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2013/10/05

Morte a Lampedusa


Evito le solite frasi di più o meno sincero cordoglio e a volte di vera ipocrisia e se chi legge ha veramente a cuore il problema offra intanto alla Caritas della sua città l’equivalente di almeno un’ora di lavoro al mese. Un piccolo segno concreto di solidarietà, perché se a Lampedusa c’è emergenza la stessa emergenza si vive da mesi in tutta Italia per migliaia di situazioni disperate di italiani e di immigrati che non ce la fanno più. 

L’aiuto della Caritas (e indico questa specifica organizzazione perché la conosco bene, è attiva in tutta Italia) è prezioso in un quadro di onestà e serietà. Meglio ancora che questo aiuto sia continuativo e se chi legge ha un po’ di tempo lo dedichi ad una collaborazione diretta con questa o qualche altra associazione simile: ne uscirà arricchito prima di tutto a livello intimo e personale.
Mai come in questo caso: "Non fiori ma opere di bene"
Fatto questo o qualcosa di analogo (perché chi non lo fa non ha il diritto di disquisire) affronto ancora una volta il problema della immigrazione clandestina senza ipocrisie e ricordando che i vivi e i morti che cercano di raggiungere il nostro paese dal Canale di Sicilia sono solo una minima parte dei disperati che ogni giorno si indirizzano verso l’Europa e l’Italia. In buona sostanza -dato per scontato l’aiuto immediato e di emergenza verso tutti che è comunque assolutamente doveroso- come Italia e come Europa dobbiamo prendere una decisione senza ipocrisie: accettiamo o contrastiamo l’immigrazione clandestina? 

Se la accettiamo senza regole la strada è fatalmente verso un “liberi tutti” e allora ci si muova nella strategia dell’accoglienza con investimenti opportuni ed indispensabili (e qui l’Europa ha molte responsabilità), se invece non si vuole accettare questo fenomeno allora si deve contrastarlo sul serio. 

Nel primo caso si deve investire in centri di accoglienza ed identificazione ma bisogna anche avere consapevolezza che se oggi si accolgono 1000 persone domani saranno 2000 e poi 10.000 perché in Africa, in Medio Oriente, in Asia ci sono decine di milioni di persone in condizioni disperate e buona parte di loro vorrebbero venire in Europa perché sperano di stare meglio, è profondamente umana questa speranza e questa necessità. Siamo pronti, li accettiamo, li aiutiamo? Se passa il tam-tam “se arriviamo lì siamo a posto” il traffico aumenterà, rendiamocene conto.

Per 155 naufraghi che ora saranno accolti a Roma il sindaco Marino va sui giornali e si guadagna l’applauso, ma quanti migliaia di senzatetto ha già la capitale e chi accoglierà quelli che arriveranno domani? Oltretutto già oggi non si riesce a respingere l’immigrato clandestino al proprio paese perché neppure lo si conosce e quindi questa gente diventa immigrata clandestina cronica con detenzione in “centri” che spesso  sono autentici lager da cui pian piano però si “filtra” di fatto fuori, di solito per uscire dall’Italia verso il nord Europa. 

Numeri, non opinioni: l’anno scorso sono stati effettivamente accompagnati alla frontiera (e magari sono rientrati due ore dopo) 4.014 stranieri, meno dell’1% di quelli stimati (per difetto) essere oggi in Italia: solo in questo dato è contenuto il fallimento della “Bossi-Fini” ma anche di tutte le norme che l’hanno preceduta.

Una volta di più c’è una ipocrisia spaventosa a cavillare per chi vuole entrare in regola (e allora la burocrazia è infinita) e chi lo fa clandestinamente e verso il quale di fatto poi “si chiude un occhio” ma che se non va a nord entra in un circuito di clandestinità dove altri sfruttatori lo sfrutteranno...

Allora accogliamo tutti ? E’ una alta e nobile concezione etica e morale soprattutto per chi sfugge da teatri di guerra, ma allora accettiamone le conseguenze con milioni di arrivi potenziali. 

Forse – in entrambi i cosi – l’Italia e l’Europa dovrebbero intanto essere più presenti non solo e non tanto a Lampedusa ma sulle opposte coste del Mediterraneo. Gli scafisti albanesi – ricordiamocelo – hanno sospeso il “lavoro” quando i gommoni sono stati distrutti a terra e mitragliati (vuoti!) dai nostri militari e il traffico non “rendeva” più perchè era diventato troppo pericoloso. Questo NON avviene in Mediterraneo là dove le autorità libiche (ma anche tunisine ed egiziane) di fatto non esistono più o sono nelle mani della mafia che è attenta regista del traffico. Gheddafi mi stava antipatico, ma l’intesa con l’Italia che ci ha permesso (come in Albania) di creare pattugliamenti misti nelle stesse acque territoriali libiche ha fermato alla partenza per mesi migliaia di immigrati. 

