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2015/03/20

Martiri nel secondo millennio


Non si può ignorare l’appello del Papa che domenica ha ricordato il martirio di migliaia di cristiani che ancora in questi mesi sono stati uccisi solo per la loro fede. Lo stesso vale per gli ebrei uccisi per motivi religiosi.

Quello che mi inquieta è l’assordante silenzio della risposta: non un cenno da parte del governo, dell’Europa, dell’ONU, del mondo. Ma come è mai possibile che avvenga tutto questo? Nessuno chiede “occhio per occhio, dente per dente” ma in qualche modo bisogna organizzare una risposta: lo impone la coscienza ad una politica così fredda, menefreghista, “laica” nel peggior senso del termine.

L’Europa non ha voluto riconoscere le sue “radici ebraiche e cristiane” quasi non esistessero, l’America è lontana, fregarsene è più facile che impegnarsi, ma credo sia giunta l’ora per TUTTI di interrogarsi e pretendere di più. 

E’ incredibile come si urli a favore della politica “in difesa delle libertà” ma poi la si intende solo per i gay che possano avere o meno figli, per far crescere embrioni congelati per 19 anni o per le più aberranti pratiche edonistiche e non si vuole invece tutelare la libertà che la gente possa avere una propria religione senza rischiare per questo la vita. 

I media privilegiano sempre alcune campagne, altre sono nascoste o minimizzate e la libertà di religione ne è uno scandaloso esempio.

Se è giusto tutelare anche la libertà dei musulmani di esprimere il proprio credo in Italia e in Europa perché l’UE non pretendere un minimo di reciprocità? 

Dov’è il nostro governo a chiedere questo in Europa? 

Dov’è l’Europa che ha la Mogherini come “coraggiosa” ministro degli Esteri? 

Avete sentito un suo guaito, una sua protesta? Silenzio, forse questa tematica non fa fino per certi “progressisti”. 

Eppure ci sono mille modi per pretendere reciprocità, ma bisogna fare delle scelte economiche, comportamentali, strategiche… e purtroppo non si ha il coraggio di farle. 

E’ triste quanto vergognoso!

2015/03/07

Soldi Sporchi


Quando si guarda a fondo in questioni di corruzione, spesso la realtà va ben oltre la fantasia. Lo scandalo Mose-Expo degli ultimi mesi in Italia ne è prova tangibile. Una Mani Pulite 2, molto più elaborata e articolata, ha mostrato la corruzione sistemica dei controllori e dei super-manager e non solo dei controllati o dei soliti politici di turno. In questo caso tutte le parti in causa hanno avuto un ruolo preciso, senza distinzione tra “buoni e cattivi”. Dalla guardia di finanza al Magistrato delle Acque, ai vari super manager governativi dell’Expo nel gioco a premi fatto di corrotti e corruttori c’era spazio per tutti. Insomma un sistema altamente delinquenziale, che non risparmia nessuno, tranne quei magistrati coraggiosi che pazientemente lo indagano e poi smascherano.

Ma basta spostare la prospettiva e il punto di osservazione verso il Sud del mondo che tutto il “sistema” salta. Almeno agli occhi dell’opinione pubblica dominante, imboccata da media poco attenti, quando non del tutto assenti. In Nigeria, secondo questa logica, la corruzione è causata da avidi politici nigeriani che affamano il loro popolo tenendo per sé i proventi del petrolio. Addirittura estorcendo denaro alle “povere” multinazionali petrolifere occidentali, costrette a subire pur di lavorare e creare ricchezza oltre-confini, perché ovviamente quelle cinesi, di multinazionali, sono ancora più corrotte degli stessi politici nigeriani. Il risultato è un enorme ginepraio di luoghi comuni, disinformazione e scarica barile con cui i governi occidentali e i loro probi governanti possono lavarsi mani e coscienza invocando una assoluta estraneità ai fatti. Ipocrisia senza quartiere per alcuni, arte della diplomazia e della politica secondo altri. Appunto, basta spostare prospettiva e punto di osservazione.

La storia vera che questa graphic novel racconta è quella di un onesto cittadino nigeriano che, come tanti, crede che ci vogliano due partner consenzienti per ballare il tango della corruzione. In alcuni casi il maschio tanghero che guida lo show è occidentale, nigeriana invece – e ovviamente non priva di responsabilità – è la consenziente ballerina.
Dotun Oloko, il protagonista inconsapevole di questa spy story fatta di corruzione, giochi di potere, fiumi di denaro e violenza, ha bussato alle porte di tutti i finanziatori pubblici occidentali per allertarli, metterli in guardia e indurli a intervenire per prevenire una delle più grandi frodi internazionali con soldi pubblici degli ultimi anni. Una denuncia senza quartiere che lo ha portato lontano dalla sua terra. Giocatore involontario di un complicato Risiko tra Africa, Stati Uniti ed Europa, dove nulla è più distinguibile, dove esistono solo nemici da cui guardarsi.

In questo gioco molto più grande di lui, Dotun ha scoperto che non vi è alcun vero interesse a porre fine alla corruzione e allo sperpero di fondi pubblici, a Londra come a Bruxelles. E che chi disturba il controllore, come ha fatto lui, poi finisce nel mirino dei corrotti con il tacito consenso dei finanziatori pubblici. Questa inquietante realtà è stata recentemente certificata dal garante europeo per la privacy, che ha fatto emergere come, dopo aver presentato l’esposto, Dotun e i suoi figli fossero stati   sistematicamente spiati da investigatori privati assoldati dai manager del fondo di private equity tramite cui i governi occidentali hanno investito in Nigeria. L’ufficio anti-corruzione europeo (Olaf) alla fine ha chiuso le sue indagini sul caso con un nulla di fatto, ma la stessa indagine è stata riaperta quest’anno dal Serious Fraud Office inglese, dimostrazione che anche tra i controllori europei pare esserci qualche problema.

