Prima di tutto hanno vinto Salvini e Di Maio rappresentando un inedito duetto che – al di là dei giudizi politici – sono indubbiamente la grande novità della politica italiana.
Se notate - insieme alla Meloni - rappresentano facce giovani mentre sono i “vecchi” a perdere, da Berlusconi alla sinistra di Liberi e Uguali.
Il problema è che adesso, calata la polvere sull’euforia, resta il problema della
governabilità perché una maggioranza si può costruire solo se qualcuno rinuncia a quanto aveva promesso e ribadito anche ad urne appena chiuse.
Gentiloni intanto resta, ringrazia impacciato come un naufrago sopravvissuto su una scialuppa del transatlantico PD finito in fondo al mare e intanto piazza le sue carte nella prospettiva di restare per un bel po’ (vedi le nomine ai vertici dei servizi segreti, non si sa mai…).
Patetico Renzi che annuncia le dimissioni a metà ed è riuscito a distruggere la sua credibilità personale per un ego smisurato riuscendo a perdere più della metà dei voti di 4 anni fa: un bel record.
D'altronde prima del referendum aveva annunciato che in caso di sconfitta avrebbe lasciato la politica. Ha perso e non lo ha fatto, ha perso nuovamente e ora se ne faccia ora una ragione.
Adesso che si fa? Questo caos è frutto – come scrivevo nelle settimane scorse – di una legge elettorale assurda che non serve a nessuno e porta alla tentazione di tornare presto a votare, ma se la legge non cambia più o meno le cose resteranno come ora.
C’è però un grande responsabile che se ne sta zitto nell’ombra e che invece ha precise responsabilità per aver portato a questa situazione di ingovernabilità ed è Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica, quello che in questi anni ha taciuto, taciuto sempre. Perché Mattarella non ha avuto il coraggio di non promulgare una legge elettorale assurda? Perché non l’ha almeno rimandata alle Camere con un proprio messaggio? Glielo avevano chiesto in tanti, non ha avuto la volontà e il coraggio di farlo. Ci riflettano gli italiani.
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