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2015/02/04

ISIS, per mano di Obama...


La drammatica e apparentemente inarrestabile ascesa dell’Isis ha riportato l’attenzione mediatica sul martoriato Irak, caduto nel dimenticatoio dopo il ritiro delle truppe americane. I mezzi di informazione sono prodighi di informazioni nel descrivere le atrocità del Califfato, ma reticenti nel raccontare chi siano i suoi membri e quale sia la sua origine. Lo Stato Islamico di Irak e Siria (questo il nome completo, in inglese Irak Siria Islamic State le sui iniziali determinano la sigla ISIS) non è una forza apparsa improvvisamente dal nulla, ma il figlio diretto delle politiche dell’imperialismo americano in Medio Oriente che ha le sue radici nel conflitto siriano e nel caos dell’Irak post-Saddam. Per capire meglio qual è il ruolo dell’Isis è necessario fare una breve analisi sulla strategia americana nel mondo arabo negli ultimi 30 anni.

L’islamismo è l’alleato oggettivo dell’imperialismo americano nel Medio oriente. Esso fin dagli anni ’80 costituisce il pretesto che permette agli Stati Uniti di intervenire nei paesi arabi, a seconda dei casi per aiutare gli islamici “buoni” in lotta per la libertà o per sconfiggere quelli “cattivi” che minacciano la sicurezza mondiale. Negli anni ’80 durante la Guerra Fredda l’Islam conservatore era l’alleato degli Usa nel contenere la diffusione del comunismo e dell’influenza dell’Urss nei mondo arabo. Sotto la presidenza di Reagan gli Stati Uniti armarono e addestrarono i talebani in Afghanistan per rovesciare la Repubblica Popolare e contrastare il successivo intervento sovietico. 

Al-Qaeda nasce qui, con i soldi e il supporto americano, tanto che lo stesso Bin Laden (ricordiamolo proveniente da una famiglia di affaristi sauditi in stretti rapporti con gli Usa) combatteva in Afghanistan e veniva intervistato da quotidiani occidentali come “The Indipendent” i quali lo definivano “freedom fighter”. I Talebani vennero addirittura glorificati in film come “Rambo 3″ mentre vari leader islamisti afghani furono ricevuti alla casa bianca da Reagan che li definì “leader con gli stessi valori dei Padri Fondatori”. La stessa strategia proseguì negli anni novanta con Clinton, che poté intervenire in Jugoslavia al fianco dei narcotrafficanti dell’UCK in Kosovo spacciati come difensori del proprio popolo da non meglio precisati genocidi. 

Con Bush la strategia cambia: complice l’11 Settembre, gli amici di ieri diventano i nemici di oggi. Parte una campagna propagandistica mondiale secondo cui l’Islam ha dichiarato guerra alla civiltà occidentale e ci sono arabi dietro ogni angolo pronti a farsi esplodere. Con questa scusa parte la cosiddetta guerra al terrore grazie alla quale vengono eliminati gli ex-alleati talebani ora sfuggiti al controllo e si invade l’Irak, una guerra totalmente priva di senso anche per la logica di Bush considerato che il governo di Saddam Hussein apparteneva alla corrente del baathismo laico e di tutto poteva essere tacciato tranne che di islamismo.

Con Obama la strategia cambia ancora. Adesso non esiste più la minaccia islamica: gli Stati Uniti devono intervenire per difendere i giovani della Primavera Araba in lotta contro i “dittatori” (termine indicante tutti i capi di stato non graditi all’America). Bin Laden, tenuto in vita come spauracchio durante l’epoca Bush, viene fatto fuori in un lampo, ovviamente prima che possa parlare dei suoi passati legami con gli Usa. Gli islamisti adesso sono alleati e tutti i peggiori integralisti, dal Fronte Al-Nusra siriano ai Fratelli Musulmani, vengono trasformati dai media in giovani non violenti in lotta contro la dittatura. 

Con questa scusa Obama arma delle milizie islamiste in Libia e interviene in loro supporto per eliminare Gheddafi. Ora la Libia è un inferno a cielo aperto in preda a gang islamiche mentre gli americani ne saccheggiano il petrolio. Lo stesso avviene in Siria, dove gli Usa appoggiano animali assetati di sangue come Al-Nusra e il famigerato Isis, presentati sempre come studenti che manifestano per i diritti umani. Ora invece assistiamo a un ritorno della propaganda sulla minaccia islamista da parte dell’amministrazione Obama per giustificare l’inizio di operazioni militari in Irak. 

La situazione fa quasi sorridere considerando che l’Isis sostanzialmente sono i ribelli siriani presentati come sinceri democratici e a fianco dei quali meno di un anno fa lo stesso Obama voleva intervenire militarmente. Le stesse persone al variare degli interessi in gioco passano da combattenti per la libertà a sanguinari terroristi a seconda che si trovino a ovest o a est del confine tra Siria e Irak.


L’Isis è un gruppo integralista sunnita che si propone l’obiettivo di creare uno stato islamico, il Califfato, che comprenda i territori di Siria e Iran per portare avanti la jihad contro lo sciitismo. Il terreno fertile per la sua espansione è stato creato dall’intervento militare americano in Irak del 2003. Il rovesciamento di Saddam ha causato la caduta di uno dei pochi stati laici della regione e fatto saltare il delicato equilibrio interno tra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita. Nel caos e nell’anarchia seguenti, l’islamismo politico è potuto tornare a operare alla luce del sole con spazi di manovra di cui era precedentemente privo. 

