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2015/09/11

Orgoglio Americano



Il giorno che è appena terminato, è una data già entrata nella storia. A Ground Zero, luogo simbolo degli attacchi, nel cuore di New York, il tempo si è nuovamente fermato e, nel silenzio, una campanella ha ricordato quel giorno di 14 anni fa. Uno per uno i nomi delle vittime sono stati ripetuti in una cerimonia che, dopo anni, è tornata pubblica sul luogo delle Twin Towers, per un momento di commemorazione collettiva.

"14 anni dopo gli attacchi terroristici dell'11/9, onoriamo coloro che abbiamo perso. Salutiamo coloro che garantiscono la nostra sicurezza. Ci leviamo piu' forti che mai". 

Lo ha scritto su Twitter il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel 14/mo anniversario dell'11 settembre. 



Questa è l'America dei nostri sogni, dei ricordi sempre vivi e della voglia di eccellere nonostante tante contraddizioni. I lettori che mi seguono sanno che ogni tanto viaggio negli USA, e non solo virtualmente, per analizzare punto per punto questo grande paese e cercare di cogliere le novità per capire meglio questa grande realtà. 

Anche quest’anno sono tornato preoccupato e scoraggiato e non solo perché del nostro paese nell’ultimo mese i media americani hanno parlato solo per l’immigrazione dall’Africa e lo sciagurato funerale mafioso a Roma in stile “Il Padrino” (immaginatevi la brutta figura e l’ironia che siamo riusciti ancora una volta a sollevare) quanto perché mentre da noi tutto sembra andare alla moviola e in modo rallentato in questi ultimi anni e soprattutto quest’anno gli Stati Uniti sembrano aver ripreso con slancio una ripresa economica che è ben più visibile dello “ zero virgola” italiano tanto strombazzato dai media e dal governo.

Scelte di strategia finanziaria azzeccate (uno dei pochi meriti di Obama), con “mani libere” all’esecutivo per salvataggio di banche e di imprese riuscendo – tra l’altro - a far pagare il prezzo delle loro bolle speculative del 2007-2008 anche (se non soprattutto) al resto del mondo.
Intanto il mercato immobiliare è tornato a tirare, così come di conseguenza l’ occupazione e la produzione industriale 

Questa rinnovata vitalità non nasconde pregi e difetti del modello americano, per esempio nel loro mercato del lavoro che è infinitamente più svincolato del nostro, ma dove una occupazione si trova subito – anche se magari provvisoria - ma comunque sempre legata alle capacità e volontà dell’individuo. Da noi si direbbe “meno tutelato” ma se uno è trattato male se ne va e di lavoro ne trova un altro il che porta ad un equilibrio tra domanda ed offerta ed è forse per questo che non c’è una strada dove nelle vetrine non si cerchino nuovi assunti con il “sogno americano” che così autoalimenta sé stesso. 

Soprattutto si nota - nelle piccole e grandi cose - come l’informatica, l’automazione e l’interconnessione dei servizi sia molto più avanzata che da noi semplificando la vita e riducendo i costi mentre restano diversi problemi di base come lo spreco di energia (ad esempio l’aria condizionata esagerata, magari con le porte o le finestre che restano aperte) e uno stile di vita spesso per noi assurdo. 

Vale per l’alimentazione e gli sprechi, visibili in molte famiglie, di apparecchiature, imballaggi e anche di cibo visto che porzioni e confezioni – come tutto, in America – sono sempre “extra large”.

In generale la ripresa è quindi anche basata su un consumismo esagerato e spesso forzato. 

Certo molte cose costano decisamente meno che da noi favorendo la ripresa: l’anno scorso la benzina costava intorno ai 4 dollari a gallone, ovvero circa 1 dollaro al litro. Il prezzo è sceso ora a 2,2 dollari a gallone: vi immaginate se in Italia la benzina costasse meno di 60 centesimi al litro e le autostrade – come negli USA – fossero gratuite? La ripresa economica nasce anche da qui ed è triste vedere invece come in Europa, nonostante il costo del denaro “ufficiale” sia quasi a zero, quello del petrolio il più basso di sempre e pur con l’Euro ormai stabile sia così difficile la ripresa. Ancora più difficile da noi dove investire è impossibile sia per una burocrazia assurda che per la difficoltà reale di poter ricorrere al credito. Così tutto è “impallato” e restiamo sempre più indietro. 


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