L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
L'unica cosa amaramente buona di questa crisi è che ho capito come nascono le dittature, che SI, è proprio vero, più che da una violenza dei padroni derivano dalla tentazione dei servi, dall’ignoranza dalla mediocrità e dall’ignavia della gente (eh, ma io cosa posso farci! Suicidati stronzo, così almeno ti levi dai coglioni!); e a cosa dovrebbe servire la cultura umanistica: a insegnarti con chi hai a che fare affinché tu possa fare/ripetere meno erroripossibili. Infatti è per questo che l'hanno piano piano distrutta sostituendola con le favole sulle puttane di un vecchio, e disfide tra 22 milionari che danno calci ad un pallone alle dipendenze di due miliardari in partite truccate come gli incontri di Wrestling!
Sulle cause dell’avidità delle persone: Tito Lucrezio Caro (de RerumNatura, libro III)
(..) Infine l'avidità e la cieca brama di onori, che forzano i miseri uomini aoltrepassare i confini del giusto, e talora, come compagni e ministri di delitti, adoprarsi notte e giorno con soverchiante fatica per assorgere a somma potenza - queste piaghe della vita, in gran parte è il timore della morte che le nutre.
Infatti comunemente il vergognoso disprezzo e l'amara povertà paiono remoti da una vita dolce e stabile, e quasi già sostare davanti alle porte della morte; e gli uomini, mentre costretti da fallace terrore vorrebbero essere già fuggiti lontano da essi e lontano averli scacciati, col sangue dei concittadini ingrossano le proprie sostanze e avidi raddoppiano le ricchezze, accumulando strage su strage; crudeli si rallegrano del triste funerale di un fratello e per le mense dei consanguinei provano odio e terrore.
In simile maniera, nascendo dallo stesso timore, spesso li macera l'invidia che alla vista di tutti colui sia potente, attragga gli sguardi colui che incede con splendido onore,
mentre essi si lamentano di voltolarsi nelle tenebre e nel fango.
Alcuni periscono per brama di statue e di rinomanza; e spesso a tal segno per paura della morte prende gli uomini odio della vita e della vista della luce, che si danno con petto angosciato la morte, dimenticando che la fonte degli affanni è questo timore, questo fa strazio del senso d'onore, questo rompe i vincoli dell'amicizia - e insomma induce a sovvertire la pietà. Già spesso infatti gli uomini tradirono la patria e i cari genitori, cercando di evitare le regioni acherontee. Difatti, come i fanciulli trepidano e tutto temono nelle cieche tenebre, così noi nella luce talora abbiamo paura di cose che per nulla son da temere più di quelle che i fanciulli nelle tenebre paventano e immaginano prossime ad avvenire.; e a cosa dovrebbe servire la cultura umanistica: ad insegnarti con chi hai a che fare affinché tu possa fare/ripetere meno errori possibili.
Infatti è per questo che l’hanno piano piano distrutta.
Sul metodo tedesco di accumulare denaro
Fedor Dostojevski – (Il Giocatore)
(..) "Ma scusate" gli risposi, "non so davvero che cosa sia più disgustoso: se la sregolatezza dei russi o il metodo tedesco di accumulare denaro con un onesto lavoro."
"Che idea assurda!" esclamò il generale. "Che idea russa!" esclamò il francese. Io ridevo e avevo una voglia terribile di attaccar lite.
"Io preferirei trascorrere tutta la vita in una tenda kirghisa," esclamai, "piuttosto che inchinarmi all'idolo tedesco." "Quale idolo?" gridò il generale, cominciando a infuriarsi sul serio.
"Il metodo tedesco di ammucchiare ricchezze. Non sono qui da molto tempo, però quello che ho già avuto modo di vedere e di constatare, rivolta il mio sangue tartaro. Giuro che non voglio virtù come queste! Ieri sono riuscito a fare nei dintorni un giro di forse dieci miglia. Ebbene, è precisamente come si legge nei libriccini moralisti tedeschi illustrati; ovunque, in ogni casa, c'è il suo 'Vater', straordinariamente virtuoso e eccezionalmente onesto. Così onesto che fa paura avvicinarglisi. Io non posso soffrire gli uomini onesti che fa paura avvicinare. Ognuno di questi 'Vater' ha la propria famiglia, e la sera leggono tutti a alta voce dei libri istruttivi. Sopra la casetta stormiscono olmi e castagni. Il sole tramonta, c'è la cicogna sul tetto e tutto è insolitamente poetico e commovente... Voi, generale, non irritatevi, ma permettetemi di raccontare le cose in maniera un po' patetica... Io stesso mi ricordo che mio padre buon'anima, sotto i tigli del giardinetto, leggeva anche lui alla sera, a me e a mia madre, libri di quel genere... Posso quindi giudicare di queste cose con cognizione di causa. Ebbene, ognuna di queste famiglie, qui, è completamente sottomessa e schiava del padre.
