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2013/02/11

Il Papa si è dimesso!

Il Papa si è dimesso, in cielo non approvano, il fulmine a ciel sereno è caduto ieri sulla cupola di San Pietro inequivocabile segno divino di disapprovazione per il gesto del Sommo Pontefice. Che sventure potranno accadere a questo punto?


"Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa". Comincia così il testo dell'annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, scritto e poi letto, in latino, dallo stesso Pontefice durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto.

"Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio - prosegue il testo - sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il Ministero di Pietro. Sono ben consapevole che questo Ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20.00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l'elezione del nuovo Sommo Pontefice".
"Carissimi Fratelli - conclude il Papa - vi ringrazio di vero cuore per tutto l'amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell'eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio".

BOLLETTINO N. 0089 - 11.02.2013 3 Dal Vaticano, 10 febbraio 2013 BENEDICTUS.

Come era prevedibile la notizia delle dimissioni del Papa sono rimbalzate sui siti internet di tutti i media in tutto il mondo, queste le principali:

“Pope Benedict resigns citing lack of strength”: The Jerusalem Post
“Sensation im Vatikan: Papst Benedikt XVI. tritt zurück”: Der Spiegel
“Pope Benedict XVI in shock resignation”: Bbc
“Pope Benedict XVI to resign post!: Al Jazeera
“La démission de Benoît XVI”: Le Monde

Nella mia breve vita, breve di fronte alla grandezza dell'universo, breve rispetto all’eterna durata del mondo, ecco io ho vissuto sotto ben sei successori di Pietro il primo Papa per tradizione cristiana colui che raccolse lo scettro da Gesù Cristo e lo portò nel mondo per far conoscere la parola di Dio  Sono nato quando regnava sul trono di Pietro Papa Pio XII, egli fu il Papa criticato per le posizioni assunte durante la Grande Guerra, per non aver saputo difendere con determinazione le sorti degli ebrei, diversi eppure tanto vicini alla cristianità di cui il Papa è il rappresentante supremo. Alla sua morte nel 1959 fu eletto Papa Giovanni XXIII, il Papa buono, quello che ho amato più di tutti. 

Ricordo che quando ero bambino amavo ripetere, facendo anche un po’ di confusione con le date, che il 1963 fu un anno terribile, infatti morirono quattro persone importanti, per tutti e per me: Papa Giovanni XXIII, John Kennedy, Marilyn Monroe e mio nonno Luigi. Probabilmente nella mente di un bimbo di appena dieci anni, associare anche la mitica Marilyn agli altri tre fu un peccato veniale, Marilyn infatti mori l’anno prima. 

Alla morte di Papa Giovanni XXIII sopravvenuta dopo una lunga malattia e sofferta da tutti i fedeli come se fosse quella di un parente stretto, di un padre, di un fratello, arrivò nel 1963 Papa Paolo VI. Di tutti fu il Papa che io ho meno amato, anzi per dirla tutta, quello che più mi ha lasciato indifferente alle sorti della Chiesa. Qualcuno disse che fu una meteora di passaggio nel vasto regno della Chiesa, lessi questo pensiero da qualche parte e da allora lo feci mio. 

Nel 1978 salì al sommo scranno di Pontefice Maximo Papa Giovanni Paolo I, che assunse il nome degli ultimi due rappresentanti di Cristo in terra e diventando di fatto un numero uno dopo molti secoli di secondi, terzi, quinti e sesti e dodicesimi. Peccato, perchè lo stile e l’accorato rivolgersi al popolo in trepidante attesa avevano fatto pensare i fedeli che potesse essere come Giovanni XXIII. Dopo solo 33 giorni invece passò lo scettro a Papa Giovanni Paolo II detto anche il Papa polacco o Papa Wojtila per via del cognome. 

GP2 come affettuosamente lo chiamavo, non attrasse particolarmente le mie simpatie nei primi anni del suo regno, ma si riscattò in seguito, in particolare dopo che tentarono di fargli terminare anzitempo il pontificato. Le sofferenze di quest’uomo chiamato al sommo potere cristiano lo rivalutarono notevolmente ai miei occhi, arrivando a farmi pregare per salvarlo dalla morte che pure se lo portò via nel 2005, anno in cui fu eletto dopo un tribolatissimo conclave l’ultimo Papa Benedetto XV, di nazionalità tedesca, troppe volte indicato come il responsabile di malefatte, si possono chiamare malefatte se perpetrate da vescovi e preti? Ma si diciamolo, perchè alla fine son uomini anche loro; dicevo le malefatte di chi si nascondeva dietro l’abito talare per continuare a abusare dei minori, degli innocenti di cui erano gli aguzzini spietati mentre invece, perchè religiosi, avrebbero dovuto proteggerli. 

