La notizia è di pochi minuti fa: il dodicesimo Presidente eletto della Repubblica Italiana è Stefano Rodotà.
Avremmo voluto disperatamente lui, l'abbiamo proposto sul web, ovunque si potesse esprimere il nostro parere. Ancora una volta la politica avulsa da ogni criterio logico ha vinto votando per un candidato che nessuno sa se mai arriverà alla fine del mandato.
Il nuovo presidente è Giorgio Napolitano, una minestra riscaldata, una storia ormai vecchia e sepolta, lo sfascio di un Paese che credeva di entrare di diritto nel G8 e invece nemmeno entra nella credibilità della gente, delle istituzioni, una ruota di scorta per non perdere quel contatto con il popolo che non esiste più. Peccato, una grande occasione persa.
Non scrivo di Napolitano, lo conosciamo tutti, scrivo di Stefano Rodotà e di quella grande occasione che la politica italiana non ha saputo cogliere al volo per creare un pizzico di credibilità.
Questo il pezzo che avevo scritto per Rodotà Presidente, avevo un sogno, ora terribilmente infranto.
"Non si tratta di una novità beninteso, in queste ore l'avevamo capito tutti che sarebbe stato il suo nome quello da eleggere, nonostante le critiche della destra, nonostante la poca convergenza della sinistra, nonostante la paura che la sua elezione avrebbe provocato squilibri importanti all'interno del suo stesso partito di provenienza, il PD che in queste ore di passione ha mostrato tutta la propria incoerenza e disorganizzazione a gestire la nazione. Se ne ricordino gli elettori quando saranno costretti a vitare nuovamente a breve, molto vicino nel tempo, perché è evidente che questa sinistra che non è stata capace di formare un governo non è stata capace nemmeno di presentare un nome condiviso dalle parti per l’elezione del Presidente della Repubblica, il rappresentante e garante supremo di questo Paese."
Avremmo voluto disperatamente lui, l'abbiamo proposto sul web, ovunque si potesse esprimere il nostro parere. Ancora una volta la politica avulsa da ogni criterio logico ha vinto votando per un candidato che nessuno sa se mai arriverà alla fine del mandato.
Il nuovo presidente è Giorgio Napolitano, una minestra riscaldata, una storia ormai vecchia e sepolta, lo sfascio di un Paese che credeva di entrare di diritto nel G8 e invece nemmeno entra nella credibilità della gente, delle istituzioni, una ruota di scorta per non perdere quel contatto con il popolo che non esiste più. Peccato, una grande occasione persa.
Non scrivo di Napolitano, lo conosciamo tutti, scrivo di Stefano Rodotà e di quella grande occasione che la politica italiana non ha saputo cogliere al volo per creare un pizzico di credibilità.
Questo il pezzo che avevo scritto per Rodotà Presidente, avevo un sogno, ora terribilmente infranto.
"Non si tratta di una novità beninteso, in queste ore l'avevamo capito tutti che sarebbe stato il suo nome quello da eleggere, nonostante le critiche della destra, nonostante la poca convergenza della sinistra, nonostante la paura che la sua elezione avrebbe provocato squilibri importanti all'interno del suo stesso partito di provenienza, il PD che in queste ore di passione ha mostrato tutta la propria incoerenza e disorganizzazione a gestire la nazione. Se ne ricordino gli elettori quando saranno costretti a vitare nuovamente a breve, molto vicino nel tempo, perché è evidente che questa sinistra che non è stata capace di formare un governo non è stata capace nemmeno di presentare un nome condiviso dalle parti per l’elezione del Presidente della Repubblica, il rappresentante e garante supremo di questo Paese."
Stefano Rodotà tuttavia rappresenta una novità eclatante, per la prima volta, anche se indirettamente, egli sarebbe stato il primo Presidente eletto per volontà del Popolo Sovrano.
Non siamo ancora all'elezione diretta del Presidente, ci arriveremo con il tempo. Per ora accontentiamoci di quello che sono riusciti a proporre e imporre in parlamento Beppe grillo e il suo M5S e, già che ci siamo, parliamo del Movimento 5 Stelle, il movimento politico voluto da Beppe Grillo, comico d’antan, politico d’adozione che ha saputo muovere le masse contro lo stato politico attuale, per rovesciarlo, per rimandare tutti a casa, per cambiare l’incambiabile, l’imputrescibile, il marcio che aleggia da sempre sulla politica italiana. Aria nuova si dirà, aria nuova si dice.
