Nel 1988 uno scienziato americano della NASA, tale James Hansen disse ai parlamentari americani riuniti al Congresso, che il riscaldamento globale antropogenico era alle porte e che i suoi effetti disastrosi si sarebbero manifestati entro il 2100, il National Geographic azzardò un annuncio ancora più clamoroso: cioè che i ghiacci del polo Nord sarebbero spariti completamente, un grande mare nemmeno tanto freddo al loro posto, addirittura nel 2009. Spa-ri-ti. Che dire? Siamo nel 2013 e il Polo Nord sta ancora li, e ci siamo accorti, dato l’inverno che non accenna a finire, abbiamo anche notato che la primavera è praticamente inesistente e l’estate sospettiamo arrivi in ritardo (speriamo di no).
Al tempo tuttavia si impegnarono proprio tutti a venderci la più grande bufala che mente umana potesse mai concebire: Il Riscaldamento globale.
BUCO DELL'OZONO
All’inizio fu il buco dell’Ozono, se si fosse realmente verificato tale evento oggi i tumori della pelle e quelli superficiali avrebbero ucciso la metà della popolazione del pianeta, evento che, come sappiamo, non si è verificato. Basterebbe avere pazienza e aspettare fino al 2100 per vedere se realmente saremo in quella catastrofica situazione prospettata nel 1988: facciamoci un nodo al fazzoletto e riparliamone dopo le vacanze. Che poi non vi viene un dubbio? Quanti avrebbero potuto nel 1988 verificare se realmente la catastrofe si fosse avverata? Nessuno, nemmeno i nuovi nati di quell’anno avrebbero vissuto abbastanza (112 anni) da potersi ricordare la profezia e affermare con sicurezza che il Mr. Hansen aveva visto giusto. E se mi chiedete come poter fare fronte alla, a questo punto, imminentissima, disgrazia, non saprei proprio che ricette darvi.
Certo che l’annuncio deve aver rotto un bel po’ di uova nel paniere degli ambientalisti. Sicuramente li ha spiazzati non poco. L’ambientalismo è servito per decenni come migliore scusa per il controllo delle azioni dei singoli individui, ricattandoli con avvertimenti del tipo: fai questo per la salvezza dei tuoi figli o, se non ne hai, per la salvezza delle foche. Col riscaldamento globale è stato tutta un’altra forza: fallo per la salvezza dell'intero pianeta, il tuo comportamento qui a Milano ha conseguenze a Pechino.
Peccato che a Pechino l’aria è irrespirabile causa inquinamento, tanto che lo smog si potrebbe tagliare a fette come un formaggio molle, ma fosse solo lì, in tutte le maggiori città asiatiche ormai ha raggiunto livelli da guerra chimica. La gente si rinchiude in casa e sigilla con nastro adesivo le fessure di porte e finestre e quelli che non ne possono fare a meno si infilano mascherine e maschere antigas e si avventurano in motoretta super inquinante nei centri cittadini, peraltro soleggiati a differenza dei nostri ancora sotto la morsa del freddo inverno. Quegli avvertimenti degli ambientalisti hanno anche il vantaggio di favorire il superamento dell’irritante ostacolo delle sovranità nazionali. Il riscaldamento globale, insomma, è la realizzazione perfetta del sogno ambientalista: esercitare il controllo totale sulla società e sui comportamenti individuali. Il problema del riscaldamento globale, poi, è così gigantesco che, in realtà, nessuna soluzione è sufficiente a risolverlo, e qualunque cosa si faccia non è mai considerata abbastanza: l’inutilissimo e costosissimo protocollo di Kyoto, ad esempio, è “solo un primo passo” mentre il secondo è stato quel simposio e congresso di Copenhagen che ha sancito come il cittadino, il singolo e non gli Stati sovrani, sono responsabili del degrado e quindi è giusto che paghino aumenti di tasse e balzelli per risanare le sole tasche di chi vorrebbe farci credere che solo così si potrà risanare il clima, che dire, il pianeta tutto. Ma per favore...
Se fossero veri i timori propagandati, la risposta dovrebbe essere una sola: non basta ridurre, ma bisognerebbe interrompere, senza se e senza ma, i nostri consumi delle risorse energetiche del pianeta.
Se si vuole evitare che il clima impazzisca, anche le generazioni future dovrebbero astenersi dal servirsi di quelle che, a questo punto, “risorse” non possono più chiamarsi: la logica ambientalista, insomma, privando dello stato di “risorsa” l’oggetto delle attenzioni degli ambientalisti, toglierebbe a costoro il loro potere venefico. Ecco perché i primi passi sono tutto ciò conta: un veleno, per mantenere il proprio potere, deve essere somministrato in piccole dosi. Se no si muore avvelenati e addio potere. Invece, somministrata la prima dose politicamente accettabile di veleno, e digeritala, si passa alla seconda. La campagna sul clima è insidiosissima a questo proposito: si comincia col vendere l'imminente pericolo e la necessità di agire, quindi si prospettano azioni successive, tutte costosissime e totalmente inutili. Quando la loro inutilità sarà evidente, si dirà che non è stato fatto abbastanza, e che quello precedente era solo un primo piccolo passo. E via di questo passo: in ogni momento, naturalmente, la parola d'ordine è “agire subito”. Tutto questo mi ricorda la famosa pubblicità di un’altrettanto famosa crema per ridurre la cellulite delle donne, ma anche degli uomini, che ne soffrono. Come sappiamo la cellulite è causata da un anomalo accumulo di grasso adiposo in determinate aree del corpo, la natiche le cosce per le donne, la pancia e le maniglie dell’amore per l’uomo.
