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2014/04/21

La strage degli innocenti


Inorridire sarebbe il minimo, nei primi mesi di questo 2014 nato sotto tutti i buoni auspici, stiamo assistendo a quella che potrebbe tranquillamente essere classificata negli annali storici come una strage di innocenti. Chi dovrebbe proteggerci non lo fa, chi dovrebbe vegliare su di noi, sui nostri figli, sulle nostre famiglie, con piglio sicuro e condotta da buon padre di famiglia, non lo fa.
I comandanti "Schettino" o suoi emuli volontariamente o involontariamente, si moltiplicano come i pani e pesci di una famosa parabola. Che succede in questo nostro mondo, che giudico imperfetto, da farci inorridire e fuggire da tanti malanni degni della peggiore legge di Murphy?

Quando la HMS Birkenhead, una nave britannica che trasportava truppe, cominciò ad affondare al largo della costa del Sud Africa nel 1852, il capitano e gli ufficiali militari a bordo notoriamente consentirono alle donne e bambini l'accesso a bordo delle scialuppe di salvataggio prima di tutto. Il capitano e molti dei soldati rimasti sulla nave fino all'ultimo, perirono in mare pur di aiutare le donne e i bambini nella loro strada verso la salvezza. Il loro gesto cavalleresco di sacrificio è considerato un esempio, lo standard per il nobile comportamento in mare.

In seguito altre manifestazioni di coraggio da capitani e membri dell'equipaggio che hanno messo i loro passeggeri in salvo hanno scandito decenni successivi, come il capitano Edward J. Smith, che è andato giù con il Titanic.

Ma tale coraggio non si e' manifestato nel corso di due grandi catastrofi marittime negli ultimi tempi.

Il capitano Lee Joon-seok del Sewol, traghetto che batteva bandiera della Corea del Sud affondato la scorsa settimana, è stato oggetto di pesanti critiche per aver abbandonato la nave, mentre centinaia di passeggeri sono rimasti a bordo. Decine di loro sono morti e più di 200 mancavano ancora all'appello e sicuramente sono annegati o assiderati nella bara d'acciaio che li stava trasportando all'isola di Jeju per una breve vacanza. Le azioni a dir poco criminali di Lee e di una parte del suo equipaggio hanno spinto al confronto con quelle non meno criminali del capitano Francesco Schettino, che era al commando della nave da crociera Costa Concordia, schiantatasi su uno scoglio al largo delle coste italiane nel 2012, uccidendo 32 persone.

Testimoni hanno detto che Schettino si gettò in una scialuppa di salvataggio per fuggire dalla nave, anche se centinaia di passeggeri erano ancora a bordo. Nel corso della sua difesa il capitano ha detto di essere caduto in una scialuppa di salvataggio quando la nave si inclinò bruscamente. Sappiamo che Schettino è ora sotto processo con l'accusa di omicidio colposo plurimo, per aver causato un disastro marittimo e per aver abbandonato la nave con passeggeri ancora a bordo. Anche se nega gli illeciti per tutti sarà sempre additato come il comandante codardo, anzi, già adesso “Schettino” è sinonimo di codardia. 

I casi del Sewol e della Costa Concordia hanno sollevato domande circa gli obblighi di un capitano di una nave passeggeri che rischia di affondare, soprattutto quando le colpe dirette o indirette del naufragio sono da addossare al capitano stesso. Lasciando il Sewol subito dopo aver iniziato l’affondamento, Lee ha rinnegato alcune delle sue funzioni fondamentali. Il primo obbligo del capitano è la sicurezza del suo equipaggio e dei passeggeri. Lui deve rimanere a bordo della nave fino a quando tutti i passeggeri sono stati evacuati in modo sicuro. E poi l'altra ragione per cui deve rimanere a bordo della nave riguarda i diritti di salvataggio (vedasi il link http://www.fog.it/legislaz/cn-0489-0513.htm). 

Per un capitano lasciare la nave prima e in una situazione di pericolo, con la minaccia di affondamento non è esattamente il modo professionale di agire. Una convenzione marittima internazionale sulla sicurezza della vita in mare prevede che un capitano sia responsabile della nave e di tutte le persone a bordo, ma non prevede che il capitano rimanga sulla nave durante l'affondamento. Non necessariamente si vuole un capitano morente con la propria nave. Tuttavia lui ha la responsabilità della sicurezza di tutti a bordo di quella nave.