Se l’Europa volesse veramente bloccare almeno questo flusso migratorio con i droni (gli aerei-spia senza pilota) è possibile controllare e impedire ogni partenza intercettandola appena prende il mare, non al capolinea. Se lo si vuole fare si può, ma bisogna volerlo e fornire ovviamente assistenza alla partenza per convincere i migranti a non partire, magari ampliando gli spazi di una immigrazione controllata.  La cosa più assurda è comunque di dare l’impressione di essere leoni (a parole) ma gattini nella pratica, come sta facendo l’Italia ovvero minacciare espulsioni formali e poi non applicarle quasi mai. 

Servirebbe anche un chiarimento europeo: cosa vuol fare l’Europa per tutelare le sue frontiere? Non è vero che non stia contribuendo, ma come vengono spesi questi fondi – comunque insufficienti - è un mezzo mistero visto che servono per molti “fronti” dalle Canarie a Gibilterra alla Sicilia. Mai come ora servirebbe comunque una legislazione comune europea che purtroppo non esiste.

Un aspetto infine sugli scafisti, che regolarmente “spariscono” e la fanno franca dopo aver taglieggiato la miseria. Possibile che non sia possibile varare intanto una legge di inasprimento ossessivo delle pene affinchè i nuovi mercanti di schiavi - se finalmente presi (ma bisogna volerlo fare) restino a marcire a vita in una cella? E non solo i marinai dei barconi ma soprattutto le menti, la “cupola”, chi ci guadagna. Solo una volta ho sentito che era stato arrestato un boss del traffico: come mai? Oppure si abbia il coraggio di distruggere i barconi (vuoti) alla fonda sulle coste libiche: senza barche non si traversa e solo così meno persone – persone come me e come te, con gli stessi diritti e dignità – finiranno in fondo al mare. Il caso Albania dovrebbe pur aver insegnare qualcosa…










2013/10/03

La Terra dei Fuochi


Se ne parla spesso, sui giornali, alla televisione, nei talk show, su facebook. Tutti o quasi tutti ne conoscono le origini, le motivazioni, sono in grado di additare un colpevole o i colpevoli senza essere non di meno capaci di fermare il fenomeno. Parlarne aiuta a evidenziare il fenomeno ma non lo ferma.

Ieri, oggi anche domani continuano e continueranno a bruciare i rifiuti tossici, inquinanti, gli scarti industriali perché lo Stato non ha potere in una terra dominata dalla criminalità organizzata, dalla camorra, dall’omertà. Dove non arrivano le istituzioni arriva la Camorra. Chi sono, chi rappresentano, come si sconfiggono?
La Camorra siamo noi? Si e forse no, dipende da noi, dal nostro modo di essere, dal rifiuto dell’ingerenza di uno Stato curioso, invadente, dal rifiuto a collaborare con le istituzioni, con le forze dell’ordine, dalla corruzione che in quelle terre vive una vita senza vecchiaia. La Camorra rappresenta un tipo di mentalità, che fa della prepotenza, della sopraffazione e dell'omertà i suoi principali punti di forza. Ma in Campania in quel triangolo della morte che spazia fra la provincia di Napoli e Caserta si muore di tumori provocati dai rifiuti bruciati nelle campagne dalla Camorra. Che poi siano loro stessi o emissari, fiancheggiatori, alleati o semplici operai di questa grande e segreta organizzazione, poco importa. 

La Camorra esiste perché siamo noi che permettiamo loro di sopravvivere, di germogliare, di crescere e nessuno, veramente nessuno ha mai pensato che è arrivato il momento di estirparla percché significherebbe mettere in cella una buona porzione della popolazione del sud Italia.


Allora a che serve parlare della Terra dei Fuochi? Credete che servirà per arrestare il fenomeno? Pensate sia utile per guarire i malati di tumore? Credete che il continuo tam tam dei media possa servire a circoscrivere le cosche e ridurle, annichilirle, annientarle, bruciarle come loro fanno con i rifiuti illegali?

