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2016/03/25

Terrorismo


La realtà è che davanti al terrorismo non abbiamo risposte, non abbiamo risorse, non abbiamo una strategia, non sappiamo che cosa fare. 

La nostra mentalità non capisce il terrorismo, non lo ammette: ci sembra incomprensibile, violento, barbaro, indiscriminato, assurdo scatenare un terrore che non ha logica e se la prende con inermi. In passato in Italia abbiamo avuto periodi bui, bombe rosse e nere con attentati e vittime, ma erano piccoli gruppi di fanatici senza radici e che infatti furono sgominati.

“Questo” terrorismo invece ha ora diffuse complicità internazionali, l’alibi di una religione, ha assoldato kamikaze e finanziamenti senza fine, è cresciuto ormai “dentro” l’Europa dove ha tessuto una rete che gode di omertà, appoggi, simpatie diffuse tra centinaia di migliaia di persone, sicuramente minoranza tra milioni di musulmani europei, ma in crescita esponenziale e virtualmente senza controlli.

Possiamo difendere mille punte sensibili ma è impossibile difenderli tutti. Una bomba in un centro commerciale scatenerebbe il caos e non puoi controllare chiunque entri in un locale, posteggi un’auto o trasporti una borsa. La stessa presenza dei terroristi-kamikaze ha rovesciato la questione: come puoi immaginare che chi ti sta di fianco in quell’istante vuole uccidersi ed ucciderti con lui? Una barriera invalicabile di mentalità, lingua, religione, abitudini, stato sociale che innalza fatalmente nuovi muri e scava distanze.

Non ci sono risposte per un’Europa che si trova in questa situazione anche perché ha perso ideali, anima, volontà di riscossa, unicità di intenti. E’ attaccata perché debole, divisa, attonita, impreparata: non condivide indagini, intelligence, priorità. Abbiamo perso? Sicuramente sì, ma forse possiamo giocare ancora qualche pedina se evitassimo il buonismo inutile e – non siamo forse in guerra? – se si avesse finalmente perlomeno il coraggio di prendere decisioni comuni. Non è possibile che la polizia belga francofona non parli invece con quella fiamminga, che a Bruxelles non si sappia su che cosa si indaghi a Parigi, che uno dei terroristi di martedì era stato preso in Turchia otto mesi fa, estradato in Olanda o in Belgio ma poi comunque rilasciato. 

Ma non si può anche continuare ad ammettere migranti senza identificazione, senza prendere e pretendere (anche “a forza”!) le loro impronte digitali. D'altronde se ciascuno di noi va all’estero deve mostrare un passaporto e chi non ce l’ha deve comunque essere identificato in modo certo: vale per tutti!

Ritorna fortemente il concetto che certamente non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani e allora o arriva una risposta corale, limpida, conclamata, veemente dalle comunità islamiche europee (e non arriva mai, e è grave: anche a novembre in Italia fu flebile e impercettibile) di dissociazione e di protesta o servono leggi nuove, rigorose, adatte alle necessità. Limitazioni religiose, di culto, di espressione? E’ un concetto che fa a pungi con il diritto, ma se siamo in una emergenza tutti i musulmani devono sentirsi coinvolti e responsabili: non è possibile avere pericolose zone d’ombra o dare coperture dove si inseriscono singoli criminali che tali restano, anche se si ammantano di fanatismo religioso. 

E’ tardi perchè ormai in Europa sono troppi? Certo, ma se non fermiamo il flusso o lo regoliamo sarà sempre peggio e definitivamente vinceranno “loro”. Se io, cristiano, comincio a ammazzare la gente la polizia forse non mi arresta e con me i miei complici o fiancheggiatori? 

Il punto è che può integrarsi chi lo vuole (e sicuramente molti lo vogliono) ma quando si rifiuta l’integrazione e anzi l’essere “diversi” diventa un titolo di merito all’interno di una comunità religiosa guadagnandosi il paradiso ammazzando il prossimo, quale deve essere la nostra risposta? Credo che come minimo debba anche esserci la possibilità di detenzioni preventive, identificazioni immediate, espulsioni “vere” e non solo formali, senza ritorno. Se sono vere le cifre di centinaia di militanti ISIS in giro per l’Europa occorrono misure di emergenza fatalmente discriminanti, ma in fondo di legittima difesa.

