Non fatevi ingannare dal titolo, il Christo di cui qui si parla è l'artista americano di origini slave Christo Vladimirov Yavachev che ha ideato e costruito la FP Flowting Piers. L'analisi di Business Insider mette tutto sotto una lente e racconta fatti e misfatti di un'opera discussa. Leggiamolo insieme.
I veri conti del Floating Piers: rischia di guadagnarci solo Christo
Il New York Times l’ha messa l’8 dicembre tra le tre opere più significative del 2016. Per il Governatore lombardo Roberto Maroni è stato «un successo mondiale», destinato a divenire «un modello per il Governo su come si devono gestire i grandi eventi». Per gli oltre 1,2 milioni di spettatori, un’installazione entrata nella storia, la dimostrazione tangibile di arte fruibile da tutti. È il Floating Piers (FP), il pontile galleggiante costruito dall’artista Christo Vladimirov Yavachev, che dal 18 giugno al 3 luglio scorso ha permesso di assaporare il “miracolo” di camminare sulle acque del Lago di Iseo dal paesino di Sulzano (Bs) a Montisola, l’isola lacustre più grande d’Italia.
Gian Vittorio Frau / AGF |
Un’esperienza che molti hanno chiamato la “piccola Expo”, tessendone le lodi, pur sottolineandone le carenze organizzative. Buchi dovuti principalmente a una macchina “tarata” per accogliere 40.000 visitatori al giorno, ma che ha dovuto fronteggiarne più del doppio. Nonostante i disagi, l’evento è stato descritto come l’esempio di marketing territoriale che ha rilanciato la zona del Sebino a livello planetario; o come l’ennesima dimostrazione di come la cultura quadruplichi ogni euro speso. Molti hanno messo anche l’accento sull’intelligente sinergia delle istituzioni che, libere dalla burocrazia, hanno compiuto l’impresa. Insomma, FP è stato celebrato come un miracolo ottenuto senza sborsare un euro pubblico, visto che Christo se ne è accollato tutti i costi, circa 18 milioni di euro.
Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e i’ideatore del progetto Christo Vladimirov Yavachev visitano l’installazione “The floating piers” sul Lago d’Iseo. Elio Villa / AGF |
A sei mesi di distanza, si può tentare un bilancio più distaccato, che consideri l’indotto creato, le ricadute future, l’organizzazione dell’evento per finire con le spese nella loro totalità. Si scopre così che non è tutto oro ciò che luccica e che i costi non sono stati solo a carico dell’artista. Anzi.
Iniziamo dai guadagni
Chi sicuramente non ci ha rimesso, è Christo stesso, il quale non solo rientrerà dei 18 milioni sborsati, ma vedrà crescere il proprio conto in banca. L’artista infatti, pur non accettando né commissioni, né sponsorizzazioni, né vendite di cataloghi, incasserà copiosamente dalla vendita dei bozzetti preparatori, soldi che saranno tassati negli Stati Uniti dove risiede e che quindi non produrranno ricchezza per lo Stato italiano. Per dare un’idea, un bozzetto di piccole dimensioni (34X56 cm) parte in media da circa 120 mila dollari, mentre uno di grande dimensioni arriva a 1,2 milioni di dollari. Se si considera che questi prezzi sono “figurativi”, visto che con la visibilità data da Floating Piers le quotazioni sono schizzate alle stelle e le trattative sono quasi tutte riservate, si comprende come per il Maestro le prospettive siano piuttosto rosee. Per lui i benefici sono già iniziati: novembre 2015, un suo bozzetto è stato battuto a New York a 334 mila dollari, con una base d’asta di “soli” 180 mila. A questi, poi, si devono aggiungere le opere per i “meno facoltosi”, come litografie e immagini fotografiche del progetto autografate dall’artista. Queste ultime – che possono avere una firma autografa o una semplice stampa – vanno dai 200 e ai 6 mila euro.