Assolutamente no, non servirebbe a nulla. Per risolvere una volta per tutte il problema è necessario guardare lontano. Quanto lontano? Lontano, forse anche alle origini di questa nazione. Alla gente, ai bisogni, ai desideri e anche ai sogni. L’Italia è l’unica nazione europea che non ha un piano adeguato e unico per il trattamento dei rifiuti, che siano tossici o meno. Ogni regione legifera a modo suo, ogni regione decide come meglio operare e spesso, troppo spesso sbaglia. Non solo.
Anche i cittadini di questo stivale sbagliano, si ostinano a sbagliare sapendo di essere nel torto ma continuano in virtù di logiche che hanno poco di coerenza e molto di clientelismo, di baratti. Barattare la vita? Non a quel punto, barattare una vita da disperati per una parvenza di normalità, l’impressione che tutto vada bene anche quando va male. Una serie di piccoli e grandi privilegi in cambio del silenzio. E quasi nessuno denuncia per paura di ritorsioni, “perché si ha paura che facciano qualcosa” dice un bambino perché gli adulti hanno paura solo a parlarne.

Sono questi i comuni interessati dal fenomeno noto a tutti come "La Terra dei Fuochi" un'area di parecchi km quadrati da Acerra a Mondragone.

Ecco il punto è questo. I cittadini non sono vittime di un sistema che non li protegge, c’è anche quello, lo ammetto, ma non solo.  I cittadini sono gli artefici del loro male, sono loro che hanno lasciato attecchire e svilupparsi la camorra. Il confine tra l'appartenenza a un clan camorristico e il vivere in una mentalità camorristica diffusa, il più delle volte è labile ed etereo e, in alcuni particolari ambienti sociali, una divisione netta tra le due cose potrebbe risultare non facilmente rilevabile. Non denunciare chi brucia i rifiuti nei campi significa essere camorristi. Non additare chi sporca, chi getta sacchetti di rifiuti per le strade, chi non li differenzia, chi non ricicla e la lista sarebbe lunga poiché diventa più facile pensare al proprio orticello invece di dare uno sguardo a quello altrui, non si sa mai cosa si può trovare, significa essere noi stessi camorristi. La Camorra siamo noi che lasciamo che essa esista. L’ex Sindaco di Napoli, Rosa Iervolino un giorno rilasciò una dichiarazione allucinante nella sua chiarezza: 
"La camorra non è vicina al potere, è al potere".

Se fosse possibile....

Eppure, anche se non serve a nulla, anche se per cambiare la mentalità della gente del sud ci vorranno decine di anni, eppure qualcosa fa fatto subito. Va detto, va denunciato, va urlato perché la nostra voce si unisca a quella straziante dei cittadini campani, vittime non soltanto della camorra, ma anche dell’ignoranza, della bieca cecità delle istituzioni e di certi media attenti solo a riportare l’evento eclatante, la notizia, quella che fa vendere giornali e moltiplica all’infinito i click della pubblicità .

Ricordatevi che la Terra dei Fuochi è una vasta area che si estende tra la provincia di Napoli e la provincia di Caserta. È così chiamata per i numerosi incendi che vi si propagano. Gli incendi sono sempre di origine dolosa e vengono appiccati per lo smaltimento illegale di rifiuti di ogni genere, compresi pneumatici, coloranti e plastiche. Le nubi tossiche che si propagano nell’aria e gli elementi nocivi che si infiltrano nel terreno hanno dato vita a un’altissima concentrazione di casi di tumori in quelle aree dimenticate da Dio e dagli uomini di legge.

L'area interessata dal fenomeno
Un fenomeno devastante, raccapriciante che da oltre vent’anni semina morte tra la popolazione, per lo più donne e bambini, e il tasso di mortalità è inevitabilmente destinato a crescere. 
Solo negli ultimi tempi la popolazione ha finalmente alzato la testa e ha cominciato a ribellarsi attuando ogni forma di protesta per porre fino a questo scempio, perché in mezzo a tanto iniquità e tanto orrore, ci sono tante persone, soprattutto giovani, che vivono di onestà e non di malaffare pur vivendo in una terra martoriata dalla malavita. È assai disumano quello che sta succedendo in quella terra dove ormai il fenomeno dello smaltimento illecito è del tutto fuori controllo.
Non mi risulta, infatti, che gli animali pur non avendo la ragione, abbiano mai inventato un sistema per autodistruggersi, e in un caso come questo appare chiaro quanto l’uomo sia di gran lunga più irragionevole delle bestie.

E se qualcuno dovesse chiedervi: "Che cos’è la camorra?" Almeno una volta in un viaggio, in un pellegrinaggio, in un treno o in un aereo, in un'escursione o in un itinerario, e almeno una volta nella vita, a un napoletano capita che gli si avvicini un non napoletano e gli chieda "Ma che cos'è la camorra?" Che rispondereste?