Ora la convinzione che una semplice pomata possa guarire, quindi rimuovere quelle cellule grasse dal corpo altro non è che una pia illusione, e nemmeno tanto pia. Ora chi la prova è avvisato, anche nel corso della pubblicità che il non seguire pedissequamente i dettami e le regole applicative della pomata non porta i risultati sperati. Tralasciamo quello che dicono, noi sappiamo che in un campione di cento individui, venti avranno dei miglioramenti non già per effetto della miracolosa pomata ma solo per mutate condizioni, autosuggestione chiamiamola, di alimentazione, un’altra ventina perché vengono aumentate le pratiche sportive per accelerare l’effetto (placebo) del miracoloso unguento e la rimanenza non vedrà alcunché per il semplice motivo che avranno sicuramente commesso degli errori che ne hanno inficiato l’efficacia. Funziona tutto a questo modo nel mondo. Non vi hanno forse raccontato le stesse storielle per vincere alla lotteria? O per diventare scrittori provetti? O per essere campioni di sci, di calcio o di lippa?
Ecco cosa dovevamo aspettarci, quelli del National Geographic hanno fatto cadere a terra molto dall’alto per donare all’evento maggiore enfasi, l’intera fiala di veleno: dobbiamo solo aspettare che agisca il suo effetto. Non possiamo più “agire subito’, perché non c’è nulla da fare: abbiamo solo da aspettare 3 mesi. Pazienza, quindi. E memoria. Ma i tre mesi di allora sono trascorsi senza che nulla succedesse, e allora?
PICCOLA ERA GLACIALE
Da un po' di anni abbiamo inverni freddi e macchie solari che si sono ridotte, quindi sembra possibile una correlazione diretta, alcuni analisti non mettono però in dubbio l'esistenza del riscaldamento globale. L'inverno che ancora non se ne vuole andare è stato freddo, con nevicate abbondanti e temperature a lungo sotto lo zero in gran parte dell'emisfero settentrionale. È fuorviante dire che siamo alla vigilia di una nuova era glaciale ma, secondo alcuni scienziati britannici, il calo delle temperature medie invernali potrebbe essere collegato alla diminuzione dell'attività solare, come già avvenuto circa 350 anni fa quando, in corrispondenza della diminuzione e in alcuni anni della scomparsa delle macchie solari, iniziò la cosiddetta "piccola era glaciale".
MINIMO
Alcuni studiosi non coinvolti con Al Gore (meno male) ritengono che esista una connessione tra la scarsità di macchie solari e le condizioni atmosferiche. Questi ricercatori, in uno studioapparso su Environmental Reserarch, si sono avvalsi dei dati registrati dal Cet (Central England Temperature), che risalgono fino all'epoca del Minimo di Maunder, un periodo compreso circa tra il 1645 e il 1715, durante il quale le macchie solari scomparvero quasi del tutto, che coincise con la parte più fredda della piccola era glaciale. In questo lasso di tempo l'Europa, l'America settentrionale e anche l'Asia, subirono inverni decisamente freddi e secondo gli scienziati sta accadendo nuovamente qualcosa di simile.
MACCHIE SOLARI.
L'attività solare nel corso dei millenni ha sempre avuto la tendenza ad aumentare lentamente per un periodo di trecento anni per poi decrescere velocemente nel corso di un secolo. La diminuzione di attività attuale è iniziata nel 1985 e al momento siamo a metà strada verso le condizioni del Minimo di Maunder. Le macchie solari sono aree della superficie del Sole che appaiono più scure del resto della nostra stella, a causa di una temperatura minore rispetto a quella circostante. Il numero delle macchie è correlato con l'intensità della radiazione solare. Negli ultimi cinquant'anni sono stati registrati i valori più elevati.
CORRENTI A GETTO
La scarsa attività del Sole causa un blocco delle correnti a getto, ovvero i forti venti che soffiano a 7-12 chilometri al di sopra della superficie terrestre. Ogni emisfero ne ha una alle alte latitudini e una meno intensa verso l'equatore. Quando la corrente che riguarda il nostro emisfero viene bloccata, sull'Europa arrivano gelidi venti dall'est. (Vi ricorda qualcosa?) E non a caso scritti risalenti al periodo del Minimo di Maunder testimoniano proprio la presenza di forti venti orientali durante gli inverni più freddi, il che rappresenterebbe una conferma delle conclusioni dello studio di questi ricercatori indipendenti. La ragione per la quale il Sole causa l'attenauazione o il blocco di una corrente a getto sarebbe collegata alla quantità di emissioni ultraviolette prodotte dalla stella. I raggi ultravioletti riscaldano la stratosfera, in particolare quella equatoriale che si estende da 20 a 50 chilometri sopra la Terra, dando origine a venti d'alta quota. Altri studi hanno dimostrato che le condizioni di riscaldamento della stratosfera influenzano ciò che avviene nella troposfera, che è lo strato dell'atmosfera nella quale agiscono le correnti a getto.
RISCALDAMENTO GLOBALE
E' bene ricordare che l'inverno che ancora non trascorre è stato catalogato come il quindicesimo più freddo degli ultimi 160 anni in Europa, ma in realtà viene anche classificato come il quarto più caldo di sempre. Il 1864 fu l'anno con le temperature invernali più rigide, ma l'anno successivo, ancora in una fase di scarsa attività solare, fu registrato il terzo inverno più caldo dei 351 anni di dati del Cet.
Tutte e quattro le agenzie che registrano la temperatura della Terra, tre in Usa e una in Gran Bretagna, riferiscono che questa è diminuita di 0,9 gradi Celsius nel 2012, il cambiamento più rapido finora registrato con strumenti, che ci fa tornare alla temperatura del 1930. ''Se la temperatura non torna presto a risalire, dobbiamo concludere che il riscaldamento globale è finito”.
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