<bgsound loop='infinite' src='https://soundcloud.com/sergio-balacco/misty'></bgsound>

pagine

2017/01/15

ALITALIA le radici del fallimento!

Anche il ministro Calenda sostiene e dichiara - come Padoan – cose sante a proposito della Alitalia che da tanti anni è in agonia e ci va giù senza mezzi termini “I dirigenti non sono all’altezza”. Chissà cosa ne pensa il presidente dell’ex compagnia di bandiera, Cordero di Montezemolo, l’onnipresente tuttologo manager parapubblico (o “paraculato”) che passa da un buco industriale all’altro, ma sempre ricevendo interessanti prebende. 

Poi Calenda insiste “Ma non devono pagare i dipendenti”. Giusto se si intendono i poveracci avventizi, un po’ meno per la crosta dorata di tanti (troppi) dipendenti e dirigenti che – come per esempio tanti piloti – hanno ricevuto per decenni stipendi super pur lavorando molto meno dei concorrenti. 

Mentre Alitalia fallisce le altre compagnie aeree hanno intanto superato le crisi e volano alla grande. Dire oggi, per esempio, che Alitalia soffre “per la concorrenza dei low-cost” è ovvio, ma era previsto e sta nelle logiche di mercato, eppure mentre le altre compagnie si sono adeguate Alitalia sprofonda nel baratro.

La crisi Alitalia ha nomi e cognomi anche per le scellerate scelte su rotte e aerei da utilizzare che hanno distrutto una Compagnia da sempre peraltro idrovora di fondi pubblici. Così i numeri sono inequivocabili: a Dubai – per esempio solo dalle 3 alle 4 del mattino - partono in un’ora 21 voli intercontinentali, da Malpensa solo una decina in 12 ore. 

Emirates ha 3 voli giornalieri su Milano sempre pieni, Alitalia ha cancellato l’unico collegamento che aveva, salvo poi piangere per le maxi-perdite. 

L’esempio di Malpensa è infatti un classico esempio di incompetenza ed assurdità, hanno ucciso l’unico vero aeroporto intercontinentale del Nord Italia subito dopo averlo costruito e solo per folli visioni romanocentriche del traffico aereo. Qualcuno pagherà? Non credo, ma certo, pagano e pagheranno tutti gli italiani visto che la “privata” Alitalia in realtà è in mano alle banche che poi vedono di fatto regolarmente ripianati i propri disastri dai risparmiatori e dallo stato. 

E il gioco dell’oca ricomincia, mentre i “dirigenti incompetenti” (parola di ministro) passano da guidare i treni a far volare gli aerei, dalle società partecipate pubbliche ai cantieri, dai telefoni alle autostrade.

Vi stanno fregando, è giusto che lo sappiate.

2017/01/13

Hygge



Viviamo tutti sotto stress, costretti a fare tante cose contemporaneamente, spesso sgradevoli, siamo ansiosi e tristi. Eppure basterebbe ripensare alle priorità della vita,e tentare di vivere al meglio, con il metodo Hygge, secondo le proprie possibilità, con sano realismo, ma anche con determinazione e magari un po’ di entusiasmo. Hygge non è un'idea, è una parola che i danesi, il popolo più felice del mondo secondo il Rapporto Mondiale della Felicità stilato ogni anno dall’Onu, usano da un secolo e mezzo. E che ora è illustrato e raccontato dalla danese Marie Tourell SΦderberg nel suo libro Il metodo danese per vivere felici, Hygge, in libreria e già in cima alle classifiche nel regno Unito. 

Un modo per reagire al buio e al freddo del clima nordico, ma che può funzionare in ogni parte del mondo. “Noi ci riuniamo”, racconta SΦderberg “ci mettiamo comodi e cerchiamo di trarre il meglio dal freddo e dall'oscurità. Aspiriamo al comfort e al nutrimento per l'anima nelle relazioni, nell’ambiente e negli alimenti”. Un metodo che può essere facilmente esportato ovunque perché è uno stile di vita in cui cerchi e trovi gioia nelle piccole cose: la casa, la bellezza, la tranquillità, i bambini, gli affetti, valori comuni a tutti, in ogni parte del pianeta. Hygge, una piccola parola quasi intraducibile che però si potrebbe descrivere con intimità, accoglienza, calore.

Per essere Hygge è necessario riflettere su cosa ci fa veramente stare bene, in testa la capacità di creare sempre e in ogni luogo l’ambiente migliore in modo di accogliere al meglio se stessi, familiari e amici e predisporli alla serenità. Il libro di Marie Tourell SΦderberg, non è un manuale, ma una descrizione del modo di vivere danese, ricco di fotografie e suggerimenti semplici ed efficaci: come cucinare tutti insieme, come condividere gli spazi ideali, come predisporre una tavola conviviale, in breve come godersi la vita, in città e in compagnia. 