I gruppi islamisti sono riusciti in breve tempo a raccogliere un ampio consenso all’interno delle minoranze etniche sunnite. L’Irak è infatti a maggioranza sciita, il che ha portato dalla caduta di Saddam in poi all’affermazione di governi guidati da forze politiche sciite quale quello del presidente Al-Maliki. Questo contesto a partire dal 2011 va a incrociarsi con lo scenario della Guerra Civile Siriana. Gli Stati Uniti, desiderosi di rovesciare lo sgradito presidente siriano Assad, iniziano con l'armare le milizie islamiche locali antigovernative, presentati dai media in ossequio alla linea propagandistica dell’amministrazione Obama come giovani non violenti in lotta per democrazia e diritti umani. 

In realtà come dimostrato dai fatti si tratta delle frange più sanguinarie dello jihaidismo siriano e non solo (in nome della guerra santa contro il laico Assad giungono in Siria migliaia di integralisti dal resto del medio oriente e dalle comunità islamiche in occidente). Tra queste milizie vi è anche il famigerato Isis, che cresce e si sviluppa grazie al supporto economico, diplomatico e militare di Washington. L’Isis si espande a macchia d’olio assumendo il controllo della frontiera con l’Irak, fino a iniziare a operare all’interno dello stato confinante, dove si guadagna un consistente supporto tra la popolazione sunnita e inizia una guerriglia contro il governo del presidente Al-Maliki.

L’Isis è funzionale agli interessi americani anche in Irak. Dopo la caduta del sunnita Saddam il paese, essendo a maggioranza sciita, si è avvicinato politicamente ai correligionari e all’Iran, e di conseguenza anche alla Siria alleato storico di Teheran, creando negli Usa il timore di perdere la propria influenza sul paese. Basta osservare una cartina geografica per capire che si verrebbe a creare in questo modo un asse sciita filoiraniano che si estenderebbe con continuità territoriale nel cuore del medio oriente da Teheran fino agli Hezbollah libanesi alle porte di Israele. Questo scenario è ovviamente inaccettabile per la Casa Bianca. 

L’Isis avendo come obiettivo della sua guerra santa l’Iran e gli sciiti fa dunque il gioco degli Usa. L’obiettivo di medio termine di Washington è quello di rendere controllabile il paese balcanizzandolo in tre aree, sunnita, sciita e curda. Questa intenzione non viene nemmeno particolarmente celata, tanto che per bocca del vicepresidente Biden il governo Usa ha invitato l’Irak a procedere a una riforma in senso federalista. Per questo l’Isis è stato lasciato agire fino a mettere alle strette il governo di Al-Maliki.

Con la scusa dell’avanzata del califfato gli americani hanno potuto rientrare militarmente in Irak riportando a una situazione di sostanziale equilibrio tra governo e Stato Islamico. Un intervento volutamente tardivo che se ne ha fermato l’avanzata ha permesso al Califfato di consolidare le posizioni già conquistate. Approfittando del drammatico genocidio delle minoranze da parte del califfato gli Usa hanno cominciato a rifornire di armi i curdi Peshmerga, alleati degli americani durante l’invasione del 2003 e animati da intenti secessionisti. 

La scelta di bypassare il governo iracheno e fornire armi direttamente ai curdi non è casuale, ma ha lo scopo di creare nella regione una forza armata filoamericana e separatista nei confronti di Baghdad, indebolendo ancora di più la posizione del governo centrale iracheno. Il risultato di tutto ciò è un Irak sostanzialmente diviso in tre parti: una sciita debole e alla mercé degli aiuti militari americani, una curda che vada a costituire una sorta di gendarme americano locale, e il Califfato islamico, formalmente avversato da Washington ma in realtà tollerato che continua la sua guerra regionale contro due stati sgraditi agli Usa, Siria e Iran, facendo il lavoro sporco al posto degli americani.

E’ notizia recentissima l’annuncio da parte del Pentagono della volontà di compiere raid armati nel territorio siriano per distruggere le basi degli islamisti. Qui emerge di nuovo la natura dell’islam come pretesto per le ingerenze Usa. Meno di un anno fa gli Stati Uniti volevano entrare in Siria per aiutare proprio i “democratici” dell’Isis contro Assad. Vistasi sbarrata la porta dall’opposizione russo-cinese, dopo un anno rientrano in Siria dalla finestra, questa volta con la scusa di combattere i terroristi. Chissà che, una volta entrati nel territorio di Damasco, gli uomini a stelle e strisce non estendano le operazioni anche contro il governo di Assad, magari con la scusa di qualche incidente dalla dinamica poco chiara fra i propri militari e quelli di Damasco. 

Per chiudere il cerchio, un ultimo dato. Per bocca del proprio leader, il califfo Al-Baghdadi, l’Isis ha indicato la Cina come stato nemico dell’Islam promettendo in un prossimo futuro di fornire aiuto ai gruppi islamisti Uighuri dello Xinjiang. Casualmente il principale avversario geopolitico degli Usa rientra tra gli obiettivi degli islamisti (che per esempio durante tutto il periodo dei bombardamenti a Gaza non hanno detto una sola parola contro Israele). 

E’ l’imperialismo americano la mano che arma lo jihaidismo nel mondo arabo. Il responsabile del dramma iracheno è da cercare tra le poltrone di Washington. Viste le loro frequentazioni, forse il presidente Obama dovrebbe cambiare nome in Osama.

