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2013/10/03

La Terra dei Fuochi


Se ne parla spesso, sui giornali, alla televisione, nei talk show, su facebook. Tutti o quasi tutti ne conoscono le origini, le motivazioni, sono in grado di additare un colpevole o i colpevoli senza essere non di meno capaci di fermare il fenomeno. Parlarne aiuta a evidenziare il fenomeno ma non lo ferma.

Ieri, oggi anche domani continuano e continueranno a bruciare i rifiuti tossici, inquinanti, gli scarti industriali perché lo Stato non ha potere in una terra dominata dalla criminalità organizzata, dalla camorra, dall’omertà. Dove non arrivano le istituzioni arriva la Camorra. Chi sono, chi rappresentano, come si sconfiggono?
La Camorra siamo noi? Si e forse no, dipende da noi, dal nostro modo di essere, dal rifiuto dell’ingerenza di uno Stato curioso, invadente, dal rifiuto a collaborare con le istituzioni, con le forze dell’ordine, dalla corruzione che in quelle terre vive una vita senza vecchiaia. La Camorra rappresenta un tipo di mentalità, che fa della prepotenza, della sopraffazione e dell'omertà i suoi principali punti di forza. Ma in Campania in quel triangolo della morte che spazia fra la provincia di Napoli e Caserta si muore di tumori provocati dai rifiuti bruciati nelle campagne dalla Camorra. Che poi siano loro stessi o emissari, fiancheggiatori, alleati o semplici operai di questa grande e segreta organizzazione, poco importa. 

La Camorra esiste perché siamo noi che permettiamo loro di sopravvivere, di germogliare, di crescere e nessuno, veramente nessuno ha mai pensato che è arrivato il momento di estirparla percché significherebbe mettere in cella una buona porzione della popolazione del sud Italia.


Allora a che serve parlare della Terra dei Fuochi? Credete che servirà per arrestare il fenomeno? Pensate sia utile per guarire i malati di tumore? Credete che il continuo tam tam dei media possa servire a circoscrivere le cosche e ridurle, annichilirle, annientarle, bruciarle come loro fanno con i rifiuti illegali?

Assolutamente no, non servirebbe a nulla. Per risolvere una volta per tutte il problema è necessario guardare lontano. Quanto lontano? Lontano, forse anche alle origini di questa nazione. Alla gente, ai bisogni, ai desideri e anche ai sogni. L’Italia è l’unica nazione europea che non ha un piano adeguato e unico per il trattamento dei rifiuti, che siano tossici o meno. Ogni regione legifera a modo suo, ogni regione decide come meglio operare e spesso, troppo spesso sbaglia. Non solo.
Anche i cittadini di questo stivale sbagliano, si ostinano a sbagliare sapendo di essere nel torto ma continuano in virtù di logiche che hanno poco di coerenza e molto di clientelismo, di baratti. Barattare la vita? Non a quel punto, barattare una vita da disperati per una parvenza di normalità, l’impressione che tutto vada bene anche quando va male. Una serie di piccoli e grandi privilegi in cambio del silenzio. E quasi nessuno denuncia per paura di ritorsioni, “perché si ha paura che facciano qualcosa” dice un bambino perché gli adulti hanno paura solo a parlarne.

Sono questi i comuni interessati dal fenomeno noto a tutti come "La Terra dei Fuochi" un'area di parecchi km quadrati da Acerra a Mondragone.

Ecco il punto è questo. I cittadini non sono vittime di un sistema che non li protegge, c’è anche quello, lo ammetto, ma non solo.  I cittadini sono gli artefici del loro male, sono loro che hanno lasciato attecchire e svilupparsi la camorra. Il confine tra l'appartenenza a un clan camorristico e il vivere in una mentalità camorristica diffusa, il più delle volte è labile ed etereo e, in alcuni particolari ambienti sociali, una divisione netta tra le due cose potrebbe risultare non facilmente rilevabile. Non denunciare chi brucia i rifiuti nei campi significa essere camorristi. Non additare chi sporca, chi getta sacchetti di rifiuti per le strade, chi non li differenzia, chi non ricicla e la lista sarebbe lunga poiché diventa più facile pensare al proprio orticello invece di dare uno sguardo a quello altrui, non si sa mai cosa si può trovare, significa essere noi stessi camorristi. La Camorra siamo noi che lasciamo che essa esista. L’ex Sindaco di Napoli, Rosa Iervolino un giorno rilasciò una dichiarazione allucinante nella sua chiarezza: 
"La camorra non è vicina al potere, è al potere".