Va da sé che, nei momenti Hygge, l’ideale è spegnere computer e cellulari, connettersi solo con chi ci è accanto ed essere realmente in quel luogo in quel momento, predisposti all’ascolto reciproco e alla gioia. Più facile a dirsi che a farsi. Ma tentare si può. “L'erba del vicino non è più verde, negli Stati Uniti, in Italia o in Scandinavia “, conclude Sodenberg “ma è più verde dove si innaffia”.

Che cosa vuol dire vivere Hygge e come riuscirci?

Hygge è la sensazione di un momento piacevole trascorso in buona compagnia. Si verifica quando si è in grado di essere presenti nel momento, quando ci si sente soddisfatti e a proprio agio. Hygge spesso c'è quando si sta insieme a persone che conosci molto bene; persone con le quali puoi essere aperto e sincero. Quando non c'è bisogno di fingere di essere qualcosa diverso da quello che sei.

Hygge è un modo di vivere in cui cerchi e trovi gioia nelle piccole cose. Andare a lavoro può diventare più hygge con una tazza di tè in mano, guardando dal finestrino. Hygge rende le cose semplici più piacevoli.
Vivere hygge significa anche dare priorità alle cose che realmente contano - stare insieme e godersi il tempo con le persone che amiamo, non mettere troppa pressione su noi stessi, il nostro lavoro e il nostro quotidiano, ma concedendoci più hygge nel fare le cose. Molti Danesi hanno scelto di avere molto hygge nella loro vita, e le loro storie ispiratrici si basano sulle cose essenziali che contano davvero.

Contro lo stress, in una parola un metodo di vita. Dove metterlo in atto? In casa, nel cibo, nel lavoro, con gli amici?
Hygge è una parola danese che i Danesi utilizzano molte, molte volte durante il giorno. La usano per descrivere le persone con cui sono, l’atmosfera, le conversazioni. E tutti sanno esattamente quali sono le qualità che rendono hygge queste cose: semplici, rilassate, autentiche, invitanti, avvolgenti, amorevoli.

Hygge non è un'idea, è una parola che usiamo da quasi 150 anni. Ma è diventato un modo per far fronte al buio e al freddo del clima nordico. Hygge è ciò che facciamo per superare l'inverno - ci riuniamo, ci mettiamo comodi e cerchiamo di trarre il meglio dal freddo e dall'oscurità. La parola e l'idea si è diffusa su tutti gli aspetti della vita quotidiana - può essere difficile mangiare in un posto che non è hyggelig, per esempio. Aspiriamo al comfort e al nutrimento per l'anima nelle relazioni, nell’ambiente e negli alimenti. E trovo che praticare hygge mi renda davvero più felice.

Decalogo sintetico per lo Hygge internazionale; come armonizzarlo con i propri usi e stili di vita.

Hygge non è una ricetta o una forma specifica - è una qualità universale che tutti conosciamo, in tutto il mondo. È abbastanza banale come le cose più belle della vita: stare seduti con un bambino appena nato e i suoi genitori a bere il caffè e non fare nient’altro che guardare il bambino. Stare con buoni amici, mangiare bene, ridendo e godendo della reciproca compagnia. Tornando a casa dopo il lavoro, fuori cade la pioggia, si scivola in abiti comodi, si accende una candela e ci si mette in un angolo con un libro e una coperta - è un sentimento universale. 

Ma avere una parola per definire tutto questo, ci rende più consapevoli nella nostra vita di tutti i giorni. "Hygge -Il metodo danese per vivere felici" è fonte di ispirazione su come trovare più hygge nella vostra vita. L'erba del vicino non è più verde, negli Stati Uniti o in Scandinavia – ma è più verde dove si innaffia! E hygge è un invito a portare nella nostra vita più cose che hanno un significato per noi. È un invito a godere di tutte le cose piccole e buone della vita – come il cibo, la famiglia e gli amici, e quando penso all’Italia, mi sembra che voi siete effettivamente molto stimolanti in questo senso. La prossima volta che verrò in Italia, non vedo l'ora di assaporare l’hygge italiana.