La Camorra non è uno Stato o un Antistato. Non ha un potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Non ha una Costituzione. Non ha una Camera o un Senato. Ha un solo potere: quello economico. Che muove fili e persone, leggi e sicari, soldi e imprenditori. Infine dimenticate di ricordare o rappresentare la Camorra come quel film o come quel libro. La Camorra sono persone in carne ed ossa, certo reincarnabili ma anche distruggibili.
E siccome potrebbe riguardarvi, pensate che la Camorra siate voi quando vi si chiede di rispettare leggi che voi non rispettate. L'unica magra, ma necessaria, consolazione è che essa è, e resterà, per sempre un fatto umano. E come tutto ciò che è umano avrà un inizio ma anche una fine.










2013/09/27

New York


Non c'è nulla di più fantastico della Grande Mela, il top del top, New York, New York. Dove vive una popolazione sterminata, spesso afflitta da problemi sociali, dove ricchi e straricchi vivono non molto distanti dai poveri, dove nonostante la ricchezza ostentata trovi tutti gli aspetti dell'esistenza umana e anche oltre.
New York, un caleidoscopio di suoni, colori, voci, visi. Con musei di fama mondiale, le grandi statue, gli edifici immensi, gli altissimi grattacieli, grandi eccessi, emozioni ma anche grandi tragedie umane, delusioni, fallimenti. 

New York cambia ogni minuto e tu cambi con lei e se non sei veloce ecco che ti schiaccia.

New York è un condensato di umanità; il fatto che le persone vivano stipate l'una sopra l'altra conferisce ai newyorchesi quel qualcosa in più. È difficile comprendere quale sia l'ingrediente principale di questo cocktail esplosivo, tuttavia la dimensione iperattiva della città attira sempre più esseri umani. 

New York City è tutto quello che vuoi che sia, ma non importa come la vivi, ricordati che essa può distruggerti. Può trasformare una persona in un invalido mentale velocemente, esattamente come ti trasforma in un manager vincente. Succede tutto senza che tu ne accorga: oggi sei un nulla, domani tocchi il cielo con un dito, sei famoso. Alcune persone possono lasciare un segno, ringraziate la città, altri non possono, non riescono per quanti sforzi facciano.  

Ma questa città, la Grande Mela, come volete chiamarla, saprà trasformare le persone in animali brutti e sporchi. E c'è di peggio, la gente odia gli animali brutti e sporchi. Ho letto una teoria riguardo come nascono i senzatetto in questa città che attira i senzatetto. Persone normali, ieri uomini d'affari, impiegati di successo, managers, gente comune che ha lavorato e avuto una vita. 

Ecco che poi, qualcosa scatta dentro di loro. E si suppone che sia non uno spettacolo glorioso. Urla, urla e pugni all'aria. Camicie strappate e vetri rotti. Confusione. Angoscia. I bambini piangono. Vecchie signore rantolano. I giovani ridono, ecco il mondo progredisce e chi non sa ben afferrarsi al mondo cade, rotola, si danna, si sporca, ecco che non sa rialzarsi, tornare a correre, essere un vincente. E perdono tutto, casa, lavoro, famiglia. Un'animazione di colori vorticosi in aria. La causa? La città. I ritmi frenetici, il desiderio di primeggiare, un rullo compressore che avanza e ti schiaccia e devi continuare a correre se vuoi salvarti.

New York è lìdieci anni di questo luogo possono trasformare l'anima più gentile in un buco nero di insofferenza e rabbia. Forse è stata una brutta tazza di caffè, un paraurti ammaccato, il tempo o di vedersi scippare la borsa o il computer da un ragazzo su uno scooter. Potrebbe essere qualsiasi cosa che spinge una persona fuori dal proprio ambiente, protetto, caldo, simpatico. La spinge fuori, un calcio ben assestato nel sedere e quello cade, cade e non si rialza più.

Potrebbe accadere in qualsiasi momento. La città non ha fretta, aspetta sorniona l'evolversi degli eventi che ti riguardano. Oggi sei un dio domani un poveraccio e niente cambia e tutto cambia, velocemente come era iniziato ecco che finisce. 

Addio sogni di gloria, la tua gloria si è persa in qualche vicolo e tu sei con la faccia nella polvere e davanti a te c'è solo il nulla e la Grande Mela, New York ragazzi, New York!
La città crea un mondo di nemici, una nemesi, nemici e la concorrenza intorno ad ogni persona. New York City è un'avventura. E anche se può distruggere alcune persone, non si può ottenere tutto. Si tratta di un racconto epico, un gioco che nasce e cresce tutti i giorni. 

Non esiste un luogo migliore per farsi assorbire la vita, la creatività e le idee. New York è il luogo dove gli uomini vanno a cercare loro stessi per capire chi sono. 

New York è la storia della natura umana.

2013/09/23

BERLUSCONI


Non è mia abitudine commentare fatti politici su questo blog, la prima ragione era che volevo separare la politica dai fatti di questo mondo, la seconda per non cadere nelle ripetizioni a catena che si osservano ormai tutti i giorni sul web oppure si ascoltano per strada, al bar, sul luogo di lavoro, al supermercato. Insomma un tormentone.

