<bgsound loop='infinite' src='https://soundcloud.com/sergio-balacco/misty'></bgsound>

pagine

2014/08/07

La macchina del fango: Schettino e la Sapienza

Comincia tutto da una notizia data male: Schettino tiene una lezione magistrale all’Università di Roma sul tema della gestione del panico.

Poi – mi direte – è stata corretta. Non conta, conta la prima parola, il primo flash che abbaglia gli occhi.  Conta che quella notizia data male toglieva al fatto il suo contesto, che è tutto, quando si dà una notizia: posso correre con una borsa in mano, ma se non scrivi che sto perdendo il treno, qualcuno mi prenderà per scippatore.

Forse andava detto che in un master – settanta-ottanta partecipanti, non una lezione pubblica, in questo caso gli studenti pagano per specializzarsi – erano previsti “case studies”, con la partecipazione dei protagonisti: quindi se c’era, per dire, da parlare di spie, ci sarebbe stata una spia. Forse andava detto che quel Master non si svolgeva “alla Sapienza” ma altrove. Che era una testimonianza di sette (quindici secondo altri) minuti, non una lezione, e poiché si studiano i casi concreti, è stato chiamato a parlare un uomo che ha vissuto un situazione limite. Ben conoscendo tutti, studenti e docenti, che quella sarebbe stata una “testimonianza di parte”. Insomma assoluto buon senso.

La pagina del Master era su Facebook, ma nessuno, prima di fare un titolo o sparare uno sms, l’ha letta. Eppure se a un fatto tu togli il contesto, ne distruggi la “logica”. E su quel fatto senza contesto, la gente giudicherà male.

Anni fa, Umberto Eco scrisse un saggio di grande forza sul caso Braibanti (Nel volume “Sotto il Nome di plagio”). Fermiamoci un attimo su quel “fatto”.

Il filosofo ed entomologo Aldo Braibanti ebbe un processo per “plagio”: era andato a vivere con un ragazzo di vent’anni, all’epoca minore età.  Un processo che la sinistra dell’epoca, non tutta (il Pci poco, in fin dei conti era una “storia di froci”) combatté duramente. Vi vedeva, quella sinistra, la manipolazione di prove e informazioni tese e condannare già prima della sentenza attraverso lo “stigma”. Erano gli anni ’60 e Umberto Eco, per dimostrare la follia di quel modo di procedere, scrisse una descrizione del contenuto del suo cassetto, il cassetto della sua scrivania, ma in prosa carabinieresca. Dimostrò alla perfezione che, se descrivi “in chiave criminale” un normale cassetto di scrivania, il titolare di quel tavolo dovrà essere arrestato per gravi sospetti.

E quindi “Lectio Magistralis” è rimasta e quel concetto ha dato l’imprinting a tutta la conversazione successiva. Soprattutto perché ci si è messa l’Università. Che nel suo comunicato di fine mattinata cita i media, non i fatti giudiziari e i principi. Invece parla della conversazione del “Salga a Bordo Cazzo”. Ma quella è una notizia, oggetto di un processo. Nel comunicato del Rettore? Nel comunicato del Rettore. Conseguentemente, molti social media people parlavano di “etica”. L’etica. Come se un paese civile si reggesse sull’etica e non sul diritto, come se l’etica non fosse diventata il fantasma di questo paese da invocare appena non sai niente del merito delle cose (questo file si autodistruggerà fra 30 secondi, non ho mai scritto una cosa simile)

E quindi chi ne scrive oggi sui giornali non analizza il fatto, ma la fantasmagoria segnica prodotta su Twitter e Facebook da un paese indignato, furente, come la belva cui hai tolto il pezzo di carne dalla bocca. Ma come – ci dicono le masse furenti – questo colpevole che avevamo già divorato, voi ce lo vomitate qui, come professore universitario? Schettino è carne morta, l’altro da noi che noi abbiamo allontanato con orrore. Non potete rimetterlo in circolazione. Stiamo solo aspettando che la sanzione del tribunale ce lo metta in galera e butti via la chiave: perché lo condanneranno, questo è certo.

Questa è la cultura di oggi, altro che cassetto di Umberto Eco. E com’erano  felici ieri i giornalisti di parlare di “rivolta sul web”. Ben inteso, amati colleghi, è lo stesso furore che si rivolge contro di voi quando “ve tocca”, come si dice a Roma. Ma in quei casi voi producete preoccupati editoriali sull’inciviltà del web e fate le vostre larvate, leggere, cavalleresche pressioni perché il Parlamento e il governo facciano qualche legge repressiva, o almeno una commissione di studio, che diamine, dalla quale poi venga fuori la martellata. Perché, insomma, la rivolta va bene se ci aiuta, non se ci distrugge non va bene. E questo è il vostro, fatale, errore. Perché non funziona e non funzionerà mai più così. I “lazzari” sono nelle strade, non faranno differenza, hanno sete e berranno anche il vostro, di sangue. Ma nelle strade ce li avete e ce li mettete voi, ogni giorno. Da decenni.

Perché poi “ce tocca” o “ce po’ toccà” a tutti, sempre come si dice a Trastevere. Quindi dimenticate il passato recente: gettate nel cestino la “macchina del fango”. Cancellate il “circuito mediatico-giudiziario”, non analizzate da destra e da sinistra. Ci siamo dentro tutti. Chi ieri ha massacrato con una falsa notizia l’avversario politico, oggi potrà riceverne lo stesso trattamento. È come se il vecchio caro giustizialismo fosse passato da analogico a digitale. Sì, l’avviso di garanzia era già condanna, ok. Sì, la detenzione è già anticipo di pena, ok. Sì, l’intercettazione è la “prova”, ma non lo senti come parla, questo criminale (Consiglierei la lettura di “Buio a Mezzogiorno” di Arthur Koestler)

Ma adesso si è aggiunta la velocità del Fatto Compiuto Senza Contesto, l’algoritmo del colpevole. Per carità, è la dinamica che porta i falsi untori della “Storia della Colonna Infame” di Manzoni ad essere prima torturati e poi squartati e avere le budella bruciate. Ma vuoi mettere i bit? È la nostra antropologia (cialtrona? Da linciatori? Totalitaria) alla velocità del computing e senza responsabili: la mia pietra è uguale alla tua (almeno i regimi totalitari prendono una responsabilità su di sé). Come noi nessuno sa come si costruisce una strega.

