Dopo i fasti dell’estate la festa è davvero finita. Perché se è vero che la maggior parte dei focolai, l’80 per cento, si sviluppa in famiglia e tra amici, la seconda ondata dell’epidemia impone nuove restrizioni nella vita di ognuno di noi. Ed è quello che prevede la bozza dell’ultimo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri.
Come racconta Michele Bocci vengono vietate le feste private nei locali pubblici. Il governo rivolge una forte raccomandazione a non organizzarne in casa e comunque a non ritrovarsi mai in più di sei persone se non si è conviventi. Trenta partecipanti è il limite per le cerimonie civili e religiose come i matrimoni. Stop alle gite scolastiche e allo sport amatoriale di contatto non regolamentato, per esempio le partite di calcetto tra amici, mentre resta il via libera per le attività delle società sportive. Per evitare gli assembramenti dei giovani dopo le 21 scatta il divieto di sostare davanti ai locali che non offrono posti a sedere, come alcuni bar o gelaterie, mentre quelli che hanno il servizio al tavolo come i ristoranti dovranno chiudere a mezzanotte.
Interventi mirati e decisi ora, dice il premier Giuseppe Conte, per evitare misure più drastiche in futuro. Per scongiurare, cioè, un nuovo lockdown nazionale e i suoi risvolti drammatici sull’economia e sulle famiglie. “L’economia va preservata, certo. Ma l’unico consumatore che non consuma è quello morto”, scrive Luca Bottura commentando le accuse rivolte al ministro della Salute Roberto Speranza, che parlando di come far rispettare i limiti alle feste private aveva spiegato di confidare nelle segnalazioni dei vicini di casa.
La scuola per ora è salva. Anche se l’intangibilità della presenza in classe dei ragazzi, sventolata per mesi, è diventata di nuovo una leva della trattativa. Nel braccio di ferro tra Regioni e governo sulla capienza consentita dei mezzi di trasporto pubblici è riapparso per la prima volta lo spettro della didattica a distanza per gli studenti delle superiori.
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