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2020/03/27

Avancer par peur




C'est la stratégie mondialiste. La peur est visiblement la seule étant susceptible de faire accepter aux gens ce qu'ils n'accepteraient pas en temps normal. C'est comme ça qu'ils nous auront.

Une pandémie majeure ferait surgir la prise de conscience de la nécessité d'un altruisme, au moins intéressé.

L'Histoire nous apprend que l'humanité n'évolue significativement que lorsqu'elle a vraiment peur : elle met alors d'abord en place des mécanismes de défense ; parfois intolérables (des boucs émissaires et des totalitarismes) ; parfois futiles (de la distraction) ; parfois efficaces (des thérapeutiques, écartant si nécessaire tous les principes moraux antérieurs). Puis, une fois la crise passée, elle transforme ces mécanismes pour les rendre compatibles avec la liberté individuelle et les inscrire dans une politique de santé démocratique.

La pandémie qui commence pourrait déclencher une de ces peurs structurantes.

Si elle n'est pas plus grave que les deux précédentes frayeurs de ces quinze dernières années liées à un risque de pandémie (la crise de la vache folle en Grande-Bretagne et celle de la grippe aviaire en Chine), elle aura d'abord des conséquences économiques significatives (chute de l'activité des transports aériens, baisse du tourisme et du prix du pétrole); elle coûtera environ 2 millions de dollars par personne contaminée et fera baisser les marchés boursiers d'environ 15 %; son impact sera très bref (lors de l'épisode de la grippe aviaire, le taux de croissance chinois n'a baissé que pendant le deuxième trimestre de 2003, pour exploser à la hausse au troisième); elle aura aussi des conséquences en matière d'organisation (toujours en 2003, des mesures policières très rigoureuses ont été prises dans toute l'Asie; l'Organisation mondiale de la santé a mis en place des procédures d'alerte à l'échelle planétaire; et certains pays, en particulier la France et le Japon, ont constitué des réserves considérables de médicaments et de masques).

Si l'épidémie est un peu plus grave, ce qui est possible, puisqu'elle est transmissible par l'homme, elle aura des conséquences véritablement planétaires: économiques (les modèles laissent à penser que cela pourrait entraîner une perte de 3 trillions de dollars, soit une baisse de 5 % du PIB mondial) et politiques (en raison des risques de contagion, les pays du Nord auront intérêt à ce que ceux du Sud ne soient pas malades, et ils devront faire en sorte que les plus pauvres aient accès aux médicaments aujourd'hui stockés pour les seuls plus riches); une pandémie majeure fera alors surgir, mieux qu'aucun discours humanitaire ou écologique, la prise de conscience de la nécessité d'un altruisme, au moins intéressé.

Et, même si, comme il faut évidemment l'espérer, cette crise n'est pas très grave, il ne faudra pas oublier, comme pour la crise économique, d'en tirer les leçons, afin qu'avant la prochaine - inévitable - on mette en place des mécanismes de prévention et de contrôle, ainsi que des processus logistiques de distribution équitable des médicaments et de vaccins. On devra, pour cela, mettre en place une police mondiale, un stockage mondial et donc une fiscalité mondiale. On en viendra alors, beaucoup plus vite que ne l'aurait permis la seule raison économique, à mettre en place les bases d'un véritable gouvernement mondial. C'est d'ailleurs par l'hôpital qu'a commencé en France, au XVIIe siècle, la mise en place d'un véritable Etat.

En attendant, on pourrait au moins espérer la mise en oeuvre d'une véritable politique européenne sur le sujet. 

Mais, là encore, comme sur tant d'autres sujets, Bruxelles est muet.

2020/03/22

la vita difficile del COVID-19




Quanto sappiamo della sopravvivenza del coronavirus fuori dal corpo?
I virus hanno bisogno di abitare un organismo per sopravvivere e moltiplicarsi. Fuori dal corpo umano il coronavirus è destinato a morire. Ma quanto tempo fosse necessario a debellarlo fino a ieri era ignoto. Si sono fatte stime basate su altri virus, alcune eccessive (si è detto che potesse resistere 9 giorni). Ora è stato condotto il primo esperimento proprio con l’attuale coronavirus. Gli autori sono gli scienziati del laboratorio di virologia del National Institute of Allergy and Infectious Diseases: l’Istituto americano per le malattie infettive. I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, una rivista scientifica, il 17 marzo.