2015/02/02

Un Sergio al Quirinale


Complimenti a Matteo Renzi che dimostrando capacità, spregiudicatezza e intelligenza è riuscito in una brillante operazione politica facendo eleggere alla presidenza Sergio Mattarella, un silenzioso democristiano di vecchio stampo che non gli farà ombra e contemporaneamente  ha ricompattato il PD mettendo all’angolo Berlusconi, ridicolizzato Alfano, utilizzato la terza variabile di maggioranza e si appresta a dominare con la nuova legge elettorale il parlamento presente e futuro. 
 
Mattarella credo sarà un buon presidente perché è una brava persona, moderata e silenziosa, che non darà fastidio a nessuno (tanto meno a Renzi) dopo una vita passata tra le leggi e a tessere intese ed alleanze. Anche un tantino incoerente, almeno con se stesso visto che chi lo ha eletto erano i politici eletti con la legge elettorale che lui insieme alla Consulta aveva giudicato incostituzionale. Un bel rebus da chiarire, un altro pastrocchio all'italiana. 

E’ la riscossa postuma della sinistra DC, quella dei Moro e dei De Mita, delle “convergenze parallele” e delle aperture a sinistra, concetti e storie che per gli “Under 50” sono tutte da riscoprire.
Questo Presidente ha, se vogliamo, stile, tratto, serenità. Certo non è un fulmine di guerra ma sempre cortese, attento, mai una parola sopra le righe.
 
Sul campo resta un Berlusconi spiazzato e che tre giorni prima del voto ha regalato a Renzi (gratis?!) anche la riforma elettorale condannando alla sconfitta il centro-destra, salvo miracoli, per un bel po’ di anni e facendosi sostanzialmente imbrogliare. 

Non parliamo di Alfano che è stato messo a cuccia come i cagnolini quando il padrone alza la voce: restare al governo il più a lungo possibile sembra l’unica missione di un NCD in dissoluzione e, come Forza Italia, si è ulteriormente frantumato al suo interno.

Bene il patto Lega Nord-Fratelli d’Italia su Feltri, un’intesa che spero si rafforzi nel futuro come potenziale catalizzatore di un centro-destra sbandato. Chissà che la nuova disavventura non faccia capire all'ex Cavaliere (e soprattutto a certi suoi collaboratori e consiglieri) che è davvero ora di farsi da parte, anche perché non credo che Mattarella sia il tipo da concedergli qualche amnistia. 

“Sparare” Amato come candidato berlusconiano 3 settimane prima del voto voleva dire bruciarlo, come puntualmente è avvenuto: ma chi sono questi strateghi da strapazzo intorno a Berlusconi?  Tra l’altro considero perlomeno Mattarella meno torbido e quindi più potabile di Amato, controverso ex segretario di Craxi.  Due personaggi ancorati agli anni ’80 ma, dopo 30 anni ,questa è ancora la minestra che passa il convento!

Auguri quindi al neo Presidente che se si dimostrerà davvero “super partes” (anche nei confronti di Renzi) potrà diventarlo nel cuore di tutti. 

…Stamattina, svegliandomi, pensavo a un’Italia dove il Presidente fosse eletto direttamente gli italiani: quanti di loro avrebbero oggi votato “Mattarella”, sconosciuto al 70% dei cittadini?  Questa sì che sarebbe una delle prime riforme da fare, ma romperebbe i giochetti di vertice e quindi non ne parla nessuno, a meno che a riproporla non sarà presto proprio Renzi che – magari quando avrà compiuti i 50 anni- avrà pur voglia di provarci. Oggi è lui il vero vincitore surclassando la concorrenza e bisogna dargliene atto, mentre credo che a breve giocherà la carta di nuove elezioni: 

Il potere piace, soprattutto a chi ce l’ha! 

2015/01/21

Occhio alla Truffa (4)


Mentre godo dell’ultimo sole nell’estate australiana, ecco che mi giunge un’email che mi fa sobbalzare dalla poltrona. Una storia da far rabbrividire anche un pinguino del polo sud o una foca artica al polo nord. 

Nonostante vado ripetendolo da mesi di non fidarsi, ancora una volta PA ha colpito, e con uno che si salva chissà quanti sono caduti nell'inganno perpetrato da questo furbone protetto da chissà quali poteri forti o occulti, forse gli stessi che mantengono in vita un paziente morto e defunto (l'Italia) davanti alla compagine europea con l'intento di salvare il salvabile (leggi il salotto buono di casa?)

Eppure questo mefitico personaggio sembra passare attraverso le maglie della giustizia.

Sono passati mesi dall’ultima volta che scrissi qui, su questo blog a proposito di una truffa perpetrata a danno di Maria, nome di fantasia, forse sprovveduta ma direi ingenua italiana, caduta nelle grinfie di PA, il tristemente mitico, non l’unico ma verace imbroglione patentato, che continua a imperversare nelle isole Canarie e a cui nessuno, per paura, è mai riuscito a mettergli il sale sulla coda.

