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2014/04/11

Il diritto di procreare!


Tutti abbiamo il diritto di procreare. Nel dettaglio sarebbe che io essere umano, dotato di tutto quello che serve, decido di continuare la mia stirpe e mettere al mondo un figlio che mi appartiene affinché egli potrà portare avanti nei secoli il mio nome, le origini, quanto di buono da me realizzato. Pensiamo solo al bene, per carità di male ce n'è abbastanza.

E nel caso non fossi, io essere umano, genericamente eletto al rango di un signor numerino in cima o in fondo o dove volete voi a una lista lunghissima di esseri umani trasformati anch'essi in altrettanti numerini a far massa e popolo bue o sovrano 'che tanto è lo stesso, dicevo che se non fossi in grado di procreare sarei destinato a vivere per sempre con questa mancanza? Sarei destinato a morte certa anzitempo corroso dalla pena di non aver saputo o potuto procreare e quindi proiettare la mia stirpe e origine o entrambe in quel futuro a cui tutti guardano tanto per parlarne e invece poi tutti dimenticano?

Ahi noi poveri essere indifesi in mano a chi è parte di noi stessi. E' il nostro volere che agisce contro di noi e di questo non ce ne rendiamo affatto conto. Deve essere stato su questo principio che un signor politico di fama e di rango e anche con un bel portafoglio a fisarmonica decise un bel giorno di varare la legge sulla procreazione assistita e vietare quella eterologa perché, si disse, era corretto così.
Corretto per chi?

Una legge crudele e antiscientifica con divieti assurdi a proposito della fecondazione assistita che colpiva l'uomo in quanto essere umano e la donna che è sua compagna, la cui identità, nella sua realtà più intima è stata stravolta da un legislatore che si è eretto a supremo giudicante e censore delle nostre intimità. 
Le nostre o le sue?

Che violenza perpetrata ai danni di chi si trovava in difetto, colpevole di una colpa non voluta, madre natura selvaggia e crudele, rimasto a domandarsi infine se madre natura avesse una coscienza? E mi risulta, continuando un ipotetico e alquanto imperfetto discorso mai esplicitato, che a suo tempo, sempre troppo tardi, nel 2012 la Corte di Strasburgo giudicò lesivo della Carta dei diritti dell’uomo quel famigerato articolo 40. Una pena di morte a un figlio mai nato, ucciso sulla carta da chi non ha mai compreso le pene e il dolore di chi non può avere figli. Ma non era un diritto?

Le nostre leggi riconoscono il diritto di ognuno di decidere liberamente della propria vita affettiva, se e quando avere figli quanti e quando. Negli anni novanta, proprio mentre le tecniche mediche di fecondazione stavano diventando sempre più evolute e mentre si diffondevano sul territorio italiano centri specializzati, alcuni parlamentari deviate da un cieco odio - che fossero sterili o impossibilitati a procreare? – ancorché cattolici di destra e che orrore di sinistra, si coalizzarono per imporre delle leggi dogmatiche da Stato etico, come la legge 40 quando sappiamo benissimo che di etica in Italia non esiste nulla, men che meno nella classe politica. 

L’8 aprile, dopo 10 anni di lotte nei tribunali  da parte di associazioni di pazienti infertili e di coppie portatrici di malattie genetiche, quel famigerato articolo 40 è tornato davanti alla Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi sul divieto di fecondazione eterologa (ovvero con gameti donati alla coppia) dove finalmente ha trovato pane per i suoi denti. L’articolo 40 è dunque morto, godete donne, godete uomini indifesi davanti alla legge, esso è stato ucciso dalla certezza che non si doveva nemmeno proporre tale legge, ucciso dalla consapevolezza che un periodo della nostra storia era finalmente concluso. 

Mentre in tutto il mondo si studiano le staminali embrionali e quelle adulte senza preclusioni e la ricerca va avanti, noi abbiamo perso tempo prezioso nell’attesa di decidere che cosa fare di alcune migliaia di embrioni “abbandonati”. Alla fine non resterà più nulla di questa legge se non il danno creato a tante coppie in questi dieci anni, un danno non risarcibile. 

E resterà nella storia l’ignoranza del legislatore italiano che ha preferito mantenere accordi di convenienza piuttosto che riconoscere i diritti delle persone.


2014/04/09

Serenissimi amici miei...