Questa volta mi soffermo sul casus belli di Silvio Berlusconi e della nuova Forza Italia.

Un amico (che saluto) mi ha inviato il videomessaggio di Berlusconi affinchè lo guardassi. Confesso che non era nelle mie intenzioni, anzi gioivo del fatto che dove abito e lavoro non si ricevono (per scelta) i canali italiani. Chiamato a guardarlo e a produrre un commento, sono stato costretto a modificare il mio iniziale pensiero. Ho quindi visto e rivisto il videomessaggio di Berlusconi per coglierne le sfumature. Non mi è piaciuto e trovo necessarie due premesse prima di esprimere sommessamente le mie critiche.

La prima è che mi sono convinto che Berlusconi abbia ragione quando sostiene che contro di lui e le sue aziende- e a prescindere da fatti specifici, su alcuni dei quali è probabilmente colpevole – da ormai quasi 20 anni sia in atto da anni una forte pressione della Magistratura per farlo condannare ed allontanarlo dalla politica. Ci provarono invano già nel 1994, hanno insistito con migliaia di perquisizioni, intercettazioni, provvedimenti, processi, calendari giudiziari su misura ecc.ecc. come mai si era visto a carico di un cittadino e con un modo di gestire cause e processi ben diverso da quello applicato (o purtroppo non applicato) a milioni di altri casi. Una giustizia che diventa politica non è uguale per tutti.  

La seconda premessa è che la sua decadenza da senatore è solo una questione di volontà “politica” perché la giustizia, il buon senso e la prudenza avrebbero voluto che il caso fosse prima almeno sottoposto alla Corte Costituzionale essendo illegittimo applicare una pena ad un condannato – chiunque esso sia - se questa pena non è prevista al momento del presunto reato, ma stabilita successivamente. Lo hanno ripetuto innumerevoli giudici ed esperti forensi, era un modo onorevole per far decantare la situazione e non compromettere il governo, ma il voto della giunta del Senato sarebbe appunto “politico”e così sarà, dove tutti obbediranno alle proprie necessità e interessi di bandiera, così come avverrà in aula. 

Non prendiamoci allora in giro con altre chiacchiere: l’attacco a Berlusconi è l’unico collante di una sinistra che è a pezzi perfino più del centro-destra. Si doveva condannarlo per toglierselo dai piedi, lo si è fatto e lo si farà. Stop.

Detto questo, sono convinto che Berlusconi abbia intorno a sé una corte di gente che pensa innanzitutto ai propri interessi e quando consiglia evidentemente lo consiglia male: la prova è proprio che mercoledì Berlusconi ha fatto un logoro intervento TV, ripetendo tante volte gli stessi concetti ma senza mai “graffiare” né “bucare il video”, anzi. Soprattutto non ha dato dettagli chiari alla gente con cifre e numeri che sono essenziali per far capire l’entità degli attacchi subiti e per spiegare la campagna giudiziaria che gli si è scatenata contro, ripetendo solo parole replicate mille volte. Mi è apparso statico, gonfio, poco credibile, noioso. 

Sembrava proprio quel discorso, in altri tempi, in un'altra repubblica, del Presidente ormai emerito e pure deceduto Oscar Luigi Scalfaro, quel famoso "Io non ci sto!" che è divenuto proverbiale come “risposta” a cinque giorni dall’arresto di Riccardo Malpica, l’ex potente direttore dei servizi segreti del Sisde. Arresto che era avvenuto nell’ambito di una storia di fondi neri e clientelismi. Malpica disse che Scalfaro negli anni in cui era stato ministro dell’Interno (dal 1983 al 1987) aveva percepito cento milioni di lire al mese dai fondi riservati del servizio segreto civile. Scalfaro in quel discorso parlò di “gioco al massacro” e denunciò come quelle accuse fossero una “rappresaglia” della classe politica travolta da Tangentopoli.

L’errore di fondo di Berlusconi, come Scalfaro, è che, sottolineando la sua innocenza, avrebbe dovuto annunciare le proprie dimissioni nell’interesse del paese. “La legge è ingiusta, sono innocente e indignato, ma accetto i termini della sentenza sapendo che gli italiani capiranno il sopruso politico perpetrato ai miei danni, come tanti cittadini che ingiustamente soffrono per questa malagiustizia italiana”. Pensateci: avrebbe spiazzato gli avversari che lo massacreranno comunque in aula tra 10 giorni, con o senza il voto segreto. 