Mitico perché ormai lo conoscono in molti per esperienza tragicamente personale, mitico perché la sua sfrontatezza non ha limiti per imbrogliare e illudere i disperati che a lui si rivolgono nel tentativo o con la speranza di dare una svolta alla loro vita. E se dico che ha sfrontatezza credetemi , anche Rete 4 gli ha dedicato un servizio, incredibile, bisognerebbe andarglielo a dire a quelli di Striscia la Notizia!!! E se cadono nelle grinfie di PA una svolta la trovano di sicuro, purtroppo in peggio, costretti dai loro stessi errori, per aver riposto fiducia in quello che definivano un amico disponibile e invece era, sotto mentite spoglie, un imbroglione della peggior specie.

Leggetevi questa storia, il nostro personaggio questa volta si chiama Andrea, nome di fantasia come qualcuno dei luoghi da lui citati, noi sappiamo di chi si parla, stia attento, che prima o poi in gattabuia ci finisce per davvero e butteremo via la chiave.

Buongiorno a tutti, sono Andrea e ho una storia molto semplice da raccontarvi. Abbastanza giovane da sembrarlo e abbastanza vecchio da essere rispettato, laureato in giurisprudenza e mia moglie Angelina splendida bellezza mediterranea la cui presenza al mio fianco è sempre per me gioia e conforto. Dopo una vita di lavoro in banca sono disoccupato da qualche anno e nemmeno a mia moglie va meglio, lei non lavora da quasi un anno. Quando si arriva a superare i quarant’anni sembra che di colpo si diventi troppo vecchi per lavorare, con ancora quasi una vita di lavoro davanti a me prima di andare in pensione mi ritrovo troppo vecchio per lavorare e nella stessa situazione si trova mia moglie ma a causa della mancanza di un posto, uno qualsiasi pur di tirare avanti. 

Inutile tediare chi mi legge e ripetere le solite cose sul nostro bel Paese (ex), non voglio annoiarvi su cose dette e ridette più volte che purtroppo rispecchiano la triste realtà. Abbiamo quindi deciso entrambi di muoverci e andare in cerca di lavoro all'estero o quantomeno usare parte dei nostri risparmi per aprire un’attività che ci potesse rendere un lavoro e vivere degnamente. Prima siamo andati in centro America e infine abbiamo optato per le Canarie per vari motivi quali il clima, il mare e le poca burocrazia e sistema fiscale, cancro purtroppo dell'Italia. 

Il caso ha voluto che ci imbattessimo sul sito di questo fantomatico PA dove tanta gente nella nostra situazione scriveva e poneva domande su come potersi trasferire. La sua foto con la famiglia (che avendolo conosciuto dal vivo non è reale) e il fatto che a differenza di altri dia info gratuite e consigli su come trasferirsi alle Canarie ha fatto sì che anche noi li abbiamo contattati. Nel frattempo abbiamo acquistato i biglietti aerei per Fuerteventura che era l'isola che più rispecchiava le nostre aspettative ma anche perché sede dell'ufficio dei collaboratori di PA ai quali aveva detto di rivolgerci tramite Skype. 

Ancor prima di prenotare una struttura dove alloggiare un mese per ispezionare il luogo sono riuscito finalmente dopo mille tentavi a parlare via Skype con il collaboratore di PA, un certo L.. Lui in maniera poco cordiale senza dire nemmeno un ciao ci ha detto che Fuerteventura non era il posto giusto perché c'è già di tutto. Il mercato è già saturo e i turisti preferiscono andare a Gran Canaria più precisamente a Maspalomas. Mi si è gelato il sangue. Avevo già prenotato e pagato i voli e stavo cercando alloggio. 

Comunque ormai gli ho detto che avevo già prenotato i voli e cercavo una sistemazione per dormire un mese e sarei venuto lo stesso al loro ufficio per conoscerlo dal vivo. L. mi ha allora proposto una struttura (il Ciquirrito dove loro affermano di avere degli appartamenti) a Correjo che loro indicano come la migliore in assoluto nella zona a 1,300 euro per un mese. Il periodo che avevamo scelto era a fine anno, un modo per trascorrere le festività invernali in un ambiente caldo e accogliente. Il prezzo mi sembrava eccessivo e mi sono attrezzato per cercare altro a prezzi più abbordabili (per fortuna) e infatti ho prenotato un residence a 830 euro. Tra l'altro uso molto Tripadvisor per le mie ricerche per sapere i pareri della gente e il loro villaggio non era descritto come il migliore dal popolo di internet bensì come uno dei tanti, buono anzi discreto ma non il migliore...


Arrivati a Corralejo ho contattato L. tramite Skype e mi ha risposto sempre in maniera quasi seccata che era in Italia per ferie e di sentire con l'altro suo collaboratore M. all'ufficio di Corralejo. I primi giorni a Corralejo ho effettivamente notato che il paese è strapieno di locali e negozi commerciali quindi ho pensato che L. avesse ragione. Ho cominciato ad avere più fiducia alla luce dei fatti e ho cercato il loro ufficio su google e la mappa indicava un indirizzo a Corralejo che sono andato a cercare. Ma di sto ufficio nulla. Passato capodanno ricontatto M. per un appuntamento e finalmente mi da l'indirizzo corretto, in una diversa località lontana da quella indicata sulla mappa di Google. 