Parlo dei preti pedofili e delle pratiche abituali per coprire gli abusi di questi nei confronti dei minori. Parlo delle indagini compiute negli USA riguardo la questione e dello scandalo che ne conseguì e naturalmente degli esisti di questo e della richiesta di perseguire penalmente l’allora ancora Cardinale Ratzinger, stranamente, e a sorpresa diventato Papa proprio nel corso di quell’anno. Infatti venne chiamato dal Tribunale del Texas a rispondere di cospirazione contro la giustizia. L’accusa per il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede fu quella di aver coscientemente tenuto nascosti numerosi casi di pedofilia con i documenti da lui approvati e divulgati. Nel mese di aprile dello stesso anno però Joseph Ratzinger venne nominato Papa e chiese di avvalersi, in quanto Capo di Stato, dell’immunità diplomatica. L’allora presidente degli Stati Uniti George Bush gliela concesse, motivando la decisione come una scelta di politica estera. E non dimentichiamoci dell'estensione dello scandalo dei preti pedofili in Irlanda.  Quello degli abusi sessuali su minori, continua a essere uno scandalo che perseguita la Chiesa nel mondo anglosassone da molto tempo. Già da cardinale Ratzinger se ne era occupato, ma quanto successo in Irlanda sotto il suo pontificato può aver influito sul morale del Papa con alcune vittime di abusi che si sono addirittura appellate alla Corte penale internazionale. La tensione tra Dublino e il Vaticano arrivò al punto che l’Irlanda, paese di chiara tradizione cattolica, chiuse, nel 2011, la propria ambasciata presso la Santa Sede.

Ecco qui, in breve una storia, la storia di questo Papa, l’ultimo in ordine di tempo, il secondo a abdicare dopo Celestino V, oltre settecento anni fa, a rimettere a Dio lo scettro di capo della Chiesa Cristiana. Forse adesso è pronto per essere giudicato?

E adesso? Morto un Papa se ne fa un altro, si dice dalle mie parti, e se non muore?






2013/02/09

San Valentino

Ancora pochi giorni e arriva la festa di San Valentino. Questo è uno di "quei giorni", uno di quei giorni in cui è necessario trovare qualcosa di speciale da dividere con qualcuno a cui vogliamo bene, perchè deve essere implicito, essendo la festa degli innamorati, che si debba trascorrere insieme alla persona amata altrimenti che serve? Non potrete sicuramente rimanere con il vicino di casa a giocare a carte o con la portinaia a pulire le scale. San Valentino è uno di quei giorni speciali (ne abbiamo tanti nel corso dell’anno) in cui la gente vi chiederà, "Che cosa stai facendo per San Valentino?" o "Che cosa hai fatto a San Valentino". In realtà, è l'unica festa in cui la gente dirà: "Che cosa hai fatto per San Valentino". Di solito non vi chiedono nulla prima che non sia finita, come per esempio ho notato prima di Pasqua. Insomma avete capito quello che volevo dire, spiegare.

Quanti giorni abbiamo a disposizione come questo? In altre nazioni San Valentino è un giorno di vacanza, si resta a casa, non si lavora, da noi, in Italia, rappresenta la normalità, un giorno come gli altri ma con la possibilità per tutti di richiedere un permesso e assentarsi dal lavoro. Quanti ne abbiamo di giorni che potrebbero essere considerati festivi, che forse non avunque lo sono? In effetti non molti. Per quanto ne so, c'è la vigilia di Natale (ma non in tutte le nazioni cristiane), il giorno di Santo Stefano, la festa della befana (o forse viene considerata nuovamente una festa), il giorno del venerdì di Pasqua (anche il sabato ma di sabato non si lavorerebbe comunque) , il 25 aprile, da qualche anno c’è Halloween ma prima era nel periodo della celebrazione dei Santi e dei Morti, e appunto San Valentino che festivo non lo è più e da quello che ricordo io non lo è mai stato. Me ne sarò dimenticata qualcuna, sono certo, ma non è importante adesso. Una serie di aspettative di vacanza che vere vacanze non sono. È interessante notare che non aggiungo le feste patronali, o quelle relative al santo protettore della città dove vivete altrimenti la lista sarebbe lunghissima.

