<bgsound loop='infinite' src='https://soundcloud.com/sergio-balacco/misty'></bgsound>

pagine

2014/06/22

L'Ossigeno fa male


Ogni giorno accedo a internet e leggo di un nuovo complotto mondiale, case farmaceutiche che immettono sul mercato farmaci letali, McDonald's vende panini che neppure i batteri voglio mangiare, l'industria del latte che ci avvelena con la caseina, i venditori di Kebab che usano animali sconosciuti. Leggo tutte queste notizie e noto che a "scoprire" questi flagelli del nuovo millennio sono persone che non hanno né arte né parte con le tematiche trattate.

Laureati in filosofia che anziché raccontarci di Hegel ci vogliono spiegare quanto i vaccini possano fare male, economisti aprono blog per spiegarci che la cura per il cancro è stata scoperta ma vogliono tenercela nascosta, ragionieri che attribuiscono al latte la vera causa del raffreddore, architetti scrivono che Aulin e Tachipirina sono letali, in un crescendo di nuove scoperte, di nuovi complotti che occorre subito diffondere prima che vengano censurati.

Più leggo queste notizie e più la mia invidia cresce, mi domando come fanno tutti questi "scienziati" a scoprire e parlare di cose che mai hanno studiato nella vita, riuscendo a farlo anche con una sconcertante sicurezza mentre io, che vi assicuro non sono uno scienziato ma ho un ego smisurato, una presunzione di ferro e quindi mi credo chissà chi, non riesco a scoprire nulla, neppure una cura per i brufoli? Eppure non sono un medico, quindi (secondo la logica di cui sopra) dovrei intendermene!

Così ho deciso di documentarmi, di studiare giorno e notte, per scoprire anche io un bel complotto e, non ci crederete, l'ho scoperto! Su due piedi non volevo crederci neanche io, ma prima che possa essere censurato, ho pensato fosse giusto mettervi al corrente. Mi raccomando leggete bene, perchènessun giornale e nessuna televisione ve lo dirà mai! Ho scoperto che una certa quota dell'ossigeno respirato, circa il 2% per l'esattezza, alla fine della catena respiratoria, invece di legarsi all'idrogeno, genera elementi assai pericolosi come il perossido di idrogeno, il superossido e lo ioneossidrile. 

È scientificamente provato, questi prodotti vengono comunemente definiti radicali liberi, e sono assai pericolosi perchè possono portare a degenerazione la membrana cellulare,aterosclerosi, influenzare la nascita di tumori e malattie degenerative. Vi sfido a fare una ricerca e dimostrare che non sia vero. Cosa significa tutto questo? Che più ossigeno respirate, e maggiore sarà la percentuale di radicali liberi prodotti, con la conseguenza che aumenterà il rischio di ammalarvi, di farvi venire un tumore o avere altre gravi conseguenze. Chi ha ordito tutto questo complotto? Non lo so ancora ma, nel frattempo, credo sarebbe opportuno smettere di respirare, o perlomeno farlo con la massima moderazione, diciamo una o due volte al giorno.

È poi importante che condividiate il più possibile questa notizia, perché sento che presto sarà censurata dalle multinazionali che vendono bombole d'ossigeno, anche quelle usate per le immersioni! Hanno fatto credere a tutti i sub che fossero indispensabili per le immersioni, ma la verità è ovviamente un'altra!

Ok, ok, stavo scherzando, potete riprendere a respirare prima che sia troppo tardi. Lo scrivo perchè ho notato che la gente crede a ogni cosa, più è fuori dalla logica e dal buon senso, e maggiore è la sua inclinazione a crederci. È ovvio che quanto scritto sopra è solo una provocazione, che parte però da un dato vero, assolutamente scientifico (parlo del processo di produzione dei radicali liberi e dei loro effetti) per giungere poi a una conclusione che è assolutamente folle, ossia smettere di respirare pur di non esporsi ai rischi dell'ossigeno.
La leggenda delle Bacche di Goji, del ginseng , del kamut e non solo

Purtroppo con lo stesso principio, ossia concentrandosi su un singolo elemento, piuttosto che sulla complessità organica, ci si lancia ogni giorno in crociate contro questo o quel prodotto, o nell'esaltazione di un altro. Ci si concentra appunto sull'elemento e non sull'alimento, giungendo a demonizzare cibi che sono del tutto innocui e anzi salubri, o a promuovere, pubblicizzare e vendere altri del tutto inutili partendo da una informazione che viene piegata per le proprie necessità commerciali o per sostenere una propria filosofia (rispettabile, talvolta corretta) ma che non merita di essere promossa con l'inganno.