Comunque, con una buona dose di faccia tosta, ci siamo presentati direttamente in ufficio. Abbiamo dunque parlato con M. una mezz'ora, spiegato la nostra storia che avevamo un po’ di soldi da parte e che cercavamo qualcosa per investire. Lui ha ripetuto le stesse parole di L., quasi una filastrocca imparata a memoria, cioè che Corralejo è satura e che era meglio andare a Maspalomas in Gran Canaria che invece “È UNA CITTÀ IN FORTE CRESCITA” (il maiuscolo è intenzionale) a parlare con PA. Un po’ avviliti io e mia moglie abbiamo deciso di andare, acquistati i biglietti del traghetto, noleggiata un’auto a Corralejo e trovata sistemazione per 4 notti (non ciò consigliato da lui ma nostra scelta) per un totale di 350 euro circa. 

Arrivati a Las Palmas con il traghetto prendiamo la strada per Maspalomas e al nostro arrivo stupore! Maspalomas una città in espansione????? È una mega Viareggio sei volte più grande e moderna con di tutto e di più, negozi, villaggi turistici e lusso da tutte le parti. Organizzata benissimo e completamente l'opposto di Corralejo. E dove sarebbe l'espansione?? Il villaggio dove abbiamo soggiornato, era bellissimo e moderno, niente a che vedere col nostro di Corralejo pur bello a nostro avviso. 

Il giorno seguente ci presentiamo da PA finalmente! L'ufficio si trova a Meloneras in un centro commerciale sfitto per la maggior parte a differenza degli altri di Maspalomas. Comunque ci presentiamo lo guardo bene e penso che la foto che c'è pubblicata sul suo sito non corrisponde. Io mi aspettavo di trovare un'agenzia immobiliare con tanto di foto sulle vetrine di prezzi di case e affitti come ne è piena tutta Maspalomas e invece nulla una scrivania una stanza con muro un mega computer e una segretaria dell'est che è la sua compagna!!! Ma la famiglia del sito che vive felice??? 

Cominciamo a ripetere la nostra storia, la stessa ripetuta a L. e M. e la prima cosa che ci ha detto è: se pensate di essere venuti qui con 10-15 mila euro come tutti siete nel posto sbagliato! Allora lui mi educa, o almeno lui pensa di educarmi, snocciolandomi numeri e promesse, falsi entrambi: “Lavoro alle Canarie non c'è (vero, è difficile trovarlo), l'unico investimento possibile è rilevare attività a prezzi fuori dal mercato o investire in immobili. Compri una casa noi te la gestiamo e ti garantiamo il 6% annuo.” 

Ho preso 30 e lode in due esami di matematica e ho lavorato in banca e due conti li so fare. Mi ha portato  un esempio: “Acquisti una casa da 100.000 euro noi ti garantiamo una rendita annuale di 6.000 cioè 500 euro al mese.” Mmmmm cioè gli affitti in bassa stagione alle Canarie in media vanno a settimana dai 250/350 in bassa stagione fino ad arrivare a 500 in alta stagione. 
Facile fare uno più uno. Significa che una settimana pagano la mia remdita, e il resto se lo intascano loro. Comodo e disonesto.
Comunque ho detto che io una cifra del genere non la possedevo e pensavo a qualcosa di più piccolo. Occhio a ciò che fa. Cerca di capire il budget e a proporre di tutto. 

Infatti mi ha detto che ha registrato un marchio in franchising per tutti quelli che come me hanno a disposizione 40,000 euro... Ma che strano... “Si tratta di uno "Smoke bar" un bar fatto per famiglie diviso in tre attività: bar, vendita di tabacco e sigarette elettroniche e scommesse di eventi sportivi a Las Palmas!” riferisce PA. Cioè lui e i suoi collaboratori mi dicono che il mercato alle Canarie è saturo di pizzerie bar ristoranti e mi propongono un bar guarda caso col prezzo del mio budget? A Las Palmas poi? 

Vabbe. Ho risposto “Valuto la tua offerta.” Ma lui mi ha chiesto dove risiedo a Corralejo. Gli ho risposto dandogli il nome del residence. Ah si? La sua risposta: “Ho un appartamento proprio li (NdA: ma dai, che caso!). Io ero socio col proprietario dell'agenzia immobiliare che sta a fianco e poi gliel'ho ceduta. Se vuoi ti vendo un appartamento li a 60 mila -in questo residence gli appartamenti vanno da 75 a 90 mila e sono tutti o di persone o dell'agenzia immobiliare- ci vive un mio cliente così lo affitti e ci fai soldi. Solo che questo appartamento ha un difetto. Nella piantina è indicato un muro mentre invece apre su una stanza che non è agibile ma tanto li non controlla nessuno e si affitta sempre.” 

Gli ho detto che non compro una casa che non sia regolare sul catasto perché se volessi rivenderla sarebbe impossibile e illegale... Ma che agenzia immobiliare sono questi? 

Allora aggiunge: “Valuta il mio bar come ci siamo accordati x telefono (ci ha confusi con un'altra coppia a cui ha proposto il bar,  ahahah) che ho nel paese nella zona de El Loco (zona vecchia di Corralejo per lo più colonizzata da italiani) gestito da uno che non ce la fa più e gli faccio il favore di gestirlo e prendere gli incassi.” 

Questo bar e' molto conosciuto a Corralejo anche se poi alla fine affari ne fa pochini. C'è il logo di Vivere alle Canarie e sembrerebbe sia realmente di PA e non di chi spreca il suo tempo dietro il bancone 15 ore al giorno per pochi soldi sufficienti a pagare tutto e vivere degnamente. Prezzo domando?? 
“40,000 euro” la risposta! Ma guarda che caso! Tra l'altro avendoci confusi con un’altra coppia ha chiamato mia moglie con un altro nome... 