Per qualche ragione, le persone hanno sempre qualcosa da fare per Natale, e spesso diventano generose, non esclusivamente intorno a questa festa ma spesso è questa festa che intenerisce i cuori, che dona quella serenità che abbiamo rincorso tutto l’anno sul lavoro, in famiglia, con gli amici. Non esiste alcun particolare "Club del Natale", nel quale è necessario disporre di adesione per poter partecipare. Nessuno trascorre il Natale da solo. Ma un sacco di persone spendono quei giorni per stare con gli altri, con la famiglia, con le persone care. 

Non sono nemmeno sicuro se Halloween appartiene alla lista, perché la gente di solito non la considera una vera festa quella di Halloween. Per lo meno in Italia, è più che altro considerata una festa per i bambini, dopo secoli di dimenticanze varie ecco che riscopriamo i nostri figli e aggiungiamo una festa che non rientra nelle nostre tradizioni maper i bambini tutto diventa doveroso, per Halloween si distribuiscono caramelle e bon bon, cioccolatini, e ci si diverte a giocare con le maschere orripilanti per spaventare i nostri piccoli mostri. 
Questo è già qualcosa.

Allora, che cosa stai facendo per San Valentino? Oh dio. La pressione. Ognuna di queste feste ha una certa aspettativa legata ad essa. Ma per qualche ragione nessuna altra festa possiede più alte aspettative di questa. Amore e romanticismo. E passione. E promesse. Ogni altro giorno dell'anno, una coppia felice è felice in coppia. Il sesso non è mai mal visto, ma per San valentino assume una valenza particolare. Avete notato la similitudine dell’aggettivo valenza con Valentino, la prima parte è la stessa “Vale” vale per entrambi i termini. E che sia questo il vero significato? A San Valentino la coppia scopre di avere gli stessi desideri, le stesse passioni. Ci piacciono gli stessi cibi. Guardano insime lo stesso film che magari mai avrebbero condiviso in altro periodo dell’anno. Si tratta di uno spettacolo occasionale indotto dal significato della festa? Se volete qualcosa di diverso per San Valentino sappiate che è necessario prenotarlo e anche con il dovuto anticipo, come se tutti si risvegliassero per quel giorno, dopo il lungo inverno, che ancora non finisce ma volge al meglio, si avvicina la primavera e si inteneriscono i cuori. Per questo e altri motivi ha bisogno di essere speciale. Ogni giorno di San Valentino è come un anello di fidanzamento. È necessario pianificare il risultato desiderato.  Perché abbiamo bisogno di avere un San Valentino? (Cavolo, che è quasi peggio del mio gioco di parole!)

Perché non è possibile che ogni giorno sia un giorno in cui la vostra grande storia d'amore sia sempre grande? Perchè tutti vogliono avere un giorno speciale per dimostrare il proprio amore? Non sono mai stato uno che si attacca ai luoghi comuni o che attende un giorno speciale per essere se stesso, per me, sembra che ci sono un sacco di giorni romantici oltre al 14 febbraio. Perché non potrebbe essere il 12 gennaio? O il 13 luglio? O l’11 settembre (no, magari l’11 settembre no, lasciamo perdere, ma se lo fosse stato già da prima avremmo dovuto cambiare giorno?)! 

Ma perché no? L'espressione di amore e passione, e la generosità del cuore non è qualcosa che si associa ad un giorno del calendario. È qualcosa che va oltre, che lo dovresti sentire sempre. E si dovrebbe esprimere sempre quando lo senti. Fare un acquisto per onorare una tradizione di un giorno speciale e questo per rispettare una tradizione vecchia di 1700 anni mi sembra un pò una pratica sciocca, lo so che affonda le sue radici in questioni  religiose, ma (come tutto il resto) alla fine diventa preda del consumismo.

Un altro giorno dedicato allo spendere quattrini, non necessariamente amore.

