Parliamo di razzismo, che è anche attuale, visti i sentimenti che animano i nostri giovani, e non solo i giovani, negli ultimi tempi, nella vita e nello sport. Nello sport poi non ha senso, è un’incongruenza, il razzismo sta allo sport come il cavolo a merenda, come un goccetto appena alzati, come un cappuccino con panna prima di andare a nanna, ci metterei anche la paura del diverso che sta dilagando un po’ ovunque e che spinge spesso ad atti inconsulti. Vedi quei quattro deficienti di Busto Arsizio colpevoli di cori razzisti nei confronti di alcuni giocatori del Milan nel corso di una partita amichevole con la locale Pro Patria.
Penso che sarebbe materia più per la psicologia che per la filosofia chiedersi da quale sentimento derivi il razzismo, ma è possibile anche aprire una prospettiva filosofica a riguardo. Mi sembra infatti un atteggiamento abbastanza primordiale, non costruito su basi filosofiche o politiche, al massimo, come purtroppo sappiamo, è accaduto che venisse legalizzato e sfruttato, ma in sé mi pare principalmente istintivo (l'istinto non è sempre bene).
Secondo una mia riflessione sul piano morale credo che il razzismo sia uno dei tanti modi di anteporre una prospettiva totalitaria, quella di etnia o presunta 'razza' ad esempio, alla dignità dell'altro essere umano che in quanto tale non si lascia ridurre ad un gruppo o, peggio, ad uno stereotipo. Per superare il razzismo occorre sempre valutare prima il singolo uomo che non il gruppo al quale cerchiamo, forzatamente ed arbitrariamente, di ricondurlo inventandoci un’appartenenza.
Questo non significa che le generalizzazioni circa le persone siano sempre inutili e dannose, anzi alle volte sembrano indispensabili, ma dobbiamo riaffermare la priorità dell'altro in quanto uomo libero, nostro pari, ma irriducibile a noi e ai nostri stereotipi proprio in quanto libero. Non bisogna superare il razzismo affermando che siamo tutti uguali, non siamo tutti uguali ma simili. Ogni etnia gode di piccole differenze che la caratterizzano pur facendo parte della stessa razza umana, però occorre capire la diversità irriducibile del prossimo, che si manifesta nella sua libertà. Uguali perchè diversi ed irriducibili l'uno all'altro.
Sappiamo, perché noi persone di cultura l’abbiamo letto sui testi scolastici, che molteplici razze umane non esistono, sappiamo che siamo tutti figli della stessa razza anzi per dirla tutta, della stessa specie, l’uomo per l’appunto, qui semmai si dovrebbe parlare di etnie perché il termine “razza” viene utilizzato per identificare le differenze fra le razze di animali domestici, creati dall’uomo. Evidentementente queste spiegazioni non attecchiscono nel pensiero razzista di certi individui che fanno della prevaricazione una condotta di vita.
Nella sua definizione più semplice infatti, per razzismo si intende la convinzione preconcetta e scientificamente errata (come dimostrato dalla genetica delle popolazioni e da molti altri approcci metodologici), che la specie umana sia suddivisa in "razze" biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, con la conseguente idea che sia possibile determinare una gerarchia di valore secondo cui una particolare e ipotetica "razza" possa essere definita superiore o inferiore a un'altra.
Le radici del razzismo sono antiche ed intrinseche, già nell’antichità vi erano nobili e schiavi, i cristiani venivano perseguitati e massacrati; negli Stati Uniti vi è stato il razzismo coloniale, nel corso del secolo scorso la presunzione di superiorità della razza ariana, proclamata da Hitler, causò lo sterminio di milioni di ebrei da parte dei nazisti; e anche le stragi etniche di molti conflitti, come quelli nella ex Yugoslavia, in Rwanda e Burundi, in Congo e nello Zaire, sono state compiute con motivazioni che convergono nel razzismo.
Quando si parla di razzismo viene associato, soprattutto, alla discriminazione verso colori di pelle diversi; ciò non è del tutto esatto perché la selezione può riguardare anche il sesso, le differenze religiose, politiche, economiche e di collocazione geografica, e, anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, verso gli handicappati o gli anziani, considerati come un peso dalla società moderna.
Da ciò scaturiscono gli atteggiamenti di intolleranza pressoché quotidiani che si verificano in molte parti del mondo e si concretizzano in vari tipi di violenza, che partono da gesti di scherno e minacce, fino a arrivare all’omicidio , verso coloro che vengono ritenuti diversi e, più di ogni altra cosa, inferiori; infatti il razzismo oltre a riconoscere le differenze, le ingigantisce, con lo scopo di dominare, legittimando così la superiorità di un gruppo nei confronti di un altro.
I corsi e ricorsi storici ci hanno reso chiaro quanto gravi e disastrose possano essere le conseguenze dei pregiudizi razzisti, ma, a dispetto di tutto ciò questi continuano ad sussistere ed a manifestarsi; viviamo in una società piena di gravi problemi, dove la violenza e gli atti criminali sono all’ordine del giorno, la disoccupazione è un fenomeno di grosse proporzioni, dove il valore più importante sembra essere quello del denaro; così è conveniente trovare dei capri espiatori a cui attribuire tutte le responsabilità.
Vi è poi l’abitudine di parlare di questo fenomeno come di un qualcosa che non ci riguarda, sosteniamo che non è giusto ma non facciamo niente di concreto per combatterlo; sono convinto ci sia anche tanta ipocrisia, e che la vera domanda da porsi sia: in fondo in fondo siamo veramente sicuri di essere totalmente tolleranti ed aperti verso chiunque? E’ facile fare proclami o scrivere belle frasi, bisogna vedere come ognuno reagisce in una situazione reale che lo riguarda.
La prima azione da compiere per combattere la discriminazione è cercare di approfondire la conoscescenza di tutte le circostanze storiche ed economiche che l’hanno prodotta, così saremo in grado di combattere le differenziazioni e bisogna anche ricordarsi bene che identificare un’etnia e definirla razza inferiore a un’altra non è un’opinione ma un reato.
Domandiamoci tutti: quali sono i motivi di un’ideologia che ci porta ad sentirci superiori a un altro essere umano? Quali i sistemi di pensiero, le filosofie o le religoni, che stanno dietro tutti questi sentimenti? Quando saremo capaci di trovare le risposte a queste semplici questioni allora avremo risolto un quesito che affligge da migliaia di anni il genere umano senza mai, veramente, trovare una adeguata risposta.