Questo sfugge a chi ancora oggi intinge la penna nello Schettino “simbolo” dell’Italia responsabile della “distruzione delle tradizioni marinare” (bum!). Che cosa strana, c’è un giornalismo dell’eccesso, della condanna, della Fustigazione Morale, ma è lo stesso che nega all’uomo comune della rete il diritto di eccedere e di fustigare. Non li sfiora l’idea di essere uguali, grandi e piccini, grandi penne e canari della magliana (un tipo che fece a pezzi con la tronchesi l’amante di sua moglie, assurto a Roma a simbolo del fare le cose male, già “simbolo”). Abbiamo creato il Lego della condanna sommaria: siamo tutti mattoncini nell’edificio dell’accusa. A turno andremo a comporre il rogo. Lo facciamo rosso, dai. Ché poi, se fosse chiaro che è un gioco della Menzogna, sarebbe un mondo perfetto: ma l’uomo del “ké” e l’editorialista illustre pensano che quella sia la realtà. No cari, la realtà, a questo punto, non esiste più, è delirio digitale totalitario.

Specialità italiana, non accade da nessun altra parte nel mondo. “Popolo der Web” e grandi intellettuali schierati insieme, uniti nella lotta, le signore che scrivono “qlk” e “ké” e Francesco Merlo. E senza il minimo sospetto che il problema non è la rete ma è il paese del Caso Tortora, dei cappi in parlamento, dell’eccesso verbale gratuito, del “non mi interessa il merito, parlo dell’etica”, della sommarietà intellettuale e dell’allontanamento da sé: io sono un italiano buono, lui è un italiano cialtrone. Stessa antropologia, stesso paese, mai “Scrittori e Popolo” furono una cosa così una e unita. 

Alla fine è un paese che pensa per simboli  e odia i fatti.

Eppure, all’inizio, era solo una notizia data male. La più recente. L’ultima prima della prossima.

Fonte http://www.wired.it/author/vzambardino

2014/08/02

Trading Dummies



Articolo scritto da Sergio Balacco (CEO di una Trading Company oltre che blogger e scrittore) in collaborazione con Aldo Villagrossi ex trader e scrittore.

Tutto il nostro mondo, quello in cui viviamo, si basa su una parte che vende e una che acquista. Succede ogni giorno fin dal primo momento che ci svegliamo fino a quando andiamo a dormire. Ogni minuto della giornata noi vendiamo qualcosa e acquistiamo qualcosa d'altro per vivere, per alimentarci, comunicare, muoverci, andare in bagno (anche lì) guardare la televisione o andare al cinema.
Tutti vendono e tutti acquistano.

Questa magica parola che riassume il concetto si chiama: Commercio, che sia internazionale o meno si tratta solo di un dettaglio, anche di scarsa importanza, perché le regole dovrebbero essere le stesse. 

Ultimamente si sta sviluppando anche il "bartering" vale a dire il "baratto" che in questo ricorda gli albori del commercio, quando a vendere erano i contadini che producevano prodotti vegetali e a comprare gli allevatori che producevano prodotti animali. Alla fine il contadino se ne andava con la capra al guinzaglio e l'allevatore con le sue mele. 
Nel testo si descrive un modo che sembra tutto fuorché invitante. Naturalmente questo esercizio è anche leggermente canzonatorio, punta il dito però contro quella "popolazione" che crede che il "nostro" mestiere sia facile, che porti una vagonata di quattrini e che questi contribuiscano a rendere l'individuo felice e soddisfatto. 

Invece è un lavoro difficile, i successi (il classico big deal) se va bene sono un paio all'anno, arrivano dopo mesi di ricerche, di telefonate, di arrabbiature, anche di viaggi su e giù per l'Europa, di incontri, di mailing list infinite, di traduzioni dall'inglese all'italiano o francese o spagnolo ecc ecc e viceversa e si deve poter contare su una schiera di collaboratori che vanno pagati e con quelli i contributi, la cassa malattia, le assicurazioni e non dimentichiamoci le tasse, l'IVA, gli affitti, le bollette della elettricita', le comunicazioni, internet, i noleggi, gli abbonamenti alle riviste di settore, al listino del Platts, a quello della LME, il Bunkerworld, il GWN e mettiamoci nel mucchio la ICC e poi il WTO, l'Asean, l'AFTA. 

Tutti mettono a disposizione del trader un documento che è sicuramente indispensabile, a sentir loro, che costa non meno di 100 euro e che si userà un paio di volte nella vita. 

Tutto costa terribilmente troppo e va pagato anno per anno. E se poi si chiude l'agognato deal che procurerà quel milione di dollari di guadagni ecco che il buyer mandate di turno verrà anche a dirti che sono troppi, che potresti accontentarti di molto meno, tanto le tue spese sono inesistenti...

Leggiamoci questa guida e, per una volta, facciamo insieme due risate, anche quattro, sono gratis, ve le regalo.

Guida intergalattica per Trader improvvisati.

Mi sono avvicinato al trading di commodities per via di una frase detta in un momento di disperazione. 

Ricordo che eravamo vicino a Varese, io e un amico/collega, Ambrogio. Ero alla scrivania, tentando di inventare qualcosa per “sbarcare il lunario”. Ad un certo punto, dissi ad Ambrogio: “Certo che il massimo sarebbe fare commercio di materie prime”. Fu quello forse il primo momento in cui pensai che la mia direzione era in tal senso.
Tempo dopo, Ambrogio mi contattò perché aveva conosciuto una persona la quale aveva una richiesta di latte in polvere. Ambrogio caldeggiò tale scelta perché riteneva che la mia esperienza passata potesse giovare a questo tipo di trattativa. In effetti la mia esperienza era legata al mondo dell’alimentare, e delle polveri liofiizzate in particolare.

Decisi di tentare un approccio ad un mondo che non conoscevo per niente, il mondo delle commodities.

Il primo scontro fu sui termini: “LOI”, “FCO”, “NCNDA”, “DEAL”, MFP”. Tutte cose che nel mio settore erano sigle molto simili ai codici dei coloranti. Si parlava in codice, e soprattutto in quantità inimmaginabili per la mia esperienza. Migliaia, centinaia di migliaia di tonnellate di latte in polvere. Mi resi poco credibile nei confronti di un paio di pezzi grossi del settore a furia di sparare cifre che io stesso reputavo incredibili ma che trasferivo ai produttori come una cosa riferita da personaggi molto in alto per cui credibili. Fu il mio primo grande errore. Mai fidarsi delle quantità riferite: c’è molta gente che fa confusione fra Euro e Dollari, fra tonnellate e chili, fra oncie e grammi, e riferire una quantità o un prezzo in modo errato è un attimo.