Allora che dire? San Valentino? No grazie!


2013/02/05

Solitudine

Non mi piace stare da solo.

Io sono un estroverso. Non importa quanta socializzazione possa fare, mi sembra sempre di avere ancora spazio per gli altri. 

Questo è vero. Ma il tipo di solitudine di cui parlo qui è più orientata sullo "stare con me stesso". Evidente che io faccia del mio meglio per evitarlo. E comunque non sono del tutto sicuro del perché. Perché apprezzo lo stare con me stesso intendo dire. Una volta non ero così, quando ero giovane ero introverso, direi più che altro timido, timoroso delle interazioni con gli altri e in particolare con l’altro sesso. Non che non avessi provato a cercare di stabilire un serio rapporto di scambio con le ragazze, no di certo, piuttosto mi sentivo impreparato per affrontare un certo discorso. In seguito ho scavalcato la barricata e sono passato dall’altra parte. Da introverso son diventato estroverso. Mi piaceva stare con gli altri, scambiare informazioni, notizie, chiaccherare. In questo nei tempi recenti facebook ha contribuito molto a mantenere questo scambio continuo con gli amici, le persone che ho conosciuto in tempi recenti e conoscevo in passato, a riavvicinarmi a persone che non ricordavo quasi più.

Poi qualcosa è cambiato, ricordo di aver scritto qualcosa al proposito probabilmente un anno fa. Non che ricordi il giorno preciso, non ne sono certo. Deve essere stato quando ho iniziato a rendermi conto che stare qui in Vietnam solo come un cane, non dico fosse piacevole ma poteva accontentare i miei bisogni immediati, era la consapevolezza che in certe situazioni non si possa pretendere più di tanto dalla vita, se la vita non ti da quello che vorresti ricevere tu da lei. Dicevo che lo scorso anno, ho visto me stesso stranamente fare un cambiamento introspettivo. 

Caso in questione, è sabato sera, e io sono a casa da solo, non che fosse casa mia, diciamo nella casa che avevo in Vietnam fino allo scorso anno. Sono senza un piano. Non è per aver provato e fallito. Non ho mai avuto un piano se non era in programma qualcosa di specifico. Mai pensato di organizzare, tranne forse fugacemente, qualcosa che avrebbe potuto essere considerato utile per raggiungere questa o quella persona. Un amico lontano ma nemmeno troppo mi chiede se ho intenzione di spendere una settimana in sua compagnia, con la sua famiglia, tanto per cambiare aria. Lui al tempo viveva in Thailandia. Ecco che li ho pensato che fosse possibile, poi ha prevalso il voler rimanere da solo, durante una festa che non era la mia, una vacanza forzata in terra straniera, ecco adesso ricordo, la sensazione l’ho avuto durante il capodanno cinese che qui si chiama Tet. 

E così alla fine mi sono ritrovato a scrivere sul mio blog, per parlare con gli altri, forse a pensare di mettere a frutto questa capacità di comunicazione o forse solo per l’esigenza di comunicare a altri il mio pensiero. E non so come sto parlando con voi di solitudine, in una forma contorta e piuttosto ironica, perché so dove sto andando adesso, e nonostante tutto mi sembra essere sempre meno importante per me di quanto lo sia mai stato prima. Non sono sicuro di cosa possa significare. Sta diventando meglio lo "stare con me stesso", come ho commentato in precedenza? Non lo so. Sto ritornando a essere un introverso? Non lo so.

Ci sono pensieri frammentati e le loro connessioni. Ricordo mia madre quando parlava più o meno degli stessi argomenti con mio padre, parlavano di me ovviamente, e poi lei cercava di mettermi all’erta, ricordarmi che l’essere sempre introverso non aiuta nella vita, isola le persone, forse aveva ragione? Lei di tanto in tanto mi diceva: "Quando tuo padre e io ci siamo sposati, abbiamo avuto inizialmente tanti amici. Era normale voler stare insieme a loro regolarmente, tutte le volte che gli impegni reciproci lo permettevano. Ma nel corso degli anni lui ha iniziato a allontanarsi da loro, uno per uno si sono persi per strada, tuo padre decise che non erano buone amicizie per la famiglia, per i figli, per crescere e migliorare se stessi, decise che non voleva più essere amico con loro."

