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2013/05/01

E se fosse amore?



Quale amore dovrebbe essere se fosse? 

Troppo facile parlare d'amore. Tutti pensano che l'amore possa risolvere i problemi di questo mondo dove molti, ma non tutti, soffrono, in particolar modo gli italiani che, a leggere le loro storie sui vari social forums, stanno già con l'acqua alla gola, annaspando come disperati alla ricerca di una soluzione, qualsiasi essa sia, per restare a galla, per sopravvivere, e si attaccano anche all'amore per trovare lo stimolo giusto che permette di sopravvivere.

No, non parlo di quell'amore di forma opportunistica, io appoggio te e tu appoggi me e stiamo a galla in questo mare di molle e maleodorante liquido fecale che viene sparso teoricamente a grandi mani dai nostri indefessi politici ma che, in effetti deriva da noi stessi, da quello che abbiamo seminato negli anni passati e adesso tragicomicamente arrivato al pettine come un nodo.

La cicala canta l'estate e la formica lavora per cui l'inverno la formica gode e la cicala muore? No signori miei, stiamo parlando di differenti specie d'insetti, la cicala è destinata a una breve e intensa vita, orientata a tramandare la specie di musicali consaguinei che rallegrano il sottobosco. La formica invece tiene famiglia, molto numerosa, è amore, ma anche dedizione, quel sentimento che le permette di seguire giorno dopo giorno gli stessi passi, le stesse azioni per portare cibo alla comunità affinché tutti sopravvivano in armonia e senza calpestarsi i piedi l'un l'altro. 

E non ditemi che la formica, poverina, è una schiava della regina perchè potrebbe tranquillamente sgusciar via quando meno se lo aspettano per fare che poi non si sa, ma l'importante è l'amore, per se stessi in quel caso.

No, non parlo di questo amore, parlo invece di quello sublime, superiore, sopra ogni cosa per il quale gioisce l'anima e non solo quella. Quell'amore che ci permette di affrontare le prove più difficili e dure che la vita ci riserva prendendola, non dico sul ridere, ma almeno senza metterci a piangere e versare lacrime a scrosci che pare l'Arno nella piena del ‘65.

L'amore a tratti, fermi e decisi, l'amore a linea continua ma con qualche interruzione, per prendere fiato, l'amore che lega indissolubilmente un padre, non già una madre che d'amore ci deve vivere per forza, col proprio figlio.

Che un atto d'amore dice che il figlio è di tale padre e per quello che l'ama salvo poi verificare il dna e scoprire che non è ma.... Ma benvenga l'amore che passa sopra ogni cosa, anche sopra un paio di elicoidali filamenti che dicono tutto e non dicono niente.

Che poi amore diceva qualcuno che deve essere per sempre. E come fai a definire che è per sempre? Si comincia e non si sa quando finisce se finisce o forse si pensa che sia iniziata quella storia d’amore da perderci la testa per poi scoprire che era un calesse come un film del caro Nuti che col calesse è pure andato fuori di testa?

Il mio amore, vorrei dire, l’amore come lo intendo io deve essere casto e puro, suvvia, virtualmente, l’amore non si intende sempre quello fra un uomo e una donna, è amore come detto prima quello del padre col figliuolo ma anche del figliuolo col gatto cane o ranocchio, magari corrisposto a metà, magari solo frainteso ma c’è dedizione e comprensione e questo deve riempire i cuori e pensare che finché c’è amore esiste anche la speranza che tutto possa migliorare. 

Amore è dedizione, amore è anche arrendersi all'evidenza dei fatti, delle situazioni, della consapevolezza che tutto possa cambiare, in meglio o in peggio non è dato saperlo, in una forma che a noi è congeniale in un modo che si possa convivere con esso e arrivare a apprezzarlo, non bollire di rabbia e fastidio ma gioirne. L’amore è quello che avviene dopo l’irruzione casuale e sconvolgente nella nostra vita di un individuo, di un oggetto, di un pensiero reale o virtuale,  l'espressione di un concetto filosofico una casualità assoluta di un incontro fra due entità che si tramuta in un aspetto di un destino inatteso.

Io amo perchè sono vivo o amo per non morire. Non fraintendetemi, io amo, d'accordo.
E se amassi un calesse, torniamo a questo calesse di nutiana memoria, potrei esser giudicato pazzo? Per quale inverecondo motivo dovrei amare un calesse che non corrisponde se non con le sensazioni che io provo per lui, il calesse? Allora non  è amore ma reciproco interesse a convivere (ditemi poi come si fa) con un calesse che non parla, non ride, non piange e meno male, non mangia neppure.