La tenacia e il coraggio con cui Dotun si è tuffato nello scandalo ECP non si è però limitata a questo. Insieme a Re:Common, Global Witness e The Corner House Dotun ha aiutato a ricercare e poi formulare un esposto alle autorità inquirenti di Regno Unito, Stati Uniti ed Italia sulla mega tangente di più di un miliardo di dollari che l’ENI e la Shell avrebbero pagato al governo e a vari trafficanti nigeriani e italiani per la licenza del campo petrolifero offshore Opl245. Anche in questo caso le indagini che ne sono scaturite, fino al blocco senza precedenti di più di 200 milioni di dollari dell’ENI a Londra e in Svizzera da parte della Procura di Milano, hanno dimostrato addirittura la possibilità che vi fosse una cospirazione da parte del senior management dell’ENI per defraudare la stessa società – ancora in parte pubblica – beneficiando di una parte della maxi stecca.

Lo scorso settembre la nuova indagine sul cane a sei zampe da parte della Procura di Milano è stata ampiamente riportata da tutti i media italiani e internazionali, e il primo ministro Renzi si è subito sperticato in una difesa (azzardata?) del nuovo amministratore delegato dell’ENI da lui nominato, pur se coinvolto fino al collo nella vicenda. La giustizia farà il suo corso, come si dice sempre in queste occasioni. Ma è importante aggiungere che anche la giustizia sociale perseguita dalla società civile lo continuerà a fare, ispirata dall’operato di persone come Dotun Oloko che, mettendoci la faccia, sfidano i veri poteri forti nel tango corrotto che costoro “insistono” a ballare indisturbati, in Italia come in Nigeria.

La lotta alla corruzione non ha bisogno solo di super-commissari e leggi a tolleranza zero – seppur necessarie – o di una cooperazione effettiva tra le autorità dei vari paesi che oggi è ancora un miraggio: oggi più che mai serve una società civile libera e indipendente che combatta in prima linea senza fare sconti a nessun governo, chiedendo e sostenendo l’azione della magistratura e dando voce e protezione a gole profonde così come a chi voce non ce l’ha. A partire dai milioni di diseredati del Delta del Niger in Nigeria, la cui vita è stata e continua a essere saccheggiata da governi corrotti e multinazionali “tanghere” del petrolio.

2015/03/06

Noi e la Libia

Bisogna essere molto cauti nell’intraprendere qualsiasi azione armata ma non è neppure possibile far finta di niente, subire, non reagire, come stanno facendo in queste settimane l’Italia e l’Europa davanti al caos libico mentre l’ONU sostanzialmente decide di non fare nulla e aspettare gli eventi

D'altronde i fatti di Libia sono anche conseguenze di una politica scellerata nei confronti di Gheddafi qualche anno fa. Francia e USA ne portano per primi la responsabilità, ma come molto spesso succede “non pagano dazio”.

Ma alcune cose si possono fare, subito, davanti all’offensiva dell’ISIS cominciando per esempio a distruggere sistematicamente – vuote! – tutte le imbarcazioni e i gommoni che trasportano i disperati. Lo si è fatto a suo tempo in Albania e si può farlo anche in Libia, perché si sa benissimo da dove partano i viaggi dei novelli schiavisti e questo deve avvenire preventivamente sulla costa oppure un minuto dopo l’avvenuto trasbordo dei clandestini 

Se non lo si fa è perché non si ha il coraggio o la possibilità di farlo e la brutta figura della nostra motovedetta disarmata che deve restituire il gommone a tre tagliagole offende il buonsenso prima ancora della dignità nazionale. 

Se i migranti non sono più una questione umanitaria ma innanzitutto un ricatto politico non lasciamoci ricattare: se si sparge la voce in tutto il Nordafrica che il mare non lo si può più attraversare diminuiranno i passaggi ma se – come oggi – si strombazza in TV che tutti vengono raccolti è ovvio che il traffico si moltiplica.

L’Italia – minacciata direttamente - alzi inoltre finalmente la voce a livello internazionale CON ATTI CONCRETI perché è la Sicilia a due passi dalla Libia, non a Berlino o Parigi.

Per esempio l’Italia rimpatri (o minacci di rimpatriare) SUBITO tutte le nostre presenze militari all’estero, dall’Afghanistan al Libano al Kossovo. Sospendiamo il pattugliamento internazionale in Oceano Indiano (tanto vediamo cosa succede, per ringraziamento, ai nostri due Marò…) e per protesta si lascino tutte le missioni “di pace” (spesso quasi inutili o diventate marginali) e vedrete che qualcuno si sveglierà.

Cominci intanto a dimettersi contro l’ignavia europea anche la “ministro nulla” ovvero la signora Federica Mogherini che sta solo “nella vigna a far da palo” e conta meno di zero a livello europeo, e lo si è visto per la Libia così come per l’Ucraina. 

Un po’ di nerbo, santiddio, non la solita poltiglia italiana che ci fa ridere dietro a livello internazionale!