Lo dicono in tanti, lo pensano tutti, pochi politici confermano, ma è una verità a cui non possiamo più sfuggire. Non siamo più padroni di noi stessi, siamo la merce di scambio di una classe di tiranni che è padrona del pianeta.
I padroni della Terra, Terra uguale Pianeta, il mondo non ci appartiene più da tanto, questo lo sapevamo o si era intuito già da tempo quando le guerre avvengono e nessuno può far nulla perché avvengano. Qualcuno si ricorderà di Mussolini, di Hitler. Populisti, dittatori, nulla al confronto dei nuovi padroni che entrano a passi felpati nelle nostre vite e si prendono tutto. Prendono le informazioni che noi più o meno ingenuamente forniamo loro, numeri dei conti corrente, numeri di telefono, le nostre preferenze, e lo fanno attraverso le società telefoniche, o meglio i colossi della telecomunicazione, o meglio ancora i nuovi padroni della Terra, loro cercano spasmodicamente di ottenere i dati dei clienti e sono spesso disposti a spendere cifre elevatissime per entrare in possesso dei dati personali degli abbonati attraverso lo spionaggio industriale, attraverso programmi invasivi, virus, trojan che infettano i nostri computer e passano dati su dati, quelli delle nostre vite, famiglia, amanti e figli e nipoti quando ci sono. Tutto viene catalogato, assegnato, filtrato, impoverito o arricchito e tutto produce ricchezza, una ricchezza che non verrà mai divisa con chi pure ne possiede il momento iniziale, coloro che hanno l'imprinting ma non accedono ai frutti da questo derivanti. Una volta ottenute lecitamente o meno queste informazioni, le compagnie inviano i dati ai call center. In questo modo controllano tutto, dal conto corrente alle risorse, dalle preferenze di spesa a quelle sociali, religiose, persino nello sport.
Chi sono i nuovi padroni della Terra dunque? E come esercitano il loro potere?
Una risposta adeguata potrebbe essere quella di andare a indagare dentro le logiche delle multinazionali, scavando nei meccanismi economici e nei rapporti che danno l’esatta fotografia dei dati delle banche, entrando con la cinepresa nelle fabbriche dove vengono cuciti i vestiti per le sfilate di moda. Esiste uno sfruttamento continuo di molte classi di cittadini, lavoratori, e non solo quelli dei paesi del terzo cosiddetto mondo, quelli che non arrivano a fine mese.
Non esistono solo i lavoratori sfruttati delle nazioni povere senza via di sviluppo, parliamo anche di lavoratori di paesi asiatici che non sono alla fame, al contrario, in pieno sviluppo con crescite da infarto per un economista di casa nostra. Noi percentuali come quelle possiamo solo sognarle, per loro è la regola ma a prezzo di queli sofferenze?
I processi di delocalizzazione che arrichiscono a dismisura gli imprenditori occidentali non sono una novità, oggi un imprenditore sa che per continuare a esistere (e per guadagnare quello che guadagnava prima) deve delocalizzare, e spremere senza scrupoli la povera gente che abbandona le campagne per incatenarsi in fabbriche malsane e invisibili. La delocalizzazione rende noi più poveri perché in definitiva perdiamo una parte più meno consistente di quelle imposte che ci venivano più o meno restituite in cambio di servizi dello Stato. Il delocalizzatore non pagherà più le tasse che la sua impresa commerciale o industriale attivava, comunque ne pagherà meno e in virtù di quello che deciderà di continuare a gestire dal Paese di origine.
Chi sono i nuovi padroni della Terra dunque? E come esercitano il loro potere?
Una risposta adeguata potrebbe essere quella di andare a indagare dentro le logiche delle multinazionali, scavando nei meccanismi economici e nei rapporti che danno l’esatta fotografia dei dati delle banche, entrando con la cinepresa nelle fabbriche dove vengono cuciti i vestiti per le sfilate di moda. Esiste uno sfruttamento continuo di molte classi di cittadini, lavoratori, e non solo quelli dei paesi del terzo cosiddetto mondo, quelli che non arrivano a fine mese.
Non esistono solo i lavoratori sfruttati delle nazioni povere senza via di sviluppo, parliamo anche di lavoratori di paesi asiatici che non sono alla fame, al contrario, in pieno sviluppo con crescite da infarto per un economista di casa nostra. Noi percentuali come quelle possiamo solo sognarle, per loro è la regola ma a prezzo di queli sofferenze?
I processi di delocalizzazione che arrichiscono a dismisura gli imprenditori occidentali non sono una novità, oggi un imprenditore sa che per continuare a esistere (e per guadagnare quello che guadagnava prima) deve delocalizzare, e spremere senza scrupoli la povera gente che abbandona le campagne per incatenarsi in fabbriche malsane e invisibili. La delocalizzazione rende noi più poveri perché in definitiva perdiamo una parte più meno consistente di quelle imposte che ci venivano più o meno restituite in cambio di servizi dello Stato. Il delocalizzatore non pagherà più le tasse che la sua impresa commerciale o industriale attivava, comunque ne pagherà meno e in virtù di quello che deciderà di continuare a gestire dal Paese di origine.
Questo è dunque il prezzo della globalità?
No, questo è il prezzo dell’aumento sconsiderato dei carichi fiscali in occidente, della inqualificabile abitudine di spremere i cittadini finché c’è vita e speranza. Così si torna al medioevo con i vari Robin Hood che rubano ai ricchi per donare ai poveri che poi alla fine fanno solo carità e non danno nulla, loro dicono che è solidarietà, ce la vendono come tale ma non è cosi. La differenza tra carità e solidarietà è abissale, anche se molti fanno confusione, vorrei fare una sintesi per evidenziare la differenza fondamentale: la carità cristiana ti aiuta una tantum e ti lascia dove sei, povero all’infinito. Serve solo a chi la fa per ripulirsi la coscienza elargendo le briciole di quello che, magari, ha rubato, perché chi ruba teme la punizione divina e forse anche quella terrena. La confessione, attraverso l’assoluzione di qualsiasi peccato e la carità ripuliscono l’animo umano meglio di una lavatrice. La solidarietà, invece, aiuta chi è in difficoltà a trovare gli strumenti per uscirne, evolversi, attraverso l’impegno, l’informazione, la conoscenza dei propri diritti. Insomma la carità porta in Africa una bottiglia di acqua la solidarietà ti insegna come fare un pozzo e renderti indipendente. La bottiglia finisce, il pozzo mai e se si esaurisce sai come farne un altro. Bello il discorso ma ancora non sapppiamo chi sono i nuovi padroni della Terra.
Chi sono i nuovi padroni della Terra dunque?
I nuovi padroni della Terra sono di affaristi e strateghi che, oggi come oggi, reggono e definiscono le sorti del pianeta. Detto in parole semplici, questi nuovi padroni sono il frutto dell'unione tra le grandi multinazionali e i governi dei paesi dominanti. Tuttavia, io non condivido l'idea di molti attivisti del movimento contro la globalizzazione neo-liberista, secondo cui lo stato è ormai svanito e ha delegato i suoi poteri alle grandi corporation. Il nuovo grande sistema di dominio nasce proprio dalla commistione e dalla compenetrazione tra questi due attori. È pur sempre vero, non possiamo più far finta che non sia così, che le grandi società si sono sempre appoggiate ai governi per esercitare il proprio potere.
Ma è ancora una volta vero che la crescita sempre più marcata, a partire dagli anni Settanta, delle grandi multinazionali rappresenta indubbiamente un fenomeno di tipo nuovo. Per riassumere in poche parole questo concetto, possiamo dire che oggi assistiamo alla rigenerazione in una forma nuova e più violenta di un sistema di vecchio tipo. E in questo contesto si posiziona anche la guerra o le guerre al terrorismo le quali altro non sono che una riedizione delle classiche guerre imperialiste del XIX secolo. Potremmo affermare, per quanto riguarda gli obiettivi che si prefigge, ossia il controllo delle riserve strategiche del pianeta, sicuramente sì.
Quello che cambia, tuttavia, sono i termini in cui si estrinseca il nuovo apparato della propaganda. Oggi, dopo l'11 settembre, il nuovo grande nemico è il terrorismo non statuale. Il che spinge a passare completamente sotto silenzio un altro tipo di terrorismo, ugualmente se non più nocivo: quello perpetrato dagli Stati. Dalla seconda guerra mondiale in poi la politica estera degli USA è costellata di atti di terrorismo puro contro le popolazioni civili dei paesi non allineati ai loro interessi: Hiroshima e Nagasaki ne sono l’esempio. Gli attori internazionali sono ormai definiti «terroristi» sulla base del loro livello di adesione agli interessi strategici degli USA o delle potenze dominanti.
L'aspetto interessante è che il termine 'terrorismo' è stato per la prima volta utilizzato dagli inglesi negli anni Quaranta per descrivere le azioni delle organizzazioni clandestine sioniste nella Palestina sotto mandato britannico. Ora, come per magia, la situazione si è rovesciata: Israele non è terrorista, mentre i palestinesi sono sempre e comunque terroristi. E tutto fa parte dello stesso disegno, la destabilizzazione del pianeta affinché si possa intervenire per ristabilizzarlo e di conseguenza prenderne il controllo anche attraverso la propaganda, direi che la propoaganda si basa proprio su questo aspetto: sulla demonizzazione del nemico o del dissidente.
Quello che invece dovrebbe far discutere è il nuovo ruolo dei media in queste vicende, loro hanno l’ingrato compito di diffondere le informazioni al pubblico sovrano e non, ma in un modo tale che diventa propaganda di Stato e non informa ne emoziona ma fornisce solo un mero bollettino di guerra che in effetti non è perché l’altra parte, quella più indifesa non reagisce a modo ma subisce provocando un aumento delle notizie volte a mascherare la effettiva dimensione del fenomeno. In questo modo non la argina, la nasconde lasciando ai padroni della Terra il campo totalmente sgombro.
I media sono quindi parte integrante di quella combriccola trasversale dei «nuovi padroni dela Terra». Il loro potere è effettivamente di tipo nuovo, viste le capacità tecnologiche e la possibilità di influenzare l'opinione pubblica che hanno acquisito negli ultimi anni. Basti pensare al tentato putsch in Venezuela contro Hugo Chavez dell'aprile scorso: è stato orchestrato e organizzato prevalentemente dai media, che hanno scatenato una furiosa campagna di diffamazione contro il presidente. O, per rimanere in Italia, basti pensare a Silvio Berlusconi, che controlla direttamente i media privati e influenza la programmazione di quelli pubblici. Gli stessi USA, che tanto si vantano della loro «informazione libera», hanno forse il sistema mediatico più chiuso del mondo.
I media sono ormai totalmente controllati dal capitale e rappresentano un vero e proprio potere politico. La loro capacità di penetrale nella società civile è un elemento nuovo e estremamente pericoloso. Nonostante si convenga che il modello occidentale, fino a qualche tempo fa (e anche dopo la caduta del muro di Berlino) sembrava l’unico imprescindibile come modello sia economico che culturale, è evidente a tutti che tante parti del mondo perseguono lo sviluppo in forme del tutto anomale, diversificate, rispetto ai parametri (della democrazia, del modo di pensare, del credo religioso…).