Quali sono i risultati?
Il virus sopravvive nelle goccioline nell’aria fino a tre ore. Sulle superfici la sua durata dipende molto dal materiale. L’esperimento americano ne ha presi in considerazione quattro: il rame (durata massima di 4 ore), il cartone (durata massima 1 giorno), plastica e acciaio inossidabile (durata massima 3 giorni). Non è chiaro perché il virus trovi una superficie più ostile di un’altra e gli esperimenti sono stati condotti a temperatura e umidità ambiente. Se il clima è freddo e secco, la sopravvivenza tende ad aumentare. Il sole diretto riduce invece la contaminazione di un oggetto. Il tempo in cui la quantità di virus crolla comunque è molto rapida: su tutte le superfici si dimezza in poche ore. La diminuzione più rapida avviene nell’aria, dove la quantità di particelle si dimezza in circa un’ora.

Quali sono i consigli pratici che ne derivano?
Il dato che più richiama alla cautela è quello dell’aria, dove si pensava che il virus si dileguasse in tempi più rapidi (qualche minuto). «Dobbiamo fare attenzione agli ambienti chiusi», avverte Carlo Federico Perno, virologo dell’università di Milano. «La via di trasmissione attraverso il respiro resta molto più importante di quella attraverso gli oggetti. Siamo di fronte a un virus molto efficiente e rapido in termini di propagazione. Se una persona infetta respira per un certo tempo in un ambiente chiuso, l’aria se ne riempirà anche senza bisogno di tosse o starnuti. Sarebbe buona norma aprire spesso le finestre (e la primavera in arrivo aiuta), oltre a evitare luoghi dove il ricambio è scarso, come per esempio gli ascensori». I dati del New England Journal of Medicine sono stati registrati in laboratorio, in condizioni “artificiali” ed è difficile tradurli in consigli dettagliati in termini di metri o di minuti, per le stanze o gli ascensori di ciascuno di noi. «Chi deve restare a lungo in ambienti chiusi, affollati e poco ventilati, dovrebbe indossare la mascherina, che invece è inutile all’aria aperta» suggerisce Perno.

Quali sono i consigli per gli oggetti che tocchiamo?
«La via respiratoria resta in assoluto la più pericolosa per il contagio», non si stanca di ribadire Perno. Toccare una superficie contaminata e poi portare le mani al viso è una possibile via di contagio. «Ma la consideriamo meno frequente» conferma Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia. Il fatto che il virus sopravviva su un oggetto fino a tre giorni, poi, non vuol dire che l’oggetto sia contagioso per tre giorni. Alla fine, la quantità di virus che resta è fra mille e diecimila volte inferiore a quella iniziale: insufficiente per infettare. Per sapere dopo quanto tempo un oggetto smette di essere contagioso dovremmo conoscere la quantità di virus che vi era stata depositata all’inizio e la quantità di virus necessaria a far ammalare un individuo: variabili che restano ignote. «Questo virus ha pochissimi mesi di vita, molti dati semplicemente non li abbiamo mai misurati» fa notare Maga. «Il consiglio per evitare la contaminazione dagli oggetti - conferma Patrizia Laurenti, professoressa di Igiene all’università Cattolica di Roma e al Policlinico Gemelli - resta quello di lavarsi le mani».

Frutta e verdura cruda possono essere contagiose?
Il coronavirus si trasmette dalle vie respiratorie. Ma per precauzione, viste le incertezze cui siamo di fronte, può avere senso fare attenzione ai cibi crudi. «Lavare l’insalata tre volte, lasciandola a bagno alcuni minuti è sufficiente a eliminare i virus, che nell’acqua trovano un ambiente ostile», consiglia Maga. Dove si mangia e cucina, è utile tenere le superfici pulite, prima ancora che disinfettate. «Negli ambienti sporchi i microbi si nascondono meglio. I disinfettanti potrebbero non raggiungerli» dice Laurenti. Facendo la spesa, si rischia di toccare oggetti contaminati (in Cina nella fase più acuta si misero in quarantena perfino le banconote). Per evitare rischi, resta il consiglio di non toccarsi il viso e lavarsi le mani appena possibile.

fonte: Repubblica

2020/03/17

Bye Bye Europe!