Vale più una limitazione alla libertà o il rischio di centinaia di morti ammazzati? Purtroppo “loro” vogliono distruggerci, non ragionano, non discutono: odiano. Noi NON dobbiamo odiare, mi ripugna farlo, ma dobbiamo pur prendere atto di quello che avviene e allora - come cittadini italiani ed europei - dobbiamo cercare di difenderci e in questo senso la prevenzione, il controllo, le verifiche su chi arriva sono indispensabili. Non volerlo fare, dimenticare, minimizzare è complicità al nostro suicidio.

2016/03/12

COME SI DISTRUGGE LA DEMOCRAZIA




Snaturare i referendum e le “primarie” significa uccidere un sistema più moderno e diretto di democrazia, impedire alla gente di esprimersi e costringerla a rimanere sempre più dipendente dai vertici di partito allontanando i cittadini dalla politica partecipata e impedendo che possano esprimersi direttamente sulle persone e le questioni importanti.

E’ un discorso serio e complesso ma che va affrontato perché gli italiani non sono più degli elettori analfabeti o ideologizzati e sono sempre di più quelli che volta per volta vogliono distinguere il valore delle singole persone e sui temi etici scelgono di testa propria, senza essere condizionati - come una volta - dai vincoli e dalle indicazioni di partito.

Il REFERENDUM PROPOSITIVO (e non solo abrogativo) sarebbe un sistema eccellente e democratico per sentire il parere degli elettori, ma va tenuto su temi etici chiari o importanti, su “linee di indirizzo” che il Parlamento dovrebbe poi osservare varando leggi conseguenti, non umiliando il sistema referendario che si sta riducendo solo a pareri su questioni di nessun interesse. 

Vi sembra logico spendere centinaia di milioni di euro per votare il 17 aprile sul “Divieto di attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in zone di mare entro dodici miglia marine. Esenzione da tale divieto per i titoli abilitativi già rilasciati. Abrogazione della previsione che tali titoli hanno la durata della vita del giacimento” ? A parte la grammatica claudicante non si capisce nulla della questione e come potrebbero mai i cittadini comuni esprimere un parere sensato su una materia così tecnica? 

Alla fine voterà meno del 20% degli elettori, non si raggiungerà il quorum e quindi il referendum sarà nullo, ma intanto si saranno buttati tempo e denaro. 

Aspetti che non sfiorano una Magistratura sofista che riesce a cancellare tutte le questioni vere per ammettere il voto solo questioni del tutto marginali e questa insensibilità di Magistrati in ermellino la dice lunga sul perché dei problemi del nostro paese. 

Oltretutto il prossimo referendum ha aspetti surreali: la mia regione non si affaccia neppure sul mare, quindi su cosa mai dovrei votare? 

E cosa volete capiscano del quesito gli italiani residenti in Australia o in Argentina, pure loro chiamati a queste dispendiosissime elezioni? (Già, votano anche loro!)

Ma perché i cittadini non dovrebbero piuttosto esprimersi su ben altre questioni, tipo se vogliono o no una repubblica presidenziale, se condividono la nuova legge elettorale, se accettano la porcheria delle liste bloccate con l’eliminazione del Senato. Oppure, perché non si vota sulla eliminazione delle regioni a statuto speciale, il federalismo fiscale, la riduzione dei parlamentari, la responsabilità dei magistrati, le coppie di fatto ecc.ecc. 

Questi sì che sarebbero temi “di indirizzo” importanti e che una nuova Costituzione dovrebbe poi recepire, non un semplice “si” o “no” a un testo costituzionale già preconfezionato – come saremo chiamati a votare in autunno - dove ci sono ovviamente cose buone e meno buone ma che fatalmente diventerà uno scontro politico pro o contro Renzi, pro o contro il PD e quindi non terrà conto della sostanza? 

Una Costituzione deve durare nei decenni, che senso ha il “prendere o lasciare” su un testo votato da un Parlamento tra l’altro delegittimato (perché dichiarato incostituzionale il sistema elettorale che lo ha eletto) e per di più da parlamentari che spesso hanno cambiato bandiera passando da uno schieramento all’altro solo nella speranza di auto-conservarsi?

Ancora più incredibile che per il referendum costituzionale non servirà neanche il “quorum” (che ci vuole invece per le trivelle in Adriatico!) ovvero basterà una minoranza per decidere per tutti e così cambiare la Costituzione: ma vi sembra logico?