Tutti lavorano come bestie, e tutti ammucchiano denaro come giudei. Mettiamo che il 'Vater' abbia già messo da parte una certa quantità di 'gulden' e punti sul figlio maggiore per trasmettergli il mestiere o il campicello; per questo non danno dote alla figlia, e lei resta zitella. Sempre per questo vendono il figlio minore come servo o lo mandano a fare il soldato, e aggiungono questo denaro al capitale di famiglia. Davvero, qui si fa così: mi sono informato.Tutto questo si fa unicamente per onestà, per un sentimento eccessivo di onestà, al punto che anche il figlio minore, venduto, crede di non essere stato venduto se non per onestà; e questo è proprio l'ideale, quando la vittima stessa è contenta di essere portata al sacrificio. E poi? Poi succede che neppure per il figlio maggiore le cose vanno bene: lui ha una certa Amalchen alla quale è unito con il cuore, ma che non può sposare perché non sono ancora stati ammucchiati 'gulden' sufficienti. E allora pure loro aspettano onestamente e si avviano anch'essi al sacrificio con il sorriso sulle labbra. E intanto le guance di Amalchen si sono incavate e sono avvizzite. Finalmente, dopo quasi vent'anni, il patrimonio si è accresciuto e i 'gulden' sono stati ammucchiati in modo leale e onesto. Il 'Vater' benedice l'ormai quarantenne figlio maggiore e la trentacinquenne Amalchen dal seno flaccido e dal naso rosso... E allora il 'Vater' piange, fa la morale e passa a miglior vita. Il figlio maggiore si trasforma a sua volta in un virtuoso 'Vater' e ricomincia la stessa storia. Dopo una cinquantina o una sessantina di anni, il nipote del primo 'Vater' realizza effettivamente un notevole capitale e lo trasmette al proprio figlio, questo al suo, quest'altro al suo e, dopo cinque o sei generazioni, viene fuori il barone Rotschild in persona oppure Hoppe e Co. o il diavolo sa chi. Ebbene, signori, non è forse uno spettacolo meraviglioso? La fatica di un secolo o di due secoli, di generazione in generazione: pazienza, ingegno, onestà, dirittura morale, carattere, fermezza, calcolo, cicogna sul tetto! Che volete di più? Niente è più sublime di questo, è proprio da questo punto di vista che costoro iniziano a giudicare il mondo intero e a condannare a morte i colpevoli, cioè quelli che appena appena non somigliano a loro. Ebbene, signori, ecco dunque di che si tratta: io preferisco debosciarmi alla russa o arricchirmi alla roulette.
Non voglio essere Hoppe e Co. tra cinque generazioni. A me il denaro è necessario per me stesso, e non considero me stesso come un indispensabile accessorio al capitale. So di aver detto un mucchio di spropositi, ma è così. Queste sono le mie convinzioni."
"Non so se ci sia molto di vero in quello che avete detto,"osservò pensieroso il generale, "ma so con certezza che cominciate a farelo spiritoso in maniera insopportabile, non appena vi si permette di uscire un pochino dai limiti..." Ma, come sempre, non completò la frase. Se il nostro generale cominciava a parlare di qualche cosa che fosse un tantino più serio dei soliti discorsi di ogni giorno non finiva mai di dire il suo pensiero. Il francese ascoltava con noncuranza, con gli occhi spalancati. Non aveva capito quasi niente di ciò che avevo detto.
Polina mi guardava con suprema indifferenza. Sembrava che, non soltanto non avesse sentito me, ma neppure una parola di quanto si era detto a tavola.