Se fosse possibile....

Eppure, anche se non serve a nulla, anche se per cambiare la mentalità della gente del sud ci vorranno decine di anni, eppure qualcosa fa fatto subito. Va detto, va denunciato, va urlato perché la nostra voce si unisca a quella straziante dei cittadini campani, vittime non soltanto della camorra, ma anche dell’ignoranza, della bieca cecità delle istituzioni e di certi media attenti solo a riportare l’evento eclatante, la notizia, quella che fa vendere giornali e moltiplica all’infinito i click della pubblicità .

Ricordatevi che la Terra dei Fuochi è una vasta area che si estende tra la provincia di Napoli e la provincia di Caserta. È così chiamata per i numerosi incendi che vi si propagano. Gli incendi sono sempre di origine dolosa e vengono appiccati per lo smaltimento illegale di rifiuti di ogni genere, compresi pneumatici, coloranti e plastiche. Le nubi tossiche che si propagano nell’aria e gli elementi nocivi che si infiltrano nel terreno hanno dato vita a un’altissima concentrazione di casi di tumori in quelle aree dimenticate da Dio e dagli uomini di legge.

L'area interessata dal fenomeno
Un fenomeno devastante, raccapriciante che da oltre vent’anni semina morte tra la popolazione, per lo più donne e bambini, e il tasso di mortalità è inevitabilmente destinato a crescere. 
Solo negli ultimi tempi la popolazione ha finalmente alzato la testa e ha cominciato a ribellarsi attuando ogni forma di protesta per porre fino a questo scempio, perché in mezzo a tanto iniquità e tanto orrore, ci sono tante persone, soprattutto giovani, che vivono di onestà e non di malaffare pur vivendo in una terra martoriata dalla malavita. È assai disumano quello che sta succedendo in quella terra dove ormai il fenomeno dello smaltimento illecito è del tutto fuori controllo.
Non mi risulta, infatti, che gli animali pur non avendo la ragione, abbiano mai inventato un sistema per autodistruggersi, e in un caso come questo appare chiaro quanto l’uomo sia di gran lunga più irragionevole delle bestie.

E se qualcuno dovesse chiedervi: "Che cos’è la camorra?" Almeno una volta in un viaggio, in un pellegrinaggio, in un treno o in un aereo, in un'escursione o in un itinerario, e almeno una volta nella vita, a un napoletano capita che gli si avvicini un non napoletano e gli chieda "Ma che cos'è la camorra?" Che rispondereste?

La Camorra non è uno Stato o un Antistato. Non ha un potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Non ha una Costituzione. Non ha una Camera o un Senato. Ha un solo potere: quello economico. Che muove fili e persone, leggi e sicari, soldi e imprenditori. Infine dimenticate di ricordare o rappresentare la Camorra come quel film o come quel libro. La Camorra sono persone in carne ed ossa, certo reincarnabili ma anche distruggibili.
E siccome potrebbe riguardarvi, pensate che la Camorra siate voi quando vi si chiede di rispettare leggi che voi non rispettate. L'unica magra, ma necessaria, consolazione è che essa è, e resterà, per sempre un fatto umano. E come tutto ciò che è umano avrà un inizio ma anche una fine.










2013/09/27

New York


Non c'è nulla di più fantastico della Grande Mela, il top del top, New York, New York. Dove vive una popolazione sterminata, spesso afflitta da problemi sociali, dove ricchi e straricchi vivono non molto distanti dai poveri, dove nonostante la ricchezza ostentata trovi tutti gli aspetti dell'esistenza umana e anche oltre.
New York, un caleidoscopio di suoni, colori, voci, visi. Con musei di fama mondiale, le grandi statue, gli edifici immensi, gli altissimi grattacieli, grandi eccessi, emozioni ma anche grandi tragedie umane, delusioni, fallimenti. 

