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2015/05/25

Vietnam VISA


Vietnam Updates Visa Categories, Expands Visa-Free Access

Vietnam’s Law on Entry, Exit, Transit, and Residence of Foreigners in Vietnam came into effect on January 1, 2015, doubling the number of visa categories to 20.

Of particular note, foreigners are no longer permitted to change their visa category once inside Vietnam. Therefore, the option of arriving on a tourist visa, applying for a work permit and changing visa categories is no longer available. Rather, the work permit should be applied for according to the Labor Code, and the appropriate visa obtained outside of Vietnam, in a process expected to take one to two weeks. Depending on the nationality of the work permit applicant, this may mean applying in the country or territory which issues their travel documents.

Vietnam Visa Work Permit Procedures

Relevant categories for foreign workers are the ĐT visa for foreign investors and lawyers, the NN1, 2, and 3 visas for those in representative offices or projects of foreign non-governmental organizations (NGOs) or international organizations (IOs), or other foreign cultural, economic of professional organizations, and the DN and LD visas for those working in Vietnam.

Ambiguity remains around the distinction between the DN visas for those “who come to work with companies in Vietnam” and the LĐ visa for those “who come to work”. DN visas are valid for up to 12 months, LD visas for up to two years, and DT visas for up to five years. LD visa holders would also be eligible for temporary residence permits. The law provides for five year residency cards to be issued to foreigners, as opposed to the previous three. Individuals with such residency cards would be permitted to sponsor foreigners to enter the country.

Those with residences in which foreigners may stay are now obliged to be connected to the internet and to declare the presence of foreigners to the Vietnamese government electronically.

Visa free access granted to additional countries

In related news, visa-free access to Vietnam has been granted for tourists from Denmark, Finland, Japan, Norway, Russia, South Korea, and Sweden for stays of up to 15 days according to Resolution No.99/NQ-CP issued on December 29 of last year and applying from January 1, 2015 until December 31, 2019.

Vietnam already has similar visa waiver policies in place for ASEAN member states. Separate visa waiver policies also apply to those visiting the island of Phu Quoc.

The new law mandates a 30 day minimum gap between visits of those entering Vietnam via visa-free access. Those visiting special administrative or economic zones in border areas would no longer be required to obtain a visa.

Expansion of visa-free access was proposed by the Ministry of Transport in September 2014 to citizens of Australia, France, Germany, India, and the UK. Such access had been proposed for Taiwanese (ROC) citizens, but the inclusion of “diplomatic relations with Vietnam” as a criterion for granting visa-free access to residents may preclude this.

In December 2014, the Vietnam Immigration Department held training sessions in Hanoi and Ho Chi Minh City in order to ensure the proper implementation of the new laws. In addition, Director Le Thanh Dung and Deputy Director Tran Van Du of the Immigration Department have provided instructions and answered questions on the law from interested parties.

The new law is expected to support the government’s goal of welcoming 8.3-8.5 million foreign tourists to the country in 2015, up from 7.9 million in 2014. This influx of tourists has attracted many foreign investors to the country who are seeking to set up travel related businesses.

2015/05/24

Come imparare le lingue 24 ore su 24... senza accorgersene!

“Come mi piacerebbe imparare un’altra lingua… sai qual è il problema? Purtroppo non ho tempo!”

La prossima volta che uno dei vostri amici pronuncerà questa frase saprete che, in nove casi su dieci, vi sta mentendo. Certo, ci sono gli impegni della giornata e le ore da trascorrere in ufficio, tuttavia, siamo proprio sicuri che la frase giusta da dire non sia piuttosto “Finisco sempre per perdere un sacco di tempo”?

Molto spesso, infatti, ciò di cui avremmo davvero bisogno sono organizzazione e un po’ di iniziativa. Per studiare una nuova lingua sono necessarie dedizione e costanza, questo è sicuro: per fare pratica ed esercitarsi è sufficiente ottimizzare i ritagli di tempo e cogliere al volo tutte le occasioni. Ecco qualche semplice consiglio per far sì che il vostro viaggio all’interno del nuovo idioma diventi un’esperienza a tutto tondo e vi accompagni nel corso delle vostre giornate.

1) Leggete il giornale in lingua

Acquistate un quotidiano straniero (molte edicole offrono una sezione internazionale, in alternativa regalatevi un abbonamento ad una rivista settimanale come il New Yorker) e approfittate del tragitto in metropolitana verso l’ufficio per aggiornarvi sulle ultime notizie. Non scoraggiatevi se non riuscite a comprendere il significato di tutte le parole: cercate di aiutarvi con il contesto, oppure sottolineatele, cercatene il significato e iniziate a compilare un piccolo glossario delle parole che state imparando.

2) Una palestra per il corpo…e per la mente!