Prima di tutto, non sarebbe in alcun caso la valutazione di mia madre delle azioni di mio padre come un riflesso della realtà a cui intendo sottostante. Credo solo, osservo che siamo diventati meno inclini a stare insieme agli altri, e portati a restare soli con noi stessi, rinunciando a un certo tipo di vita che diventa dispendioso. la crisi esistenziale forse, ma anche le esigenze economiche che ci vengono imposte da questa crisi globale che porta a sceglierci di isolarci per risparmiare le risorse vitali per gli anni della pensione. Potrebbe anche essere così, non posso però dire altrettanto di mio padre, ognuno pensa come meglio crede e organizza di conseguenza la propria vita secondo dei sani principi. 

Lui probabilmente rivestì il suo risentimento verso determinate persone, col tempo se lasci correre gli amici, alcuni amici non tutti sia chiaro, si prendono molta confidenza, si appropriano del tuo essere. Tu gli concedi un dito e loro si prendono tutto il braccio, forse in questa condizione lui decise che doveva fare qualcosa perché si sentiva che era lui troppo buono nei loro confronti o magari erano loro incapaci di adeguarsi con il suo pensiero che cambiava col tempo. Ma forse era qualcosa di completamente diverso? Forse decise che non era abbastanza buono? Forse è andato attraverso i cambiamenti interni che gli fecero sentire meno necessario il contatto con le persone? Purtroppo non c’è più, Non potrei nemmeno chiederlo a lui. Ho però il sospetto che, nel caso fosse ancora qui con noi, mi avrebbe detto che non ricorda. 

Non sono sicuro che qualsiasi esperienza di mio padre è stata necessariamente rilevante per la mia vita. Cosa c'è di diverso rispetto a me? Ho deciso che le persone non sono abbastanza buone? Ho deciso che non sono io abbastanza buono? Mi piace forse coltivare il tempo da solo? Sto in un limbo decisionale per identificare quali connessioni voglio mantenere? Sto creando spazio per le cose nuove che non sono ancora arrivate?

Non lo so. Credo che tutto questo derivi dalla forzatura dell’essere solo, per giunta in terra straniera, in più lontano dai miei cari, dagli amici di sempre con l’unico contatto, effimero finché si vuole, di facebook e del mio blog che avvicina me agli amici, ai conoscenti a quelli che mi apprezzano anche se, in realtà io sono qui sempre solo e loro sono là ognuno, a casa propria con famiglie, cani e gatti e pure i pesci rossi. Cosa cerco io nella vita?

La solitudine? No, la solitudine no. Non mi piace restare da solo.

Allora che cerco?


2013/02/03

Amazing Grace

La vita è un susseguirsi di lezioni, che devono essere vissute per essere capite.
Una poesia oggi, per i miei affezionati lettori, di un autore a molti sconosciuto che ho trovato sul web.
Un inno alla vita se vogliamo e alla gioia.
Come sempre siate felici, ne vale la pena.







AMAZING GRACE

Amazing grace! (how sweet the sound)
That sav'd a wretch like me!
I once was lost, but now am found,
Was blind, but now I see.

'Twas grace that taught my heart to fear,
And grace my fears reliev'd;
How precious did that grace appear
The hour I first believ'd!

Thro' many dangers, toils, and snares,
I have already come;
'Tis grace hath brought me safe thus far,
And grace will lead me home.

The Lord has promis'd good to me,
His word my hope secures;
He will my shield and portion be
As long as life endures.

Yes, when this flesh and heart shall fail,
And mortal life shall cease;
I shall possess, within the veil,
A life of joy and peace.

The earth shall soon dissolve like snow,
The sun forbear to shine;
But God, who call'd me here below,
Will be forever mine.

- John Newton, Olney Hymns, 1779 -

2013/02/02

Giusto o Sbagliato?

"Preferisci avere ragione, o preferisci essere felice?"

Tale questione è rimasta nella mia mente per circa due decenni. Non ricordo se era un terapeuta, un manuale di auto-aiuto, o mia madre, che per primo me lo disse. Io mi sono sempre impegnato con gran valore per essere dalla parte giusta nella mia vita. Ma non sono sicuro che alla fine, tutto questo impegno mi abbia veramente portato dove volevo essere.