New York cambia ogni minuto e tu cambi con lei e se non sei veloce ecco che ti schiaccia.

New York è un condensato di umanità; il fatto che le persone vivano stipate l'una sopra l'altra conferisce ai newyorchesi quel qualcosa in più. È difficile comprendere quale sia l'ingrediente principale di questo cocktail esplosivo, tuttavia la dimensione iperattiva della città attira sempre più esseri umani. 

New York City è tutto quello che vuoi che sia, ma non importa come la vivi, ricordati che essa può distruggerti. Può trasformare una persona in un invalido mentale velocemente, esattamente come ti trasforma in un manager vincente. Succede tutto senza che tu ne accorga: oggi sei un nulla, domani tocchi il cielo con un dito, sei famoso. Alcune persone possono lasciare un segno, ringraziate la città, altri non possono, non riescono per quanti sforzi facciano.  

Ma questa città, la Grande Mela, come volete chiamarla, saprà trasformare le persone in animali brutti e sporchi. E c'è di peggio, la gente odia gli animali brutti e sporchi. Ho letto una teoria riguardo come nascono i senzatetto in questa città che attira i senzatetto. Persone normali, ieri uomini d'affari, impiegati di successo, managers, gente comune che ha lavorato e avuto una vita. 

Ecco che poi, qualcosa scatta dentro di loro. E si suppone che sia non uno spettacolo glorioso. Urla, urla e pugni all'aria. Camicie strappate e vetri rotti. Confusione. Angoscia. I bambini piangono. Vecchie signore rantolano. I giovani ridono, ecco il mondo progredisce e chi non sa ben afferrarsi al mondo cade, rotola, si danna, si sporca, ecco che non sa rialzarsi, tornare a correre, essere un vincente. E perdono tutto, casa, lavoro, famiglia. Un'animazione di colori vorticosi in aria. La causa? La città. I ritmi frenetici, il desiderio di primeggiare, un rullo compressore che avanza e ti schiaccia e devi continuare a correre se vuoi salvarti.

New York è lìdieci anni di questo luogo possono trasformare l'anima più gentile in un buco nero di insofferenza e rabbia. Forse è stata una brutta tazza di caffè, un paraurti ammaccato, il tempo o di vedersi scippare la borsa o il computer da un ragazzo su uno scooter. Potrebbe essere qualsiasi cosa che spinge una persona fuori dal proprio ambiente, protetto, caldo, simpatico. La spinge fuori, un calcio ben assestato nel sedere e quello cade, cade e non si rialza più.

Potrebbe accadere in qualsiasi momento. La città non ha fretta, aspetta sorniona l'evolversi degli eventi che ti riguardano. Oggi sei un dio domani un poveraccio e niente cambia e tutto cambia, velocemente come era iniziato ecco che finisce. 

Addio sogni di gloria, la tua gloria si è persa in qualche vicolo e tu sei con la faccia nella polvere e davanti a te c'è solo il nulla e la Grande Mela, New York ragazzi, New York!
La città crea un mondo di nemici, una nemesi, nemici e la concorrenza intorno ad ogni persona. New York City è un'avventura. E anche se può distruggere alcune persone, non si può ottenere tutto. Si tratta di un racconto epico, un gioco che nasce e cresce tutti i giorni. 

Non esiste un luogo migliore per farsi assorbire la vita, la creatività e le idee. New York è il luogo dove gli uomini vanno a cercare loro stessi per capire chi sono. 

New York è la storia della natura umana.

2013/09/23

BERLUSCONI


Non è mia abitudine commentare fatti politici su questo blog, la prima ragione era che volevo separare la politica dai fatti di questo mondo, la seconda per non cadere nelle ripetizioni a catena che si osservano ormai tutti i giorni sul web oppure si ascoltano per strada, al bar, sul luogo di lavoro, al supermercato. Insomma un tormentone.

Questa volta mi soffermo sul casus belli di Silvio Berlusconi e della nuova Forza Italia.