Si vedrà alla fine se la poderosa inchiesta che ha visto impegnati per mesi forze dell’ordine e  magistrati e che portato in carcere qualche decina di “serenissimi veneti” sia una bufala o una cosa seria, certo che pensare di conquistare il Veneto con un trattore taroccato da carro armato trasportato (come?) in Piazza San Marco sembra più impresa da “Amici Miei” che da sovversivi.

Se poi le “prove” sono intercettazioni telefoniche in cui si dice “ci vorrebbe la dinamite” aiuto aiuto perché ogni giorno le patrie galere scoppierebbero di gente che sostiene “Ah, ci vorrebbe di nuovo Lui!” (Mussolini, non Berlusconi…) tutti pericolosi e potenziali golpisti. Forse sarebbe meglio preoccuparsi un po’ di più dei MOTIVI per cui la gente è esasperata, al nord come al sud. Anche perché in Val di Susa le bombe le mettono davvero, Roma in un anno è stata due volte teatro di violenze, incendi e distruzioni ma i Magistrati hanno prontamente messo fuori tutti: non è che una volta di più si usino due pesi e due misure? 

Volevano emulare le gesta del commando di otto persone che il 9 maggio del 1997 occupò Piazza San Marco a Venezia con un carro armato artigianale. Di più: questa volta volevano coinvolgere centinaia di persone, armi in mano, per una azione popolare e sovversiva nella famosa piazza lagunare. Avevano predisposto tutto: anche un trattore trasformato in un mezzo corazzato e dotato di un cannoncino da 12 millimetri.

Avevano invece abbandonato il progetto di fare degli attentati ai tralicci, mentre progettavano di colpire sedi di Equitalia, la "bestia nera" della protesta anti-fisco veneta e non solo. Ma prima che l'azione diventasse concreta sono arrivati i Ros dei Carabinieri che hanno arrestato tutti. Così è stato fermato il piano dei Serenissimi, gruppo che da sempre professa la secessione del Veneto. E infatti tra gli arrestati ci sono proprio due dei condannati per terrorismo che provarono l'assalto a San Marco, Luigi Faccia e Flavio Contin. "Velleitari ma pericolosi", ha sintetizzato il comandante del Ros, generale Mario Parente.

Tra gli arrestati anche il fondatore della Liga Veneta, l'ex parlamentare Franco Rocchetta, secessionista della prima ora e fortemente critico con l'eccessiva morbidezza della Lega Nord. Rocchetta era appena tornato sulle cronache per aver promosso il referendum dell'indipendenza del Veneto.


Ma l'associazione sgominata dai carabinieri dei Ros non era composta soltanto da veneti: oltre al gruppo dei Serenissimi e Veneto Stato, gli appartenenti di Brescia Patria e del movimento indipendentista sardo Disubbidientzia. Insieme erano pronti a inscenare non una azione simbolica come nel 1997, visto che i coinvolti nell'operazione avrebbero anche radunato armi leggere e progettavano una vera e propria azione militare "con resistenza armata" non soltanto a Venezia ma anche a Brescia e in altre città con l'obiettivo di dichiarare l'indipendenza e "innescare un processo insurrezionale più alto".


2014/04/06

E questa è musica....


La musica è la collaborazione tra la mente e il cuore, fra pensiero e sentimento, in altri termini, il linguaggio dell’anima, la sua espressione più vera, reale, quel segno di vita ordinata e lo strumento per realizzare inconsciamente l’armonia dell’anima, un raro connubio di una sequenza di suoni percepita come gradevole o armonico. Gli stessi concetti che ritroviamo quando si parla dell'amicizia. L’amicizia è un sentimento profondo che unisce e cresce giorno per giorno. L'amicizia è il collante della vita, senza amici non si vive, senza poter comunicare le nostre passioni, emozioni, affanni e angosce ma anche felicità, serenità, voglia di vivere si muore dentro. Ma non è di morte che voglio disquisire, bensi di vita, di musica e di amici.

Oggi voglio parlarvi di una storia dei tempi moderni, anzi due storie incredibili. Parliamo dunque di musica e di amicizia e di musica che diventa amicizia e di un'amicizia che suona una melodia e tutto si fonde in un unico pensiero anche se sono due storie diverse e lontane, diversi uomini e diverse donne e...