Alberto Nardi / AGF |
Circa il comprensorio, invece, i conti sulla ricaduta economica li ha fatti la JFC di Rimini, l’unica società che abbia preparato uno lo studio “post evento”, sebbene nessuna amministrazione l’avesse commissionato… «The Floating Piers non può che essere considerato un grande successo», scrive nel rapporto Massimo Feruzzi, «capace di portare sul lago d’Iseo 808.900 persone che non vi erano mai state prima, sugli oltre 1,2 milioni di visitatori. Complessivamente le imprese del territorio hanno incassato in 16 giorni ben 88,1 milioni di euro: di questi, il 76,5%, pari a 67,4 milioni, sono stati fatturati grazie all’evento». A questa cifra va aggiunto il “value brand” che il Lago ha ottenuto grazie all’evento, valutato circa sette miliardi. Alla luce di questa analisi sarebbe dura sostenere che non sia stato un successo. Tuttavia: il brand value si riferisce al momento dell’evento, quando cioè il mondo intero cercava su internet Christo, Iseo, Sebino…, mentre non è mai stato ritenuto utile commissionare uno studio sullo stesso valore a sei mesi di distanza!
Circa i 67 milioni di valore aggiunto, un’analisi elaborata dal Comitato Territoriale di Confcommercio a tre settimane dall’evento, dimostra come da un punto di vista imprenditoriale il “miracolo Christo” abbia beneficato solo alcune aziende, mentre ne avrebbe danneggiato molte altre. Il volume di affari di quanti – bar, ristoranti e supermercati – si trovavano in prossimità dei punti di arrivo, è triplicato, mentre per gli operatori dell’accoglienza posizionati in luoghi più distanti, il fatturato è caduto anche del 70%. Non solo, il blocco totale della circolazione deciso dal prefetto di Brescia Valerio Valenti per fare fronte all’invasione dei visitatori, ha comportato la paralisi delle forniture e azzerato i guadagni nei giorni di saldi estivi. Anche sul fronte dei pernottamenti ci sono state luci ed ombre: mentre gli hotel registravano il tutto esaurito (e innalzavano i prezzi), i campeggi non hanno registrato variazioni sensibili.
Davide La Monaca / AGF |
Ai mancati guadagni si deve poi aggiungere la beffa: in previsione dell’evento, molti comuni hanno ritoccato all’insù le tasse locali: come il canone per l’occupazione del suolo cresciuto in media del 38%. Aumenti si sono registrati, ha denunciato Legambiente, anche nelle tariffe della navigazione fluviale: con l’orario entrato in vigore il 18 aprile 2016, la Naviseo ha aumentato gli abbonamenti annuali per i non residenti del 30% (da 236 euro a 307 euro) e del 45% quelli mensili per studenti residenti (da 34,50 euro a 50 euro mensili). Ha inoltre abbracciato un sistema di tariffazione a tempo e non più a tratta, che per l’associazione è stato pensato apposta per costringere i turisti a pagare due tratte singole invece che una andata e un ritorno.
Chi ha sicuramente guadagnato sono stati i comuni interessati: Montisola, Sulzano e Iseo, che hanno visto crescere i loro saldi di bilancio. Tra tasse di soggiorno, trasferimenti dalla Regione, vendita dei biglietti delle navette, parcheggi e multe, gli incrementi sono stati sensibili. Sulzano ha chiuso con + 240 mila euro (25 mila solo di multe), cui si aggiungono i 150 mila bonificati dal Pirellone. A Iseo gli introiti per il Comune sono stati di 250 mila euro (180 mila dai parcheggi, 20 mila dagli autopark e 35 mila dai parchimetri), somma alla quale vanno aggiunte le contravvenzioni. Montisola invece avrebbe ricavato circa 450 mila euro, comprendendo anche i 150 mila euro della Regione. Le multe hanno aiutato anche i comuni non direttamente interessati dall’installazione, come Merone, che si è ritrovato con un +82 mila euro in cassa, grazie soprattutto ai 23.248 arrivati dai verbali.