Così, tornando per un attimo ai farmaci, sebbene sia evidente che il loro uso non possa essere mai privo di effetti collaterali, occorre chiedersi quanto più grave possa essere il loro mancato utilizzo. E prima di usare il termine "letale" bisognerebbe perlomeno conoscere il significato nella lingua italiana. Per ovviare al problema suggerisco alla Roche (azienda che produce l'Aulin) di fare una raccolta punti, ogni 3 scatole potrebbe regalare un vocabolario (ovviamente solo ai sopravvissuti).

La stessa cosa accade con il cibo, finendo con eliminare alcuni alimenti solo perchè suggestionanti dalle farneticanti parole di qualcuno, o dalla deviata interpretazione di dati scientifici veri (come quelli che ho fornito rispetto all'ossigeno), individuando in altri cibi quasi dei talismani, ammantandoli di poteri miracolosi di cui non sono ovviamente dotati. È successo in passato per il limone, per l'ananas, per la pappa reale, e tanti altri, accade più recentemente per le Bacche di Goji e il ginseng, accadrà presto per altri prodotti che il marketing deciderà di ammantare di chissà quali virtù. 

Così le stesse persone che si sentono "illuminate" perchè (secondo loro) non cadono nel tranello di alcune multinazionali, finiscono a piè pari nella trappola di qualcun altro, proprio perchè si lasciano affascinare più dall'idea di un complotto che da quanto emerge dalla scienza. Pensare sempre ad un complotto è rassicurante, perchè ci fa sentire subito esperti in tutto, anzi più esperti degli esperti ufficiali dato che siamo stati in grado di "smascherarli".

Penso a quanti si sono fatti affascinare, e tuttora lo sono, da prodotti come il kamut, pensando che si tratti di chissà quale portentoso cereale, mentre nella verità dei fatti si tratta solo di un marchio commerciale che, sfruttando il fascino intorno al prodotto, riesce a fargli avere un prezzo decisamente più alto pagato (giustamente) da chi si crede più furbo!

Ma anche la recente ribalta delle Bacche di Goji, tutti pronti a sperticarsi in esaltazioni rispettando il solito copione, si parte da un racconto mistico sulla loro coltivazione, si passa poi a citare alcuni degli elementi contenuti (es. la vitamina C) elencando le mille virtù, lasciando passare l'idea che il vantaggio non sia legato alla vitamina C, presente in altri alimenti, ma alle Bacche di Goji.

Poi la stoccata finale, si fa sempre cenno a fantomatici e recenti studi scientifici (fa sempre presa) e si chiude dicendo che il contenuto di vitamina C supera perfino quello delle arance! Peccato che per assumere 100g di arancia spesso non occorre neppure mangiarla tutta, invece per assumere 100g di Bacche di Goji dovete mangiare una confezione intera e spendere 39,00 euro! Per non parlare del fatto che, ammesso che un alimento contenga qualcosa in misura maggiore rispetto a un altro, non significa che sia migliore o miracoloso! Se fosse così… sapete quante proteine contiene l'uovo più delle Bacche di Goji? E non solo proteine! Il giorno che qualcuno venderà l'uovo di Goji, raccontando che è stato deposto da una gallina mistica, che ne depone solo uno al mese, sugli altipiani sacri della Mongolia, troverà file di "scienziati" che compreranno uova pagandole volentieri 14,00 euro l'una!

Umberto Veronesi e l'idea che la carne provochi il cancro

La cosa che più di altre però mi indispettisce è quando, pur di avvalorare la propria tesi, si sceglie di mentire spudoratamente, consapevoli che nessuno andrà mai a verificare.

Succede per esempio per la demonizzazione della carne in favore di una alimentazione vegana o vegetariana. Sul fatto che l'eccesso di proteine animali provochi certamente un potenziale aggravio per la salute, anche rispetto all'insorgenza di alcune forme tumorali, siamo tutto d'accordo. Altrettanto si è tutti d'accordo nel dover integrare nell'attuale alimentazione prodotti di natura vegetale, le cui virtù non sono in discussione. Ma quando partendo da queste considerazioni, e col solo intento di portare acqua al proprio mulino, si diffonde la (falsa) notizia secondo cui Umberto Veronesi, il noto oncologo, avrebbe affermato che:
Non ci sarebbero dubbi: la carne favorirebbe l’insorgenza di tumori. Ma sotto accusa non c’è solo la macelleria. Chiunque si alimenti di proteine animali (pesce, carni bianche, selvaggina compresi) correrebbe il 30% di rischio in più di contrarre tumori al seno, al colon, alla prostata, al pancreas, alla vescica e ai polmoni." Aggiungendo che: “Le riviste medico-scientifiche più accreditate sono sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche, molti medici e ricercatori, sulla base anche di numerose ricerche, per la maggior parte insabbiate, sono coscienti degli effetti dannosi del consumo di carne, ma hanno le mani legate.
Queste affermazioni sono assolutamente false, al punto che l'Istituto Europeo di Oncologia ha reso noto che