Quando è l'amicizia che ti spinge a comportarti in una data maniera ecco che reagisci, ti sorprendi, ti guardi allo specchio chiedendo a te stesso: è amore? Ma non può essere amore, lo sai, non voglio cadere nel banale, sorprendermi a pensare come un vecchio bacchettone di mia conoscenza che ammetteva solo l’amore fra persone di sessi diversi, diversi dal suo, e non considerava affatto quello fra persone dello stesso sesso. Incoerente solo per lui eppure così reale e attuale. No, stiamo parlando di un amore di amicizia e non di amore. 

Che poi la nostra lingua imperfetta non riesce a fornire un significato appropriato e non discerne sull’amore in quanto tale e l’amore amichevole. Nella lingua italica l’amore è amore per tutto, dall’auto al pesce rosso, dalla donna o l’uomo della tua vita al ferro da stiro. Si può amare il ferro da stiro? Sinceramente non so, ho letto di questo ma da lì a dire che si divida con lui tutti i momenti belli della propria vita dubito fortemente che ciò sia possibile.

E si può amare una chitarra? Ecco, il mio amico Andrea ama la sua chitarra, è un amore vero anche viscerale, essa è lo strumento della sua musica, l’interprete dell’anima, di quello che sente di voler dire e donare a chi lo ascolta ma… per quanto amichevole la sua chitarra non sarà li a consigliare come superare il mal di pancia o le pene d’amore. E non sarà li a consolarlo quando proverà le angosce da padre che attende il ritorno del figlio a casa dopo una nottata in discoteca. O forse si, ma solo come strumento di espressione del suo essere artista, il braccio musicale delle pene e desideri, il partner silenzioso che sa solo dare e ricevere in silenzio le angosce e nulla più. 

E si può amare quell’amico che si perde in una cattiva strada senza accorgersi che presto non ci saranno vie d’uscita? Ho conosciuto una persona che ama, con un sentimento di amicizia profonda e viscerale, a tal punto da soffrire per lei. E questa è quella seconda storia di cui parlavo all’inizio. Abbiamo un uomo, e una donna, e un terzo uomo che divide la vita con la donna. E sbagliate a pensare al triangolo perfetto o imperfetto. Perché signori questo è si amore ma non quello che pensate voi. Potrebbe essere amore come un fratello e una sorella, invece si tratta proprio di amicizia così profonda da poter essere scambiata per amore, quello che noi chiamiamo perfetto ma che perfetto non è, siamo tutti perfetti e imperfetti e in questo modo compensiamo a vicenda le nostre mancanze con la pretesa di vivere dignitosamente ma nell’allegria.

Eccola qui questa amica e questo amore imperfetto che poi si tratta di amicizia e di preoccupazioni e di affetto per cercare di evitare il peggio. 

Pensaci bene a quello che fai Luca.

E se ti scopri a rispondere che non di amore si tratta, non di quello che doni a una sola persona nella tua vita che non siano i tuoi genitori e parenti, fratelli e sorelle, figli ecco che inconsciamente poni quel sentimento profondo in un angolo del tuo cuore, tecnicamente parlando sarebbe da dire del cervello... Oops quella componente razionale da ingegnere di me interviene per dare una spiegazione logica, logica non è ma sembra, dovrebbe ma non c'è  eppure...

Non è amore, l'amicizia è tutto nella vita, come la musica. Si può amare la musica, farsi trasportare ascoltandola, volare nella mente e immaginarsi in luoghi serenamente incantevoli accompagnati dalle note aggraziate di quella musica che vi trasporta e convince e affascina. Non è tutta uguale, potremmo dire la musica che emoziona è solo quella che noi vogliamo e nella vita solo quello che desideriamo ha un effetto sul nostro comportamento, come l'amicizia. Parafrasando la musica è come l'amicizia. Non tutti gli individui sono in amicizia e non tutta la musica ci emoziona. 
Personalmente non ho alcuna vibrazione mentale ascoltando il punk rock o pun metallica o altre e distorte forme di espressione musicale che sono tutto fuorché espressione dell’anima anche se so già qualcuno mi darà del sorpassato per esser gentili e quindi mi fermo qui e preciso: la musica che intendo io deve essere armoniosa, come quella che emana dalle corde della chitarra sapientemente pizzicato e accarezzate dall’amico Andrea di cui parlavo prima. 

E se scopri di sentirti solo nell’immensità di questo mondo, se ti trovi tra la gente nuovamente solo, se vorresti sentire la voce del richiamo, del perdono per ricevere affetto, per accogliere la stranezza del tuo essere imperfetto. Ti guardi attorno e scopri in fondo che l’essere soli è un fattore comune in questo mondo. Il vero senso della vita è vincere la vita stessa e percorrerla insieme a un compagno d'avventura che ti sappia trasmettere quelle emozioni che ti fanno sentir vivo. Un amico è vita è musica è appagamento...

