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2020/10/24

Il suono del niente



Il suono del niente adesso nella testa rimbomba pesante, molto ma molto di più. Sappiamo cosa vuol dire, era otto mesi fa quando l’abbiamo ascoltato. Ma allora andavamo incontro alla luce, al caldo, non sapevamo ancora. Adesso è diverso. Le perdite di ognuno, le persone che mancano, la sicurezza appassita, lo slancio d’estate subito ritratto, tutto pesa immensamente di più. 

E quindi i 20 mila contagi sfiorati sembra non bastino ancora per congelare di nuovo la vita e rinchiuderci in casa a sperare cosa? 
Che arrivi presto il vaccino, il resto non ci si prova nemmeno. 
Ma ci sono ragioni che debbono farci frenare. Non possiamo ignorarle. 
La prima. Il tempo della morte. Ieri sono state 151 le persone perdute, il picco d’autunno sinora. In primavera passavano sette giorni dal contagio al decesso, in media. Ora sono all’incirca trenta. E questo vuole dire, secondo un calcolo macabro ma necessario, ospedali pieni e pazienti sofferenti a lungo. Con l’aumento esponenziale delle positività si arriva poi alla moltiplicazione di decessi. 

Soccombono i fragili: ad andarsene sono persone sempre più anziane, 82 anni di media contro gli 80 della prima ondata. I malati Covid sono parcheggiati per ore in ambulanza prima di riuscire ad essere ricoverati in una struttura ospedaliera. 

Così le sirene rimangono spente, altre emergenze vengono cancellate, altri malati non soccorsi. Il suono del niente è anche questo. Ed è davvero insopportabile.

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