2016/12/26

Miliardari si diventa! (meno male)


Non tutti i miliardari sono nati con la camicia.
Il modo di dire “mi sono fatto da solo” può sembrare un luogo comune, ma affonda le sue radici nella realtà.
Con determinazione e perseveranza straordinarie, ci sono persone in tutto il mondo hanno superato le diseguaglianze e ottenuto il successo.
Ecco 19 persone che sono nate povere e sono diventate miliardarie.
Howard Schultz di Starbucks è cresciuto in un complesso edilizio per poveri





Patrimonio netto: 3 miliardi di dollari

Spencer Platt/Getty
In un’intervista con il Mirror, Schultz dice: “Crescendo, mi sentivo sempre come se stessi vivendo dall’altra parte del recinto. Sapevo che le persone dall’altra parte avevano più risorse, più soldi e famiglie più felici. E per qualche motivo, non so perché o come, volevo scavalcare quel recinto e ottenere qualcosa che andasse al di là di quello che la gente riteneva possibile. Adesso mi vedete in giacca e cravatta, ma so da dove vengo e cosa significa”.
Schultz ottenne una borsa di studio per il football americano alla University of Northern Michigan e dopo la laurea iniziò a lavorare per Xerox. Poco dopo, rilevò una caffetteria della catena Starbucks, che all’epoca aveva solo 60 negozi. Schultz divenne l’AD della compagnia nel 1987 e la portò a oltre 16.000 negozi in tutto il mondo.
Nata in povertà, Oprah Winfrey è diventata la prima corrispondente televisiva afro-americano a Nashville






Sara D. Davis / Getty Images
Winfrey è nata in una famiglia povera del Mississippi, ma ciò non le ha impedito di aggiudicarsi una borsa di studio alla Tennessee State University e diventare la prima corrispondente televisiva afro-americana dello stato a 19 anni.
Nel 1983, Winfrey si trasferì a Chicago per lavorare a un talk show radiofonico che sarebbe stato ribattezzato poi “The Oprah Winfrey Show”.
Il presidente dalla squadra di rugby del Montpellier e imprenditore dell’anno, Mohed Altrad, è sopravvissuto con un pasto al giorno quando si trasferito in Francia






Patrimonio netto: 1,02 miliardi di dollari

Alliance Internationale/Flickr
Nato in una tribù nomade del deserto siriano da una madre povera che venne violentata dal padre e che morì quando lui era giovane, Altrad fu cresciuto dalla nonna, che gli proibì di frequentare la scuola a Raqqa, la capitale dell’ISIS.
Altrad la frequentò lo stesso e, quando arrivò in Francia per frequentare l’università, non conosceva il francese e viveva con un pasto al giorno. Però, ottenne un dottorato di ricerca in scienze informatiche, lavorò per alcuni importanti compagnie francesi finché non comprò una società di impalcature in fallimento che trasformò nella produttrice di impalcature e betoniere più importante al mondo, Altrad Group.
È stato nominato Imprenditore dell’anno in Francia e a livello globale.
Kenny Troutt, fondatore di Excel Communications, si è pagato gli studi universitari vendendo assicurazioni sulla vita






Patrimonio netto: 1,41 miliardi di dollari

Jamie Squire/Getty Images
Troutt è cresciuto con un padre barista e ha pagato i propri studi alla Southern Illinois University vendendo assicurazioni sulla vita. Ha realizzato la maggior parte del suo patrimonio con la compagnia telefonica Excel Communications, da lui fondata nel 1988 e quotata in borsa nel 1996. Due anni dopo, Troutt ha fuso la sua compagnia con Teleglobe con un accordo da 3,5 miliardi di dollari.
Adesso è in pensione e investe in cavalli da corsa.
Il magnate russo e proprietario del Chelsea Roman Abramovich è nato in povertà e rimase orfano a due anni






Patrimonio netto: 8,7 miliardi di dollari

Ben Radford/Getty Images
Abramovich è nato povero nella Russia meridionale. Rimasto orfano all’età di due anni, fu cresciuto dalla famiglia di uno zio in una regione subartica della Russia settentrionale.
Da studente del Moscow Auto Transport Institute, nel 1987 avviò una piccola compagnia che produceva giocattoli di plastica, con la quale poté finanziare un’impresa petrolifera e farsi un nome nel settore. Poi, in quanto unico capo della compagnia Sibneft, portò a termine una fusione che la rese la quarta compagnia petrolifera al mondo. La compagnia è stata venduta al titano statale Gazprom nel 2005 per 12 miliardi di dollari.
Ha comprato il Chelsea Football Club nel 2003 e possiede lo yacht più grande al mondo, che gli è costato quasi 400 milioni di dollari nel 2010.
I genitori dell’investitore Ken Langone erano idraulico e barista