Questo è un consiglio prezioso perché vale doppio. Se vi allenate con regolarità vi sentirete naturalmente in forma, e se comincerete a seguire i nostri consigli, farete anche grossi progressi nell’apprendimento della lingua che avete scelto. In che modo?
Semplice: scegliete un podcast radiofonico, un audiolibro, un album – tutto rigorosamente nella lingua di interesse - oppure, semplicemente, riascoltatevi ripetere le parole imparate durante l’ultima lezione di inglese. L’allenamento sarà doppio e le ore “in palestra” voleranno!

3) Mangiate etnico

Ecco un’altra scusa delle persone che lavorano tanto: “Non ho tempo di fare nulla, neanche di cucinare! Pensa che tutte le sere ordino al take away turco!”

Benissimo. Prendete due piccioni con una fava: sforzatevi di ordinare i vostri piatti in turco e, nell’attesa, scambiate due parole con il proprietario e con i camerieri del ristorante. Non serve fare grandi discorsi… l’importante è superare la timidezza, iniziare a parlare e abituarsi al suono di un’altra lingua.

4) Fate amicizia con il nuovo collega francese o con la vicina polacca

Quale modo migliore per perfezionare la lingua? Andate in pausa pranzo con il collega straniero, scegliete un argomento di conversazione e chiedetegli di correggere i vostri errori e la vostra pronuncia. Se avete un vicino di casa che proviene da un altro paese, allo stesso modo, organizzate delle cene e continuate a mettere alla prova le vostre abilità. Potrebbe rivelarsi l’inizio di una nuova amicizia!

5) Il meritato riposo

Non c’è niente di meglio che distendersi sul divano col gatto sulle ginocchia a guardare un bel film oppure a leggere un libro. Perché non approfittare anche di questo momento di relax per continuare a fare progressi piacevolmente? Scegliete solo film in lingua originale e inserite i sottotitoli (sempre rigorosamente in lingua originale) per avere un riscontro immediato sulle parole che avete appena sentito.

Prendete nota dei modi di dire e delle espressioni idiomatiche e mettetele in pratica alla prima occasione. Se preferite cimentarvi con la lettura, evitate i libri troppo impegnativi e complicati, almeno all’inizio. Gira voce che alcuni dei migliori poliglotti abbiano iniziato a imparare le lingue grazie ai cartoni animati e ai libri per bambini. Provare non costa nulla!

fonte it.babbel.it

2015/05/15

BactoBot: il futuro dell'energia



Fig. 1: Prototipo di EBR da laboratorio. La linea di colore rosso è la membrana permeabile ai protoni

BactoBot non è un nuovo cartone animato giapponese, né un film di fantascienza. Si tratta invece di una nuova biotecnologia che arriva dagli Stati Uniti e che promette di rivoluzionare la produzione di energia rinnovabile da biomasse e rifiuti organici.

Il nome BactoBot è l'acronimo di Bacterial Robot, cioè, un batterio che ha la particolarità di essere programmabile per via genetica in modo da realizzare diverse funzioni, alla stessa maniera dei robot meccanici programmabili mediante il software.

L'azienda proprietaria dei brevetti e del know how segreto industriale è composta da un'equipe di ricercatori provenienti da diverse università e discipline: c’è chi è esperto in modificazione genetica di organismi, chi esperto in Mfc (Microbial fuel cells, celle a combustibile microbiche), o ancora c’è chi è esperto in marketing e pubbliche relazioni istituzionali; tutti insieme hanno dato vita ad un'azienda che in meno di un lustro ha raggiunto diversi milioni di dollari di investimenti e stipulato contratti con importati istituzioni quali la Epa (Environmental protection agency, l’agenzia di protezione ambientale statunitense).

Le potenzialità dei BactoBot sembrano limitate solo dall'immaginazione e disponibilità di capitale dei committenti. A data odierna, sono stati sviluppati BactoBots per la produzione di energia elettrica a partire da acque residue, tramite una tecnologia chiamata Ebr (Electrogenic bio reactor, bioreattore elettrogeno).

Un Ebr è un particolare tipo di Mfc nel quale dei BactoBot programmati per degradare la materia organica, o un qualsiasi composto inquinante, sono fissati a dei nanotubi di carbonio che costituiscono l'anodo. L’attività metabolica dei BactoBot scinde le molecole della materia organica, fecale o di altro tipo, presente nell’acqua da trattare, liberando idrogeno. Una membrana di un materiale speciale, impermeabile all'acqua ma permeabile ai protoni, separa la camera di reazione biologica, contenente i BactoBot e l’acqua da trattare, dal catodo in grafite, il quale è a contatto con l'aria. Quando si chiude il circuito, fra anodo e catodo, l’idrogeno prodotto dai BactoBot si scinde in elettroni e protoni. Gli elettroni viaggiano attraverso i fili di rame ed il carico elettrico esterni fino al catodo, mentre i protoni gli raggiungono passando attraverso la membrana. Nel catodo protoni e ed elettroni si ricombinano in idrogeno, il quale si combina con l’ossigeno dell’aria, generando acqua. Il processo genera dunque energia in forma di corrente elettrica, acqua pura, e allo stesso tempo degrada la materia inquinante contenuta nel refluo all’interno della camera biologica, facilitando poi il suo trattamento ulteriore. 