Alcuni paesi, tra cui l'Italia e la Corea del Sud, fanno dell'abbandonare la nave un crimine marittimo. E analogamente a Schettino in Italia, Lee si trova ad affrontare accuse penali relative al suo ruolo nel disastro, tra cui appunto l'abbandono, la negligenza, l’aver causato lesioni personali e non aver richiesto il soccorso da altre navi. Il presidente sudcoreano Park Geun-hye ha paragonato le azioni di Lee e alcuni membri dell'equipaggio del traghetto a un omicidio.

Schettino e Lee tuttavia non sono i soli a aver abbandonato una nave, destinata all'affondamento, davanti ai loro passeggeri. Così come per il ruolo d'onore dei capitani che andavano giù con le loro navi, non c'è una sala della vergogna per chi ha abbandonato la nave prima dei passeggeri. Un esempio del passato: il piroscafo italiano Sirio naufragò al largo della costa spagnola nel 1906, uccidendo più di 150 persone. Il suo capitano fu segnalato per aver abbandonato la nave alla prima occasione, ma morì di "crepacuore" in seguito, secondo un rapporto delle autorità.

Lee ha attirato soprattutto critiche per aver ordinato ai passeggeri di non muoversi, apparentemente per ritardare l'evacuazione della Sewol prima che naufragasse. Si fanno molte congetture sulla questione. I siti coreani e statunitensi parlano di ordini dell'armatore a ritardare l'evacuazione in attesa di una nave di soccorso della stessa compagnia, per evitare di dover pagare il diritto di soccorso. Il capitano avrebbe dovuto essere il tramite di informazioni oneste e chiare per tutti relativamente alla situazione, non avrebbe dovuto ordinare di sedersi ma evacuare la nave. Lee ha difeso le sue azioni adducendo scuse puerili e senza senso. 

Sapeva che nel braccio di mare, dove stava affondando il Sewol, le correnti erano abbastanza veloci, e la temperatura dell'acqua era piuttosto fredda e ha usato queste informazioni per discolparsi. Ma provare a salvare le vite è diverso che lasciarle sedute aspettando che succeda qualcosa “perché l'acqua è fredda o la corrente forte”. Meglio tentare di salvarsi che morire annegati. Inoltre l'abbandono anticipato di Lee potrebbe aver aggravato la crisi a bordo della nave. Quando non esiste più una leadership a bordo, essa lascia un vuoto che è quasi impossibile da colmare. I membri superstiti dell'equipaggio senza una guida capace hanno manovrato erroneamente le zattere di salvataggio, riuscendo a metterne in acqua solo un paio senza armarle, palloni galleggianti inutile, e corre veloce il sospetto che le zattere non fossero a norma. 

Ci sarebbero dovuto essere abbastanza membri dell'equipaggio per gestire i passeggeri 
Angosciati e impauriti. In quei casi allora conta la testa. Se ci sono persone scomparse, avrebbe dovuto esserci altri membri dell'equipaggio alla loro ricerca per condurle in superficie e salvarsi. Ma un traghetto non ha molti membri dell'equipaggio, di solito si limitano allo stretto necessario non includendo nelle necessità quegli esperti in grado di gestire con freddezza e capacità la situazione.

Sebbene la legge scritta non specifica che abbandonare la nave sia un crimine, è una tradizione marinaresca di lunga data che il capitano sia l'ultimo a essere tratto in salvo da una nave che affonda, e questo discorso vale anche secondo gli esperti legali.
In generale, il capitano è l'ultimo a scendere dalla nave.

In un video promozionale dal 2010, Lee è raffigurato nella timoniera di una nave mentre scruta il mare con un binocolo. Loda la sicurezza che una nave offre ai suoi passeggeri. 

"Credo che sia più sicuro di qualsiasi altro veicolo", disse in quell video "purché si seguano le istruzioni dei nostri membri dell'equipaggio." Lee ha avuto modo di essere lì e poter prendersi cura di tutti. Ma non l'ha fatto. Incredibilmente ha abbandonato al loro destino trecento ragazzi impauriti, trecento govani vite. 

Proprio per colpa loro sono morti trecento giovani, ironia della sorte si sono salvati solo coloro che le istruzioni non le hanno seguite.