LE PRIMARIE sono un altro sistema per permettere di individuare candidati a sindaco graditi agli elettori, ma quello che sta succedendo è semplicemente vergognoso, sia a destra che a sinistra. 

Eppure le primarie sarebbero utili visto che con l’attuale sistema elettorale amministrativo il sindaco dovrebbe avere un ruolo sganciato dai partiti che invece vogliono condizionare ogni aspetto della vita comunale e quindi è importante avere dei candidati che rappresentino la realtà del corpo elettorale..

Ma le PRIMARIE fatte così sono assurde con il PD si sta auto-massacrando cadendo nel ridicolo e è triste vedere il maggior partito italiano che a Napoli sia in evidente collusione con gentaglia che ne falsa il risultato, mentre a Roma migliaia di schede bianche vanno e vengono dai conteggi solo per dimostrare una falsa partecipazione al voto un po’ meno scarsa della desolante realtà. 

Non che a destra si stia meglio: Berlusconi le “primarie” non le ha mai volute, a nessun titolo e a nessun livello, ma il suo “voglio – posso - comando” ha ormai fatto il suo tempo, anche se lui evidentemente non se ne rende conto. 

Anche per questo milioni di elettori restano poi a casa sconfortati, prendendo atto di contare meno di una zoccola che passeggi dalle parti di Arcore.

Nel caos e senza regole condivise tutti si inventano allora le consultazioni “fai da te” con risultati scontati in stile Corea del Nord, ricorsi, candidati sconfitti che corrono comunque per conto proprio. Risultato? Spappolamento degli schieramenti, moltiplicazione dei candidati e nessuna loro vera credibilità. 

Non solo, nei piccoli centri si è scoperto che chi si candida a sindaco - anche prendendo pochi voti e sapendo in partenza di perdere - ha comunque più possibilità di diventare almeno consigliere comunale e quindi di fatto ovunque è tutto un fiorire di auto-candidature.

Un gioco generale al massacro che alla fine premia marginalmente i partiti d’opinione che possono candidare chiunque sapendo che con la loro quota di voti “politici” possono sperare di andare al ballottaggio e poi magari addirittura vincere perché tra i pochi che votano al secondo turno, sempre di meno, prevale l’antagonismo del “contro” (tipo che chi è di destra vota Grillo per far perdere il PD, e viceversa). 

Risultato? Candidati di poca credibilità e nessuna capacità, crisi senza fine delle istituzioni e lenta agonia della democrazia. Sono cose di cui tutti ci accorgiamo ogni giorno, ma sembra che non ci sia più nessuno che veda queste cose e abbia un minimo di contatto con gli italiani normali.

CI STANNO FREGANDO, SAPPIATELO

2016/02/21

Maro', 4 Anni!


Il 19 febbraio sono trascorsi esattamente QUATTRO ANNI da quando i nostri due marò sono bloccati dalla “giustizia” indiana. Quattro anni di privazione preventiva della libertà senza neppure che a oggi siano state formulate contro di loro delle accuse chiare e circostanziate, un capo d’accusa e tantomeno si sia svolto un processo.

E’ inaudito che l’Italia si stia facendo prendere in giro in questa maniera non solo dopo aver svenduto ogni credibilità internazionale, ma soprattutto dopo essere stata fatta fessa per quattro anni da governanti indiani evidentemente molto più astuti dei nostri responsabili politici.  

Basta, per favore,  con i belati di certe fanciulle che – come la Mogherini – due anni fa ci raccontarono “Li riporteremo a casa”: questa è una vergogna mondiale che a causa di politici incompetenti sta coprendo di ridicolo il nostro paese. 

Immaginatevi se gli indiani avessero sequestrato due militari statunitensi, russi od israeliani! Ma noi ci siamo abituati a tutto, non abbiamo un minimo di spina dorsale, di decisione… per questo già sappiamo già che finirà debitamente insabbiata e nel nulla anche l’inchiesta sul nostro connazionale ucciso recentemente al Cairo. 