I creatori della tecnologia dicono che sia persino possibile realizzare BactoBot che degradino selettivamente un particolare tipo di inquinante, come ad esempio i polifenoli presenti nelle acque di vegetazione degli oleifici, responsabili della scarsa biodegradabilità e difficoltà di trattamento di questo refluo, oppure gli idrocarburi versati in mare nel caso di un naufragio. Un Ebr già testato negli Usa è capace di produrre energia dall’urina separando l’azoto ed il fosforo ivi contenuti per produrre dei fertilizzanti.

Un altro tipo di BactoBot, invece, è stato progettato per funzionare come biocatalizzatore. Facendo circolare in controcorrente il gas di scarico di un processo di combustione (ad esempio una centrale a biomassa o biogas) ed una soluzione nutriente, i Bactobot fissati su di un substrato artificiale sono in grado di sintetizzare butanolo, un alcol considerato come "biobenzina", capace di rimpiazzare quest'ultima senza bisogno di modifiche ai motori esistenti e con diversi vantaggi ambientali.

Ancora un’altra possibilità dei BactoBot è la fermentazione diretta dello sterco animale, producendo del bioetanolo, un combustibile di grande interesse commerciale come additivo alla benzina, ma prodotto attualmente da materie nobili quali il frumento, il mais o la canna da zucchero e molto contestato dai gruppi ecologisti per questo motivo. I BactoBot dunque presentano un triplice vantaggio: in primo luogo producono biocarburante pulito e a basso costo; in secondo luogo riducono il carico inquinante dovuto alle deiezioni zootecniche, e, infine, liberano una buona parte della produzione dei cereali e dello zucchero dall’utilizzo insostenibile per produrre combustibile, per il loro scopo genuino di alimentazione umana e animale.

Sorge dunque una domanda spontanea: i digestori anaerobici sono destinati a sparire? Secondo noi assolutamente no! E spieghiamo il perché: un altro BactoBot è in grado di produrre metano direttamente da qualunque substrato organico. Questa tecnologia consentirà allora la costruzione di digestori molto più compatti ed efficienti nella degradazione delle biomasse residue agricole, assicurando la fornitura di metano alle nostre abitazioni.

Ma come funziona un BactoBot? Al pari di un robot, è composto da un"hardware" generico - adatto a più scopi (in pratica un batterio al quale è stato asportato il Dna), un "sistema operativo" (appunto il Dna del batterio che verrà ricodificato)- e da un "software" (i singoli geni che compongono il Dna, che vengono "accesi" o "spenti" dai biotecnologi allo stesso modo del linguaggio binario “1 e 0”).

Fig. 2: Aspetto esterno di un BactoBot
La figura 2 mostra la "carrozzeria" scelta per “fabbricare” i BactoBot. Si tratta di un batterio assolutamente innocuo, ma caratterizzato da una sorta di "peli", tecnicamente chiamati col nome latino pilus, che diventano molto utili per consentire una facile adesione ad una matrice inerte (solitamente nanotubi di carbonio), in modo da poter immobilizzare grandi quantità di individui all'interno del bioreattore. 

Quando si parla di organismi geneticamente modificati, insorgono sempre critiche e paranoie apocalittiche da parte di attivisti di ogni colore politico. Cosa succede se per qualche motivo si rompe un reattore e i BactoBot vanno a finire in un ambiente naturale? O se i terroristi riescono a impossessarsi di un campione con lo scopo di "pirateggiare" il Dna per fabbricare armi biologiche? Tutte queste ipotesi potrebbero accadere, ma senza incorrere in seri rischi per la collettività perché gli scienziati americani hanno già pensato e sviluppato una soluzione.

Per fare un’analogia con il mondo dei software più sofisticati, questi batteri sono impossibili da copiare perché per poter funzionare richiedono la presenza di una sorta di "chiavetta", per seguire l’analogia con il campo informatico. In altri termini, i BactoBot possono vivere solo se nel loro medio si trova - in una certa concentrazione prestabilita- una molecola (neutra e biodegradabile nell'ambiente naturale). Quella che funziona come chiavetta si chiama GeRM Key (Genetic rights management key, chiave di amministrazione dei diritti genetici) e la sua mancanza provoca la distruzione immediata sia del Dna che del Rna del BactoBot.



Da un articolo di Agronotizie - Mario Rosato