Patrimonio netto: 2,8 miliardi di dollari

REUTERS/Rick Wilking
Per pagarsi i corsi alla Bucknell University, Langone ha fatti svariati lavori e i suoi genitori hanno ipotecato la casa.
Nel 1968, Langone lavorava con Ross Perot per quotare in borsa Electronic Data System (poi comprata da HP). Appena due anni più tardi, si associò con Bernard Marcus per fondare Home Depot, anche lei quotata in borsa nel 1981.
John Paul DeJoria, l’uomo a capo di un impero per la cura dei capelli e della Tequila Patron, viveva in una famiglia adottiva e nella sua macchina






Patrimonio netto: 2,9 miliardi di dollari

AP
Prima di compiere 10 anni, DeJoria, americano di prima generazione, vendeva biglietti natalizi e giornali per contribuire al sostentamento della propria famiglia. Fu quindi mandato in una famiglia adottiva e fece parte anche di una banda di strada prima di entrare nell’esercito.
Con un prestito di 700 dollari, DeJoria creò John Paul Mitchell System vendendo shampoo porta a porta mentre viveva nella propria macchina. Più tardi fondò Patron Tequila e adesso investe in altri settori.
Da giovane, l’imprenditore Shahid Khan lavava piatti per 1,20 dollari l’ora





Patrimonio netto: 7,1 miliardi di dollari

Rob Carr/Getty Images
Adesso è una delle persone più ricche al mondo, ma quando Khan arrivò negli Stati Uniti dal Pakistan, lavorava come lavapiatti mentre frequentava la University of Illinois. Khan possiede ora Flex-N-Gate, una delle maggiori società private degli USA, la squadra di football americano Jacksonville Jaguars e la squadra di calcio inglese del Fulham.
Il fondatore di Forever 21 Do Won Chang appena trasferitosi in America ha lavorato come guardiano, benzinaio e barista






Patrimonio netto: 2,8 miliardi di dollari

Getty Images/Alberto E. Rodriguez
La coppia — Do Won Chang e Jin Sook — dietro a Forever 21 non se l’è passata sempre così bene. Dopo essere arrivato in America dalla Korea nel 1981, Do Won ha svolto tre lavori contemporaneamente per far quadrare i conti. Insieme alla moglie Jin Sook ha aperto il loro primo negozio nel 1984.
Adesso, Forever 21 è un impero internazionale con 480 negozi che ricava circa 3 miliardi all’anno.
Una volta Ralph Lauren faceva il commesso da Brooks Brothers





Patrimonio netto: 6,1 miliardi di dollari

G. Paul Burnett/AP
Lauren si è diplomato in un liceo del Bronx a New York, ma più tardi ha abbandonato l’università per entrare nell’esercito. Fu mentre lavorava come commesso da Brooks Brothers che Lauren si chiese se gli uomini erano pronti per cravatte dai disegni più vari e più allegri. L’anno in cui decise di realizzare il proprio sogno, il 1967, Lauren vendette cravatte per 500.000 dollari. Fondò Polo l’anno seguente.
Il magnate dell’acciaio indiano Lakshmi Mittal è di umili origini





Patrimonio netto: 15,3 miliardi di dollari

Reuters/Benoit Tessier
Un articolo della BBC del 2009 riporta che l’AD e presidente del consiglio di amministrazione di ArcelorMittal, nato nel 1950 da una famiglia povera dello stato indiano del Rajasthan, “fondò le basi della sua fortuna in due decenni facendo la maggior parte della sua attività nell’equivalente di un discount del settore dell’acciaio”.
Oggi Mittal gestisce la maggiore azienda produttrice di acciaio del mondo ed è multimiliardario.
Il magnate del lusso Francois Pinault lasciò il liceo nel 1974 dopo essere stato bullizzato perché era povero





Patrimonio netto: 14,7 miliardi di dollari

Anthony Harvey/Getty Images
Pinault è adesso il volto del conglomerato della moda Kering (ex PPR), ma una volta dovette abbandonare il liceo perché veniva preso in giro pesantemente per essere povero. Come uomo d’affari, Pinault è conosciuto per la sua tattica predatoria, che prevede l’acquisto dei marchi più piccoli per una frazione del loro valore quando il mercato crolla. Ha poi fondato PPR, che detiene le case di alta moda tra cui Gucci, Stella McCartney, Alexander McQueen e Yves Saint Laurent.
Oggi, possiede Christie’s, la più grande casa d’aste al mondo.
Leonardo Del Vecchio è cresciuto in un orfanotrofio e ha poi lavorato in una fabbrica in cui ha perso un pezzo di dito