Bertold Brecht
Sull'ignavia della gente
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Sul metodo tedesco di accumulare denaro
Fedor Dostojevski – (Il Giocatore)
(..) "Ma scusate" gli risposi, "non so davvero che cosa sia più disgustoso: se la sregolatezza dei russi o il metodo tedesco di accumulare denaro con un onesto lavoro."
"Che idea assurda!" esclamò il generale. "Che idea russa!" esclamò il francese. Io ridevo e avevo una voglia terribile di attaccar lite.
"Io preferirei trascorrere tutta la vita in una tenda kirghisa," esclamai, "piuttosto che inchinarmi all'idolo tedesco." "Quale idolo?" gridò il generale, cominciando a infuriarsi sul serio.
"Il metodo tedesco di ammucchiare ricchezze. Non sono qui da molto tempo, però quello che ho già avuto modo di vedere e di constatare, rivolta il mio sangue tartaro. Giuro che non voglio virtù come queste! Ieri sono riuscito a fare nei dintorni un giro di forse dieci miglia. Ebbene, è precisamente come si legge nei libriccini moralisti tedeschi illustrati; ovunque, in ogni casa, c'è il suo 'Vater', straordinariamente virtuoso e eccezionalmente onesto. Così onesto che fa paura avvicinarglisi. Io non posso soffrire gli uomini onesti che fa paura avvicinare. Ognuno di questi 'Vater' ha la propria famiglia, e la sera leggono tutti a alta voce dei libri istruttivi. Sopra la casetta stormiscono olmi e castagni. Il sole tramonta, c'è la cicogna sul tetto e tutto è insolitamente poetico e commovente... Voi, generale, non irritatevi, ma permettetemi di raccontare le cose in maniera un po' patetica... Io stesso mi ricordo che mio padre buon'anima, sotto i tigli del giardinetto, leggeva anche lui alla sera, a me e a mia madre, libri di quel genere... Posso quindi giudicare di queste cose con cognizione di causa. Ebbene, ognuna di queste famiglie, qui, è completamente sottomessa e schiava del padre.
Tutti lavorano come bestie, e tutti ammucchiano denaro come giudei. Mettiamo che il 'Vater' abbia già messo da parte una certa quantità di 'gulden' e punti sul figlio maggiore per trasmettergli il mestiere o il campicello; per questo non danno dote alla figlia, e lei resta zitella. Sempre per questo vendono il figlio minore come servo o lo mandano a fare il soldato, e aggiungono questo denaro al capitale di famiglia. Davvero, qui si fa così: mi sono informato.Tutto questo si fa unicamente per onestà, per un sentimento eccessivo di onestà, al punto che anche il figlio minore, venduto, crede di non essere stato venduto se non per onestà; e questo è proprio l'ideale, quando la vittima stessa è contenta di essere portata al sacrificio. E poi? Poi succede che neppure per il figlio maggiore le cose vanno bene: lui ha una certa Amalchen alla quale è unito con il cuore, ma che non può sposare perché non sono ancora stati ammucchiati 'gulden' sufficienti. E allora pure loro aspettano onestamente e si avviano anch'essi al sacrificio con il sorriso sulle labbra. E intanto le guance di Amalchen si sono incavate e sono avvizzite. Finalmente, dopo quasi vent'anni, il patrimonio si è accresciuto e i 'gulden' sono stati ammucchiati in modo leale e onesto. Il 'Vater' benedice l'ormai quarantenne figlio maggiore e la trentacinquenne Amalchen dal seno flaccido e dal naso rosso... E allora il 'Vater' piange, fa la morale e passa a miglior vita. Il figlio maggiore si trasforma a sua volta in un virtuoso 'Vater' e ricomincia la stessa storia. Dopo una cinquantina o una sessantina di anni, il nipote del primo 'Vater' realizza effettivamente un notevole capitale e lo trasmette al proprio figlio, questo al suo, quest'altro al suo e, dopo cinque o sei generazioni, viene fuori il barone Rotschild in persona oppure Hoppe e Co. o il diavolo sa chi. Ebbene, signori, non è forse uno spettacolo meraviglioso? La fatica di un secolo o di due secoli, di generazione in generazione: pazienza, ingegno, onestà, dirittura morale, carattere, fermezza, calcolo, cicogna sul tetto! Che volete di più? Niente è più sublime di questo, è proprio da questo punto di vista che costoro iniziano a giudicare il mondo intero e a condannare a morte i colpevoli, cioè quelli che appena appena non somigliano a loro. Ebbene, signori, ecco dunque di che si tratta: io preferisco debosciarmi alla russa o arricchirmi alla roulette.