Dopo aver annunciato comunque il proseguimento del suo impegno politico anche fuori dal Senato il Cavaliere avrebbe potuto dimostrare agli avversari di essere una spanna sopra di loro: malconsigliato, invece, Berlusconi ha perso una grande occasione di dare una sberla in faccia ai suoi detrattori. Ci vuole sempre coraggio ad uscire a testa alta e al tempo giusto. Il Cavaliere poteva farlo ma non ha osato, subirà comunque lo stesso risultato tra poche settimane e non avrà in mano un formidabile argomento elettorale e personale da lasciare ai posteri. (Parentesi leggera: quanti di noi sanno di Socrate? Pochi, ma tutti ricordiamo l’episodio della cicuta che lo ha reso immortale, e per Berlusconi  qui non c’era di mezzo neppure il veleno, solo le dimissioni…)

Altro aspetto che mi ha lasciato perplesso quello dell’annuncio della rinascita di Forza Italia. Qui non pretendo di avere ragione, anche perché ciascuno ha un proprio passato ed io sono orgoglioso del mio, ma non si fa nascere un partito per videomessaggio.
Cavaliere, mi permetta  dirle che non si scioglie di fatto un partito senza un congresso, una assemblea, un dibattito, senza convocare i dirigenti, gli eletti, i responsabili ai vari livelli anche per almeno formalmente ascoltare il loro pensiero. Chiedere e sottolineare queste cose non è “il vecchio modo di fare politica” ma semplicemente chiedere un minimo di democrazia interna perché non è logico calare tutto dall’alto, con un “padre-padrone” che decide (o peggio ancora fa decidere) per tutti senza regole.

Ma non capisce Berlusconi che il “cerchio magico” che gli si stringe non disinteressatamente intorno – e lo si è visto con il video – gli fa fare anche puntualmente brutta figura? Ma non si accorge il Cavaliere che è sempre più isolato dalla gente “vera” tra squali, corvi, falchi, colombe e pitonesse? Uno zoo, sembrerebbe, ma fatto tutto di gente non eletta ma “nominata”?
Non bastava… Ho visto le foto e il video della nuova sede nazionale di Forza Italia a Roma: marmi e stucchi, locali prestigiosi tra arazzi e mosaici in S.Lorenzo in Lucina dove – leggo – gli uffici dei dirigenti più sono vicini al “Capo” e più sottolineano la forza ed il potere di chi ci sta (magari anche solo qualche volta, perché in Via dell’Umiltà gli uffici direzionali del PDL poi spesso erano desolatamente vuoti). 

Perdonatemi, sono io forse fuori dal tempo, ma credo che - soprattutto in questo momento - gli italiani siano contro tutte le sedi con specchi, statue e dorature, esaltazione di tanta forma e poca sostanza. 
Sono forse fuori tempo, per me la politica era quella delle idee, dei dibattiti e delle persone libere, una politica che era soprattutto impegno, militanza, sacrifici, dove non contavano solo i soldi e l’autoincensamento al Capo supremo. Una politica che vuol dire stare in mezzo alle persone, agli elettori, ascoltarli e se possibile aiutarli non con gli slogan ma condividendo i problemi. 

Perché in Italia non ci sono solo i problemi di Berlusconi ma quelli quotidiani di una comunità in difficoltà. Non sono cose così lontane, basterebbe lavorarci sempre per farle vivere e funzionare. Anche le sedi, come i politici, devono sempre avere una “anima” dentro o sono e suonano come campane stonate, e di campane così purtroppo ne sentiamo suonare tante, a tutti i livelli.
Parte male quindi questa “Forza Italia” che 20 anni dopo ripropone lo stesso clichè del ‘94 e per lo meno dimostra poco rispetto per chi nel PDL era giunto dopo aver avuto storie diverse e di cui comunque va fiero. 

Bisognerebbe allora discutere seriamente di queste cose, ma mentre a sinistra si sfasciano tra le liti, a destra non è previsto neppure una qualsiasi forma di dibattito interno. In queste condizioni come possono attrarre l’interesse degli italiani e soprattutto dei giovani che certo non possono essere interessati solo con le vicende pubbliche e private di Berlusconi? 

Credo che per molti sia giunta l’ora di una profonda riflessione.

2013/09/17

Fuga di massa da Tokyo, città radioattiva come Fukushima

La fotografia non si riferisce a Tokyo ma a Hiroshima (con l'accento sulla o), l'unica città insieme a Nakasaki ma in forma minore, che abbia subito danni importanti da radiazione nucleare (oltre allo scoppio di una bomba H la prima al plutonio la seconda). Nella foto si vede la prefettura di Hiroshima, ipocentro dell'esplosione nucleare. Non molto distante da li, esattamente dove la foto è stata scattata c'è una casa, al tempo casa di passaggio per i viaggiatori, oggi testimone di un evento distruttivo. sta ancora li, dopo 68 anni. A Hiroshima nella primavera del 1946, 8 mesi dopo lo scoppio, sono rifioriti gli alberi, i ciliegi che vedete a sinistra nella foto. Segno inequivocabile che la vita riprende anche dopo un evento nucleare grave.