Le basi fondamentali

Punto primo: la Lettera d’intenti – L.O.I. Letter Of Intents

Una lettera d’intenti è sostanzialmente una dichiarazione di interesse da parte di un compratore nei confronti di un determinato materiale, dove in questa lettera vengono descritte le seguenti cose:
Intestazione del richiedente
Nome e Cognome dell’intermediario incaricato alla ricerca del materiale
Tipo di materiale
Quantità
Prezzo ideale (target price)
Destinazione della merce
Data di scadenza della richiesta
Eventuale scheda tecnica (se richiesta una particolare tipologia di materiale)
Dati Bancari (opzionale)

La lettera d’intenti è la prima grande discussione del trading. Spesso non arriva, o arriva diversa da quello che ci si aspetterebbe. Spesso viene “sanitizzata”[1] in modo più o meno artigianale e il risultato è, altrettanto spesso, un documento privo di qualsiasi valore. Dicevamo che la LOI spesso non arriva. In effetti a fronte di una mail, o di una telefonata, un incontro riservato, c’è una dichiarazione di un potenziale deal[2] che scatenano una serie di richieste che possono passare da canali più o meno fibrillanti[3] i quali iniziano una raffica di richieste che a volte sfociano in risultati che potenzialmento possono essere reali, ma che vanno incontro allo scoglio più grande, gli intermediari.

Bisogna a questo punto categorizzare gli intermediari per tipologia:

Il disperato

Il disperato è solitamente un idraulico in pensione o parificato (Con tutto il rispetto per gli idraulici e per i pensionati) il quale ha due importanti caratteristiche:
1) E’ convinto di essere il più grande commerciale del mondo
2) Per certo non conosce altra lingua che non sia quella con cui si esprime quotidianamente, il che non significa che sia per forza l’italiano.
3) Non sa usare un computer e soprattutto non ha idea di come utilizzare la posta elettronica.
4) Aggiungiamo anche una certa difficoltà nell’uso del cellulare
Il disperato viene a conoscenza del nuovo deal dai canali più disparati: il bar dello sport, un’amicizia altolocata, ma spesso, spessissimo, un altro disperato. I disperati conoscono miriadi di esseri al loro pari, i quali sanno benissimo che se mai chiuderanno per puro caso un deal, anche minimo, si ritireranno definitivamente per il resto della loro vita. A questo scopo non credono ai deal “piccoli”, anzi, li rifuggono quasi fossero appestati o pieni di malocchio, a favore di forniture spaventose quanto improbabili di Jet Fuel quasi dovesse partire un charter per Saturno ogni giovedì sera.

Ovviamente il tutto sulla base di telefonate, mail, parole, ma mai con una LOI in mano.
La filiera malvagia dei disperati si evolve autonomamente, e prende un corpo quasi serpentesco fino ad arrivare a decine e decine di codesti elementi i quali, per effetto della legge di Murphy, ad un certo punto toccano un punto sano da una parte o dall’altra del serpentone. A questo punto scatto il panico. Cosa fare quando il deal è vero? Santi numi, è vero! Adesso cosa si fa? La prima cosa è avere una posizione privilegiata nelle NCNDA (non circumvention & non disclosure agreement). Ho visto Tabaccai di Treviso che hanno compilato il campo “Seller” delle NCNDA dichiarandosi venditori di 300.000.000 di barili di Jet Fuel, oppure delle NCNDA da 40 pagine dove la somma delle percentuali superava anche il 100%… del Deal.

Il disperato, quando il deal non va a buon fine, cade in una depressione dalla quale esce solo con il sopravvenire di un altro deal, proposto da un altro disperato. E il ciclo si perpetua.

Il Furbetto del trading

Generalmente è un presunto esperto del settore. Rientrano nella categoria spessissimo i commercialisti e gli ex dirigenti d’azienda. Abile manipolatore di mail, ritiene di poter infilare il proprio contributo indispensabile in ogni deal possibile, parlando e saltando di palo in frasca e ostentando delle sicurezze che poco hanno a che fare con la serietà. Siccome per deformazione professionale spesso è obbligato ad aver ragione, il furbetto del trading tende ad aver ragione anche in pieno torto marcio, putrescente e addirittura quando tutto il mondo punta il dito contro di lui dicendo: “Tu quoque, Bruto, fili mi!”. Ho sentito gente che parlava di olio di Jatropha Curcas[4] a destinazione alimentare, o di JP54[5] in container.

Il furbetto omette di comunicare tutti gli appartenenti a un deal al contatto che ha un ruolo sull’altro lato. Il motivo è semplice: più gente c’è, meno ci guadagna lui. Per cui il trucco sta nel conoscere il massimo dei deal attivi, avere il massimo dei contatti per poter agire con velocità e soprattutto nel totale silenzio. Ma a volte il contatto con il venditore (detto Seller, dal furbetto) e il compratore (detto Buyer) non è così vicino. Per cui quando i giochi sono stati fatti, gli tocca ricostruire la catena che lo ha portato al deal, e un classico di questa situazione sono i cosiddetti “accodamenti” cioè la comparsa di una serie di figure in un deal che si era prefigurato come “snello”[6].

Il furbetto del trading aspira a diventare Buyer o Seller mandate[7] nel giro di qualche tempo, e a volte arriva a dichiararlo pubblicamente per farsi forza di chissà quale potere contrattuale. Il buyer mandate per il furbetto è una figura epica, mitica, quasi eroica, il quale ha il potere di far saltare il deal solo perché quel giorno si è beccato una diarrea a pressione oppure perché uno degli intermediari ha sternutito senza il suo permesso. Il Seller mandate per il furbetto è un essere mitologico con poteri straordinari, come quello di concedere a lui, il principe degli intermediari, l’indulgenza plenaria su tutti i deal futuri. Al furbetto non è concesso chiedere, trattare, osservare, pensare, scrivere al seller o buyer mandate se non in caso di crollo improvviso della soletta principale dell’ufficio. 

Riceve una LOI o una FCO da queste due figure come se fossero delle investiture regali, promette fedeltà eterna ed esce dal regno per “pugnar contro li molini a vento”. Ovviamente, costituendo una “Nova Armata Brancaleone” che a forza di LOI, SCO, FCO, sbatterà il grugno sull’asfalto più volte.

Il cavallo pazzo

Il primo dei pericolosi elementi che costituiscono un deal vero ma fallito in partenza.
La frase tipica è “ma tutti questi intermediari non penseranno di prendere lo stesso che prendo io per il solo motivo di avere fatto una telefonata?” dimenticando di levare questa frase da una mail in copia a tutti. Il cavallo pazzo deve accuratamente evitare di camminare giù dal marciapiedi. Centinaia di intermediari fra furbetti, disperati e altre categorie lo vogliono morto. Generalmente riesce a chiudere il deal ma facendo più morti della battaglia di Caporetto. Ama il termine “Denuncia” e la frase “ne parleremo nella sede più adeguata”. 