Com’è strana la vita! Quando pensi che niente e nessuno potrà mai sconvolgere il tuo animo e far vibrare il tuo cuore, ecco che ti regala persone uniche e sensazioni stupende, costringendoti a rimetterti in gioco! Per questo, anche indipendentemente dalle teorie che fin dall’antichità si costruirono per interpretare il fenomeno musica, deve essere ricordato che nella Grecia, così come per i popoli orientali e per tutti i popoli primitivi, la musica costituisce un momento fondamentale dell’educazione; nella formazione integrale dell’uomo, secondo Platone, l’educazione comprende la ginnastica per lo sviluppo del corpo e la musica per l’anima.

Possiamo definirla anche un’espressione d’arte trascendente; infatti, per circa cinquemila anni (dai sumeri all’anno mille circa) la musica ha sempre avuto, prevalentemente, la funzione di collegare l’uomo a Dio, ha avuto una funzione fondamentalmente religiosa; addirittura nell’antica Grecia la melodia era considerata il risultato del legame che si creava con la divinità. La musica dunque come linguaggio universale aggregante. E chi meglio della musica può dare un significato a una amicizia? E' la musica il motore dell'amicizia e l'amicizia fra gli individui, senza dimenticare gli esseri viventi, diventa musica per le mie orecchie tanto da dedicare un pensiero.

Si evince da tutto questo che la musica è un linguaggio universale, il collante per una realtà che consente di comunicare, di gettare ponti verso gli altri e, insieme, di esprimere se stessi, i diversi sentimenti e momenti della propria vita e della propria anima. Un linguaggio senza tempo, senza territori, né confini, è la voce di tutta l’umanità, di qualsiasi tempo e luogo. In un mondo, poi, in cui sono diventate universali parole che esprimono valori negativi come: guerra, odio, vendetta, razzismo e persecuzione, non solo il linguaggio prettamente musicale, che sicuramente viaggia più velocemente e arriva prima all’animo delle persone, ma le stesse parole utilizzate nella musica ci possono aiutare a comunicare valori positivi che devono ispirare le nostre azioni quotidiane. 

La parola accordo, per esempio, per augurare un mondo in cui tutti i popoli, anche nel rispetto delle loro diversità di cultura, usanze e religione, possano essere uniti da obiettivi e valori comuni, andare cioè d’amore e d’accordo come le note quando, suonate simultaneamente, creano piacevoli melodie. Sarebbe ancora opportuno prendere in prestito dal mondo musicale anche la parola armonia che deriva dal termine greco “harmonia” e significa unione. Come nella musica esiste l’armonia di suoni così nel mondo sentiamo il bisogno di una armonia di pensiero e di azioni, di un’armonia dei fatti con le parole, dell’armonia di sentimenti e opinioni per permettere a tutti di vivere in pace. Infine, come i musicisti di una grande orchestra, che anche con strumenti diversi suonano armonicamente la stessa musica, tutti gli uomini dovrebbero vivere ed agire concordi per un mondo migliore.

Qualcuno di cui ho perso il nome, tempo fa scrisse che l'amicizia è come la musica: due corde parimenti intonate vibreranno insieme anche se ne toccate una sola. L'amicizia è musica, la musica dell'anima, la senti solo tu. La musica è amicizia è coesione, partecipazione, complicità, condivisione di emozioni e di dolori, di pensieri, di stati d'animo, di passioni. 

E questa è musica....


Si, lo so, e' sfuocata! Ma e' giusto cosi'.
Chi deve, si rivede in questa immagine,
e chi non sa, immagina. E anche questa è musica...




2014/03/30

Lira o Dollaro? Proposta oscena



Quando si inizia un discorso affrontando la convenienza dell'Italia a rimanere nella moneta unica, ecco che l'opinione pubblica si divide. Da una parte si collocano gli europeisti convinti e, dall'altra, quelli che vorrebbero uscire anzitempo per non andare a fondo con l'euro non appena avra' inizio il decadimento monetario. 

Diciamocelo francamente, l'Europa in questo momento resta in piedi solo perche' la Germania, membro forte dell'unione insieme a pochi altri, detiene buona parte dei debiti di tutti i paesi in crisi. E' quindi questo il motivo della mia proposta oscena.

