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Un lontano ricordo di libertà, la voglia di correre senza imposizioni, senza catene, senza torture è tutto ciò che tiene questi animali vivi. |
È giusto costringere animali in circhi e zoo o sagre popolari solo per potersi divertire?
Animali tenuti imprigionati, lontani dal loro habitat naturale, obbligati a compiere perfomance assurde, con l’unico scopo di strappare un sorriso (e qualche euro) a qualcuno. Circhi, sagre e zoo rientrano nell’idea, inculcataci sin dalla nascita, che gli esseri umani abbiano il diritto di appropriarsi della vita di un individuo, strapparlo alla sua famiglia e alla sua casa, manipolarlo, imprigionarlo, torturarlo e infine ucciderlo, per ottenerne il miglior tornaconto, che si tratti di cibo, divertimento, moda o qualche finanziamento a scopo “scientifico”.
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L'addestramento degli animali del circo comincia fin da piccolissimi e è mirato a strappare da loro ogni comportamento naturale, per piegarli alla volontà dei circensi, tramite la costante minaccia della morte da percosse |
Si tratta forse proprio di una delle più eclatanti forme di sfruttamento degli animali, proprio perchè stravolge l’intera vita di esseri viventi solo per soddisfare la curiosità di qualcuno di osservarli, avvicinarli, divertirsi vedendoli fare cose “ridicole” o pericolose performance.
Chi davanti a un orso che balla, una tigre che si getta in un cerchio infuocato o un elefante che fa la verticale riesce davvero a fingere di non sapere che questo non può essere che il risultato di un ammaestramento crudele?
Obbligati a compiere esercizi contro natura, costretti a “recitare” anche se stanchi o malati, abbagliati dai riflettori, frastornati dal clamore della folla: ciò accade solo perché gli animali sono impauriti dalla frusta e dalla presenza del pungolo d’acciaio che ricordano loro il dolore subito durante l’addestramento.
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Il terrore, il dolore, la prigionia e la noia sono le costanti che accompagnano la vita di ogni animale prigioniero del circo fino alla morte |
Numerose testimonianze raccontano di cani chiusi in minuscole gabbie per tutta la giornata; elefanti legati costantemente per due zampe e “svuotati” prima di ogni spettacolo perchè non evaquino in pista; cavalli costretti a lavorare anche se malati o feriti; leopardi legati ai due lati della gabbia e pungolati alla gola per ore e ore con un forcone finchè non imparano a stare seduti sulle zampe posteriori; animali vecchi e logori che, dopo un’eternità trascorsa a servire l’uomo, vengono ceduti ai laboratori di vivisezione.
Anche le "innocenti" ricorrenze popolari e religiose sono spesso l'occasione per organizzare sagre, palii e altre manifestazioni crudeli durante le quali cavalli, asini, anatre, oche, tori, mucche, buoi, capre, e altre specie animali sono sottoposte a crudeltà e abusi. Al riparo della tradizione, gli animali si frustano, si sovraccaricano, si usano come bersagli, si obbligano a correre su percorsi accidentati e pericolosi, si forzano a trascinare carretti.
Nessuna tradizione può giustificare lo sfruttamento e il dolore dei più deboli, né le torture o le sevizie possono essere considerate un patrimonio culturale da tramandare alle generazioni future. Costituisce un passo fondamentale ed indispensabile giungere a considerare gli animali come in realtà sono: esseri senzienti e consapevoli, capaci di provare, come noi, emozioni e dolore.
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L'abitudine al considerare gli animali degli oggetti e non esseri viventi che soffrono innaturalmente, accresce, nei bambini che assistono al circo, l'abitudine a non prendere in considerazione il dolore altrui |
Ogni anno, si svolgono in molte parti del mondo, anche in Italia, fiere e palii che sfruttano gli animali per fare spettacolo. Per una ragione che mi è sconosciuta, l'uomo crede di far ridere se nello spettacolo si aggiunge un animale che non gradisce determinate situazioni, non gradisce i giochi a cui viene sottoposto suo malgrado, non gradisce di essere ridicolizzato in virtù di uno spettacolo a solo uso e consumo di altri bipedi che urlano, picchiano, insultano.