A quel punto l'ho ringraziato l'ho salutato e gli ho detto che avrei pensato alle sue proposte (non vedevo l’ora di andar via da li, il più lontano possibile il più rapidamente possibile). 

Arrabbiato come una iena per un viaggio fino alle Canarie per sentire che razza di farabutto è questo PA, mi sono goduto i tre giorni di vacanza a Maspalomas. Tornato al residence faccio conoscenza  con la mia vicina di casa e fra una chiacchiera e l’altra, spiegando la nostra intenzione di volerci stabilire alle Canarie, lei ci dice di stare attenti perché ci sono persone, soprattutto italiane, che fanno truffe a quelli che vengono con le buone intenzioni. In particolare mi ha fatto proprio il nome del loro sito web!! 

Bingo!!!

Mi dice: "Sono conosciuti qui molto bene!! Sono dei farabutti!" E lei dice di conoscere personalmente M.!!! In particolare la zia, sua vicina di casa in Sicilia, che ignara di tutto è anche una sua cara amica! Bene, le ho detto che purtroppo abbiamo avuto a che fare con loro, e lei ha chiesto preoccupata se avessimo firmato qualcosa!! L’abbiamo rincuorata. Non siamo caduti nella rete di PA. 


Tra l'altro sono andato all'agenzia immobiliare dove lui diceva di essere socio e mi hanno detto che di PA non sapevano nulla! Non solo, conoscono le magagne di V.alle Canarie, delle truffe che fanno e di tanta gente che è caduta nell’inganno e si è rovinata.

Che posso aggiungere? Nulla. La storia di Andrea parla da sola, e a lui è andata anche bene, ma a quanti va tutto storto, quanti sono quelli che si ritrovano con case invendibili, esercizi pubblici che non produrrebbero un centesimo di incassi nemmeno a ferragosto o promesse di facili guadagni e rendite milionarie? Tanti, troppi. Sono moilti quelli che scappano alla ricerca di una vita migliore, fuggono da un’Italia alla canna del gas, impossibilitati anche e solo a sperare un futuro migliore. Fuggono e sperano di trovare onesti che li aiutino e invece si ritrovano fra le grinfie di criminali peggiori di quelli che pensavano di essersi lasciati dietro. 
Mettetevelo bene in testa, niente si guadagna facilmente, per tutto, ma proprio tutto, servono anni di duro lavoro e sudore della fronte, anche virtuale, pur sempre sudore.

OCCHIO ALLA TRUFFA!!!



2015/01/19

Je suis Nigeriano


Gli attentati di Parigi della scorsa settimana hanno portato almeno ad un aspetto positivo: la gente si sta interrogando sul rapporto tra le religioni, la situazione della sicurezza in Europa, l’inaccettabile violenza che scuote il mondo.

Mi trovo in difficoltà perché come cristiano vivo una contraddizione: da una parte giustifico la reazione contro chi ammazza senza motivazione (vale per tutti e non solo contro gli integralisti islamici), troverei giusto bloccare le frontiere e espellere persone, dall’altra credo debba valere la legge del vangelo la cui prima regola è di amare il mio prossimo, perdonare le offese, accogliere e non discriminare.

Ciascuno di noi - se riflette su sé stesso con un minimo di impegno - vive questo dubbio e impegnandosi potrà trovare risposte più o meno coerenti.
Ci sono però alcuni punti che vanno sottolineati, altrimenti saremmo degli sciocchi. 
In primo luogo noi ci indigniamo alcune volte, mentre tanti altri contesti scivolano via nell’indifferenza. 12 morti a Parigi fanno notizia, più di 2,000 morti in Nigeria - quasi tutti cristiani, ma anche musulmani – uccisi in nome della religione meritano poca attenzione e vanno in pagina solo per il raccapricciante particolare di bimbe-kamikaze che si fanno saltare in aria. Quanto siamo vicini a questi fratelli che soffrono?

Allo stesso modo assistiamo ed abbiamo assistito silenti a bombardamenti, atrocità, esecuzioni, danni collaterali e disastri in tutto il mondo senza farci molte domande. Spesso chiudiamo gli occhi davanti alla realtà quando ci disturba. 
Così come nessuno vuol prendere atto che con gli attuali tassi di crescita demografica tra 50 anni (non tra 200!) l’Europa sarà a maggioranza musulmana. 

Rileggere oggi cosa scrivevano solo 10 anni fa Oriana Fallaci, Magdi Allam e lo stesso Terzani non fa che confermare che quanto essi affermavano, ovvero che l’aumento della violenza, del terrorismo ma anche di un Islam sostanzialmente inarrestabile e in ascesa sarebbe stato ineluttabile di fronte al disinteresse europeo e questo è quanto sta puntualmente accadendo. 

Voci che però erano state emarginate e ironizzate, eppure avevano ragione. 
Si parla di cancellare gli accordi di Shenghen: la libertà di un continente intero si piega a due terroristi “fai da te”? Non deve succedere, anche se quei patti vanno cambiati e aggiornati, ma soprattutto i controlli vanno approfonditi alle frontiere europee più ancora che al suo interno. 

Solo poche righe sui giornali di questi giorni per ricordare che nel 2014 di oltre 3.000 minori sbarcati in Sicilia si sono perse le tracce, così come di circa la  metà dei 105,000 profughi e clandestini arrivati per quella stessa via. 
Chi c’era o poteva esserci tra loro? Non lo sappiamo e di loro non abbiamo nomi, foto, impronte: nulla. 

