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2017/01/22

Sobrietà



Leggo sul dizionario della lingua italiana:
sobrietà [so-brie-tà] s.f. inv.1 Moderazione, misura, nell'assecondare i propri istinti naturali: s. nel bere, nel mangiare2 figurativo: Rifiuto del lusso, dell'eccesso e dell'esagerazione: vestire con s.; concisione, stringatezza: s. di stile.
Da qualche mese il termine “sobrietà” è entrato prepotentemente nel lessico politico, per indicare la cura più adatta per la ricostruzione dei luoghi abruzzesi colpiti dal terremoto aprutino oppure una sorta di contrappasso per quei gestori di una politica esagerata che hanno vissuto dissennatamente nel passato. Alcuni la evocano come uno spettro per le nostre società opulente, altri mettono in dubbio l’effettiva efficacia di un rigore fine a se stesso, mentre non manca chi da tempo la identificava come una via di uscita dalle contraddizioni del consumismo capitalista. 


Eppure - tradizionalmente - sobrietà, temperanza e moderazione (termini che utilizzo qui come sinonimi) sono sempre state concepite e presentate non come “punizioni” o “medicine” amare, ma come virtù e vie per la felicità. Certo, nelle epoche storiche di abbondanza di risorse e di opportunità, in cui è più facile che le persone possano permettersi di esagerare e sprecare, appaiono più forti gli inviti al discernimento nell’uso delle cose e alla moderazione nel loro consumo, identificando nello spreco e nel lusso un fattore di corruzione e decadenza. Invece, in epoche più austere, nelle quali la maggioranza delle persone ha appena il necessario per sopravvivere, la cultura e l’immaginario collettivo sembrano più sensibili alla possibilità di eccedere, tanto da far nascere figure eroiche la cui virtù stava proprio nell’esagerazione. 

Piccola introduzione al pezzo di Franco Bechis a proposito delle miserie causate da sisma del 24 agosto dello scorso anno e non ancora risolte causa "sobrietà"! Leggiamo insieme e, se vi di commentare, fatelo pure senza ritegno:

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, si è quasi offeso per qualche critica arrivata alla gestione dell’emergenza nel terremoto e anche con la valanga di neve che si è abbattuta su quelle zone martoriate da mesi. Ha chiesto a tutta la politica sobrietà. Sobrietà, a dir la verità, dovrebbe avere il governo, perché quello che sta emergendo è una disorganizzazione totale della macchina pubblica in quelle zone, e anche l’abbandono a cui sono state lasciate le popolazioni che avevano già sofferto tanto dal 24 agosto a oggi.

Sobrietà vorrebbe dire non promettere quello che sai di non potere mantenere, sobrietà voleva dire non dire “ho consegnato le casette e si è chiuso il tema di Amatrice” quando avevi consegnato - lo disse Matteo Renzi in televisione in diretta - in quel momento qualche asse con cui costruirne una ventina, mentre le esigenze ovviamente sono di centinaia.

Sobrietà vorrebbe dire non aspettare che i sindaci di quelle zone lancino ogni volta degli allarmi anche drammatici, anche disperati. Il sindaco di Amatrice ha un buon rapporto con i media, deve chiamare sempre televisioni, radio, altri media per dire quello che dice anche direttamente ai responsabili della macchina della Protezione civile, ma che poi non viene fatto.

La sobrietà è una caratteristica importante durante l’emergenza da parte del governo. Io ho letto il 17 gennaio un appello fatto al Commissario per la ricostruzione, Vasco Errani, da tutti gli ordini professionali coinvolti nella ricostruzione nelle Marche. E’ un appello drammatico, anche pieno di critiche perché raccontano che le ordinanze, le circolari sul terremoto hanno cambiato almeno 5 o 6 volte le regole. E a questo punto i professionisti, sto parlando degli ingegneri, geometri, architetti che stavano lavorando nella zona, si rifiutano di farlo.

6000 persone che lavoravano lì dicono: “in queste condizioni non è possibile lavorare”. O vi mettete intorno a un tavolo e decidete una volta per tutte quello che va fatto - non ci fate fare una valutazione quando non avete ancora fatto la raccolta di tutti i detriti e portato via le macerie - oppure lavorare in queste condizioni è assolutamente inutile.

Sono molte le pecche che stanno emergendo in questa gestione della macchina organizzativa. So per certo – perché ho parlato con i diretti responsabili – che c’è un’organizzazione di volontariato che, per esempio, aveva dei container già pronti che avevano utilizzato in altre occasioni e che li hanno offerti alla Protezione civile, al Commissario per la ricostruzione, perché li dessero ai terremotati. Alcuni di questi container servivano per esempio per mantenere, come fossero delle stalle, gli allevamenti con un minimo di protezione e un minimo di calore. L’offerta è arrivata tra fine ottobre e i primi di novembre. E’ stata rifiutata, dicendo: “Noi vogliamo fare le cose regolari, fare le gare, non possiamo accettare questo modo di procedere.” 

Il risultato è stato che sotto la grande nevicata stanno morendo quasi tutti gli animali. Non sono protetti comunque anche quelli che sono vivi in questo momento. Di container ne sono stati consegnati 2 su 350 promessi.

Questi sono i risultati di un disastro organizzativo. Altro che non fare critiche. Bisogna dare voce a tutta la popolazione locale, che si lamenta in continuazione e ha mille ragioni per farlo, e a tutti gli amministratori locali che spesso si sono battuti soprattutto contro la burocrazia. Mille regole che hanno messo, sono decine le ordinanze, le circolari o della Protezione civile o del Commissario per la ricostruzione che hanno fatto null’altro che complicare la vita alla gente. Poi non si può abbandonarli lì.

Se c’era una cosa che era prevedibile, lo hanno detto in molti, erano le grandi nevicate in questo periodo. È impensabile che non esistano sul luogo, in una zona che era già devastata dal terremoto e che aveva tanti problemi di viabilità, i mezzi necessari per assicurare di arrivare.

Ho sentito anche dal Responsabile della protezione Civile delle cose che non hanno alcun senso. La portavoce della Protezione in TV ha detto che non sapevano quanta gente era ritornata nelle case. Chi deve saperlo, se le case sono state dichiarate agibili e la popolazione è rientrata? Non c’è nemmeno una mappa di quelle, quindi non sapevano dove intervenire nel caso di emergenze, perché non sapevano se c’era qualcuno in quelle case.

Allora, qui il problema è la sobrietà nell’azione del governo, che non faccia più annunci che poi non è in grado di mantenere, che siano semplicemente degli spot per le mille campagne elettorali che ci sono, e anche una sveglia nell’azione, perché questa gente non può più essere lasciata sola, abbandonata, come è stato. Deve avere l’idea di avere di fronte uno Stato che protegge i propri cittadini soprattutto nel momento del bisogno.

di Franco Bechis

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