In riferimento all’articolo rilanciato da alcuni siti in Rete “La carne è cancerogena: Umberto Veronesi svela il motivo per cui non se ne parla“, si comunica che Umberto Veronesi, Direttore Scientifico di IEO, non ha MAI rilasciato l’intervista riportata, e nessuno dei virgolettati a lui attribuiti è reale.

Chi diffonde simili notizie finisce col trasformare quello che è un regime dietetico, in una sorta disetta religiosa, disposta a usare qualsiasi mezzo pur di fare proseliti, finendo con l'arrecare danno anche a chi vuole invece promuovere un approccio salutistico all'alimentazione ricca di vegetali.

Ma al popolo della rete (come qualcuno ama definirlo) questo non importa, o meglio lo ignora, perchè come un gregge si limita a condividere, a ritenersi "più furbo e più sveglio" perchè lui non si fa infinocchiare da nessuno. Da nessuno se non dalle altre pecore.
fonte http://www.nonsolofitness.it/

2014/06/15

SMILE


Una storia d'amore che inizia in silenzio, il suono di una voce, uno sguardo, un sorriso. Smile, sorridi. Parole che dicono tutto e niente, sentirsi soli anche in mezzo alla gente, una ventata di primavera anche se fuori è inverno. Una storia d'amore ha sempre mille cose da imparare. Parlare di una storia d’amore quando si fa sera viene difficile si rischia di cadere e precipitare nel banale, nelle solite descrizioni che a questo punto si usano per descrivere l'attimo, nemmeno volessimo idealizzare la donna dei nostri sogni repressi. 

Mio padre, se ben ricordo, una volta mi fece notare, nel corso di una delle poche volte che gli raccontai dei miei patemi di cuore, che le donne devono avere due tette, due occhi, un naso, una bocca, due gambe un bel culo e tutto il resto è un optional. In tempi successivi aggiunse che dovevano avere anche begli occhi, da non guardare troppo altrimenti portavano assuefazione, come la droga. Lei è lei, una donna, ecco, come posso descriverla? Diciamo che con il metro di mio padre ha tutto quello che serve, forse non nelle proporzioni che lui immaginava, ma c'è. E c'è anche quel cervello che a lui evidentemente non serviva, non prendeva nemmeno in considerazione. Per mio padre le donne erano oggetti, soprammobili da utilizzare quando venivano utili, possibilmente nemmeno troppo spesso, meglio farle decantare come un buon vino e assaggiare quello che restava ma a piccoli sorsi, con accortezza, per non farle riscaldare troppo, era una questione di stile o forse solo per pavoneggiarsi con gli amici oppure da sottomettere e fare figli. 

E ne sono arrivati tanti di figli.

Per me le donne rappresentano l'altra metà del cielo e scusate se è poco. Io amo le donne, le ho sempre amate, desiderate, sognate, immaginate, anche idealizzate, create come uno scultore, plasmate come l'argilla. Ma una alla volta e possibilmente abbastanza lontane nel tempo lasciando trascorrere mesi se non anni fra un rapporto e l’altro per cercare di recuperare quell’indipendenza persa e sperare di essere, o almeno smbrare all’apparenza, normale. Almeno fino a ieri, all'altro ieri.

E poi è arrivata lei, così in punta di piedi, e non sono più io. 

Non è una storia di quelle banali che si ascoltano troppo spesso mentre parlando con gli amici, attorno a un tavolo, ci si vanta di impossibili conquiste o sogni svaniti nel vento. No, questa è una storia di quelle che portano via tempo, risorse, anima e respiro. Come dire? Non so nemmeno come descrivere questo mio turbamento perché il turbamento è evidente che c'è, esiste, lo tocco con mano, ma non riesco a fermarlo e sto peggio di prima.

Qualcuno potrebbe dire che si tratta di una storia immaginata.

Se lo fosse non starei qui a parlarne, se me ne  fossi inventato una per intrattenere gli amici allora potrei essere trattato come uno dei tanti scribacchini della domenica che cercano inutilmente di intrattenere quei pochi, oramai, canuti e indefessi concittadini che si ostinano a comprare il giornale della mattina per leggere le notizie del giorno prima.

Storie, storie per innamorati delusi o che cerchi di raccontarci?