2016/02/08

Le verità nascoste di Schengen



Le immagine drammatiche che accompagnano i vari TG non possono lasciarci indifferenti e troppo semplicistica è l’opzione di sbarrare (ma regolarmente solo a parole) le frontiere europee. Abbiamo a che fare con esseri umani come noi e il dovere dell’accoglienza è sacro. L’Europa deve saper accogliere, ma proprio per poterlo fare deve darsi organizzazione, fondi e imponendo delle regole, facendole poi applicare e i governanti – a cominciare da quelli italiani – devono togliersi dalla testa l’idea di fare i furbi. Viviamo in una realtà simile a quando si scatena il panico in una sala chiusa: se scappano tutti insieme verso le uscite la gente si schiaccia da sola, se il deflusso è ordinato tutti si salvano.

Bloccare Schengen allo stato attuale significherebbe – al di là della retorica sui sentimenti europei - che l’Italia continuerà ad accogliere un illimitato numero di migranti dal “fronte sud” (e tra poco probabilmente anche dall’Adriatico), migranti che troveranno sbarrate le vie del nord e quindi – respinti – rimarranno in Italia. La prima cosa da fare è quindi decidere o almeno cercare di concordare una linea comune, ma poi soprattutto applicarla.

Se stabiliamo che in Europa devono arrivare solo profughi “politici” bisogna informare tutti gli altri che non saranno più ammessi, ma allora poi gli altri - purtroppo - bisogna veramente respingerli, e non lasciarli quindi partire. Gli oppositori a regimi totalitari (i “politici”) se invece saranno ammessi vanno “verificati” fuori dall’Europa ed incanalati in modo organizzati. Giusto quindi aiutare la Siria e creare l’ “avamposto” in Turchia e/o i centri di identificazione, ma chi non dà le sue generalità controllabili e complete deve sapere prima che non verrà accolto.

A monte il problema è comunque ridurre il numero dei profughi e per fare questo deve risorgere una Europa “politica” ovvero capace di trattare e discutere nel proprio interesse con i vari governi “esterni” a cominciare dalla Siria. E’ criminale sollecitare le guerre civili interne (Libia, Siria) e poi lamentarsi delle conseguenze. Intanto prendiamo atto una volta per tutte che la democrazia e il metodo parlamentare non sono sempre è merce esportabile, che l’ISIS se ne frega di queste cose e quindi imporre i nostri canoni di pensiero agli estremisti religiosi e fanatici è semplicemente impossibile.

In questo quadro l’Italia ha per anni fatto la furbetta sperando che i migranti – incontrollati – sparissero poi al più presto verso Nord e passando così ad altri il problema. Gli altri paesi non sono stupidi e non ci stanno più, ci chiedono di identificare chi arriva (il che tuttora non sempre si fa) e farlo concretamente, non a chiacchiere. A oggi non stiamo riuscendo ma neppure vogliamo riuscirci anche perché è nato e cresciuto il “business del profugo”, la malavita siciliana ci sta sguazzando da un pezzo sui transiti e sulla pelle dei poveracci e non è stato mai lanciato chiaramente l’avviso “Non si entra”, facendolo applicare.

Deve valere questo per i migranti “economici”, termine spaventoso per indicare quelli che comprensibilmente cercano un futuro migliore, ma senza alcun altro titolo per farlo. Certo sono essere umani con i loro diritti ma se si stabilisce che non sono ammessi se non in numero prefissato devono capire che per emigrare bisogna rispettare quote e caratteristiche, basta con l’anarchia.

2016/01/29

A proposito di gender e famiglia


Non so voi, io la famiglia la vedo come nella fotografia in alto. Un padre (di sesso rigorosamente maschile), una madre (di sesso rigorosamente femminile) una nidiata di marmocchi, poi d'accordo, le famiglie moderne sono allargate e vanno doverosamente aggiunti almeno i nonni, qualche zio, i cugini vicini e magari anche quelli lontani che si rivedono una volta all'anno nelle feste comandate, ma sempre di famiglia parliamo. Lo so che sono vecchio ho delle idee che diventa difficile sradicare. Lasciate che resti nel mio brodo e pensatela come volete ma leggetevi il testo sotto, poi magari discutiamo.

Sarebbe opportuno che su di una questione seria come il riconoscimento delle coppie omosessuali e relativi diritti – comprese le eventuali adozioni – ci fosse una discussione seria, ponderata, che vada al di là degli schieramenti partitici. Credo che per inquadrare il problema dovremmo guardarci indietro e chiederci come mai oggi spesso ci lamentiamo di come la nostra società, la famiglia, la comunità sociale registri una terribile involuzione che si ripercuote sulla stabilità stessa del paese da tutti i punti di vista. 