Nulla sarà più come prima. Sono bastati due giorni per sfaldare due istituzioni. L’Europa di fatto non c’è più. Le dichiarazioni della Lagarde, che alla guida della BCE ha scatenato il più pesante domino negativo della finanza internazionale, ma soprattutto italiana degli ultimi 80 anni, ne hanno segnato la fine.

I crolli in Borsa stanno esponendo a rischi sempre più forti le aziende del nostro Paese.

Provate dal Coronavirus, distrutte dalla finanza. Hanno perso capitalizzazioni importanti e rischiano di essere acquisite con maggior facilità. Non dimentichiamo la storia.

Con la Lagarde alla guida del Fondo Monetario Internazionale la Grecia è stata fatta a pezzi e svenduta soprattutto ad aziende tedesche.

Che si voglia fare la stessa cosa con l’Italia?Approfittare del momento di difficoltà, approfittare del fatto che il Paese non abbia risorse ma solo debiti per fare dell’Italia ciò che è stato fatto della Grecia? Ma l’Italia non è la Grecia. L’Italia ha risorse economiche private e risorse imprenditoriali capaci di dare risposte forti, in ogni settore.

Questa Pandemia sta creando sempre più distanza dove non c’era prima e sta creando spaccature sempre più profonde lì dove distanza c’era già. La sta creando tra le persone, la sta creando tra le nazioni.

E con la Germania vicinanza non c’è mai stata. La Germania appunto. Se l’Europa non ci sarà più sarà anche per l’atteggiamento d’ostruzione da parte della Germania nel congelare all’interno dei suoi confini le mascherine necessarie soprattutto ai medici che lottano in corsia, nei centri di terapia intensiva, contro una malattia di cui non conoscono la cura, contro una malattia che sta minando la salute ed uccidendo tanti operatori del settore.

Come si fa ad accettare tutto questo? Sembra un episodio marginale, ma non lo è. L’Italia è stata presa d’assalto da un nemico invisibile di natura virale, l’Italia è stata invasa e nessuno, ancor meno tedeschi e francesi, si sono posti il problema di supportarla contro un nemico che ora è entrato anche nelle loro case, nelle loro famiglie, nei loro ospedali.

L’Europa non c’è più. O non c’è mai stata. L’Europa che ha fatto di tutto per salvare le banche, soprattutto quelle tedesche, francesi, spagnole, portoghesi, irlandesi, olandesi, inglesi e scandinave e che invece ha preteso massima austerità e rigore quando è stato il momento di far saltare le banche di casa nostra.

Il Bail-in, in Italia, è stato applicato ancor prima che entrasse realmente in vigore. Quanti miliardi di risparmi hanno preso il volo con i fallimenti di Banca Popolare dell’Etruria, Carichieti, Cariferrara, BancaMarche, Popolare di Vicenza e VenetoBanca? Quante pressioni sono state fatte contro Carige, MontePaschi e Popolare di Bari?

Ed invece cosa succede ai colossi bancari tedeschi dai piedi d’argilla? Basta con quest’Europa. Un’ Europa che ha messo sul piatto dei salvataggi bancari e dell’Euro la somma straordinaria di 3600 miliardi, si avete capito bene tremilaseicento miliardi e che in pratica, non ha messo nulla sul piatto molto più importante dettato dall’urgenza di salvare migliaia di vite oltre che l’economia di un intero Paese.

Come si fa a pensare che l’Europa dopo tutto questo ci possa ancora essere? C’è voluto l’intervento-toppa di Ursula Von Der Leyen a ridare un pizzico di fiducia ai mercati, dopo la sciagurata conferenza stampa di Christine Lagarde che aveva annunciato di non essere in grado di poter entrare negli affari che riguardano lo spread dei singoli Paesi. Perfino Mattarella si è sentito in dovere di richiamare l’Unione Europea ai suoi valori di solidarietà.

Ma finora si sono sentite solo parole, inutili parole, futili parole. Servono respiratori, letti, mascherine, guanti, anti-contaminazione, basta con le parole. L’Europa non c’è più. L’Europa dell’austerity tedesca, la stessa austerity che ha portato i tagli alla sanità italiana e che ora è costretta a combattere una guerra sempre più difficile da sostenere.

L’Europa non c’è più. Ma non c’è più il governo italiano. Ieri è stato esautorato dalla decisione di Fontana di prendere con se Bertolaso.