L’Europa vuol bloccare Shenghen e non si cura di questi numeri imponenti, che peraltro sono ancora marginali rispetto agli arrivi attraverso le frontiere bucate dell’Est europeo, anche solo dal Medio Oriente? E’ totalmente assurdo!
Per cominciare è quindi necessaria maggiore consapevolezza, documentazione, interesse degli europei per il loro futuro o la nostra sarà solo una guerra di retroguardia destinata alla sconfitta.

Nulla può giustificare la violenza, gli attentati, gli assassini e va tutelata in modo intransigente la libertà di stampa e di satira.  Questa satira, però, dovrebbe anche meritarsi questa tutela perché una barzelletta su Dio spesso fa ridere, ma una vignetta in cui Nostro Signore viene sodomizzato in modo volgare non mi fa sorridere, mi indigna e - se pur devo tutelare chi le disegna - mi chiedo che uso faccia quel caricaturista della propria libertà. Nessuno deve offendere il prossimo, soprattutto in campo religioso, in modo sguaiato e volgare, nemmeno Charlie Hebdo.

2015/01/17

Condannato a morte


Solo scrivere il titolo mi è costato fatica interiore, aborrisco l'atto anche quando in cuor mio potrei pensare che sia la giusta fine per tremendi crimini commessi anch'essi contro un essere umano. Uccidere chi ha ucciso in effetti non sarebbe la migliore soluzione. Si condanna chi uccide e poi si uccide per eseguire la pena. E se condannassimo chi ha ucciso su mandato delle istituzioni? Il boia non è mai colpevole? Come vive un boia, un uomo che ha nella sua coscienza la morte di centinaia di uomini e donne e a volte anche minori.

La pena di morte è la menzogna che la società continua a raccontarsi sulla giustizia. Non è una punizione né una riparazione e non serve neppure a rendere il mondo più giusto. Non è utile nemmeno a legittimare atti come il pagamento di un parcheggio o l’isolamento forzato in carcere. Per giustificarla, dobbiamo essere così sicuri del nostro giudizio da rendere legittimo il legare un uomo al letto e avvelenarlo. Nel frattempo, la pena di morte ci fa sentire onesti e infallibili, a tal punto che riusciamo ad accettarla senza sensi di colpa.

A dir la verità, la pena di morte era la menzogna che la società si raccontava. Potevamo incriminare qualcuno, rinchiuderlo, e infine togliergli la vita. Un uomo era colpevole solo perché era stato giudicato tale. Potevamo gridare alla menzogna, ma il sistema poteva ignorarci perché, in fondo, non avevamo altro. Ora innocenza e colpevolezza non sono più così definitive. L’analisi del DNA ha contraddetto la menzogna, dimostrando l’innocenza di molti condannati a morte, e anche di molti giustiziati. Per delitto e castigo tira una brutta aria.

Da parte di molti, vi è il sospetto che la pena di morte svolga una funzione di pulizia sociale, poiché sono numerosi gli alcolizzati, i malati di mente, gli emarginati che vengono uccisi, mentre a coloro che risultano colpevoli degli stessi crimini ma che vivono in condizioni migliori viene riservata una sorte diversa. Si ha l’impressione di essere davanti a quello che è stato definito un "potere giardiniere", un potere che si incarica di estirpare le erbacce.

Tra le vittime di esecuzioni capitali si contano anche molti perseguitati per motivi politici o religiosi, uomini a volte "colpevoli" solamente di reati di opinione, che non hanno mai fatto uso di violenza né istigato all’uso. In questi casi la pena di morte appare non solo come uno strumento di discriminazione e di arbitrio, ma anche di repressione.

Nonostante il gran numero di condanne ingiuste, c’è ancora qualcuno fermamente convinto che la pena di morte sia legittima. Non c’è da stupirsi, in un mondo in cui il rimorso è temporaneo e il potere della scienza di scagionare si sta affermando solo di recente. Forse la statistica può aiutarci a fare un conto del numero delle perdite dovute alla giustizia impazzita. 

Negli Stati Uniti vengono condannati alla pena di morte, in prevalenza, i neri, spesso i minorenni, non di rado i sofferenti di disturbi mentali, oppure persone che appartengono a più di una di queste categorie.

Nonostante la Corte Suprema degli Stati Uniti abbia stabilito, più di venti anni fa, la incostituzionalità della pena di morte in ragione delle discriminazioni razziali che essa in pratica comportava, un esame del caso dei giustiziati a partire dal 1977 evidenzia come la discriminazione razziale continui ad essere presente.

Più del 40% dei condannati a morte degli Stati Uniti sono neri, nonostante il fatto che i neri costituiscano solo il 12% della popolazione, e la percentuale di neri che si trovano nel "braccio della morte" è in alcuni stati ancora più alta. Osservando le vittime degli omicidi, le disparità emergono con ancora più chiarezza: l’85% dei condannati a morte "giustiziati" dal 1977 sono stati riconosciuti colpevoli di omicidi di bianchi, nonostante il fatto che neri e bianchi siano vittime di omicidi in misura simile. La probabilità che un nero accusato dell’omicidio di un bianco venga condannato a morte è assai più elevata di quella che un bianco venga condannato a morte per l’omicidio di un nero.