Cerco di raccontarvi che è sempre tempo di amare. Credevate voi che arrivati alla veneranda età di 75 anni come me il mondo si ferma, appendete il cuore al chiodo e chiudete la porta a quei possibili ma fugaci innamoramenti che la vita ci concede? Sbagliato, quella porta è sempre aperta, uno spiraglio di luce che saetta all'interno dell'anima e annuncia la sua presenza con piccoli e laceranti dolori di petto, tanto che magari, dopo aver incrociato quella che possiamo pensare di credere sia la donna della nostra vita, magari la seconda o la terza o come per me l'undicesima, siamo portati a pensare che l'amore non ha età.

Ma non stavi parlando di una storia?

Vero, l'avevo quasi dimenticato, la colpa è vostra con tutti questi divagamenti e divagazioni che portano fuori strada anche il più coriaceo dei determinati a concludere una storia parlata, e non quella reale che potrebbe, la seconda, interrompersi solo con la fine dei sogni o la lontananza. Meglio di no altrimenti la sofferenza dell'anima sarebbe atroce. Che poi lo sanno tutti che la lontananza è come il vento, che fa dimenticare chi non s'ama, ma è già passato un mese e quell'incendio che mi brucia l'anima non accenna a finire (grazie Domenico per l’ispirazione). Una storia imbastita con un filo forte che non sfila e non si stacca, con tanto affetto e tanti sogni e rispetto e dedizione e poi viene da chiedersi come si fa a vivere così.

Uh ma che noia, continui a girarci attorno ma non se ne vede la fine.

È cominciata per caso, avevo chiesto a una persona di aiutarmi a trovare un indirizzo, e quella si era adoperata per farmi avere la paginetta dove era pubblicato quell'indirizzo corredato da fotografie e descrizioni varie. Poi parlando con un amico scopro che lui mi può accompagnare e, dimenticandomi di aver chiesto aiuto, lo seguo e spendo la giornata con lui parlando di mogli, di fidanzate, di figli, del presente e del passato, e magari anche del futuro, come due pensionati che non si decidono a lasciare la panchina sulla quale oziano ogni giorno pur di non perdere quell'attimo magico dello stare in compagnia.

Lo so che qualcuno potrebbe pensare che comincio da molto lontano, tuttavia è tutto qui. Un paio di fine settimana dopo mi ricordo del mio amico che mi aveva suggerito di andare a visitare un museo, quello della guerra dei trent'anni, a suo dire interessante. E chiedo. Chi mi risponde è lei. All'inizio abbozzo, non nutro particolare attrazione, anche perché a me va a finire sempre in un bel matrimonio, non penso a una undicesima moglie il che vorrebbe dire una sfilza di figli e figlie da aggiungere alla lista invero già lunga. 

Nonostante questo la prendo per mia temporanea accompagnatrice e partiamo all'avventura. A lei del museo della guerra dei trent’anni non interessa poi tanto, lei propone e io accetto, andiamo a teatro e poi a vedere spettacoli di inaudita bellezza nei parchi cittadini, e quelli sull'acqua e un tripudio di luci e colori dei mercati e piano piano sento quella porticina che si apre, lasciando filtrare sempre più luce, prima solo una lama e poi un abbagliante raggio di sole. 

Non voglio sembrare sentimentale semmai sono romantico. Il fatto è che i sentimentali credono che le cose durino a lungo, si sviluppano in contorti percorsi dell'anima e sfociano in un mare di luce immaginario, io sono romantico, penso di aver dato tutto di me e per quello devo essere amato, magari odiato, picchiato, malmenato e... attenzione a non farmi troppo male perché più infierite su di me e maggiore sarà il mio amore per lei. Quindi state buoni e godete l'attimo sfuggente di questa storia d'amore che vive e non morirà mai.

Tutto qui? Nella tua banalità hai dimenticato di parlare di te, di lei, dei suoi occhi, dei sentimenti.

Potrei parlarne per mesi di questa lei, di questo amore infinito, invece il blog mi limita, si scompone e ricompone e non da adito di capire lo sconforto di un uomo alla soglia della vecchiaia, che dire quasi decrepito, che si accorge, e non ditemi mio malgrado perché non è affatto vero, che una luce è entrata e si è ricavata uno spazietto importante nel suo cuore. Sono tornato giovane, con le mie angosce, i miei sussurri, con le cuffie attaccate alle orecchie quasi fossi un teppistello di quelli di oggi, uno che ascolta sempre musica a livelli fonometrici tali che il mio vicino di casa che abita al sesto piano, mentre io sto al quarantasettesimo, definisce catalettici. Io ascolto una musica sola, sempre la stessa, una monotona ripetizione che frulla da sola nel cervello, entra da un orecchio e esce dall'altro tornando alla fonte e ricomincia il giro. Io sono un uomo d'altri tempi e, non me ne vergogno a dirlo, ascolto solo Luigi Tenco, un mito della mia generazione finito troppo presto per amore. Ahi noi innamorati persi. 