Corre in bagno a masturbarsi ogni volta che un intermediario muore di infarto durante un deal. Per lui il buyer’s mandate è un intoppo inutile e il seller’s mandate necessario come le ragadi anali. Il fatto che il materiale debba in qualche modo essere trasportato è un particolare che lo interessa si e no 2 minuti, alla voce “destinazione” dovrebbe esserci scritto “Dove cazzo ti pare”.

Il Cavallo Pazzo passa la giornata a tempestare di telefonate chiunque compaia nell’elenco del suo cellulare multifunzione ipertecnologico proponendo deal “last minute” e lagnandosi in modo terrificante sui deal in corso, gufando come un menagramo professionista addosso a chiunque abbia la sciagura di incontrarlo nel suo percorso.

Il calmo apparente

La flemma è il suo way of life. Sembra avere la situazione in pugno. Generalmente ha una vita sessuale tormentata. Ostenterebbe calma anche fosse a bordo del titanic con l’acqua alle ginocchia e l’orchestra che suona “Nearer, my God, To thee”. In realtà corre fuori ad urlare stile Fantozzi ogni volta che salta un deal e spesso si incazza come un facocero per motivi futili. A onor del vero a volte riesce a fare affari. Mai in abbinamento con i Furbetti, che lo considerano un incosciente. Di fronte alla possibilità di chiudere una fornitura di Benzina destinata all’India con contratto ventennale dovete solo sperare che non abbia prenotato le vacanze in Turchia con l’amata di turno proprio in quei giorni. Vi manderà una cartolina, statene certi.

Improbabilatore

L’improbabilatore è un essere di origine aliena che è stato portato sul nostro pianeta per proporci affari appetibili sono a livello interplanetario. L’improbabilatore chiama scegliendo senza particolare cura un interlocutore, gli dice una frase tipo: “Senti… sei su skype?” Questo è il preludio ad una comunicazione che cambierà la vita degli abitanti del pianeta. Questa frase mette sull’attenti due categorie in particolare: Il cavallo pazzo e il disperato.
Il dialogo che segue è quasi sempre imperniato sulla pura follia. “Senti, ci sarebbe da fare un ponte che unisce la spagna al Venezuela, io sono a capo dell’ufficio acquisti. Mi servono 300.000.000.000.000.000.000 di tonnellate di cemento e un po di tondino di ferro.” Alle risate che sgorgano copiose dall’altra parte del telefono, la risposta è quasi sempre la stessa: “Beh senti, visto che non ti interessa potresti passarmi almeno il nome del venditore…”.

The Confuser

Creare momenti dove è difficile capire persino che ore sono è il suo sport preferito.
L’arrivo di LOI abbellite da fotografie, di FCO scritte in cirillico antico o in aramaico, il draft contract prima di tutto senza sapere dove andrà a finire la merce, chiedere una fornitura a prezzo 50 per poi dichiarare che il target price è 67 con 17 dollari di commissioni ovviamente solo per un fantomatico buyer’s mandate, questi sono le sue performance.
Spesso è velato da un’aura di serietà che lo rende addirittura interessante. Parla con cura di dettagli di castronerie che farebbe sbellicare dalle risate un qualsiasi mediocre tecnico, ma che risultano persino assennate alle orecchie dell’attonita controparte.
L’essere che vive nel confuser è pronto a far scucire al mediatore un “si” poco convinto ma mai se ne va senza risultati. Il disastro succede dopo, quando il confuser entra in azione con il suo repertorio più classico, la “spiegazione logica”: 5 minuti di laceranti delucidazioni logiche che portano la controparte al suicidio per ingestione del mouse.

Il menagramo

Si tratta di un mediatore che attraverso una procedura randomizzata e con una casualità che nemmeno il più sofisticato computer riescie ad elaborare, decide che uno dei suoi compagni di cordata è la vittima sacrificale contro il quale rovesciare tutti i suoi più bassi e lugubri presagi, dalla mania di persecuzione fino allo scavalco di massa, dalla riduzione coatta delle commissioni all’esclusione dal deal, dalla probabile non esistenza della merce all’insolvenza del compratore. Tutte manie tanto funeree quanto paradossalmente realistiche e vicine ad una realtà che spesso si palesa, destando la sua più liberatoria e irritante frase, la quale recita spesso un “Te lo avevo detto, io”, che come controreazione avrebbe solo la pubblica lapidazione se non fosse che la vittima è ormai sconvolto da giorni di “scuorno” pressochè continuo. A volte viene stroncato da improvvise quanto sospette malattie fulminanti.

L’onesto falsario

Questa è a categoria che odio di più: dichiarare il falso pur di far proseguire un deal, modificare FCO e LOI al fine (idiota) di sbloccare una situazione, dichiarare percentuali di commissioni mai discusse, questi sono fra gli sport preferiti del nostro onesto falsario. E come può essere onesto un falsario? Chiedetelo a lui, che anche preso in castagna, con le mani nel sacco, proclama candidamente la propria buonafede. Una specie di Ignazio di Lojola il quale, dopo aver compiuto stragi efferate, si aspetta anche di essere beatificato o meglio, “santo subito”.

L’inesperto saccente

Questo genere è favoloso quando lo incontri durante un deal al quale nemmeno tu credi più di tanto. Allora ti diverti. Diversamente sono terribilmente irritanti e riescono a confondere la più cristalliana delle trattative. Spesso parlano di materie prime senza conoscerne non solo l’utilizzo, ma addirittura il più basilare significato o natura che dir si voglia. Ne ho conosciuto uno che ha parlato per mesi di Urea e verso il secondo mese di trattative mi ha esposto la sua perplessità al fatto che le fattorie russe potessero produrre tanto materiale quanta fosse la richiesta.
Alla mia richiesta di spiegazioni ne scaturì una teoria sull’origine… liquido-organica dell’urea da farmi contorcere dalle risate.
Bellissime le distorsioni dell’inglese, per esempio: “Sof Offert” oppure “Crudel Oil”.

L’amico del Presidente

Spesso si trova nel settore questa figura curiosa di trader, effetto di una mutazione genetica che porta il trader fallito a scalare le vette dei più improbabili castelli della materia prima, fino ad arrivare a lui, “il Presidente”, colui che con uno schiocco di dita può decidere di farlo ricco o meno.
L’amico del Presidente viene detto anche “ce stà n’amico mio” in quanto essendo costui in diretto contatto con il più importante Presidente a livello planetario, per osmosi ne conosce personalmente anche altri. La premessa dell’amico del Presidente è sempre la stessa, imperturbabile e inossidabile: “mi posso fidare?” e te lo dice con l’occhio di chi vuole concederti l’ultima chanches della tua vita, dopodiché scriverà il tuo nome sulla lapide posta all’ingresso del mausoleo del trading, che da qualche parte deve essere, ed ogni volta che qualcuno passerà di li leggerà il tuo nome squotendo la testa. 