Solo nove Stati proibiscono di infliggere una condanna a morte nei confronti di chi è insano di mente o mentalmente ritardato e molti di questi fissano come soglia un quoziente di intelligenza estremamente basso. Dal 1982 oltre 50 detenuti affetti da gravi problemi mentali sono stati giustiziati.

Nemmeno la minore età salva dalla pena di morte: può essere condannato anche chi è minorenne al momento del reato. In alcuni casi la giovane età non viene neppure introdotta nel dibattimento in quanto circostanza attenuante. Negli ultimi cinque anni sono stati giustiziati minorenni al momento del reato in USA, Nigeria, Pakistan, Iran, Iraq e Arabia Saudita.

In Cina alcuni reati politici e di opinione sono punibili con la pena di morte. E’ del tutto evidente che qualsiasi punizione inflitta a chi ha espresso pacificamente le proprie opinioni politiche o religiose costituisce la violazione di un diritto fondamentale per ogni uomo.

L'aspetto spaventoso del problema è che quelli che non sono stati assolti né giustiziati stanno ancora scontando la pena in prigione. In effetti, i condannati innocenti molto spesso finiscono con lo scontare un ergastolo. Cosa capiamo di tutti gli altri casi giudiziari? Direttamente, nulla, i casi capitali sono diversi. Non si può generalizzare. Ma ci danno un’idea della situazione. I detenuti che rischiano la pena di morte sono i più controllati, ma il tasso di condanne ingiuste rimane simile a quello di tutti gli altri casi sarebbe possibile arrivare a una stima abbastanza precisa per un gruppo e mostrare che il tasso degli altri crimini violenti è simile. Non ci sono grandi differenze. 

La pena di morte come deterrente

Un argomento frequentemente usato è quello secondo il quale la pena di morte costituirebbe un deterrente efficace nei confronti di omicidi e di altri gravi reati comuni. Ma è veramente così?

Nessuno degli ormai numerosi studi condotti in materia ha potuto dimostrare la maggiore efficacia della pena di morte rispetto ad altre pene, in ordine a particolari figure di reato, omicidio compreso. E’ del tutto errato ritenere che la maggioranza di coloro che commettono crimini gravi quali l’omicidio calcolino razionalmente le conseguenze delle loro azioni. Gli omicidi sono spesso commessi in momenti di passione, quando forti emozioni prevalgono sulla ragione. Sono a volte commessi sotto l’effetto di droghe o dell’alcool, o in momenti di panico, quando il colpevole è scoperto nell’atto di rubare. Alcuni soggetti colpevoli di omicidio hanno problemi di grave instabilità psichica o sono malati mentali. In nessuno di questi casi è pensabile che il timore di essere condannati a morte possa operare come deterrente efficace.

Vi è un altro grave limite a cui va incontro l’argomento della deterrenza. Anche chi progetta un crimine in maniera calcolata può scegliere di procedere, nonostante la consapevolezza del rischio che corre, nel convincimento che non sarà scoperto. La maggioranza dei criminologi sostiene da tempo che il modo migliore per scoraggiare questo tipo di comportamento criminale non è quello di accrescere la severità della punizione, bensì di aumentare le probabilità di scoprire il delitto e di condannare il colpevole.

Addirittura è possibile che la pena di morte abbia effetti contrari a quelli voluti. Chi sa di rischiare la morte per il reato che sta commettendo può essere, in certi casi, incoraggiato a uccidere i testimoni del suo crimine o chiunque altro possa identificarlo e farlo incriminare.

Infine, i dati sulla diffusione dei crimini negli Stati abolizionisti non dimostrano affatto che la pena di morte abbia provocato il loro incremento. L’insieme dei dati non corrobora in alcun modo la tesi della deterrenza.

La pena di morte viene spesso invocata come strumento utile e necessario per arginare il terrorismo. L'indignazione suscitata da attentati dinamitardi, rapimenti, uccisioni di pubblici ufficiali o esponenti politici, dirottamenti di aerei e altre azioni di violenza a sfondo politico suscitano una comprensibile indignazione; tuttavia, come hanno ripetutamente affermato diversi esperti di lotta al terrorismo, le esecuzioni possono, anziché porre un freno al terrorismo, provocarne l’inasprimento.

I terroristi e gli autori di crimini politici sono motivati ideologicamente e votati al sacrificio per amore della loro causa, e non provano timore per la pena di morte. Inoltre, le attività terroristiche sono pericolose, il terrorista affronta quotidianamente rischi letali e tende a non essere intimorito dalla prospettiva della morte immediata.

Le esecuzioni portate a termine per crimini di natura politica hanno l’effetto di pubblicizzare gli atti terroristici, suscitando l’interesse dell’opinione pubblica e offrendo ai gruppi terroristici l’opportunità di rendere note le proprie posizioni politiche; si rischia anche di creare dei "martiri" la cui memoria deve essere onorata. Inoltre, le esecuzioni vengono utilizzate come giustificazione di ulteriori atti di violenza compiuti per ritorsione: i gruppi armati potrebbero sostenere la legittimità delle proprie azioni dicendo di volersi servire anch’essi della stessa "pena di morte" che i governi sostengono di avere diritto di applicare nei loro confronti.

Il sistema giudiziario è sempre stato minacciato dal fantasma dei detenuti innocenti. Ma non è altro che un sogno irreale. 

A quanto pare, i fantasmi sono qui e ci guardano.