Il cosiddetto Palio vale a dire una manifestazione popolare "di amicizia, solidarietà e incontro"; trasforma gli animali in veicoli di divertimento, nella fattispecie a cadere nelle braci sono spesso gli asini. E non mi limito a criticare solo le corse degli asini, ma tutto il sistema di fiere e spettacoli, lo stesso che porta a tramandare le corse dei cavalli in un anello in una nota piazza, con il fondo lastricato di pietre, scivoloso come il marmo bagnato dove le povere bestie spesso rompono zampe e zoccoli se non di peggio.
Non credo che i quadrupedi protagonisti di queste presunte "feste" si divertano molto: li abbiamo visti anche alla tv, nervosi, irrequieti, chiaramente a disagio nel bel mezzo della folla urlante alla quale non sono abituati. Come si sentono questo animali condotti contro la loro volontà a misurarsi in una corsa che non li vede protagonisti. Lo sappiamo benissimo, il protagonista sarà sempre il fantino o cavaliero o gonzo di turno che le cavalca, per far ridere, piangere o sognare, non importa se tutto questo sia ragionevolmente lecito, l'importante sembra sia lo spettacolo a discapito dei nostri poveri animali che non apprezzano affatto.
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Posizioni innaturali e dolorose, suoni e luci frastornanti, la costante minaccia della frusta e del bastone. Il circo, per gli animali, è un incubo che nemmeno possiamo arrivare a capire |
È giusto, in nome della tradizione e del divertimento, sottoporre gli animali a simili crudeltà e abusi? Ci siamo mai chiesti che senso ha ridicolizzare, deridere, sfruttare, malmenare, sopraffarre, obbligare a azioni che vanno contro la loro natura con la solita prepotenza tipica della specie umana gli aimali che non condividono questa nostra attitudine?
Il mio cane, un Fila Brasileiro di dieci anni, tutte le volte che dobbiamo partire per andare in qualche Paese diverso dal solito, si nasconde, cerca un luogo dove difficilmente, crede lei, possiamo vederla, aborrisce i viaggi, gli spostamenti, questo sradicarla dalle sue abitudini, dal calore di una famiglia e di una casa che ama. E purtroppo siamo costretti a volte a questa violenza, facciamo sacrifici per non privarla del nostro affetto che, almeno inizialmente, lei non comprende.
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Oltre agli spettacoli, la vita degli animali nel circo si riduce a questo: una prigionia forzata senza nemmeno la possibilità di muoversi |
Anche i cani, gli asini, i cavalli, le mucche, i leoni, gli elefanti, i coccodrilli, le pantere, gli agnelli e finanche gli uccelli che noi costringiamo in gabbie anguste sono esseri senzienti e consapevoli, con le loro emozioni, i loro sentimenti, le loro paure, capaci come noi di provare dolore e sconforto. E non dimentichiamoci di quegli animali costretti a esercizi cruenti nei circhi, a quelli ridicolizzati a eseguire esercizi per far ridere i bambini, e sono anche contro certi zoo dove gli animali sono costretti in gabbie, fiere da condannare a una vota da reclusi solo per mostrare al mondo "l'effetto che fa" come cantava il grande Jannacci scomparso recentemente.
No cari signori, non s'ha da fare, dobbiamo metterci in testa che il pianeta non è tutto nostro ma anche loro, che sono la maggioranza, che sono sulla terra da milioni di anni prima di noi, che hanno saputo adattarsi all'ambiente e anche all'uomo per vivere al suo fianco, per convivere, non per essere maltrattati o uccisi in nome non già di un sacro bisogno di vivere, di nutrimento, ma solo in quello del divertimento.