Non voglio essere Hoppe e Co. tra cinque generazioni. A me il denaro è necessario per me stesso, e non considero me stesso come un indispensabile accessorio al capitale. So di aver detto un mucchio di spropositi, ma è così. Queste sono le mie convinzioni."
"Non so se ci sia molto di vero in quello che avete detto,"osservò pensieroso il generale, "ma so con certezza che cominciate a farelo spiritoso in maniera insopportabile, non appena vi si permette di uscire un pochino dai limiti..." Ma, come sempre, non completò la frase. Se il nostro generale cominciava a parlare di qualche cosa che fosse un tantino più serio dei soliti discorsi di ogni giorno non finiva mai di dire il suo pensiero. Il francese ascoltava con noncuranza, con gli occhi spalancati. Non aveva capito quasi niente di ciò che avevo detto.
Polina mi guardava con suprema indifferenza. Sembrava che, non soltanto non avesse sentito me, ma neppure una parola di quanto si era detto a tavola.
Bertold Brecht
Sull'ignavia della gente
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Evidentemente stiamo riflettendo un po’ tutti sulla stessa cosa: sta nascendo una dittatura, in Europa? A volte, mentre sento le notizie, ho dei flash di voci future “Ma noi non sapevamo, ma noi non volevamo!”, chissà se è la sindrome di Cassandra, o soltanto memorie di un passato ancora recente.
Lo stesso concetto di dittatura non è antico: nessuno si sognava di chiamare “dittatori” il re Sole, il Papa o l’imperatore di turno. E’ un concetto nuovo.
Fatto sta che l’abbiamo introiettato molto bene, al punto che vediamo dittatori dovunque, persino in leader democraticamente eletti (vedi Chavez o Ahmadinejad) o addirittura in comici col blog. Ma quando si tratta di noi, eeh: la dittatura è l’elefante nella stanza. Nessuno riesce ad accorgersene.
Forse perché si tratta di una declinazione di dittatura finora inedita. Nell’immaginario, il dittatore ha una faccia cattiva, impone le sue idee al popolo con gli eserciti, e sbatte i dissidenti in gabbia o alle torture. Ora sembra che non ce ne sia più alcun bisogno: il dittatore non ha un nome e cognome, anzi si nasconde in una massa amorfa di oscuri burocrati. L’esercito di cui si serve? Stampa, media e politici compiacenti o corrotti. L’arma principale? La shock economy, eventi che terrorizzano i cittadini e li rendono consenzienti a qualsiasi nefasto provvedimento passi per indispensabile. I dissidenti? Nessun problema: li si lascia a sbraitare nel recinto di Internet, che danno vuoi che facciano. Una dittatura il cui scopo è l’impoverimento generalizzato e il controllo da esso derivante, non ha bisogno di sparare un colpo: stiamo consegnando tutto senza fiatare.
Qualcuno obietterà che non è vero, che tanti si stanno accorgendo di ciò che accade.
Ah si? Beh io non credo. Come scrive ancora Bagnai nel suo libro, quando i partigiani andarono in montagna non si preoccuparono dell’inflazione, della perdita di potere d’acquisto, del mutuo in euro. Quando c’è da combattere si combatte, costi quel che costi. Noi non siamo ancora pronti. Siamo ancora come quelle famiglie ebree che nel ‘36 consegnavano l’oro, consegnavano i pianoforti, pensando che presto sarebbe finita e peggio di così non poteva andare. E invece, si è visto com’è andata.
Noi stiamo consegnando oro e pianoforti per paura dei finti mostri che ci hanno dipinto, e alla fine perderemo tutto senza avere più nulla per cui combattere. Vogliamo davvero ridurci così?
L’Europa è una dittatura, bisogna uscirne il prima possibile. Senza chiedersi cosa sarà della bolletta della luce o della rata del mutuo, perché non ci lasceranno né luce né casa. Siamo in mano a dei pazzi furiosi e l’unica è svignarsela, le difficoltà successive le affronteremo poi, ci penseremo dopo come si sono detti i partigiani scalando la montagna. Ora il pensiero è uno, e uno solo, e questo dobbiamo chiedere con forza a chi ci rappresenta: