Eccoli, sono loro, i volti delle vittime del terrore, di un tranquillo weekend di paura diventato l'incubo peggiore per centinaia di famiglie che in una notte hanno perso figli, padi e madri, fratelli e sorelle, nipoti e amici. Il terrore non deve sovrastare gli animi, l'odio non deve annichilire le menti, non posso parlare di vendette, non sarebbe umano ma l'indifferenza non è la soluzione allora chi ha cOlpito va punito, risalendo la catena dell'odio fino a chi l'ha generata, e non importa quanto in basso o in alto è necessario andare. E se dovessero arrivare a distruggere un popolo lo faranno affinché le genti non vivano sempre nel terrore.
La cosa peggiore è riconoscere, all’uscita della Morgue, i lineamenti di queste ragazze e di questi ragazzi, logorati dal tempo e dalla sofferenza, sul volto delle madri e dei padri venuti a riconoscerli.
La cosa peggiore è avere 129 vite solo da immaginare. Vite di artisti, di ricercatori, di scrittori: immaginare quanto sarebbero state belle le loro canzoni, le loro scoperte, le loro opere. Immaginare quanto sarebbero stati belli i loro figli. Vite infinite.
La cosa peggiore è che, ora che tutti sono stati riconosciuti, non resta nessuno che possa pensare: lui, o lei, potrebbe essere ancora vivo.
La cosa peggiore è l’ignoranza di assassini che non sanno cosa significhi aver portato un bambino nella pancia o averla accarezzata, aver pianto quand’è nato, essersi svegliati di notte quando piangeva, essersi preoccupati quando faceva tardi con gli amici, aver gioito per la sua laurea, aver provato un misto di orgoglio e di nostalgia a vederlo partire per una grande città.
La cosa peggiore è pensare a tutti i genitori condannati a sopravvivere a un figlio, e alla pena che la strage di Parigi rinnova dentro di loro.
La cosa migliore è considerare quanto il dolore ormai appartenga al mondo, quanto sia globale e condiviso: le vittime venivano da 19 Paesi diversi.
La cosa migliore è la consapevolezza che le vittime sono più forti e lasciano segni più profondi dei carnefici.
La cosa migliore è riascoltare la dichiarazione della madre di Valeria Solesin, le uniche parole in italiano sentite in questi giorni alla tv francese - «nostra figlia mancherà molto a noi e anche al nostro Paese», e concludere che è davvero così.
La cosa migliore è rileggere Pasolini, in morte del fratello Guido: «Quanto sia il dolore di mia madre, mio e di tutti questi fratelli e madri non mi sento ora di esprimere. Certo è una realtà troppo grande, questa di saperli morti, per essere contenuta nei nostri cuori di uomini». Ma «senza il loro martirio non si sarebbe trovata la forza sufficiente a reagire contro la bassezza, e la crudeltà e l’egoismo». «Noi alla società non chiediamo lacrime; chiediamo giustizia».
L'articolo originale viene dal Corriere.it, a firma di Aldo Cazzullo. I nomi delle vittime li trovate sul web. Sempre sul web potete trovare tutto, volevo che il ricordo fosse perpetuato dai volti prima che col tempo svaniscano.
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