Perche'? Sappiamo che in Europa solo la Germania ha saputo sfruttare la crisi a proprio vantaggio, non gia' la crisi mondiale che pure ha colpito anche loro, ma quella degli altri paesi europei, primo fra tutti il nostro. Viene quindi considerata come l’unico membro dell’Unione Europea realmente in salute. Anche alcuni parametri macroeconomici sembrerebbero suggerire che sia cosi'. Hanno un bilancio in attivo, che gia' da solo é una evenienza rara, ancora meno in tempi di crisi e, almeno secondo quanto dichiarano, la disoccupazione è a bassissimi livelli, inoltre è stata la prima a uscire dalla recessione.

Sappiamo però, qui in Europa come negli Stati Uniti, che la Germania ha barato. La sua crescita, il suo benessere, la sua efficace risposta alla crisi sarebbero frutto di comportamenti scorretti, antieuropeisti. Il tutto a discapito dei paesi dell’Europa del Sud. In breve, si accusa la Germania di aver puntato troppo sulle esportazioni verso i paesi europei, sostanziando in questo modo una sorta di ri-allocazione delle risorse poco funzionale ai principi di omogeneità cui l’Unione Europea si rifà. Un’altra conseguenza nefasta dell’eccesso di export sarebbe, poi, l’esportazione della deflazione in tutta Europa, con tutte le implicazioni pericolosissime del caso (è una tragedia in caso di recessione).

Alcuni, poi, rivelano che in verità il benessere della Germania è qualcosa di finto, non reale, basato sull’eccellenza dei parametri e non sull’economia reale. A tal proposito molti citano alcuni dati che interessano l’economia tedesca a un livello più concreto. Il salario dei tedeschi, ad esempio, non è aumentato rispetto al 1999; per il 40% dei lavoratori, in verità, è addirittura diminuito. La crescita del Pil, inoltre, considerata nella sua performance di lungo periodo, è stata scarsa: negli ultimi 14 anni, la Germania è cresciuta mediamente meno della media europea.


Allora ecco qui la mia proposta oscena, possiamo dire, per uscire dall'euro e entrare nel grande mercato del dollaro statunitense.
Che ne pensate?


Per quale motivo il $ e no la beneamata Lira?
Innanzitutto dovrebbe essere una soluzione transitoria, adottare il dollaro USA invece della Lira nell'immediato significherebbe non sottoporre la nostra economia agli scossoni della rivalutazione della Lira, fisiologici, come avvenuto quando siamo entrati nell'euro.
Scossoni perche' sara' pur sempre vero, dato che l'euro era una nuova moneta, come potrebbe essere la nuova Lira. Adottando il dollaro adesso ci porremo anche in una situazione di vantaggio rispetto al passato quando la moneta americana valeva molto di piu' rispetto alla vecchia Lira. In seguito, aggiustando i conti e i parametri valutari potremmo pensare di traghettare l'economia su una nuova Lira inizialmente legata alla moneta americana e successivamente sciogliere gli ormeggi e navigare da soli.

2014/03/29

Italia, peggio di così....




Dopo una missione durata oltre 10 anni, 43 caduti sul campo (53 quelli comunque collegati alla missione), molte centinaia di milioni di euro spesi in campo militare e civile l’Italia si appresta a lasciare l’Afghanistan. Il risultato militare è nullo: formalmente si passano le consegne al nuovo esercito afgano, ma c’è da temere che in poco tempo esso sarà incapace di tutelare anche il poco territorio dove esercita una specie di superficiale sovranità. Le lungimiranti e positive realizzazioni civili italiane (tra le quali 83 scuole, 47 strutture sanitarie, 2 ospedali) saranno devolute alla Cooperazione internazionale che in qualche modo le porterà avanti, sperando per il meglio. 

Il quesito di fondo è: “Ma ne valeva la pena?” A parte il peso dei caduti (tragedie, ma pur relativamente pochi in rapporto all’ecatombe americana e inglese) c’è stata una missione ultradecennale che non ha risolto nulla, non ha fatto crescere l’Afghanistan in modo moderno ma anzi spesso ricondotto indietro un paese dove la democrazia, il ruolo delle donne, il diritto e la legge sono concetti che restano radicalmente diversi dai nostri. Finimmo nel calderone afghano dopo l’attacco dell’11 settembre a New York perché l’America doveva dare “una lezione al terrorismo”: non pare che i successi abbiano minimamente compensato i costi e se è vero che i nostri militari si sono comportati bene, con impegno e onore e che sono stati accettati molto meglio dalle popolazioni locali rispetto a altri contingenti internazionali è il fronte “politico” a piangere perché l’Italia non sembra nemmeno meritare un “grazie” da parte degli alleati. Stiamo in Afghanistan (il rientro è previsto per fine anno), abbiamo migliaia di uomini e donne impiegati in Libano e su tanti altri fronti “caldi” dello scacchiere mondiale, spendiamo ogni anno cifre imponenti per questa presenza, ma l’Italia conta meno di zero. 