Perché se è pur vero che quel che ha offerto a molti popoli e paesi emergenti il sistema occidentale è quello che forse di più negativo aveva, e cioè il sistema edonistico-consumista, è anche vero che ogni persona, ogni persona, ogni gruppo etnico, ha bisogno di mantenere o darsi un senso, un significato nel suo essere al mondo (e questo forse, l’Occidente in crisi, non aveva niente da offrire).
Ma è ancora una volta vero che la crescita sempre più marcata, a partire dagli anni Settanta, delle grandi multinazionali rappresenta indubbiamente un fenomeno di tipo nuovo. Per riassumere in poche parole questo concetto, possiamo dire che oggi assistiamo alla rigenerazione in una forma nuova e più violenta di un sistema di vecchio tipo. E in questo contesto si posiziona anche la guerra o le guerre al terrorismo le quali altro non sono che una riedizione delle classiche guerre imperialiste del XIX secolo. Potremmo affermare, per quanto riguarda gli obiettivi che si prefigge, ossia il controllo delle riserve strategiche del pianeta, sicuramente sì.
Quello che cambia, tuttavia, sono i termini in cui si estrinseca il nuovo apparato della propaganda. Oggi, dopo l'11 settembre, il nuovo grande nemico è il terrorismo non statuale. Il che spinge a passare completamente sotto silenzio un altro tipo di terrorismo, ugualmente se non più nocivo: quello perpetrato dagli Stati. Dalla seconda guerra mondiale in poi la politica estera degli USA è costellata di atti di terrorismo puro contro le popolazioni civili dei paesi non allineati ai loro interessi: Hiroshima e Nagasaki ne sono l’esempio. Gli attori internazionali sono ormai definiti «terroristi» sulla base del loro livello di adesione agli interessi strategici degli USA o delle potenze dominanti.
L'aspetto interessante è che il termine 'terrorismo' è stato per la prima volta utilizzato dagli inglesi negli anni Quaranta per descrivere le azioni delle organizzazioni clandestine sioniste nella Palestina sotto mandato britannico. Ora, come per magia, la situazione si è rovesciata: Israele non è terrorista, mentre i palestinesi sono sempre e comunque terroristi. E tutto fa parte dello stesso disegno, la destabilizzazione del pianeta affinché si possa intervenire per ristabilizzarlo e di conseguenza prenderne il controllo anche attraverso la propaganda, direi che la propoaganda si basa proprio su questo aspetto: sulla demonizzazione del nemico o del dissidente.
Quello che invece dovrebbe far discutere è il nuovo ruolo dei media in queste vicende, loro hanno l’ingrato compito di diffondere le informazioni al pubblico sovrano e non, ma in un modo tale che diventa propaganda di Stato e non informa ne emoziona ma fornisce solo un mero bollettino di guerra che in effetti non è perché l’altra parte, quella più indifesa non reagisce a modo ma subisce provocando un aumento delle notizie volte a mascherare la effettiva dimensione del fenomeno. In questo modo non la argina, la nasconde lasciando ai padroni della Terra il campo totalmente sgombro.
I media sono quindi parte integrante di quella combriccola trasversale dei «nuovi padroni dela Terra». Il loro potere è effettivamente di tipo nuovo, viste le capacità tecnologiche e la possibilità di influenzare l'opinione pubblica che hanno acquisito negli ultimi anni. Basti pensare al tentato putsch in Venezuela contro Hugo Chavez dell'aprile scorso: è stato orchestrato e organizzato prevalentemente dai media, che hanno scatenato una furiosa campagna di diffamazione contro il presidente. O, per rimanere in Italia, basti pensare a Silvio Berlusconi, che controlla direttamente i media privati e influenza la programmazione di quelli pubblici. Gli stessi USA, che tanto si vantano della loro «informazione libera», hanno forse il sistema mediatico più chiuso del mondo.