Una premessa è d’obbligo, non è mia abitudine utilizzare il blog per rispondere pubblicamente agli articoli di altri blog o giornali, questa in effetti è la prima volta che lo faccio in modo così diretto, ma ho deciso di fare uno strappo alla “regola” perché, dopo oltre 2 anni di distanza dallo tsunami che ha sconvolto il Giappone e dall’incidente di Fukushima, mi da il voltastomaco vedere gente che non ha ancora smesso di speculare sulla paura e sull’ignoranza. 

Debbichan, nota ad alcuni lettori del Fatto Quotidiano col nome di Debora Billi  è una fra i tanti “giornalisti da riporto” che in questi anni si sono dati da fare per “informare” gli italiani sulla situazione in cui si trova il Giappone post-Fukushima. Quello “da riporto” è l’esemplare di giornalista più diffuso in Italia, che invece di trovare delle vere notizie si limita a riportare le cose scritte da altri giornalisti, che a loro volta riportano cose riportate da altri, in un lungo “passaparola” nel quale a ogni passaggio la notizia (o non-notizia) viene re-interpretata diventando sempre più surreale. Di recente ha fatto il boom sui social network (dove è di moda condividere informazioni senza verificare se siano vere o false) un articolo di Debbichan dal titolo “Nucleare: Tokio ‘irradiata’ quasi quanto Fukushima?“.

Il titolo già di per se è fantastico, ci da una grande lezione di giornalismo: non diamo una notizia ma piuttosto facciamo una domanda ai lettori in modo da catturare la loro attenzione! Quest’anno Godzilla attaccherà Tokyo? L’imperatore del Giappone e Ultraman sono la stessa persona? La salsa di soia rimpiazzerà il petrolio? Il tocco dell’artista consiste nell’usare una parola ad effetto, anche se priva di reale significato, come “irradiata”… però mettiamola fra virgolette così nessuno avrà nulla da ridire! Debbichan è astuta come una faina, la sa più lunga di tutti! E se questo è solo il titolo, chissà cosa ci riserva l’articolo…

Fuga da Tokyo: nel silenzio generale dei media, la capitale giapponese scopre di essere gravemente contaminata dalle radiazioni della centrale nucleare di Fukushima, al punto da aver provocato l’anomalo surriscaldamento del suolo e del fondale marino. Notizie sconcertanti, che Debora Billi ricava dal “Washington Blog”, una delle fonti americane più informate sui fatti di Fukushima: il newsmagazine statunitense ha sempre riportato in tempo reale, fin dai tempi del disastro, le anticipazioni del giapponese “EneNews”. Alla fine del 2012, il “Washington Blog” fa il punto sulla situazione a Tokyo proprio in base ai moltissimi dati di “EneNews”, giungendo ad una serie di inquietanti conclusioni. Una su tutte: nella baia di Tokyo, il cesio è persino più alto di quello di Fukushima e quasi tutto il fondale del mare che bagna la capitale nipponica sarà contaminato entro il 2014.

«Tokyo – prosegue Debora Billi, citando i due media indipendenti – sta continuando a subire un fallout radioattivo 5 volte superiore a quello delle prefetture più vicine a Fukushima». Secondo il “Japan Times”, l’area metropolitana di Tokyo è una bomba a tempo: «Gli esperti avvisano dell’accumulo della contaminazione da Fukushima, e del potenziale disastro al secondo più grande lago giapponese». Poi il suolo: il terreno di Tokyo è così caldo che dovrebbe essere mandato in una discarica per rifiuti speciali, sostengono i tecnici. «Secondo un esperto giapponese – aggiunge la Billi – oltre alla fuga dalle prefetture vicine a Fukushima, sempre più cittadini stanno abbandonando Tokyo». La “fuga” dalla capitale del Sol Levante sarebbe ormai un fenomeno riscontrabile: gli abitanti della megalopoli ormai hanno paura e non si fidano più della verità ufficiale.


“Gli abitanti di Tokio cominciano a fare i conti con le conseguenze dell’apocalisse di Fukushima, e molti fuggono dalla città”. Un momento, un momento… ho letto bene? L’articolo è datato 30 dicembre 2012, quindi a quasi due anni dall’incidente, con Tokyo in completa sicurezza (è riconosciuto da tutte le misurazioni della radioattività, sia quelle ufficiali che quelle indipendenti, che a Tokyo non vi è alcun pericolo), la gente avrebbe cominciato a fuggire dalla città? Non so se Debbichan abbia mai messo piede a Tokyo in vita sua, ma vi posso garantire che da li nessuno sta scappando.