A livello europeo nessuno tiene conto di questi costi che pur penalizzano il bilancio dello stato, sul fronte della pirateria (dove pure abbiamo tuttora diverse navi a presidio dell’Oceano Indiano) la vicenda dei “Marò” la dice tutta sulla solidarietà internazionale verso l’Italia. Almeno sul piano di un riconoscimento politico si ipotizzava che l’ex ministro degli esteri Franco Frattini potesse diventare il nuovo segretario generale della NATO invece proprio questa settimana è stato nominato l’ex premier norvegese. Ma allora perché l’Italia deve continuare a impegnarsi e a pagare in termini economici e di vite umane? 

Poi arriva Obama e tutti a genuflettersi, con il Presidente USA che - visitando il Colosseo - è stato capace solo di dire: “Però, è più grande di uno stadio di baseball!” In quella frase c’è tutta l’ignoranza di oltre oceano, ma europei e italiani ormai certe sensazioni non le capiscono (e non le “sentono”) più: pensiamoci, anche (o soprattutto) per questo siamo in crisi!

Giustissimo il tentativo del governo di mettere un tetto agli stipendi dei supermanager di stato e a quei burocrati dalle non sempre certe capacità che hanno fatto il loro nido nelle società para-pubbliche, di solito autoreferenziali di sé stessi. Se però “tetto” deve esserci allora sia per tutti. Perché invece – per esempio - un artista o un presentatore TV della RAI (di fatto una azienda di stato) può guadagnare fino a 20 volte il Presidente della Repubblica? Se Mediaset (società privata e quotata in borsa) riesce a essere in utile con ottimi programmi e considerando che è per di più un servizio gratis per l’utente, come mai invece la Rai perde soldi pur imponendo il pagamento del canone? Se anche in RAI si tagliassero i super-stipendi forse molti protestando se ne verrebbero via ma - dopo poco tempo - ci sarebbe un normale riequilibrio di mercato e i “big” (o presunti tali) tornerebbero a cuccia con la coda bassa. Certo che se quegli stessi presentatori o dirigenti sono invece mantenuti per fare la ruota a certi politici (guarda caso, quasi sempre di sinistra) ecco spiegato perché non si vuole cambiare mai niente.

Sono sempre stato favorevole all’abolizione delle province anche se il costo è circa l’1% della spesa pubblica (le regioni costano 40 volte tanto ma chissà perché nonostante gli scandali seriamente non le vuole riformare o tagliare nessuno) soprattutto per la grande confusione che gira intorno a questa vicenda, diventata tutto uno spot dalla poca sostanza. Ben vengano le “aree metropolitane” perché tutti capiscono che Sesto San Giovanni, Monza e Milano sono un’unica conurbazione urbana (ma allora ci dovrebbe essere anche un solo comune) ma mi dite cosa c’entra Torino “area metropolitana” in cui è inserita anche il Sestriere o il Parco del Gran Paradiso? Il problema – e lo ripeto da anni – andava affrontato al contrario: PRIMA stabilire cosa devono fare le province e solo DOPO stabilire la loro area ottimale sulla base delle loro competenze. La scelta più saggia era di raggrupparle ma tenerle in vita per le aree periferiche dove non ci sono comuni grandi e le città sono lontane perché oggi le province servono per la manutenzione delle strade, lo sgombero della neve, le scuole secondarie, l’ambiente, caccia, pesca, la formazione professionale ecc. ovvero materie che non è logico vengano gestite da lontano ma sul territorio. 

Macchè, demagogia assoluta e risparmi pari a zero, anzi nuovi costi se i dipendenti (auguri!) passeranno con inquadramento regionale. Nessuno comunque che abbia pensato anche ai servizi, quelli che in qualche modo dovrebbero essere garantiti ai cittadini – per ora - il nulla assoluto, come purtroppo volevasi dimostrare.