I media sono ormai totalmente controllati dal capitale e rappresentano un vero e proprio potere politico. La loro capacità di penetrale nella società civile è un elemento nuovo e estremamente pericoloso. Nonostante si convenga che il modello occidentale, fino a qualche tempo fa (e anche dopo la caduta del muro di Berlino) sembrava l’unico imprescindibile come modello sia economico che culturale, è evidente a tutti che tante parti del mondo perseguono lo sviluppo in forme del tutto anomale, diversificate, rispetto ai parametri (della democrazia, del modo di pensare, del credo religioso…).
Perché se è pur vero che quel che ha offerto a molti popoli e paesi emergenti il sistema occidentale è quello che forse di più negativo aveva, e cioè il sistema edonistico-consumista, è anche vero che ogni persona, ogni persona, ogni gruppo etnico, ha bisogno di mantenere o darsi un senso, un significato nel suo essere al mondo (e questo forse, l’Occidente in crisi, non aveva niente da offrire).
Ma allora chi sono i nuovi padroni della Terra? Per come la vedo io, per quello che leggo sui media, per come si evidenziano e collegano i fatti non esistono nuovi padroni della Terra. Sono gli stessi di prima con delle sottili varianti, artifizi tali da portarci a credere, magari a temere o organizzarci per sconfiggerli, che i padroni siano altri e ben più temibili ma non è così.
E' lo stesso progetto di dominazione che va avanti da ciquecento anni e tra le nuove varianti annoveriamo i media. La misura e l'influenza delle corporazioni internazionali è enormemente aumentata e anche se le multinazionali non sono nuove (e c'erano già nel XVI secolo e le ritroviamo nel recente imperialismo) ora lavorano in sintonia con dei potentissimi Stati. Nella lista metterei sicuramente il Tesoro degli USA, L’IMF (International Monetary Fund), la WB (World Bank), l'EIB (European Investment Bank), la ADB (Asian Development Bank). Tutte queste organizzazioni sono frutto, derivano, sono il braccio di un’unica mente, una complessa organizzazione che ha un unico scopo il controllo della Terra, chiamatelo Pianeta o Mondo, i controllati siam sempre noi.
E' lo stesso progetto di dominazione che va avanti da ciquecento anni e tra le nuove varianti annoveriamo i media. La misura e l'influenza delle corporazioni internazionali è enormemente aumentata e anche se le multinazionali non sono nuove (e c'erano già nel XVI secolo e le ritroviamo nel recente imperialismo) ora lavorano in sintonia con dei potentissimi Stati. Nella lista metterei sicuramente il Tesoro degli USA, L’IMF (International Monetary Fund), la WB (World Bank), l'EIB (European Investment Bank), la ADB (Asian Development Bank). Tutte queste organizzazioni sono frutto, derivano, sono il braccio di un’unica mente, una complessa organizzazione che ha un unico scopo il controllo della Terra, chiamatelo Pianeta o Mondo, i controllati siam sempre noi.
"Vite come un'ombra che cammina, un povero attore, che si agita e pavoneggia la sua ora sul palcoscenico, e poi non si sente più, ma è un racconto narrato da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla"
(William Shakespeare, drammaturgo Inglese)
"Lifes but a walking shadow, a poor player, that struts and frets his hour upon the stage, and then is heard no more; it is a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing"
"Lifes but a walking shadow, a poor player, that struts and frets his hour upon the stage, and then is heard no more; it is a tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing"
(William Shakespeare)
Nessun commento:
Posta un commento
Anonymous comments are not allowed in the blog, so to comment you must use a Blogger profile or OpenID. The Blogger platform allows comment authors to delete their posts but not to modify the content. As a general rule, education towards both the blog administrator and other users is mandatory.
Messages can be deleted at the blogger's unquestionable decision, if offensive, suggestive and / or not relevant to the topic. In the most serious cases, the definitive ban from the blog of the author of the offending comment.
I do not reply to those who send me an email without putting their name and surname. Take note. Happy reading and thanks for your visit.
Please note: comments containing links to other sites will not be published.
Leave your comment.