Se andiamo alle origini di questa crisi strutturale scopriremo che alla base ci sono stati anche tutta una serie di atteggiamenti, mentalità, leggi, cedimenti, compromessi che poco alla volta hanno distrutto i principi stessi di una comunità umana e tutti ne possono vedere gli aspetti negativi. Se la droga diventa libera, se i diritti cancellano i doveri, se il senso di responsabilità diventa una presa in giro, se i genitori sono assenti e non sono da eempio, se la scuola spesso non è all’altezza, se le famiglie sono sfasciate, se il risparmio è disprezzato, se a vincere sono sempre i “furbi”, se ogni debolezza o vizio diventa “scelta personale di libertà”, se ci si ammazza per un telefonino e si dimenticano o si cancellano i doveri, alla fine non crolla solo un paese ma – come avviene – soprattutto si incrinano i rapporti tra le persone e le generazioni. 

Per questo la discussione sulle coppie omosessuali imporrebbe di riflettere non solo sui “diritti” dei singoli, ma sulle conseguenze generali che tutta una serie di scelte portano all’equilibrio sociale. Credo che debba essere garantito il diritto degli/delle omosessuali ad esprimere la propria personalità ed avere tutta una serie di diritti di coppia: diritti civili, fiscali, patrimoniali, pensionistici, ma non che le scelte di una minoranza condizionino una intera società. 

Se ognuno deve essere libero di pensarla e vivere come vuole, un conto è una scelta personale, un’altra condizionare con questa scelta persone estranee, come i figli potenzialmente adottati. Diciamocelo con franchezza: esiste oggi una lobby gay che di fatto controlla e condiziona l’informazione, lo spettacolo e anche la politica, per esempio è stato incredibile vedere come siano stati moltiplicati almeno per cinque il numero delle persone partecipanti alle manifestazioni gay di domenica scorsa, senza che nessuno avesse il coraggio di obiettare qualcosa... 

Era sbagliato criminalizzare, emarginare ed ironizzare ieri sugli omosessuali, ma oggi si ridicolizzano quelli che chi chiedono semplicemente la normalità di una società che - se è arrivata fin qui nel correre dei secoli - in fondo è solo perché c’è una differenza naturale tra uomo e donna. In questo senso non servono crociate religiose o anatemi, ma ricordare per esempio che ci sono migliaia di coppie “normali” che attendono per anni un bambino in adozione e di cui non si parla mai. 

Soprattutto ricordiamoci che le donne italiane generano 1,3 figli a testa mentre 2,1 sarebbe il minimo per mantenere la popolazione, eppure oggi Italia non si fa molto per difendere le famiglie, cominciando da quelle “normali”.  Guardate all’estero come si riempiono le culle con una tutela concreta della maternità e del lavoro, con aiuti per le scuole, gli inserimenti, gli asili-nido, i contributi fiscali, le detrazioni... in Italia siamo spaventosamente indietro. 

Perché allora si discute tanto di figli da fare adottare alle coppie gay e non si sveltiscono per cominciare le pratiche di adozione italiane ed internazionali, un “buco nero” con violenze inaudite verso aspiranti genitori e potenziali figli, affogate spesso in un mare di corruzione? C’è mai stato un dibattito consapevole in Italia su queste vergogne burocratiche di coppie che per anni e anni devono attendere senza neppure sapere se verrà loro assegnato o meno un figlio? 

E poi le questioni “scientifiche” dove si è partiti da aiutare la maternità ma per infilarsi poi in una spirale sempre più folle ed economicamente miniera d’oro per cliniche, medici e ricercatori. Anche qui le questioni si giocano sempre sui “diritti”, ma poi nascono e si moltiplicano situazioni sempre più irreali ed assurde: spermatozoi conservati per anni e impiantati nel ventre di no-mamme ma di uteri in affitto, selezione di geni e di genere, crescite in vitro, banche di seme e manipolazioni genetiche, con gente che va e viene dall’estero “perché là è un mio diritto riconosciuto”. 

Sullo sfondo – come sempre - il solito “dio-denaro” per cui se paghi ottieni e puoi, altrimenti aspetti. Per favore, fermiamoci.