Ho persino, udite udite, ricominciato a pedalare alla cyclette, almeno per dare l’impressione che sia dimagrito quel tanto che basta per dire che è merito dell’amore. Mia figlia, quella grande, parla di un miracolo della natura, i nipoti invece si affacciano alla porta della palestra ridendo come solo i bimbi son capaci e poi corrono dalle rispettive mamme dicendo che il nonno è diventato matto. Il nonno non è matto, ma innamorato e scusate se è poco.

Va bene abbiamo capito, straparli e non connetti, non vuoi raccontarci una storia, ma lei come si chiama? 

Troppo facile signori miei. Se vi dicessi il nome qui subito si spezzerebbe l’incantesimo, potrei venir tacciato malamente e pesantemente da stuoli di arrabbiatissimi teenagers che guardano con invidia ai miei successi in amore e ai loro insuccessi nello stesso campo. Sono già oggetto di frecciate feroci quando io e lei camminiamo mano nella mano in città, il nonnetto e la nipotina, se dovessi scrivere qui il suo nome sarebbe per lei la fine, io sono forte e resisto alle bordate ma lei no, ne perirebbe, sono sicuro. Lasciamo tutto come è ora e lasciate correre l’immaginazione....

Di questa storia Uno può immaginare quello che preferisce. Ogni casualità è ammessa. Nessuno tuttavia può permettersi di dire che non sia vero. Grazie a chi mi mantiene in vita. Ho tanti segreti, accumulati e custoditi con grazia, e sentimento. Uno di quelli che il mondo di sopra vorrebbe far conoscere al mondo di sotto, passa attraverso le porte di Yangon. E li si vede chi vince e chi perde, e se poi vinco io? Non ditemi che non vale. Come tutte le belle storie anche questa Ha un significato. Uno soltanto che deve essere scoperto affinché Nessuno sia veramente perfetto. Grazie a tutti per aver letto il mio messaggio di amore, psyche e follia.  I LOVE YOU.



Don't fall in love with someone you can live with, fall in love with someone you can't live without.


2014/06/14

Alitalia: ali spezzate?


Quando uno è con l’acqua alla gola e sull’orlo del fallimento ha sempre poco da fare: accetta le proposte di strozzini e creditori e cerca di salvarsi come può.

E’ il caso di Alitalia che pare abbia scelto, come ultima spiaggia, gli arabi di Etihad con base a Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti che – ovviamente – per il loro parziale salvataggio si fanno pagare, e salato.
Quello che però mi resta sullo stomaco è come si sia arrivati a questo sfacelo. Centinaia di milioni (di euro) di deficit, ma una crisi conclamata che dura da sempre, con una azienda di fatto in mano pubblica dove tutti hanno pescato a man salva e dove sono man mano approdati manager pubblici che prima di tutto si sono riempiti le tasche non senza ringraziare i propri sponsor politici.

Il tutto con comandanti e personale strapagato rispetto alla concorrenza e con benefit assurdi per decenni. Furibondo “no” a tutti i partner man mano interessati a collaborare nel Nord Italia, Malpensa prima costruita e poi dimenticata a favore di Roma, quasi che i milanesi per un volo intercontinentale non preferiscano ora Parigi, Zurigo  o Francoforte visto che Milano è stata di fatto cancellata.
Adesso ci sono migliaia e migliaia di dipendenti in esubero (ancora?!) e c’è da chiedersi  quante decine di migliaia di dipendenti erano allora di troppo visto che i piani di ristrutturazione vanno avanti da anni. 
Certo sarebbe interessante vedere la residenza di tutti questi dipendenti visto che sono stati assunti in una azienda “di bandiera” ma di fatto da sempre romanocentrica che ha fatto errori clamorosi e ricorrenti alla faccia dell’intero paese sottraendosi poi sempre alle proprie responsabilità. 

Ma possibile che non ci sia un Magistrato che non colga anche le responsabilità personali  di management incapaci? 
Quando Berlusconi volle fortemente il salvataggio “italiano” della Compagnia perché si è insistito a scegliere Roma come hub peggiorando ulteriormente i conti? Queste sono le risposte che vorrei ascoltare dal Ministro Lupi che – da lombardo e persona seria – penso se le sia poste anche lui. Per quello che serve...

Alitalia, ali spezzate!