In genere l’amico del Presidente viene sconvolto dalla cruda realtà non appena si trova di fronte ad un deal semiserio. Come ho detto più volte, non è assolutamente detto che un deal serio fra due parti serie debba necessariamente concludersi positivamente. E qui casca l’asino. L’amico del Presidente si trova disorientato, completamente spaesato e con il cervello fritto dalle procedure scritte in inglese maccheronico da lui stesso. Generalmente l’amico del Presidente ha in quest’ultimo una fiducia totale e incondizionata, frutto più della disperazione che del buonsenso, al punto in cui si aggrappa a questa figura mitologica quasi fosse un padre spirituale in cui riporre le più rosee speranze. Generalmente viene colpito dal desiderio di terminare fisicamente l’ex-amico al primo deal fallito.

C’ho da pagà 'a bolletta

Questa figura si presenta in varie forme più o meno eteree ma comunque è tanto reale quanto d’impiccio per i deal in fase di chiusura. Costui, che io chiamo amichevolmente “er bollettaro” è colui che per cause varie di scadenze improrogabili si permette di accellerare forzatamente la chiusura di un deal con il solo scopo di andare incontro alle proprie esigenze personali. Mi trovai diverse volte in contatto con bollettari di vario genere e specie, ma uno dei più divertenti fu quello che tentò di far passare per vera una data di consegna del materiale che comportava una velocità di crociera della nave oggetto del deal vicina ai 130 kmh. Gli feci presente che probabilmente l’acquirente era a conoscenza delle tempistiche di trasporto, ma incalzandomi il bollettaro in questione mi disse che la nave era già partita. Ebbene, qualora vi fosse in circolazione un armatore colpito da ictus tanto devastante da fargli caricare e spedire una nave di prodotto letteralmente in “tentata vendita”, credo che tale mezzo di trasporto possa altresì permettersi di stare sotto la velocità massima consentita sulle autostrade italiane, in quanto la probabilità di vendere questo prodotto entre le prossime 24 ore sarà quantomeno improbabile.

Le Donne del trading

Un capitolo a parte si meriterebbero le donne del trading. Generalmente si danno un’aria severa, molto professionale. Vivono una condizione dove la loro prestanza fisica gioca un ruolo marginale rispetto alle reali capacità professionali, ma non disdegnano di usare il proprio sex appeal per ammaliare la banda di sciammannati di cui sopra, i quali, se mai chiudessero per disgrazia un deal nella loro vita, dichiarano di ritirarsi in convento ma nella realtà passerebbero il resto della loro vita a mantenere la popolazione femminile Russa fra i 20 e i 30 anni. Per questo motivo la donna del trading è rara, ma quella gnocca lo è ancor di più. Distinguiamo:

La gnocca professionale

Parla al telefono che sembra Rita Levi Montalcini. Ogni parola detta dal povero trader dall’altra parte del telefono è intesa come un insulto. Quando il trader si incazza definitivamente, la gnocca professionale passa al contrattacco e sfodera la propria gattoneria, insinuando senza tanti panegirici il fatto che a deal concluso una sveltina ci scappa, per certo. Il trader mandrilliaco, e in particolare il tipo “cavallo pazzo” e il “Confuser” ne subiscono il fascino e sono pronti a rinunciare alla propria percentuale di commissioni a favore della suddetta sveltina. Operazione, questa, che costa ai malcapitati alcuni billions di commissioni all’anno. Per questo sono favorevole alle escort. Generalmente la gnocca professionale è mitizzata, nel senso che è uno dei mediatori che sparge la voce relativa alla presunta gnoccaggine della suddetta. In genere è un confuser, ed è facile capire il perché. La gnocca professionale cavalca questo mito e ne gira i risultati a suo favore e a discapito dei mediatori che cascano nella sua rete.

La babbiona scriteriata

Il personaggio meriterebbe non solo un piccolo capitolo, ma anche un paio di approfondimenti di una certa intensità. Non escludo di farlo in futuro.
Per qualche strano motivo, le babbione scriteriate sono per lo più concentrate in Toscana e in particolare a Firenze[12]. Il motivo per cui una città tanto bella e densa di personaggi di indiscusso livello possa ospitare certi parassiti mi è assolutamente ignoto. Sta di fatto che esistono e sono parte integrante delle nostre notti insonni. La Babbiona generalmente non ha capito, non capisce e non capirà nemmeno in futuro qualsiasi cosa gli passi sotto il naso, ma per qualche oscura ragione ha sempre l’ultima parola. Laddove esista un deal dove compare il nome di una signora, assicuratevi in qualsiasi modo che non rientri nella categoria delle babbione scriteriate, perché in questo modo il vostro deal è morto in partenza.

Le nazionalità nel trading

Lavorare con vari personaggi di varie provenienze è spesso affascinante, ma vi sarete accorti che ci sono caratteri comuni per ogni nazione. Elenchiamoli:

I Francesi

Avere a che fare con un trader Francese e con un becchino vi lascerà la stessa sensazione: l’amara percezione di aver speso tempo e denaro per un funerale. I francesi hanno un senso del tragico che a volte batte il migliore dei Menagramo sul mercato. Il timore di essere scavalcato è presente in tale categoria fin dalla nascita. Ne conosco uno che a mio avviso ha fatto firmare una NCNDA all’ostetrica che l’ha fatto nascere. I francesi, a causa del fisco di questa nazione che è particolarmente pressante e per nostra fortuna sono molto rari.

I tedeschi

Inclusi anche gli Austriaci, godono di un’aura molto particolare. Ce li immaginiamo alti, biondi, sui 50, occhiali rotondi e capelli rari, alla guida di grosse Mercedes Blu. Dicono TUTTI, indistintamente, di essere Buyer o Seller’s mandate. Difficile che un trader tedesco sia qualcosa di diverso.
Disdegnano di lavorare con Italiani e Spagnoli. Lasciano a noi i contatti più assurdi, spesso con gli Arabi o con i Greci. Minacciano e si trasformano in cani rabbiosi ad ogni variazione e ritardo, ricordandoci quanto siamo “Italiener, dumm und ergebnislosen[8]” e quando il deal va male per colpa loro (si, perché la loro rigidità è pari solo a quella della piramide di Cheope) si sentono dei vermi e non ti richiamano più. 
Meriterebbero un bel “zur Hölle fahren, Sie und Ihre steifen Schwanz[9]“. Ma noi siamo dei signori.