Sono state le Quirinarie, una sorta di votazione online voluta dal Beppe nazionale a decidere chi doveva essere l’eletto. Rodotà non era il primo nella classifica, prima di lui Gabbanelli e Gino Strada ma, entrambi, hanno preferito farsi da parte. Diventare Presidente della Repubblica è una cosa seria, non si tratta di un incarico adatto a tutti, entrambi se ne rendevano conto. Stefano Rodotà come terzo in classifica è quindi diventato il primo eleggibile, il primo eletto dal popolo.
Una prima assoluta per chi vorrà finalmente metter mano alla costituzione e cambiare le regole per l’elezione del presidente che deve essere eletto dal popolo.
Basta con queste strategie partitiche, politiche, inciutiche, destrorse o sinostrose, basta con questi esercizi
Chi è Stefano Rodotà?
Personalmente non lo conosco, per saperne di più pesco in rete, sono tuttavia al corrente di quello che ha fatto, bene, per il proprio paese e di quello ne parlerò in seguito.
Giurista, professore emerito di Diritto Civile alla Sapienza di Roma, parlamentare sul finire degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta, Rodotà è stato un politico ma viene percepito come una figura fuori dagli schemi dei partiti.
Ha fatto parte del Partito Radicale guidato da Mario Pannunzio, ma rifiutò la candidatura in Parlamento proposta da Marco Pannella nella seconda metà degli anni Settanta. Accetta invece quella del PCI, eletto come indipendente nel 1979 e nel 1983.
Nel 1992 quarto e ultimo 'giro' in Parlamento: assume il ruolo di vice di Oscar Luigi Scalfaro (poi eletto al Quirinale) alla presidenza della Camera.
La Seconda Repubblica non lo vede fra i protagonisti della politica, decidendo di tornare all'insegnamento universitario.
Negli anni che seguono è stato Presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali (1997-2005), Presidente del Gruppo dei garanti europei (2000-2004), membro del Gruppo europeo per l'etica delle scienze e delle nuove tecnologie (1993-2005), membro della Convenzione per la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (2000).
Come si è distinto nel mondo politico e nella vita civile Stefano Rodotà?
Ecco la ragione per cui molti italiani vedrebbero bene questo personaggio al Quirinale. Intendiamoci, tutti portano acqua al proprio mulino ma Rodotà lo ha fatto con stile e grazia, con il rispetto delle istituzioni, con quell’amore che si chiede a tutti i cittadini per la propria patria. Le posizioni espresse da Rodotà su alcuni temi 'caldi' del dibattito politico di questi anni, lo indicarono come un candidato appetibile per l'ala sinistra del Pd e per il MoVimento Cinque Stelle. Fu tra le personalità più esposte nel contrastare il ddl bavaglio sulle intercettazioni proposto nella scorsa legislatura dal governo Berlusconi (che riprendeva un altro disegno di legge, se possibile ancora più limitante per la libertà di informazione, voluto dal ministro Mastella durante il governo Prodi).
Nel 2010 è stato un sostenitore di una proposta di legge costituzionale sull'articolo 21 (denominato articolo 21bis): "Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale".
Nel 2009 sul caso Eluana Englaro Rodotà prese posizione contro il ministro della Giustizia Angelino Alfano. “Posso anche fare il guardiano del giardino del diritto ma non si può distruggere il giardino della democrazia: la Corte Costituzionale ha detto più volte che non si può intervenire su un atto giurisdiszionale" le parole di Rodotà.
Nei primi anni Novanta fu protagonista di uno scontro con il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga a proposito della lotta antimafia in Sicilia. Alle invettive del Capo dello Stato ("piccolo arrampicatore sociale"), Rodotà rispose: "La smetta di raccontare falsità sul mio conto, io la smetterò di dire la verità sul suo".
Intervistato prima delle Elezioni del 24-25 febbraio ha spiegato: "C'è una rabbia sacrosanta e giustificata, nata dalla scomparsa dell'etica pubblica che ha eroso le basi della democrazia. Il circuito di fiducia tra cittadini e istituzioni è fondamentale e va ripristinato. In questi giorni sento di nuovo dire 'non siate moralisti'. È una posizione che non condivido. Credo, infatti, che si debba essere fermissimi nella ricostruzione della morale pubblica".