Io amo il mondo, la vita, la famiglia e i figli, il mio lavoro e i sogni, i desideri inconfessabili e quelli che confesso, amo l'aria che respiro anche se mi avvelena giorno dopo giorno, amo l'acqua e la terra, amo il fumo dell'arrosto, amo il tuono e la tempesta, la pioggia e la neve e non odio nessuno. 

E' dunque amore?




Myanmar, ritorno nel paradiso.


Ottanta fotografie scattate in Myanmar, un terra affascinante e unica, poco o niente raccontata e riprodotta. La grandiosita' della Shwedagon Paya di Yangon con la sua cupola dorata alta 100 metri che racchiude all'interno una ciocca di capelli di Buddha. La fierezza delle donne e degli uomini dello Stato Shan che aspirano, come altri gruppi etnici presenti nel Paese, all'indipendenza. Il lago Inle con i suoi villaggi costruiti su palafitte, gli orti galleggianti, i pescatori di etnia Intha, la "foresta" di stupa di Indain. Le antiche capitali Amarapura, Ava e Mingun adagiate lungo le sponde dell' Irrawaddy, nel distretto di Mandalay. La valle di Bagan costellata da migliaia di stupa, un luogo senza tempo dove il moderno non e' mai arrivato. Le maestose Ananda, Shwe Sandaw, Shwezingon e Sulamani pagoda, la dorata Bu paya, e le centinaia di templi di tutte le dimensioni che celebrano ogni giorno la gloria di Buddha. Ma il Myanmar e' anche un paese al cui popolo manca il bene piu' prezioso: la libertà. Una giunta militare ha oppresso per anni la sua gente e ancora tenta di dominare, assimilare e sfruttare i gruppi etnici presenti nel paese. Le foto di questa galleria sono dedicate al premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia, per anni privata della sua libertà e eletta al parlamento del proprio paese aspettando il ritorno alla vita dell'ex Birmania, terra di misteri e di fascinoso oriente.


























2013/04/24

Il mio bambino



Il mio bambino

Tu sei la gioia della mia vita.
Tu sei il sorriso della mia anima.
Tu sei Amore puro.
Più di quanto potrai mai conoscere.
Tu sei la mia benedizione di Dio.
Tu sei il mio dono dall'alto.
Tu sei la mia prova di lui.
Tu sei la sua grazia e amore.

2013/04/21

In nome del Popolo Sovrano


Anche se il titolo pare richiamare l'omonimo film qui non si parla di films ma di questioni serie.

L'ispirazione per scrivere questo articolo mi è venuta dopo che ho letto le motivaioni del popolo bahrainita che manifestava contro il governo oligarchico degli sceicchi che governano la piccola isola Stato. Nel 2011 sull’onda dei grandi moti di rinnovamento che stavano prendendo piede nel mondo arabo, anche i cittadini del Bahrain scendevano in piazza per chiedere maggiore democrazia e rispetto dei diritti umani e civili. L’assenza di una concreta risposta del governo alla richiesta di riforme sociali e civili spinse la protesta a concretizzarsi nella grande manifestazione a Pearl Square. Le domande dei manifestanti erano precise: scioglimento dell’Assemblea nazionale, rilascio degli oppositori e attivisti incarcerati, abrogazione della Costituzione del 2002, restrizioni al potere che la famiglia reale detiene all’interno del Governo, eleggibilità del Primo Ministro, indipendenza dei giudici, libertà di espressione e di stampa. Condivisione delle ricchezze del paese e degli introiti che da esse derivano con tutto il popolo e non con la sola classe al potere. L’aumento della ricchezza non ha avuto, però, una sufficiente distribuzione all’interno della società e ha finito per privilegiare esclusivamente il settore privato –in particolar modo nei servizi finanziari e nell’immobiliare– finendo per generare malcontento diffuso nella società. Il sit-in pacifico dei manifestanti venne disperso da un violento raid notturno delle forze di sicurezza che lasciò a terra numerose vittime e diede inizio alla lunga serie di scontri. 

Per tappare qualche falla del proprio sistemala classe regnante fu costretta a approntare un sistema di welfare  teso a mantenere la calma nelle varie fasce della popolazione utilizzando la grande ricchezza data dallo sfruttamento delle risorse del sottosuolo. Un esempio di tale politica fu la devoluzione di un contributo una tantum agli abitanti all’inizio dei disordini per ristabilire la tranquillità all’interno della popolazione. Probabilmente non bastava.