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2014/04/20

Disordine pubblico


Impazzano sui media la foto e le polemiche per un poliziotto in borghese che a Roma ha preso a calci una manifestante. Fatto senza dubbio da biasimare, ma nessuno sembra porre analoga attenzione all’evidenza che sabato scorso, per l’ennesima volta, centinaia di violenti – come peraltro abbondantemente previsto - abbiano potuto bloccare il centro della capitale, pestare e ferire carabinieri e poliziotti, distruggere tutto il possibile, terrorizzare la gente e i turisti barricati negli alberghi di Via Veneto con il bilancio finale di solo 4 fermati. 

Evidentemente, nonostante foto e filmati, i soliti violenti che un paio di volte l’anno si recano in gita di protesta a Roma da tutta Italia possono e potranno continuare a farlo impuniti. 

Ben diversa la faccia feroce mostrata dallo stato contro i 24 “Serenissimi” veneti che risultano tuttora in galera, non si è capito alla fine neppure perchè. Due pesi e due misure tra violenti veri e secessionisti presunti, che non fanno onore né al governo nè al ministro dell’interno Alfano che si congratula sempre con tutti (ormai è una sua litania) ma poi non mi pare risolva i problemi di ordine pubblico. 

Circa poi la proposta demenziale di “numerare” i poliziotti perché non la si applica invece al contrario ovvero diffidando i più violenti dal partecipare a nuove manifestazioni, numerandoli per poterli riconoscere più facilmente e – ove fossero nuovamente coinvolti in scontri e sprovvisti di “numerazione” - automaticamente arrestarli. 

Viene fatto per i tifosi di calcio che vengono diffidati a assistere alle partite, con squalifiche pesanti alle società anche solo per gli slogan razzisti di una minoranza (anzi, adesso anche solo per slogan “territoriali”!) e non si applicano le stesse misure per i violenti di piazza, magari già schedati? 

Mi sembra davvero un assurdo.

2014/04/19

Pinocchio Renzi

Renzi parla bene, benissimo. Coltiva prima di tutto la sua immagine, piace alla gente, preannuncia soluzioni condivise che entusiasmano e molti pensano “finalmente!”. A essere obiettivi va anche detto che è sorretto da un coro monocorde di elogi di stampa e TV dove appare ovunque, altro che “par condicio”. Provate a immaginare una presenza così massiccia del Berlusconi dei tempi d’oro: sarebbero state polemiche e proteste, ma per Renzi tutto è dovuto, i media si inchinano negli applausi.

Oddio… non proprio tutto è ok se consideriamo che all'effetto annuncio e all'operazione immagine non segue spesso la realtà. Qualche esempio? La vendita "on line" delle auto blu va lentamente e non rende come si sperava, certo il primo lotto è andato a ruba ma si trattava di poche auto, una briciola in contronto delle cinquantaseimila ancora nel bilancio dell'amministrazione, i "bravo" e gli "evviva" che secondo la nostra stampa hanno accompagnato le applaudite visite di Renzi in Germania, Francia, Gran Bretagna e a Bruxelles avrebbero dovuto rendere qualcosa e invece - a parte qualche pacca sulle spalle - l’Europa continua a dire “nein” all'allargamento della borsa.  

E che dire di quella promessa dal sapore elettorale degli 80 euro in busta paga era ormai obbligatoria dopo essere stata strombazzata così tanto, ma costa strappi e tagli da altre parti, compresa la spesa sanitaria che è importante soprattutto per gli anziani e i più deboli. 

Intanto il premier abbatte il risparmio - che viene supertassato - e alla fine anche la tanto sbandierata cancellazione delle province si è rilevata  una bufala con nessun vantaggio effettivo per la spesa pubblica. Se Renzi “vende” come risultato le quote rosa imposte negli Enti di Stato a grattare la vernice si vede subito che è soprattutto questione di facciata visto che comunque a comandare sono gli amministratori delegati – sapientemente lottizzati dal PD - e non i presidenti, così come contano poco le "capolista rosa" democratiche per le elezioni europee dove si vota comunque con la preferenza.

Renzi è furbo e si guarda bene, per esempio, di applicare le stesse quote rosa nell’Italicum, il nuovo sistema elettorale con il trucco dove saranno invece i (bloccati) minicapilista di collegio ad essere poi i veri futuri eletti in parlamento, tutti di nomina dei leader di partito e alla faccia del parere della gente.