Gli Austriaci

Ussari per natura, hanno lasciato la trincea da qualche mese, consci che la prima guerra mondiale è stata ormai vinta da loro, anche se Franz-Joseph non lo ha ufficialmente comunicato. Ad ogni modo, ancora con la loro brava baionetta in una mano e la “Clusterbomben” nell’altra, operano nel trading con la stessa perizia con cui un macellaio valtellinese opera da dentista. Non che siano dei confuser o dei cavalli pazzi, tutt’altro. Sono spesso onesti e discretamente preparati. Il loro problema principale sono le relazioni interpersonali. Avere a che fare il resto del mondo per loro è un’anomalia. Dovrebbero trovare il modo di fare trading laddove seller e buyer siano sempre loro. E secondo me ci stanno arrivando.

Gli arabi

يتمتع هالة خاصة جدا. لنا أن نتصور لهم طويل القامة ، اشقر ، حوالي ، والنظارات المستديرة والشعر نادرة ، ويقود سيارة مرسيدس زرقاء كبيرة ويقولون ان الجميع دون استثناء ، أن يكون المشتري للبائع أو الانتداب. من الصعب على التاجر الألماني هو شيء مختلف.
فخور جدا بالعمل مع الايطاليين والاسبان. دعونا الاتصال أكثر عبثية ، في كثير من الأحيان مع العرب أو مع اليونانيين. انهم يهددون [10

I cinesi

Popolo assolutamente incredibile, quello cinese. Prima di tutto i nomi delle trading che tradotti in Italiano fanno più o meno così:
“Splendente sole d’oriente LTD”
“Il grande muro SA”
“Grande Stella D’oro LTD”
Ovviamente tutti riferiti alla tradizione cinese e alle loro immagini di benaugurio.
Il nome dell’amministratore o del presidente secondo me è sempre lo stesso:
John Lee
Mark Zhou
John Xhao
Questo confermerebbe la mia teoria che oltre che a riciclare il passaporto dei morti in Italia, riciclano anche gli amministratori e i presidenti.
Mark Zhou infatti è Presidente di 1470 fra trading ed aziende di produzione dal luglio del 1895. Pace e lunga vita al presidente.
Alcuni luoghi comuni sui Cinesi:
I cinesi non pagano le commissioni VERO.
I cinesi non fanno una pippa se non ci sono gli americani che gli parano il culo VERO
I cinesi vogliono sempre il nome del seller per saltarti a piedi pari VERO
Bene, sfatati questi luoghi comuni, per altro tutti veri, potete avventurarvi nel trading coi cinesi. A proposito, vendo un completino di lattice nero con borchie interne affilatissime + frustino per lei stimolante per lui.

Gli Spagnoli

Vivere il trading come una corrida. Drappo rosso e vestitino ridicolo? Naa… Arena polverosa e toro infuriato? Naa... Migliaia di persone in un posto dove se va bene muore una povera bestia e se va male ti ritrovi con un corno nel culo, questo è il trading spagnolo. Gli spagnoli sono la sintesi di tutto quello che ho scritto prima di adesso. Spesso, spessissimo non sanno l’inglese, e questo gioca a nostro favore. Per il resto… FIESTA! Un deal spagnolo è una fucina di nomi, ogni minuto ne scaturisce uno nuovo, un caleidoscopio di intermediari dove la catena è lunga come l’autostrada che corre lungo la cordigliera delle ande. E tutti vogliono dire la loro, senza esclusione di colpi. Alla fine, ma proprio alla fine, provate a chiedere al toro. Forse lui conosce il nome del Buyer.

Il trading Portoghese

Durante la seconda guerra mondiale il Portogallo fu un paese neutrale. Temo di non essere smentito dicendo che un filino di guerra non gli avrebbe fatto male… così, due o trecento colpi, sparati giusto per divertirsi. Invece no, siamo qui con i sensi di colpa per le leggi razziali e per le deportazioni e c’è un popolo che parla una lingua vicina alla nostra che ha partorito anche due o tre fra i più cruenti trader mondiali. Almeno un Cavallo pazzo e due Furbetti.

I materiali del trading

Chissà per quale motivo il materiale favorito dai trader improvvisati è il petrolio. Questa materia prima viene definita “crudo” dai meno esperti, “crude oil” (o CRUDEL oil dagli analfabeti) o greggio da quelli che se la tirano.

Convinzioni comuni

Il petrolio viene estratto dagli arabi facendo buchi poco profondi e a secchiate viene caricato sulle navi dette petroliere, le quali variano da 1.000 tonnellate a circa 6 milioni di tonnellate. Vaglielo a spiegare al trader inesperto che nemmeno l’enterprise di star trek può caricare quella quantità di liquido.
Il senso comune dice che il petrolio NON può arrivare da:
Sud America
Africa
Canada
Generalmente chi scopre di avere un amico che gli dice che un suo amico ha un contatto di una petrolifera Venezuelana è convinto di avere scoperto una raffineria INCA o MAYA dormiente la quale non vede l’ora di produrre qualche trilione di tonnellate solo per lui, arricchendolo e contemporaneamente facendo fallire l’arabia saudita. Appena scoperta questa cosa il trader improvvisato gioisce inviando milioni di terabite di mail in ogni angolo del mondo urlando NUNZIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM: HABEMUS PETROLEUM!

Olio di Palma

Questo materiale è quello sul quale mi sono divertito di più. In Italia entrano tutti i giorni centinaia di migliaia di tonnellate di olio di palma ad uso alimentare, ma a questo nessuno fa caso. Quello su cui punta gli occhi il trader improvvisato è l’olio di palma ad uso energetico. Dovete sapere che il fixing di Rotterdam è il prezzo più vicino alla realtà di buona parte delle materie prime, e spesso i prezzi reali sono decisamente sopra questo indicatore.
Ma per il trader improvvisato il fixing di Rotterdam è al pari delle scritte sullo shampoo del bagno di casa sua: le usa per concentrarsi quando fa la cacca. Rotterdam è un porto su al nord, nemmeno tanto localizzato, e se vogliamo farci quattro risate chiediamo al trader di dichiararci la nazione che ospita la città di Rotterdam. Il 90% vi dirà Germania, il resto Danimarca, qualcuno Belgio e solo pochissimi vi diranno OLANDA. Lasciamo stare gli svarioni su Svezia, Finlandia e Francia.
A parte il fatto che se si parla di Rotterdam in termini di prezzo tutti penseranno che l’olio arriva da li, ma il trader improvvisato generalmente crede e tenta di far credere che l’olio di palma arriva dalla Cina, dal Canada, dall’Africa. In genere il trader improvvisato non sa nemmeno che l’olio di palma si ottiene dalla spremitura dei frutti di una palma detta appunto “da olio”, ma si immagina nella sua testolina che le piante vengano abbattute per poi essere spremute. Ma il trader improvvisato se ne frega del disboscamento in Cina o in Canada, l’importante è che gli paghino le commissioni.
Dicevamo: l’olio di Palma. Questo maleodorante e francamente poco edificante olio, oltre che ad essere di bassa lega è anche molto complesso da ottenere da piante coltivate in aree al di fuori di quelle tropicali asiatiche, e non tutte, peraltro, in quanto questo infido liquido tende a diventare della consistenza di un mattone non appena scende sotto i 30 gradi centigradi e inacidisce con la velocità di mia Zia Ingrid quando il marito torna ubriaco dal bar.
Per questo motivo bisogna avere i magazzini di stoccaggio, detti TANK, assolutamente conformi per stoccare econservare questo mefitico materiale. Le pompe che devono caricare il liquido sulla nave, appositamente trasformata per il trasporto di tale materiale, devono essere in grado di fare questa operazione con una certa efficienza, cosa che al trader sfugge, al punto che di fronte alle perplessità di avere una potenzialità di carico enorme nel porto di Cotonou, Benin, ammesso che davanti ad una cartina si riesca ad individuare questo minuscolo stato Africano, il trader salta sulla pianta e inizia una manfrina che terminerà solo dopo aver soddisfatto la sua voglia di aver ragione a tutti i costi.