Una nazione è costituita principalmente dal territorio ove la nazione esiste e dal popolo che forma quella nazione stessa. L’Italia ante 1861 era formata da piccoli o grandi Regni e Monarchie, dallo Stato Pontificio, Ducati e Gran Ducati. L’Italia come nazione non esisteva ancora, ciò non di meno era abitata da un popolo che si sentiva coeso, facente parte della stessa “razza” italica. Presto o tardi, era implicito, si sarebbe trovata la via per unirsi in un unica grande nazione.
Fu il popolo a volere, a desiderare che si trovasse la via dell’unione, fu Garibaldi e Mazzini e gli altri carbonari e no insieme ai Savoia che attuarono questa volontà popolare per far nascere una nazione, senza il popolo i suddetti personaggi avrebbero tuttalpiù organizzato un torneo di briscola.  

Il popolo dunque è sempre sovrano. La nazione esiste perché esiste il popolo e non viceversa. Gli stessi politici non sono altro che parte del popolo che si eleva a rappresentate di questo e ne esplicita i voleri senza arrogarsi alcun diritto accessorio che non sia l’espressione della volontà popolare. Mettersi sotto i piedi la volontà popolare, anche se si ha ricevuto un mandato dal popolo a essere rappresentato, altresì induce il popolo a non accettare le scelte dei propri rappresentanti e a rigettarne i modi e le scelte. Diviene evidente, spiegandolo in parole povere che se io esprimo la mia preferenza per un partito piuttosto di un altro attraverso il voto, le mie motivazioni della scelta non sono semplicemente campate in aria ma si devono adeguare perlomeno a un programma che quel partito politico o rappresentante dello stesso ha prodotto prima che potessi avvalermi del suffragio universale, cioè del mio diritto di voto.

Se tu politico mi convinci in campagna elettorale che farai di tutto per cambiare lo status della casta politica al potere, che abolirai alcune tasse che a me danno fastidio, che mi rimborserai le tasse ingiustamente pagate, che agirai secondo un preciso programma non puoi venirmi a dire una volta eletto che gli equilibri sono cambiati e il tuo programma elettorale va modificato magari togliendomi dei diritti o le aspettative che io, elettore, chiedevo a te delegato a rappresentarmi. 

Sono io che comando non tu. Sono io che decido come e dove tu devi agire e non tu, io attraverso quel programma che tu mi hai fornito e che io, con il mio voto, ho sottoscritto. Un patto silenzioso fra me e te per il rispetto della nostra legge e quella generale in favore del nostro paese, tutto il resto è aria fritta, buono solo a produrre chiacchiericcio domenicale come le comari davanti alla chiesa alla messa delle undici e mezza. 

L’Italia è l’unico paese dell’Europa allargata il cui popolo subisce le scelte della propria classe politica, mentre non riesce a imporre le proprie scelte con il risultato che il malcontento è sempre presente in qualsiasi discorso a cominciare dal clima fino allo sport. 

Il popolo è sovrano dunque? No, non è sovrano, non esercita la propria sovranità come è previsto nella costituzione. Una domanda logica sarebbe: ma che c’è scritto nella Costituzione?   

L'articolo 1 recita :"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."

Non sono un giurista o uno studioso di diritto, vorrei provare comunque a specificare il significato intrinseco e politico di quest'articolo. Innanzitutto partirei dal concetto che l'Italia è una repubblica democratica. Ciò significa che i nostri rappresentanti vengono eletti e che, proprio per questo motivo, non è possibile ricoprire ruoli per ereditarietà e, soprattutto, non è possibile che la carica sia vitalizia ma limitata ad un tempo fissato dalla legge. 

Ma la nostra Repubblica non è più, da parecchi anni, rappresentativa della sua popolazione, anzi risulta essere più simile ad un consiglio d'amministrazione di un grande gruppo aziendale per il cui controllo si azzuffanno centri di potere che manovrano i loro azionisti (tifosi) promettendo chissà quali cambiamenti o piani di rilancio aziendale. I nostri governanti hanno dimenticato di aver redatto la peggior legge elettorale della nostra storia che ha sottratto, di fatto, al popolo sovrano tanto decantato, la possibilità di scegliere con una preferenza personale il proprio rappresentante parlamentare. 

Questi abili falchi della politica hanno sudolamente impasticcato i propri concittadini con le loro strategie di marketing ideologico, che sanno più di reclame che di altro, che sanno più di evanescente che di concreto, e hanno messo su una legge ingiusta che permette loro di designare i rappresentanti parlamentari semplicemente inserendoli al posto giusto e nel collegio giusto. Così per loro il popolo sovrano per finta è diventato un'idea pubblicitaria, un ideale di plastica che ricorda ahimè infausti periodi della nostra recente storia e la nostra res pubblica non è più una cosa di tutti ma solo una cosa di qualcuno che si nutre esclusivamente del potere che è stato lui affidato.

