Non mi piace stare da solo.
Io sono un estroverso. Non importa quanta socializzazione possa fare, mi sembra sempre di avere ancora spazio per gli altri.
Questo è vero. Ma il tipo di solitudine di cui parlo qui è più orientata sullo "stare con me stesso". Evidente che io faccia del mio meglio per evitarlo. E comunque non sono del tutto sicuro del perché. Perché apprezzo lo stare con me stesso intendo dire. Una volta non ero così, quando ero giovane ero introverso, direi più che altro timido, timoroso delle interazioni con gli altri e in particolare con l’altro sesso. Non che non avessi provato a cercare di stabilire un serio rapporto di scambio con le ragazze, no di certo, piuttosto mi sentivo impreparato per affrontare un certo discorso. In seguito ho scavalcato la barricata e sono passato dall’altra parte. Da introverso son diventato estroverso. Mi piaceva stare con gli altri, scambiare informazioni, notizie, chiaccherare. In questo nei tempi recenti facebook ha contribuito molto a mantenere questo scambio continuo con gli amici, le persone che ho conosciuto in tempi recenti e conoscevo in passato, a riavvicinarmi a persone che non ricordavo quasi più.
Poi qualcosa è cambiato, ricordo di aver scritto qualcosa al proposito probabilmente un anno fa. Non che ricordi il giorno preciso, non ne sono certo. Deve essere stato quando ho iniziato a rendermi conto che stare qui in Vietnam solo come un cane, non dico fosse piacevole ma poteva accontentare i miei bisogni immediati, era la consapevolezza che in certe situazioni non si possa pretendere più di tanto dalla vita, se la vita non ti da quello che vorresti ricevere tu da lei. Dicevo che lo scorso anno, ho visto me stesso stranamente fare un cambiamento introspettivo.
Caso in questione, è sabato sera, e io sono a casa da solo, non che fosse casa mia, diciamo nella casa che avevo in Vietnam fino allo scorso anno. Sono senza un piano. Non è per aver provato e fallito. Non ho mai avuto un piano se non era in programma qualcosa di specifico. Mai pensato di organizzare, tranne forse fugacemente, qualcosa che avrebbe potuto essere considerato utile per raggiungere questa o quella persona. Un amico lontano ma nemmeno troppo mi chiede se ho intenzione di spendere una settimana in sua compagnia, con la sua famiglia, tanto per cambiare aria. Lui al tempo viveva in Thailandia. Ecco che li ho pensato che fosse possibile, poi ha prevalso il voler rimanere da solo, durante una festa che non era la mia, una vacanza forzata in terra straniera, ecco adesso ricordo, la sensazione l’ho avuto durante il capodanno cinese che qui si chiama Tet.
E così alla fine mi sono ritrovato a scrivere sul mio blog, per parlare con gli altri, forse a pensare di mettere a frutto questa capacità di comunicazione o forse solo per l’esigenza di comunicare a altri il mio pensiero. E non so come sto parlando con voi di solitudine, in una forma contorta e piuttosto ironica, perché so dove sto andando adesso, e nonostante tutto mi sembra essere sempre meno importante per me di quanto lo sia mai stato prima. Non sono sicuro di cosa possa significare. Sta diventando meglio lo "stare con me stesso", come ho commentato in precedenza? Non lo so. Sto ritornando a essere un introverso? Non lo so.
Ci sono pensieri frammentati e le loro connessioni. Ricordo mia madre quando parlava più o meno degli stessi argomenti con mio padre, parlavano di me ovviamente, e poi lei cercava di mettermi all’erta, ricordarmi che l’essere sempre introverso non aiuta nella vita, isola le persone, forse aveva ragione? Lei di tanto in tanto mi diceva: "Quando tuo padre e io ci siamo sposati, abbiamo avuto inizialmente tanti amici. Era normale voler stare insieme a loro regolarmente, tutte le volte che gli impegni reciproci lo permettevano. Ma nel corso degli anni lui ha iniziato a allontanarsi da loro, uno per uno si sono persi per strada, tuo padre decise che non erano buone amicizie per la famiglia, per i figli, per crescere e migliorare se stessi, decise che non voleva più essere amico con loro."
Prima di tutto, non sarebbe in alcun caso la valutazione di mia madre delle azioni di mio padre come un riflesso della realtà a cui intendo sottostante. Credo solo, osservo che siamo diventati meno inclini a stare insieme agli altri, e portati a restare soli con noi stessi, rinunciando a un certo tipo di vita che diventa dispendioso. la crisi esistenziale forse, ma anche le esigenze economiche che ci vengono imposte da questa crisi globale che porta a sceglierci di isolarci per risparmiare le risorse vitali per gli anni della pensione. Potrebbe anche essere così, non posso però dire altrettanto di mio padre, ognuno pensa come meglio crede e organizza di conseguenza la propria vita secondo dei sani principi.
Lui probabilmente rivestì il suo risentimento verso determinate persone, col tempo se lasci correre gli amici, alcuni amici non tutti sia chiaro, si prendono molta confidenza, si appropriano del tuo essere. Tu gli concedi un dito e loro si prendono tutto il braccio, forse in questa condizione lui decise che doveva fare qualcosa perché si sentiva che era lui troppo buono nei loro confronti o magari erano loro incapaci di adeguarsi con il suo pensiero che cambiava col tempo. Ma forse era qualcosa di completamente diverso? Forse decise che non era abbastanza buono? Forse è andato attraverso i cambiamenti interni che gli fecero sentire meno necessario il contatto con le persone? Purtroppo non c’è più, Non potrei nemmeno chiederlo a lui. Ho però il sospetto che, nel caso fosse ancora qui con noi, mi avrebbe detto che non ricorda.
Non sono sicuro che qualsiasi esperienza di mio padre è stata necessariamente rilevante per la mia vita. Cosa c'è di diverso rispetto a me? Ho deciso che le persone non sono abbastanza buone? Ho deciso che non sono io abbastanza buono? Mi piace forse coltivare il tempo da solo? Sto in un limbo decisionale per identificare quali connessioni voglio mantenere? Sto creando spazio per le cose nuove che non sono ancora arrivate?
Non lo so. Credo che tutto questo derivi dalla forzatura dell’essere solo, per giunta in terra straniera, in più lontano dai miei cari, dagli amici di sempre con l’unico contatto, effimero finché si vuole, di facebook e del mio blog che avvicina me agli amici, ai conoscenti a quelli che mi apprezzano anche se, in realtà io sono qui sempre solo e loro sono là ognuno, a casa propria con famiglie, cani e gatti e pure i pesci rossi. Cosa cerco io nella vita?
La solitudine? No, la solitudine no. Non mi piace restare da solo.
Allora che cerco?