I materiali impossibili 

ovvero: dove la scienza non osa, il trader ci arriva.
Ci sono materiali frutto di esperimenti genetici fra trader che comunicano solo telefonicamente. Per esempio l’olio di Caribù.
L’episodio dell’Olio di caribù è recentissimo rispetto al momento in cui sto scrivendo questa mia memoria, e voglio regalarvi questa meravigliosa perla di saggezza al fine di tramandarla ai posteri come monito.
Il fatto: mi telefona un attempato signore dichiarando la possibilità di avere discrete quantità di olio di Caribù provenienza Africa.
Il Caribù, meglio conosciuto come RENNA, è un mammifero artilodattilo della famiglia dei Cervidi, che preferisce decisamente la convivenza con grosse mandrie nel pressi del circolo polare artico piuttosto che avere a che fare con i leoni nella savana africana.
Ma le preferenze di latitudine del simpatico animaletto poco interessano al trader che imperterrito, dopo un ragionevole dubbio sulla veridicità dell’offerta, implacabilmente cadono ancora una volta sull’affermazione: “Ma allora, indipendentemente dal fatto che sia quello o meno, se ci fosse olio di Caribù lei ha qualcuno che lo compra?”
Metto giù il telefono convinto che prima o poi si accorgerà della difficoltà nello spremere una renna allo scopo di ottenerne olio. In realtà dopo alcuni minuti è lui a chiamarmi, con un tono di voce allegro, dichiarando: “Scusi, scusi mi sono sbagliato, è BURRO DI CARITE’!”
Ci sono materiali sconosciuti alla scienza? Sembrerebbe di si, ma al trader nulla sfugge, in quanto costui è consapevole che metà del mondo si compra e l’altra metà si vende, per cui quasiasi cosa sia in grande quantità può essere venduta o comprata, e non stiamo li a fare manfrine se nessuno l’ha mai sentita.

I materiali segreti – La Cia ci spia

Prima o poi capita. Nello stadio terminale, il trader incontra un suo simile che gli propone quello che tutti loro vorrebbero sentirsi dire: “Ho dell’oro da vendere”.
A questo punto succede un casino. L’oro è “IL” materiale, per il trader. Cosa c’è di meglio? Una mattonella d’oro pesa come un bimbo di 9 anni, ha dimensioni ridotte, è praticamente un assegno circolare e tutti lo vorrebbero, se lo sconto è quello paventato.
Sono le quantità che inorridiscono: dalle 5000 tonnellate in avanti.
Ma ci pensate? CINQUEMILA TONNELLATE DI ORO?
Sapete quant’è la riserva aurea Americana? Quelli di voi che hanno imparato la lezione saranno già su internet a verificarla: poco più di 8.000 tonnellate. 
Allora, se una nazione come gli Stati Uniti è stata in grado di accumulare in tanti anni solo 8.000 tonnellate, mi spiegate come il trader di turno, magari un attempato signore che di mestiere ha fatto il camionista, ha per le mani tre quarti della riserva aurea Americana?
Nulla da eccepire nei confronti dei camionisti, sia ben chiaro. Però…
Alla domanda: “ma ti rendi conto di quanti soldi parliamo?” il trader improvvisato dice sempre e costantemente la stessa frase: “non ho fatto i conti per scaramanzia.” In realtà i conti ci ha provato a farli, ma la calcolatrice da 8 euro che ha nella borsa gli mostra un messaggio di errore appena ci prova.
Ve lo dico io.
5.000 tonnellate al prezzo di fixing sconto 3% sono esattamente, nel gennaio 2011, 160.000.000.000,00 di euro. Lasciate stare il ditino che corre a contare gli zeri, ve lo dico io: CENTOSESSANTAMILIARDI DI EURO. Adesso dovete trovare chi tira fuori centosessanta miliardi di Euro.
Briatore? Silvio? Allora andate a guardare le statistiche dei più ricchi uomini del pianeta. Non ce ne è uno che sia in grado di pagare quella cifra.
Andiamo avanti? Il trader va avanti! Imperterrito! E non molla!
Gruppi di intermediari intervenuti all’ultimo momento, zii, cugini, nipoti e parenti tutti si accodano ad un’affollatissima NCNDA che più che un documento di riservatezza sembra la Treccani. Telefonate a dir poco idiote incalzano minuto dopo minuto, fino al tragico momento della scadenza che, come per la fine del mondo, viene annunciata ma non arriva mai. Passano le ore, i giorni, e questa maledetta scadenza è ormai molto alle spalle. I mediatori sono impazziti, partono i primi insulti e ogni ragionevolezza lascia il posto al delirio. Ma questa condizione dura poco. La rassegnazione subentra al delirio e tutti se ne tornano a più miti consigli.

Appendice 1

Una settimana da trader
Romanzo a puntate di Aldo Villagrossi

Ogni fatto e persona di questo Romanzo sono da considerarsi assolutamente VERI e presi da fatti REALI.