Patrimonio netto: 16,4 miliardi di dollari

Wikipedia/Luck1112
Del Vecchio, uno di cinque fratelli, fu mandato in un orfanotrofio perché la madre vedova non poteva mantenerlo. Lavorò poi in una fabbrica stampando parti di automobili e montature per occhiali.
A 23 anni, Del Vecchio aprì la propria azienda per stampare montature che poi ampliò fino a farla diventare il maggiore produttore di occhiali da sole e da vista al mondo con marchi come Ray-Ban e Oakley.
Il leggendario trader George Soros è sopravvissuto all’occupazione nazista dell’Ungheria ea Londra ha lavorato come facchino






Patrimonio netto: 24,9 miliardi di dollari

Getty Images / ChinaFotoPress
Nella prima adolescenza, Soros si finse figlioccio di un impiegato del Ministero dell’agricoltura ungherese per restare al sicuro durante l’occupazione nazista dell’Ungheria. Nel 1947, fuggì dal paese per vivere con i suoi parenti a Londra. Si mantenne alla London School of Economics facendo il cameriere e il facchino.
Dopo la laurea, ha lavorato in un negozio di souvenir prima di ottenere un impiego come banchiere a New York. Nel 1992, la sua famosa scommessa contro la Sterlina lo rese miliardario.
Dopo la morte del padre, il magnate Li Ka-shing ha dovuto lasciare la scuola per sostenere la famiglia





Patrimonio netto: 30,1 miliardi di dollari

Dario Cantatore/Getty Images
Ka-shing è scappato dalla Cina continentale a Hong Kong negli anni Quaranta, ma suo padre morì quando lui aveva 15 anni, rendendolo responsabile del mantenimento della famiglia. Nel 1950, avviò a propria compagnia, Cheung Kong Industries, che iniziò producendo plastica per ampliarsi in seguito al settore immobiliare.
Sheldon Adelson ha abbandonato il college ed è cresciuto dormendo sul pavimento di un caseggiato di Boston






Patrimonio netto: 33,6 miliardi di dollari
Adelson, figlio di un taxista, è cresciuto a Dorchester, nel Massachusetts, e ha iniziato vendendo giornali all’età di 12 anni, spiega Bloomberg Businessweek.
Un profilo Forbes spiega che, dopo aver abbandonato il City College of New York, “ha costruito una fortuna gestendo distributori automatici, vendendo pubblicità sui giornali, aiutando le piccole imprese a quotarsi in borsa, costruendo condomini e organizzando fiere campionarie”.
Adelson ha perso quasi tutto il suo patrimonio nella crisi del 2009, ma ne ha recuperato gran parte negli anni seguenti. Adesso gestisce Las Vegas Sands, la maggiore società di casinò al mondo, e Forbes lo considera il finanziatore politico di più alto profilo.
Il co-fondatore di Oracle, Larry Ellison ha abbandonato l’università dopo la morte della madre adottiva, e ha svolto lavori occasionali per otto anni






Patrimonio netto: 48,2 miliardi di dollari

AP Photo/Eric Risberg
Nato a Brooklyn, New York, da madre single, Ellison è stato cresciuto a Chicago dagli zii. Dopo la morte della zia, Ellison abbandonò l’università e si trasferì in California per svolgere lavori occasionali per i successivi otto anni. Ha fondato la compagnia per lo sviluppo di software Oracle nel 1977, oggi una delle maggiori compagnie IT al mondo.
Il settembre scorso ha annunciato il proprio piano per dimettersi da AD di Oracle per diventare CTO e direttore esecutivo.
Guy Laliberté faceva il mangiatore di fuoco prima di fondare il Cirque du Soleil





Patrimonio netto: 1,33 miliardi di dollari

Michael Buckner/Getty Images
All’inizio della sua carriera, Laliberté aveva il fuoco in corpo — letteralmente. Il busker canadese suonava la fisarmonica, camminava sui trampoli e mangiava il fuoco.
In seguito tentò la fortuna e comprò un biglietto di sola andata da Québec a Los Angeles per la compagnia circense che a Las Vegas sarebbe diventata il Cirque du Soleil, di cui ora Laliberté è AD.
Il fondatore di WhatsApp Jan Koum puliva i pavimenti




Patrimonio netto: 8,2 miliardi di dollari

David Ramos/Getty Images
Koum è nato a Kyiv, in Ucraina. A 16 anni, accompagnò la madre in California, dove si assicurarono un appartamento tramite sussidio governativo. Per sopravvivere spazzava i pavimenti in un negozio locale.
Secondo l’Independent, Koum imparò l’informatica da autodidatta. Nel 2009, co-fondò il più grande servizio di messaggistica istantanea WhatsApp, che fu acquisito da Facebook nel 2014 per 22 miliardi di dollari.