E non pensiate che appartenere concettualmente a una democrazia abbia un significato per qualcuno e una serie di veri da rispettare per qualcun altro. Intanto democrazia non significa nulla. E’ solo una parola vuota, usata come specchietto per le allodole. Se davvero volesse dire qualcosa, allora il popolo sarebbe sovrano. Si dovrebbero designare direttamente i rappresentanti del popolo e mandarli in Parlamento, invece di essere costretti a scegliere fra quelli indicati dai partiti. 

L'articolo 1 allora andrebbe riformulato così: 
"L’Italia è un paese demagogico fondato sull’ignoranza e sull’incapacità di reagire del suo popolo."

Un popolo che non si accorge neppure che i propri diritti fondamentali vengono violati tutti i giorni. Un popolo che non alza la testa. Un popolo che assiste distratto e svogliato allo spettacolo offerto da una classe dirigente peggiore dei cittadini che si arroga il diritto di rappresentare. 
Un popolo morto, in attesa di essere sepolto insieme alla Carta Costituzionale che altri uomini, con la schiena più dritta, con le palle grosse come macigni, hanno preteso e ottenuto, affinchè noi, i figli che avevano in mente, la difendessimo con le unghie e con i denti, insieme a quella libertà cui abbiamo abdicato in nome delle televisioni al plasma e dell’abolizione dell’ICI per beccarci poi l'IMU che e' peggio. 

Un popolo disposto a barattare la sua dignità con il senso del ridicolo, che esulta se il tiranno che lo giostra compra una casa, l’ennesima, per sè e per i suoi cortigiani, anziché pretendere una più equa redistribuzione della ricchezza che non veda il 95% della popolazione schiacciata da un 5% di super-individui che divorano ogni risorsa e prospera a discapito di intere piantagioni di esseri umani, cui non resta che gioire per il letame che generosamente gli viene elargito. Un popolo che dimentica di avere firmato, a centinaia di migliaia, per un disegno di legge di iniziativa popolare, per chiedere almeno una parvenza di legalità, per chiedere se non altro di potersi continuare a illudere di vivere in una democrazia, impedendo perlomeno ai condannati, a chi ha dimostrato di non avere rispetto per le leggi, di farsele su misura. 

Un popolo complice di un Parlamento che accatasta 350 mila firme come scartoffie senza valore sugli scaffali impolverati delle cantine del Senato, mentre il Senato stesso è occupato da briganti che si permettono di dichiarare che della politica non gli importa nulla, perché sono lì soltanto per non andare in galera. Un popolo come e peggio delle cricche che lo governano, a cui non importa di niente se non del Suv, del Rolex, della settimana bianca, delle scarpe trendy, degli occhiali firmati, dell’ultimo modello di smartphone, della scheda grafica per il pc, di contendere al vicino di casa un metro in più nel vialetto di accesso al villino a schiera, di conoscere le persone giuste per saltare la coda in Comune, al concorso abilitante, in ospedale, all’ufficio di collocamento, di fottere un appalto facendo a gara chi fa i regali più costosi all’appaltatore, di organizzare festini al solo scopo di vantarsi degli invitati, magari contendendosi la presenza di un’oca che guadagna ventimila euro a foto solo grazie al suo chirurgo plastico, di un ragazzotto dalle cosce grosse che guadagna trentamila euro al giorno solo perché tira calci ad un pallone, mentre il mondo va a puttane come e peggio di berlusconi e tutti a salvarlo di giorno su internet ma solo fino a quando non è il momento di stapparsi una birra sul divano, la sera davanti alla Champions League.

In Svizzera i disegni di legge di iniziativa popolare sono una cosa seria. In Svizzera il Parlamento fa le leggi e se alla gente non piacciono, la gente alza il dito medio e le fa abrogare. Qui il dito medio lo alzano i ministri, dopo avere bruciato la bandiera e offeso l’inno nazionale. Qui la gente firma, e con quelle stesse firme al Senato ci fanno i rotoli di carta igienica per il culo di Bersani, di Berlusconi, Monti e di Napolitano. L’Italia del popolo sovrano s’è desta, ma si è riassopita subito dopo.

Bisognerebbe cambiare queste leggi che ci opprimono, bisognerebbe che non fosse più possibile vedere le stesse facce finché morte non le elimini dal parlamento, sarebbe auspicabile che nessun cittadino italiano possa candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale. Che nessun cittadino italiano possa essere eletto in Parlamento per più di due legislature. La regola dovrebbe essere applicata subito e essere valida retroattivamente. I candidati al Parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.

Forse io ci sarò, ma l’importante è che ci siate voi, perché io sono uno e non conto niente: voi siete il popolo sovrano.