Un amico (che saluto) mi ha inviato il videomessaggio di Berlusconi affinchè lo guardassi. Confesso che non era nelle mie intenzioni, anzi gioivo del fatto che dove abito e lavoro non si ricevono (per scelta) i canali italiani. Chiamato a guardarlo e a produrre un commento, sono stato costretto a modificare il mio iniziale pensiero. Ho quindi visto e rivisto il videomessaggio di Berlusconi per coglierne le sfumature. Non mi è piaciuto e trovo necessarie due premesse prima di esprimere sommessamente le mie critiche.

La prima è che mi sono convinto che Berlusconi abbia ragione quando sostiene che contro di lui e le sue aziende- e a prescindere da fatti specifici, su alcuni dei quali è probabilmente colpevole – da ormai quasi 20 anni sia in atto da anni una forte pressione della Magistratura per farlo condannare ed allontanarlo dalla politica. Ci provarono invano già nel 1994, hanno insistito con migliaia di perquisizioni, intercettazioni, provvedimenti, processi, calendari giudiziari su misura ecc.ecc. come mai si era visto a carico di un cittadino e con un modo di gestire cause e processi ben diverso da quello applicato (o purtroppo non applicato) a milioni di altri casi. Una giustizia che diventa politica non è uguale per tutti.  

La seconda premessa è che la sua decadenza da senatore è solo una questione di volontà “politica” perché la giustizia, il buon senso e la prudenza avrebbero voluto che il caso fosse prima almeno sottoposto alla Corte Costituzionale essendo illegittimo applicare una pena ad un condannato – chiunque esso sia - se questa pena non è prevista al momento del presunto reato, ma stabilita successivamente. Lo hanno ripetuto innumerevoli giudici ed esperti forensi, era un modo onorevole per far decantare la situazione e non compromettere il governo, ma il voto della giunta del Senato sarebbe appunto “politico”e così sarà, dove tutti obbediranno alle proprie necessità e interessi di bandiera, così come avverrà in aula. 

Non prendiamoci allora in giro con altre chiacchiere: l’attacco a Berlusconi è l’unico collante di una sinistra che è a pezzi perfino più del centro-destra. Si doveva condannarlo per toglierselo dai piedi, lo si è fatto e lo si farà. Stop.

Detto questo, sono convinto che Berlusconi abbia intorno a sé una corte di gente che pensa innanzitutto ai propri interessi e quando consiglia evidentemente lo consiglia male: la prova è proprio che mercoledì Berlusconi ha fatto un logoro intervento TV, ripetendo tante volte gli stessi concetti ma senza mai “graffiare” né “bucare il video”, anzi. Soprattutto non ha dato dettagli chiari alla gente con cifre e numeri che sono essenziali per far capire l’entità degli attacchi subiti e per spiegare la campagna giudiziaria che gli si è scatenata contro, ripetendo solo parole replicate mille volte. Mi è apparso statico, gonfio, poco credibile, noioso. 

Sembrava proprio quel discorso, in altri tempi, in un'altra repubblica, del Presidente ormai emerito e pure deceduto Oscar Luigi Scalfaro, quel famoso "Io non ci sto!" che è divenuto proverbiale come “risposta” a cinque giorni dall’arresto di Riccardo Malpica, l’ex potente direttore dei servizi segreti del Sisde. Arresto che era avvenuto nell’ambito di una storia di fondi neri e clientelismi. Malpica disse che Scalfaro negli anni in cui era stato ministro dell’Interno (dal 1983 al 1987) aveva percepito cento milioni di lire al mese dai fondi riservati del servizio segreto civile. Scalfaro in quel discorso parlò di “gioco al massacro” e denunciò come quelle accuse fossero una “rappresaglia” della classe politica travolta da Tangentopoli.

L’errore di fondo di Berlusconi, come Scalfaro, è che, sottolineando la sua innocenza, avrebbe dovuto annunciare le proprie dimissioni nell’interesse del paese. “La legge è ingiusta, sono innocente e indignato, ma accetto i termini della sentenza sapendo che gli italiani capiranno il sopruso politico perpetrato ai miei danni, come tanti cittadini che ingiustamente soffrono per questa malagiustizia italiana”. Pensateci: avrebbe spiazzato gli avversari che lo massacreranno comunque in aula tra 10 giorni, con o senza il voto segreto. 

