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2023/11/24

Delirio collettivo: basta femminicidi


Quando un tragico fatto di cronaca nera viene trasformato in uno show mediatico si genera una vera e propria morbosità perdendo le dimensioni umane e sociali del problema.

Il caso di Giulia Cecchettin ripropone un problema che, almeno statisticamente, va ricondotto in termini complessivi corretti.

Per esempio si è detto e ribadito (senza arrivare al delirio di definirli addirittura “delitti di stato”, definizione comprensibile solo per il dolore della sorella della vittima, ma immediatamente sfruttato dai media e vergognosamente da alcune parti politiche) che per ridurre questi crimini occorrerebbe una serie di interventi legislativi e culturali.

A parte la nuova legge passata mercoledì anche al Senato, si è parlato di un delitto di “patriarcato” e la solita Schlein chiede di introdurre nei programmi scolastici la materia “Educazione dalle relazioni”.

Ricordando sommessamente che tutto il percorso pedagogico della scuola dovrebbe puntare proprio a questo, vanno però anche conosciute le dimensioni vere del fenomeno a sottolineare che - se prendiamo le statistiche disponibili a livello europeo in alcuni paesi considerati “progressisti” e pro LGBT+ - i femminicidi sono, rapportati alla popolazione, molto di più che in Italia.

Quanti sanno che in Lettonia vi è una percentuale di 4,09 casi annui su 100.000 abitanti rispetto allo 0,4 % dell’Italia, ovvero dieci volte tanto? Anche lì c’è un oscuro o bigotto “patriarcato” meloniano? Invece i casi sono molto meno numerosi nel sud dell’Europa che non in Germania, Francia, Croazia, Austria o Slovenia mentre il paese più “sicuro” per le donne è la Grecia con addirittura solo 0,16 casi ogni 100.000 abitanti e le proporzioni non cambiano se ci si limita a considerare i casi legati a conviventi o ex conviventi.

E’ ovvio che i delitti sono sempre tragicamente troppi, ma è difficile pensare che interventi legislativi possano incidere molto sui numeri assoluti del fenomeno, mentre il dato più allarmante è piuttosto che il 46% delle donne uccise nel 2022/23 si sarebbero precedentemente rivolte – evidentemente invano – alle Forze dell’ordine per denunciare violenze o minacce, ma la denuncia non era servita.

Più che il numero dei morti in sé si pone quindi il problema della violenza domestica che è da prendere molto di più in considerazione del singolo omicidio-show tenuto conto che moltissime donne probabilmente sopportano e non denunciano: avere il coraggio di farlo conoscendo i propri diritti e i comportamenti da tenere dopo una denuncia è il vero primo passo per salvarle.

In generale – come sottolinea una attenta ricerca di Openpolis - nonostante un’opinione diffusa legata a troppi film sulla mafia - l’Italia non è una società intrinsecamente violenta, perché presenta comunque il secondo dato più basso d’Europa per incidenza degli omicidi sul totale della popolazione: 0,48 ogni 100 mila abitanti, ben al di sotto della media Ue (0,89).

Anche per quanto riguarda gli omicidi di donne il dato italiano è inferiore alla media Ue (0,38 contro 0,66) ricordando che in Italia si è passati complessivamente dai 1442 omicidi del 1992 ai circa 700 l’anno all’inizio del nuovo secolo per scendere oggi a meno della metà di cui circa un terzo a danni di donne. Contano evidentemente la netta diminuzione delle stragi di mafia e di camorra con omicidi quasi sempre tra uomini.

Chiaramente vi sono fatti che più colpiscono la sensibilità e l’opinione pubblica, ma anche che “fanno audience” innestando lo show e la speculazione politica.

Anche perché, secondo i dati statistici del 2021, per esempio i giovani tra i 15 e i 24 anni morti in incidenti stradali sono stati più di uno al giorno (e i feriti ed invalidi uno sterminio): non sarebbero allora ben più urgenti corsi di educazione stradale? Eppure tra le vittime della strada nella fascia di età tra i 15 e 19 anni il numero di morti per milione di abitanti si alza a 51, in quella tra 20 e 24 (ovvero i neopatentati) addirittura schizza a 74, valori ben al di sopra delle medie continentali.

In questo triste conteggio gli omicidi rappresentano comunque meno dell’1 per mille delle morti in Italia, meno del 10% rispetto ai morti sulle strade e tutti gli omicidi non sono che un quarto rispetto ai morti sul lavoro (che superano ampiamente il migliaio) tanto da chiedersi se non sia più utile focalizzarsi piuttosto anche sulla prevenzione di queste morti che troppe volte ricevono ben poca attenzione dai media.

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