Ma i guai veri per Renzi sono altri: l’economia non cresce, il bilancio non pareggia, la disoccupazione incalza. “Una riforma al mese” aveva annunciato, ma quella del senato è impantanata così come quella elettorale. I giorni corrono e sicuramente l’immagine renziana renderà al PD soprattutto per le imminenti elezioni, e poi? Dall’altra parte il centro-destra appare spappolato e diviso, incapace di trovare nuovi leader credibili e fili conduttori di una politica comune, mentre Grillo insiste con la quotidiana demagogia, che paga in termini di audience e speriamo bene, teso allo spasimo a raccogliere proteste e consensi sapendo che ci guadagna dal derby quotidiano con il premier e con il grande vantaggio di non essere mai verificato alla prova dei fatti (per ora).

2014/04/18

Ordine e disordine

Da una parte il popolo, dall'altra le istituzioni.
E' sempre stato cosi', il popolo non ha mai contato poi troppo fino a quando non prendeva in mano i bastoni per cacciare le istituzioni corrotte.
E' andata proprio cosi' nella Francia del 1789, la famosa presa della Bastille, il carcere dove venivano relegati gli oppositori messo a ferro e fuoco e poi raso al suolo dal popolo inferocito che gridava e pretendeva liberta', uguaglianza e fraternita'.
Ma il popolo dei giorni nostri che se ne fara' della fraternita'?
Abbiamo concesso a questa manica di corrotti di tutto e di piu' e adesso ci presentiamo a chiedere conto del loro operato e questi mandano contro le forze dell'ordine (o del disordine?). 

Italiani contro italiani affinche' sia rispettato l'ordine costituito nel rispetto delle istituzioni. Dove iniziano gli uni e dove finiscono gli altri? Sarebbe da chiedersi "chi controlla il controllore?". Da quale parte dello schieramento dovremmo schierarci e per quale credo dovremmo combattere e siamo noi altrettanto certi di essere dalla giusta parte o come atomi impazziti giriamo a vuoto inconcludenti per arrivare a definire vincente o perdente, ordinato o disordinato cio' che in realta' non e' l'uno e nemmeno l'altro?

Chi comanda? Chi e' il sovrano di questo scempio? Siamo noi il popolo sovrano o siamo solo diventati pedine di un gioco perverso alla distruzione sulla nostra pelle? Abbiamo il controllo oppure non siamo che carne da macello da mandare avanti contro un ipotetico nemico, noi stessi, a combattere i nostri stessi ideali in una sorta di auto distruzione della specie fino a quando ne restera' uno solo e forse nemmeno quello?
Partiamo da un punto fermo, da quell'euro di cui oramai tutti si lamentano.

Secondo il popolo la crisi viene dall'euro e questa europa, secondo altri che non rappresentano il popolo, dovrebbe favorire il processo di rinnovamento delle istituzioni, insomma attuare le riforme. Secondo me ben supportato nel pensiero da ben altri economisti di fama non è poi vero che bisogna stare nell’euro per fare le riforme. E qui salta subito all'occhio l'evidenza che e' vero esattamente il contrario: oggi i criteri di Maastricht, il Fiscal Compact, le imposizioni della Troika impediscono ai singoli Paesi di adottare le misure che sarebbero necessarie per rilanciare davvero l’economia, primo fra tutti il nostro Paese.

Oggi invece siamo in una situazione in cui la Troika invita i Paesi a far di più per la crescita ma al contempo impone misure di austerità così dure, draconiane, insensate da rendere impossibile un rilancio dell’economia. Anzi, quelle misure finiscono per peggiorare la situazione. E poi, considerato che nessun Paese riesce  a rilanciare – perché é impossibile, a meno di violare le leggi della natura – la stessa Troika incolpa gli stessi Paesi, che in realtà sono incolpevoli perché da anni stanno seguendo – inutilmente! –  la volontà di Bruxelles (come l’Italia, le cui entrate correnti sono da tempo superiori alle uscite correnti. A proposito: lo sapevate?). Ecco perché la situazione è molto diversa da quella descritta dall’establishment e dalla maggior parte dei media.

Se resti non puoi crescere e verrai continuamente rimproverato, punito. Non hai speranza. Se esci torni ad essere libero di riformare l’economia, di liberare la forza dell’imprenditoria oggi avvilita, di riprendere il controllo della propria moneta.  E, non appena ridato forze a un’economia oggi anemica, di tagliare gli sprechi, di tenere sotto controllo il deficit, di ridurre davvero e in modo duraturo il debito pubblico. Insomma, puoi giocartela.