Dopo aver annunciato comunque il proseguimento del suo impegno politico anche fuori dal Senato il Cavaliere avrebbe potuto dimostrare agli avversari di essere una spanna sopra di loro: malconsigliato, invece, Berlusconi ha perso una grande occasione di dare una sberla in faccia ai suoi detrattori. Ci vuole sempre coraggio ad uscire a testa alta e al tempo giusto. Il Cavaliere poteva farlo ma non ha osato, subirà comunque lo stesso risultato tra poche settimane e non avrà in mano un formidabile argomento elettorale e personale da lasciare ai posteri. (Parentesi leggera: quanti di noi sanno di Socrate? Pochi, ma tutti ricordiamo l’episodio della cicuta che lo ha reso immortale, e per Berlusconi  qui non c’era di mezzo neppure il veleno, solo le dimissioni…)

Altro aspetto che mi ha lasciato perplesso quello dell’annuncio della rinascita di Forza Italia. Qui non pretendo di avere ragione, anche perché ciascuno ha un proprio passato ed io sono orgoglioso del mio, ma non si fa nascere un partito per videomessaggio.
Cavaliere, mi permetta  dirle che non si scioglie di fatto un partito senza un congresso, una assemblea, un dibattito, senza convocare i dirigenti, gli eletti, i responsabili ai vari livelli anche per almeno formalmente ascoltare il loro pensiero. Chiedere e sottolineare queste cose non è “il vecchio modo di fare politica” ma semplicemente chiedere un minimo di democrazia interna perché non è logico calare tutto dall’alto, con un “padre-padrone” che decide (o peggio ancora fa decidere) per tutti senza regole.

Ma non capisce Berlusconi che il “cerchio magico” che gli si stringe non disinteressatamente intorno – e lo si è visto con il video – gli fa fare anche puntualmente brutta figura? Ma non si accorge il Cavaliere che è sempre più isolato dalla gente “vera” tra squali, corvi, falchi, colombe e pitonesse? Uno zoo, sembrerebbe, ma fatto tutto di gente non eletta ma “nominata”?
Non bastava… Ho visto le foto e il video della nuova sede nazionale di Forza Italia a Roma: marmi e stucchi, locali prestigiosi tra arazzi e mosaici in S.Lorenzo in Lucina dove – leggo – gli uffici dei dirigenti più sono vicini al “Capo” e più sottolineano la forza ed il potere di chi ci sta (magari anche solo qualche volta, perché in Via dell’Umiltà gli uffici direzionali del PDL poi spesso erano desolatamente vuoti). 

Perdonatemi, sono io forse fuori dal tempo, ma credo che - soprattutto in questo momento - gli italiani siano contro tutte le sedi con specchi, statue e dorature, esaltazione di tanta forma e poca sostanza. 
Sono forse fuori tempo, per me la politica era quella delle idee, dei dibattiti e delle persone libere, una politica che era soprattutto impegno, militanza, sacrifici, dove non contavano solo i soldi e l’autoincensamento al Capo supremo. Una politica che vuol dire stare in mezzo alle persone, agli elettori, ascoltarli e se possibile aiutarli non con gli slogan ma condividendo i problemi. 

Perché in Italia non ci sono solo i problemi di Berlusconi ma quelli quotidiani di una comunità in difficoltà. Non sono cose così lontane, basterebbe lavorarci sempre per farle vivere e funzionare. Anche le sedi, come i politici, devono sempre avere una “anima” dentro o sono e suonano come campane stonate, e di campane così purtroppo ne sentiamo suonare tante, a tutti i livelli.
Parte male quindi questa “Forza Italia” che 20 anni dopo ripropone lo stesso clichè del ‘94 e per lo meno dimostra poco rispetto per chi nel PDL era giunto dopo aver avuto storie diverse e di cui comunque va fiero. 

Bisognerebbe allora discutere seriamente di queste cose, ma mentre a sinistra si sfasciano tra le liti, a destra non è previsto neppure una qualsiasi forma di dibattito interno. In queste condizioni come possono attrarre l’interesse degli italiani e soprattutto dei giovani che certo non possono essere interessati solo con le vicende pubbliche e private di Berlusconi? 

Credo che per molti sia giunta l’ora di una profonda riflessione.