Capitolo primo

“Io Sono Leggenda” - sono diventati tutti Trader!
Una cappa grigia staziona ormai da mesi sulla città. Tutti, nessuno escluso, sono diventati Trader. Ogni persona ha qualcosa da vendere, ciascuno compra qualcosa.
Diario di Lunedi 23 Gennaio 2017
Sto cercando di fare gasolio alla macchina. Il Benzinaio della ERG dietro l'angolo mi ha chiesto un UPFRONT FEE di 30 Euro per lo stoccaggio del "mio" gasolio nella stazione di servizio. Sta cosa mi sta sulle palle ma accetto lo stesso. "Lo vuole CIF o FOB?" mi dice con quell'accento Calabrese che lo distingue da mezzo secolo.
Che cazzo di differenza ci sarà? mi chiedo, ma scopro che CIF vuol dire "Al servito" e FOB "Cazzi tuoi, serviti da solo". E vabbè.
Faccio il pieno a 2,34 Euro al litro ma il prezzo cambia in corso d'opera e finisco per pagarlo 4,55 euro al litro. Colpa del fixing di rotterdam, dice il calabrese.
Il macellaio mi chiede di firmare le NCNDA-MFP per darmi il prezzo dell'arrosto di codino di manzo. Quando lo scopro (il prezzo) decido di mandare una lettera di rinuncia. il supermercato ha i banchi completamente vuoti. ci sono solo i prezzi e le descrizioni dei prodotti. Alla cassa nessuno conosce il "Branzino". Una cassiera dice che per avere un branzino devo pagare l'SGS al banco del pesce. Vado e pago. Alla cassa trovo una scatoletta di Tonno.
La gente per strada è costantemente al telefono. Alcuni camminano con strane apparecchiature al collo che gli consentono di mandare mail etc. direttamente dalla strada.
Il sito www.ncndamfp.com [11] ha superato facebook da circa 5 anni.
Le banche concedono crediti basati sulle ipotesi, detti anche "total dream amounts", che devono essere rispettati entro 5 anni dalla stipula del contratto.

Capitolo Secondo

Il salto della quaglia - the jump of the quail
Ormai anche i livelli più bassi della società sono stati contagiati dal virus. I travestiti di via gradoli chiedono la POF prima della prestazione. I clienti chiedono la POP prima della POF. Mi viene in mente una canzoncina dell'antoniano...

Loop infiniti

C'è qualcuno che compra da uno a 100 e cerca di rivenderglielo ad 80. Ovviamente quello che vende a 100 non vede l'ora di comprare a 80, e quello che vende a 80 non ha capito che il prezzo è 100, perché quello che ha fatto il prezzo a 80 si è sbagliato e il prezzo vero è 100. Ma non fa niente, andranno avanti ancora per un po cosi. Beati loro...
Il macellaio (seller) mi ha fatto vedere delle costolette d'agnello (POP) e io (Buyer) gli ho fatto vedere i soldi (POF) mentre la cassiera (Seller mandate) incassava, mi ha chiamato mia moglie (Buyer mandate) dicendo che stava arrivando mia figlia (buyer intermediary 1) con la ricevuta della lavanderia (SKR) per ritirare le giacche (Good) portate a lavare la settimana scorsa da mio suocero (buyer intermediary 2).
Non sapendo dove si trova la lavanderia, ho chiesto informazioni ad un passante (buyer facilitator) il quale ha chiesto il 5% sul valore dello scontrino della lavanderia (Invoice).
Sono uscito dalla lavanderia e ho trovato una multa sul tergicristallo con sconto 6-9%. Mandate, a cagare, il vigile. Comincio ad incazzarmi, e la mia ulcera peggiora. Mi fermo in farmacia e chiedo del comunissimo Maalox. Dopo una trattativa estenuante con la farmacista decido di comprarne 25 tonnellate FOB che mi devo andare a ritirare presso lo stabilimento di produzione Sanofi Aventis sito a Lione, Francia. Mi servivano delle supposte di tachipirina ma preferisco tenermi la febbre.
Ormai tutto è un incubo: entri al bar e chiedi un caffè: il barista dice "Guarda, un caffè non se ne parla nemmeno, se vuoi ne ho 50.000 tonnellate CIF Trento. Alla mia obiezione "ma trento non ha il mare" il barista risponde molto formalmente variando la FCO da CIF a FOB ASWP. Alla mia rimostranza "Ma come cazzo può essere possibile Free On Board All Sure World Port" il barista mi manda una mail con allegato il certificato di deposito del caffè presso dei tankers destinati al gasolio nel porto di Rotterdam. esco vomitando dal bar. 
Uno degli avventori del bar, per il solo fatto di essere presente in quel momento, eredita il diritto ad una percentuale di commissioni maggiore di quelle del barista.
Di rientro da casa mi fermo dal panettiere. "Buonasera, mi da un kg di baguette?" "Certo! Ecco il suo MEZZO CHILO" "ma come, non era un kg?" "no, MEZZO kg. Adesso prenda i suoi 300 grammi sennò alla fine non ce ne è più". Esco con i miei 100 grammi di baguette. E cara grazia.

LA COSA DIVERTENTE DI QUESTO ROMANZO E' CHE NON MI SONO INVENTATO NULLA... SE NON LE AMBIENTAZIONI e i materiali in questione.

[1] Termine del trader che definisce così un documento privo di riferimenti che possano far risalire la controparte al venditore o al compratore. 
[2] Affare, trattativa. 
[3] Termine da me coniato per definire i canali troppo dinamici e frettolosi. 
[4] Tossico come un’amanita falloide 
[5] Jet fuel, benzina per aerei 
[6] Fatto di al massimo 5 figure compreso venditore e compratore 
[7] Figura ufficialmente incaricata dal venditore o dal compratore a gestire l’affare 
[8] Italiani, stupidi e inconcludenti 
[9] Vai a fare in culo tu e le tue rigidità del cazzo. 
[10] A parte tutto ciò, io comunque non ci ho capito un التين المجفف.
[11] Sito inventato di sana pianta, non cliccateci non vi conduce in una pagina web
[12] Aggiungerei anche a Torino, soprattutto a Torino.

(by Aldo Villagrossi & Sergio Balacco)

2014/07/21

Don't come easy to me (But don't exaggerate)




Words, don't come easy to me
(Click above to listen the song)
How can I find a way to make you see I Love You
Words don't come easy

Words, don't come easy to me
This is the only way for me to say I Love You
Words don't come easy

Well I'm just a music man
Melody's so far my best friend
But my words are coming out wrong and I
I reveal my heart to you and
Hope that you believe it's true cause

Words, don't come easy to me
How can I find a way to make you see I love You
Words don't come easy

This is just a simple song
That I've made for you on my own
There's no hidden meaning you know when I
When I say I love you honey
Please believe I really do cause

Words, don't come easy to me
How can I find a way to make you see I Love You
Words don't come easy

It isn't easy
Words don't come easy

Words, don't come easy to me
How can I find a way to make you see I Love You
Words don't come easy

Don't come easy to me
This is the only way for me to say I Love You
Words don't come easy

Words don't come easy

But don't exaggerate!!!

I like the girl a little bit difficult to conquer, to seduce, too easy not attract me. The risk of rejection, the anguish, the tactic to get to the ultimate success make the conquest interesting, perhaps fascinating, intriguing...