Torniamo dunque a quell'ordine e disordine di prima. 

2014/04/11

Il diritto di procreare!


Tutti abbiamo il diritto di procreare. Nel dettaglio sarebbe che io essere umano, dotato di tutto quello che serve, decido di continuare la mia stirpe e mettere al mondo un figlio che mi appartiene affinché egli potrà portare avanti nei secoli il mio nome, le origini, quanto di buono da me realizzato. Pensiamo solo al bene, per carità di male ce n'è abbastanza.

E nel caso non fossi, io essere umano, genericamente eletto al rango di un signor numerino in cima o in fondo o dove volete voi a una lista lunghissima di esseri umani trasformati anch'essi in altrettanti numerini a far massa e popolo bue o sovrano 'che tanto è lo stesso, dicevo che se non fossi in grado di procreare sarei destinato a vivere per sempre con questa mancanza? Sarei destinato a morte certa anzitempo corroso dalla pena di non aver saputo o potuto procreare e quindi proiettare la mia stirpe e origine o entrambe in quel futuro a cui tutti guardano tanto per parlarne e invece poi tutti dimenticano?

Ahi noi poveri essere indifesi in mano a chi è parte di noi stessi. E' il nostro volere che agisce contro di noi e di questo non ce ne rendiamo affatto conto. Deve essere stato su questo principio che un signor politico di fama e di rango e anche con un bel portafoglio a fisarmonica decise un bel giorno di varare la legge sulla procreazione assistita e vietare quella eterologa perché, si disse, era corretto così.
Corretto per chi?

Una legge crudele e antiscientifica con divieti assurdi a proposito della fecondazione assistita che colpiva l'uomo in quanto essere umano e la donna che è sua compagna, la cui identità, nella sua realtà più intima è stata stravolta da un legislatore che si è eretto a supremo giudicante e censore delle nostre intimità. 
Le nostre o le sue?

Che violenza perpetrata ai danni di chi si trovava in difetto, colpevole di una colpa non voluta, madre natura selvaggia e crudele, rimasto a domandarsi infine se madre natura avesse una coscienza? E mi risulta, continuando un ipotetico e alquanto imperfetto discorso mai esplicitato, che a suo tempo, sempre troppo tardi, nel 2012 la Corte di Strasburgo giudicò lesivo della Carta dei diritti dell’uomo quel famigerato articolo 40. Una pena di morte a un figlio mai nato, ucciso sulla carta da chi non ha mai compreso le pene e il dolore di chi non può avere figli. Ma non era un diritto?

Le nostre leggi riconoscono il diritto di ognuno di decidere liberamente della propria vita affettiva, se e quando avere figli quanti e quando. Negli anni novanta, proprio mentre le tecniche mediche di fecondazione stavano diventando sempre più evolute e mentre si diffondevano sul territorio italiano centri specializzati, alcuni parlamentari deviate da un cieco odio - che fossero sterili o impossibilitati a procreare? – ancorché cattolici di destra e che orrore di sinistra, si coalizzarono per imporre delle leggi dogmatiche da Stato etico, come la legge 40 quando sappiamo benissimo che di etica in Italia non esiste nulla, men che meno nella classe politica. 

L’8 aprile, dopo 10 anni di lotte nei tribunali  da parte di associazioni di pazienti infertili e di coppie portatrici di malattie genetiche, quel famigerato articolo 40 è tornato davanti alla Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul divieto di fecondazione eterologa (ovvero con gameti donati alla coppia) dove finalmente ha trovato pane per i suoi denti. L’articolo 40 è dunque morto, godete donne, godete uomini indifesi davanti alla legge, esso è stato ucciso dalla certezza che non si doveva nemmeno proporre tale legge, ucciso dalla consapevolezza che un periodo della nostra storia era finalmente concluso. 

Mentre in tutto il mondo si studiano le staminali embrionali e quelle adulte senza preclusioni e la ricerca va avanti, noi abbiamo perso tempo prezioso nell’attesa di decidere che cosa fare di alcune migliaia di embrioni “abbandonati”. Alla fine non resterà più nulla di questa legge se non il danno creato a tante coppie in questi dieci anni, un danno non risarcibile. 

E resterà nella storia l’ignoranza del legislatore italiano che ha preferito mantenere accordi di convenienza piuttosto che riconoscere i diritti delle persone.