Le note dolenti
Queste le note positive, ora veniamo alle note dolenti, cioè le spese. Sebbene l’intera operazione sia stata spacciata come a costo zero per il pubblico, in realtà il Pirellone già prima dell’apertura del FP aveva staccato numerosi assegni: 700 mila ai comuni per sostenere il marketing e il progetto; 535 mila per le spese della sanità; 150 mila per i contributi dei volontari della protezione civile; 400 mila per gli agenti della polizia locale provenienti da altre città come Milano; 218 mila per il potenziamento di Trenord. In totale la spesa è stata quantificata in tre milioni di euro.
Tutti fondi, come dichiarato dall’assessore regionale Parolini, decisi prima dell’evento, quando si preventiva un afflusso di circa 40 mila persone al giorno. In realtà l’affluenza quotidiana media è stata di 100 mila visitatori, il che ha determinato un’impennata delle spese. Parolini ha però negato costi aggiuntivi, tuttavia ancora non ci sono le cifre definitive. Per esempio la Regione ignora quanti soldi abbia incassato Trenord per il servizio, né ha saputo dire se i treni, che il prefetto di Brescia aveva soppresso per bloccare la fiumana di gente diretta al FP, siano stati comunque pagati alla società o scorporati dai costi.
Anche Prefettura e Provincia di Brescia hanno negato costi aggiuntivi, sostenendo che la sicurezza è stata effettuata con forze già presenti sul territorio. Tuttavia era stato lo stesso Prefetto Valenti a dire che oltre al contingente territoriale, sarebbero arrivati agenti di rinforzo da Roma: 20 uomini in più in servizio nei giorni feriali e 30 nei giorni festivi. Inoltre la macchina per garantire sicurezza e sanità è stata impressionante: sono stati creati due presidi permanenti di Carabinieri, Polizia, GdF e Forestale con funzioni antiterrorismo; erano operativi due elicotteri, due imbarcazioni della GdF, una motovedetta, due natanti e quattro acqua-scooter, 4 gommoni dei pompieri. Per la sanità, invece, erano in servizio permanente nove ambulanze, due automediche, due gommoni sanitari, due moto-soccorso, sei squadre appiedate. A tutto ciò si sono aggiunti anche i 360 volontari della Protezione civile bresciana e i 120 di quella bergamasca.
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Per un evento del genere è il minimo che le istituzioni debbano fare, ma tale spiegamento ha avuto costi ancora oggi non quantificati. Sull’operazione, dopo un esposto del Codacons nell’agosto scorso, la Corte dei Conti lombarda ha aperto un fascicolo, ha richiesto tutti gli atti amministrativi e sta ancora indagando. A calcolare le spese occulte, ha provato Legambiente in uno studio commissionato per determinare i costi pubblici e quelli collettivi dell’opera (questi rilevati in base anche all’impatto che essa ha avuto sulla vita dei cittadini coinvolti). Per l’associazione, la stima totale arriverebbe a 33,3 milioni: 18 milioni a carico di Christo, 8 milioni a carico degli enti pubblici e 7,8 a carico della collettività. Per Legambiente, solo la mobilitazione delle forze di sicurezza sarebbe costata tre milioni, mentre lo smaltimento delle 900 tonnellate di rifiuti prodotti nei 16 giorni, 2,4 milioni. Per gli ambientalisti, insomma, il gioco non valeva la candela, come dimostra il fatto che per oltre 20 anni Christo ha proposto la passerella galleggiante in giro per il mondo e che nessun Paese abbia mai accettato. A parte l’Italia.
«Sono stati sovrastimati i benefici, mentre non sono stati calcolati costi pubblici, effetti ambientali e stress territoriale. Infatti senza una valutazione ambientale (esclusa incredibilmente dalla Conferenza di servizi) e della spesa pubblica, non è stato possibile effettuare una valutazione complessiva dell’evento. Alla luce del volume dell’investimento, 32 milioni circa tra pubblico e privato, c’è da chiedersi se in un “distretto” turistico come quello del Sebino gli investimenti fatti avranno un effettivo ritorno. La ricettività turistica è limitata e la propensione dell’area non è quella dell’Industria turistica, ma del turismo sostenibile», ha detto Dario Balotta, responsabile Trasporti di Legambiente.