“Tokio sta continuando a subire un fallout radioattivo 5 volte superiore a quello delle prefetture più vicine a Fukushima”. Tralasciando il fatto che continua a scrivere “Tokio” invece di Tokyo, questa sul fallout è veramente grossa. Quali sarebbero i dati a sostegno di un’affermazione così forte e incredibile? Non ci è dato saperlo, infatti non viene citata nessuna prova e nessuna misurazione che possa dare un minimo di credibilità a quanto scritto.

“Il terreno di Tokio è così caldo che dovrebbe essere mandato in una discarica per rifiuti speciali”. Ma cosa significa così “caldo”? Esiste qualche misurazione che provi che il terreno di Tokyo è radioattivo? Non ci è dato saperlo, anche in questo caso Debbichan la spara grossa ma non ci spiega quali sono le misurazioni che dimostrerebbero questa presunta contaminazione.

“Secondo un esperto giapponese, oltre alla fuga dalle prefetture vicine a Fukushima, sempre più cittadini stanno abbandonando Tokio”. L’esperto giapponese ha un nome e cognome o è un Mr. X a caso? Da Tokyo non mi risulta stia scappando nessuno, sono tutti li, c’è qualche dato che dimostra che i cittadini di Tokyo stiano fuggendo? Provate ad indovinare… non ci è dato saperlo, Debbichan si impegna a spararne una più grossa dell’altra, ma non cita nessun nome e nessun numero, l’unica fonte riportata è quella di un sito web americano chiamato “Washington Blog“.

Duro il mestiere del giornalista, vero? Mettiamoci a leggere un po’ di blog stranieri e quando troviamo una “notizia” che ha un buon potenziale per vendere copie o per portare visitatori sul sito facciamo una bella traduzione dall’inglese all’italiano senza porci il problema di verificarne l’attendibilità, ovviamente aggiungendo qualche personale interpretazione per dare più colore alla storia e tenere i lettori col fiato sospeso.

“I residenti dell’area di Tokio riportano sempre più frequentemente la presenza di cisti e noduli, mentre i dottori minimizzano”. Questa è la più grossa che potesse scrivere, ormai abbiamo capito che di citare qualche dato non se ne parla, ma come si fa a minimizzare qualcosa che non esiste? Nessuno a Tokyo si sognerebbe di affermare che cisti e noduli sono in aumento, a meno di due anni dall’incidente. Anche se, per assurdo, prendessimo per buone le tesi di Debbichan, in seguito ad una contaminazione ci vorrebbero diversi anni prima che comincino a manifestarsi patologie causate dalle radiazioni, e ci vorrebbe ancora più tempo per avere a disposizione dati statistici che dimostrino un’effettivo incremento di queste malattie. Quindi i dottori chiamati in causa, che cosa minimizzano?

“Secondo gli scienziati giapponesi, il quantitativo di radiazioni è “salito in modo significativo” nell’area di Tokio dopo Fukushima”. Lungi da me considerarmi al pari di “scienziati giapponesi”, non meglio identificati, ma se cercate dei dati sulla radioattività di Tokyo ve li posso dare anche io. In questi anni sono state fatte migliaia di misurazioni praticamente in ogni angolo della città, sia da enti governativi che da associazioni indipendenti, oltre che da singoli cittadini. I dati sono disponibili online, e dicono tutti pressapoco la stessa cosa, la radioattività di Tokyo è tutt’oggi a livelli più bassi della gran parte del territorio italiano, è infatti compresa fra 0,02 e 0,08 microsievert/ora. La radioattività di Roma, per fare un esempio, si approssima sui 0,25 microsievert/ora, notevolmente superiore a quella rilevata nella capitale giapponese.

Potrei andare avanti ancora molto ma direi che può bastare, c’è solo un dubbio che rimane: perché mai Debbichan ha deciso di scrivere tutte queste falsità? Che cosa avrebbero da guadagnarci lei e quelli come lei, che diffondono informazioni false sui giornali e sul web?

La ragione si chiama audience, ve lo spiego in due righe conclusive. Se avete un blog provate a scrivere un articolo dal titolo “A Tokyo regna la normalità” e condividetelo sui social network. Poi scrivetene un altro con il titolo “Fuga di massa da Tokyo, città radioattiva come Fukushima” e fate la stessa cosa. Quale dei due secondo voi riceverà più click, like e condivisioni, portando tantissimi visitatori sul sito?

Evviva il web!

fonte italiajapan.net