran Bretagna se ne va (e sembra proprio stare meglio da sola, son riusciti anche a ridurre le tasse ai cittadini e imprese), ma nulla cambia in un rapporto pan-tedesco dove la Merkel predomina e gli altri stanno a guardare o si inventano scorciatoie populiste.

In quest’ottica provate a ricordare e a sommare i titoli “europei” dei giornali e dei servizi TV pro-Renzi di questi anni e misurateli con la realtà: basta vedere e giudicare ognuno con la propria testa per verificare che dietro il bluff di un bullo fiorentino non c’è assolutamente nulla, se non l’eredità di un’orda di poveracci che a ritmi di migliaia al giorno hanno invaso il nostro paese e non riescono più a uscirne perché a nord hanno chiuso il confine. Un po’ tardi (e in contrasto all’atteggiamento tenuto fino a ieri) Renzi ha “rotto” a Bratislava con i suoi partner, forse perché da Roma ha capito che arrivano venti di crisi personale e politica.

D'altronde l’Italia ha appena votato che l’Europa assegni sei miliardi di euro alla Turchia perché faccia da cuscinetto verso i profughi siriani (dimenticando le repressioni sanguinose del regime turco del presidente Erdogan, di cui non parla più nessuno) e solo briciole all’Italia pur con centinaia di migliaia di profughi arrivati ed in arrivo.

Questo è – purtroppo - il vero “peso” dell’Italia in Europa. 

Si potrebbe continuare con gli indici di crescita economica che dovevano schizzare al rialzo e sono invece malinconicamente fermi, come i tagli fiscali e le riforme che non decollano perché per questo governo le “riforme” sono solo quelle tipo le coppie di fatto. 

Allegri comunque, c’è chi sta peggio di noi.