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La tigre, animale fiero e maestoso, oppone una strenua resistenza all'addomesticamento. Per questo, nei suoi confronti, si usa una violenza particolarmente truce, fino a far sì che non possa far altro che essere umiliata davanti a una manciata di spettatori incapaci di provare la minima empatia |
Sono consapevole che la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica non la pensa come me, anzi mi prenderà per fanatico e estremista quando evidenzio questi deplorevoli atti di violenza contro il mondo degli animali, qualcuno potrebbe anche dire che "con tutti i bambini che muoiono di fame nel mondo" stai a pensare agli animali, l'ultimo nostro problema.
E invece no, non si tratta dell'ultimo nostro problema ma del primo. Io non ci stò gridava un vecchio presidente della repubblica pescato con le mani nel sacco delle mazzette che giornalmente riceveva, e neppure io ci sto (non le mazzette che per conto mio non so nemmeno cosa siano, nel senso che non ne ricevo) ma in quello del voler maltrattare gli animali e trarne felicità.
Non riesco proprio a stare zitto, non tacerò mai fin quando gli animali saranno sottoposti a crudeltà e abusi, a torture e angherie, di qualunque natura essi siano.
È ora di dire basta a queste cose, è ora di smetterla di pensare che l'uomo può tutto sulla natura e sugli animali. Dal canto mio sarò sempre pronti a difendere i più deboli, sarò sempre schierato dalla loro parte; loro sono i senza voce, possono contare solo sulla nostra per guadagnarsi un minimo di dignità.
E per finire non potevo che parlare di Violenza.
Come si può lottare per rimuovere la violenza insita negli individui se questa la si trasmette attraverso manifestazioni solo all'apparenza non violente? Con i circhi in particolare, ma anche con gli zoo noi non ci rendiamo conto che eduzhiamo i nostri figli alla violenza.
Un argomento da non sottovalutare è il fatto che il pubblico privilegiato dei circhi è chiaramente rappresentato dai bambini, accompagnati dai loro genitori ad assistere ad uno spettacolo di molestie e abusi. L'abitudine al considerare gli animali degli oggetti e non esseri viventi che soffrono innaturalmente, accresce, nei bambini che assistono al circo, l'abitudine a non prendere in considerazione il dolore altrui.
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Il terrore, il dolore, la prigionia e la noia sono le costanti che accompagnano la vita di ogni animale prigioniero del circo fino alla morte |
Se le loro naturali emozioni di disagio in risposta alla vista di un animale in difficoltà si scontrano con l’allegria dell’adulto di riferimento, i bambini saranno letteralmente educati a rimuovere le loro istintive reazioni e adeguarsi a quelle “richieste”. Ne consegue un apprendimento graduale dell’insensibilità, della rimozione dell’empatia, del non riconoscere nell’animale un altro essere vivente che prova dolore ed emozioni esattamente come l’animale umano. Si insegna a ritenere normale il dominio del più forte sul più debole.
Nella mente del bambino si crea una sovrapposizione tra ciò che vede e l’atmosfera di allegria che lo circonda. E così impara che evidentemente quello che sta vedendo deve essere divertente, si abitua a non cogliere la sofferenza degli animali anche laddove i segnali di irrequietezza, tristezza, noia o terrore sono evidenti. Si abitua a rispondere con la gioia e il divertimento alla vista dell’altrui disagio: viene messo in atto un vero e proprio processo di negazione di ciò che si vede.
Lo sviluppo dell’empatia è invece fondamentale per il bambino sin dalla prima infanzia: la capacità di individuare e riconoscere i sentimenti propri e altrui gli permette di apprendere a strutturare il proprio comportamento rispettando le esigenze dell’altro.
Tali spettacoli hanno la responsabilità di indurre nei bambini la formazione di atteggiamenti antiempatici o indifferenti, durante una fase evolutiva in cui l’educazione alla comprensione e al rispetto del sentire dell’altro dovrebbe essere un momento formativo essenziale.
Ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni piombati che trasportano alla morte le vittime di qualsiasi dittatura, se non avessimo fatto l'abitudine ai furgoni dove gli animali agonizzano senza cibo e senz'acqua diretti al macello.
(M. Yourcenar)