Tutti vogliono avere ragione. In alcune situazioni, c'è una risposta giusta e, piaccia o no, qualcuno è nel giusto e qualcuno non lo è. In altri casi, è puramente una questione di opinione. Ci sono casi in cui il costo di "essere sbagliato" è elevato (per esempio, "A che ora era la partenza del volo?"). Ci sono molti più casi in cui la conseguenza è trascurabile (per esempio, "In che anno è uscito quel film?")
Sembra che secondo come ci aggrappiamo al giusto e sbagliato, ha più a che fare con chi siamo veramente piuttosto dell'importanza della questione.
Ultimamente, ho iniziato a perseguire una strategia che pare dia anche buoni frutti, cioè "permettere a altri di aver ragione" e questo il più delle volte nelle discussioni a cui partecipo. 

Non perchè abbiano sempre ragione gli altri e io torto, no assolutamente, solo per dare a loro la sensazione di aver ricevuto una ragione che non gli compete pur sapendo di aver torto con la presunzione di ripristinare la verità. Non ci crederete ma la maggior parte di coloro che si prendeno la ragione pur avendo torto marcio, non ammette di aver torto, anzi gongolano con quella ragione ingiusta e ci vanno a nozze e magari rincarano anche la dose, calando il carico da quindici, cioè facendo notare ancora di più delle ragioni che in realtà non esistono. 

In realtà, io non sono sicuro che sia corretto questo mio atteggiamento. Diciamo che l’ho fatto più spesso recentemente di quanto l'ho fatto in passato, volevo vedere quanto l’essere umano sia capace di accettare la verità o la menzogna e saper distinguere le due situazioni e opporsi quando si crede di non essere nel giusto. La cosa più importante che ho notato è che nessuno vuole sentirsi dire di "aver sbagliato", ho ragione quindi  quando dico che tutti gli uomini sono opportunisti, il vecchio concetto de “l’occasione fa l’uomo ladro”. 

Però se io acconsento a cedere la ragione a altri, allora l'argomento di cui si discute, spesso, assume toni interessanti, procura risultati e opportunità per la costruzione di una giusta relazione, invece di costruire un muro di separazione, perchè alla fine unisce e non separa.

Anche se a volte ci si sente peggio perchè abbiamo dato la ragione al nostro interlocutore e ci siamo assunti tutta la colpa, ecco che alla fine il nostro stato d’animo migliora, perchè non abbiamo avuto un contrasto con la persona, un’accesa discussione sulle priorità, sulle colpe, sulle responsabilità. Penso quindi che sia perché stiamo spendendo il karma, per così dire. Se lasciamo correre, se lasciamo perdere di metterci a discutere per questioni che non si risolveranno mai e risolviamo tutto attraverso una nostra ammissione, giusta o sbagliata che sia, e soprattutto senza conflitti, ecco che si risparmia di emettere energia negativa, e con questa i radicali liberi che ci rovinano la salute. 

Ecco qui, e qual è la conseguenza? La questione più difficile è quella di sentirsi sempre a posto con la sensazione di essere “sbagliato” anche quando qualcuno vi dice: "Io credo di non sbagliarmi se ti dico che ......." Qualunque cosa sia, se non suona bene per voi, allora vorrete confutare. Ma questo è il loro punto di vista. È la loro verità. Non potete aver voi ragione su quello che altri pensano, ognuno ha la propria verità e ci sarebbe da discutere per sapere quale sia corretta e quale no ma ritorniamo all’inizio di questa storia, e poi non si finisce mai di discutere. 

Piuttosto che discutere o confutare, se voi solo ascoltaste prendendo in considerazione la validità delle parole altrui? Non vi cambia la vita se lo fate, le vostre certezze restano vostre, quando la conversazione finisce ognuno ritorna per la propria strada e ognuno ritorna a credere quello che sembrava giusto a se stesso, allora perchè discutere? È spaventoso a volte scoprire che è possibile evitare semplicemente un litigio appropriandosi temporaneamente di un torto fine a se stesso. Non è difficile perdere il controllo certe volte. E non è nemmeno facile mantenerlo.

Non c'è da stupirsi siamo così inclini a cercare di avere ragione, ma questo non paga, vale la pena perdere la serenità per un punto di vista?