Delle cifre riportate dall’associazione si può discutere, indiscutibile è invece il fatto che nessun ente abbia mai commissionato un’analisi costi/benefici prima di dare l’ok al progetto. Così come è indubbio che Arpa Lombardia non abbia richiesto una Valutazione di impatto ambientale né dell’opera né dell’evento in sé, perché “In quanto installazione artistica, e quindi opera di carattere temporaneo, “The Floating Piers” non è stata sottoposta né a VIA (valutazione di impatto ambientale) né a verifica di VIA”. L’agenzia per l’Ambiente ha solo richiesto “una relazione circa i possibili effetti sull’ambiente e le conseguenti misure da adottare”.
Ciò che invece l’Arpa ha preteso è stato il ritorno alla situazione “ante quo”, imponendo la rimozione dei 160 blocchi di calcestruzzo utilizzati come ancoraggio del pontile. Un’operazione che potrebbe aver fatto più male che bene al lago di Iseo. La rimozione per il professor Marco Pilotti, docente di Idraulica del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Brescia e tra i massimi esperti del lago d’Iseo, ha sicuramente peggiorato la condizione ipolimnica (lo strato profondo) del lago. «Il recupero dei corpi morti, » dice, «ha certamente sollevato i sedimenti del fondale, dove è contenuta una quantità di fosforo 15 volte maggiore a quella presente nell’acqua immediatamente sovrastante, che già oggi è caratterizzata da valori preoccupanti di concentrazione». Dati precisi però non ci sono né ci saranno, perché mancano i fondi per una ricerca approfondita. Inoltre, nonostante l’immagine “green” che i responsabili hanno sempre cercato di dare all’opera, non è stata mai indicata la quantità di CO2 prodotta. A questo ha cercato di rispondere lo Studioaxs di Lucca, esperti in bioarchitettura, che ha valutato in 5617,7 Tonnellate le emissioni prodotte. Cifra enorme: per assorbirle servono circa 3745 alberi di grande dimensione che purificano per 50 anni consecutivi.
Concludendo: se FP, come dice Maroni, è stato l’esempio da replicare in futuro, molti aspetti devono essere migliorati. Le istituzioni prima di dare l’ok a un’operazione del genere dovrebbero avere chiaro quale sia il bilancio costi/benefici e pretendere un’analisi di impatto ambientale. Dovrebbero poi dare anche una chiara indicazione dei costi sostenuti e rendicontarli. Infine, dovrebbero preparare un progetto a lungo termine. Snellire la burocrazia è produttivo, ma “saltare” a piè pari i più elementari passaggi di valutazione è imperdonabile per chi è chiamato ad allocare fondi pubblici.
Nel caso di FP a oggi manca un progetto organico che capitalizzi il successo della passerella. L’opera ha sicuramente prodotto ricchezza momentanea e ha fatto conoscere il nome di Iseo nel mondo, ma questa era la parte facile. Già da settembre scorso si sarebbe dovuta iniziare un’azione di vero marketing territoriale, che partisse da Christo e investisse su tutto il territorio. «Come sindaci del comprensorio abbiamo fatto delle richieste alla Regione per un accordo di programma che preveda interventi su viabilità, ambiente e investimenti culturali», ha spiegato Paola Pezzotti, sindaco di Sulzano, «perché sappiamo che il difficile inizia ora. Siamo in attesa di risposta». Il Pirellone ancora non si è pronunciato, né ha indicato le opere da finanziare, nonostante Maroni lo avesse promesso con grande enfasi durante le celebrazioni post evento. Ora il tempo stringe e si rischia seriamente di perdere molti dei benefici del miracolo di Christo.