Vi siete mai chiesti per quale motivo i voli diretti dall'Europa in Thailandia sono stracolmi di attempati uomini per lo più single, in gruppi, in comitive formate da persone con le stesse passioni?
No? Ebbene adesso vi illustro la situazione pertendo da una mia personale esperienza.
Tranquilli, la mia "esperienza" è quella di un viaggiatore che si trova, suo malgrado, a dover dividere parzialmente il volo verso casa con queste orde di assetati violentatori di ragazzine e ragazzini thailandesi.
Procediamo con ordine e calma.
Martedi 28 Maggio 2013, l'aereo di una famosa compagnia teutonica decolla in orario da Saigon, Vietnam, diretto a Bangkok capitale della Thailandia. A bordo il settanta per cento sono thailandesi che lavorano in Vietnam, un altro venti per cento turisti vietnamiti che sperano di trascorrere una bella vacanza a due passi da casa. C'e' da dire che fra Thailandia e Vietnam non esistono grandi differenze. Il vietnamita va in Thailandia per il gusto di poter dire d'esserci stato.
Il resto dei viaggiatori sono sia turisti che lavoratori che rientrano in Europa.
A Bangkok si scende tutti, riforniscono l'aereo, lo puliscono, sostituiscono l'equipaggio, tutto nuovo. La sosta è di poco più di un'ora.
Martedi 28 Maggio il gruppo più numeroso è costituito da un centinaio di uomini, per la maggior parte tedeschi e italiani, soli, apparentemente non si conoscono fra loro. All'imbarco occhiate sfuggenti, risolini, ammiccamenti. Appena a bordo ecco che viene fuori la verità. Nel 747-400 ci sono, in business e in prima classe tre coppie di sedili, in economica 3-4-3.
Accanto a me un uomo dall’apparente età di una cinquantina d’anni. È italiano. Io parlo con il personale di bordo in inglese, leggo un giornale in inglese, ho in mano riviste in inglese, il viaggiatore non intuisce la mia nazionalità. Capisce che se parla italiano io non posso capire. Siamo seduti nella fila di sinistra, io accanto al finestrino, lui sul corridoio. Alla sua destra un altro assatanato, anch’egli italiano. Dietro altri due, altri della stessa comitiva sono in classe economica. Al momento del decollo tutti ai propri posti, in silenzio e forse anche paura (non io che volo da trent'anni).
Decollo perfetto, quasi non ci si accorge che il mastodontico re dell’aria si solleva progressivamente nel cielo fino a non riconoscere più la forma della città immersa nel buio della notte asiatica.
Entriamo nelle nuvole, qualche turbolenza, la spia “allacciate le cinture” resta illuminata qualche minuto più del solito, a bordo non vola una mosca.
Non appena la spia si spegne ecco che la vita a bordo rifiorisce, si riaccendono le luci, qualcuno si alza, il mio vicino di sedile si alza incurante dell’hostess che gli si avvicina con il vassoio delle bibite. Lui si ferma a chiacchierare con l’altro uomo nel primo sedile oltre il corridoio. Da quello che posso sentire parlano delle conquiste, delle vittime, delle povere, è il caso di dirlo, ragazze e non solo, che sono cadute sotto le fauci affamate di questi conquistatori sessuali che non provano alcuna vergogna in quello che fanno. Sicuri che nessuno li capisca parlano anche alzando il volume, un altro passeggero si avvicina, ascolta, poi partecipa alla discussione, ricordando particolari scabrosi, dettagli vomitevoli, parlano di ragazze ma anche di bambini, di giovani vite strappate alle famiglie per quattro soldi che per le famiglie delle giovani vittime rappresentano i bisogni di mesi e per gli orchi un pasto in un buon ristorante europeo e forse nemmeno quello.
Mi vergogno per loro, sono certo che altri su quell’aereo dividono le stesse vomitevoli esperienze. Sono scioccato. Ancora di più quando scopro che anche i due attempati turisti, all’apparenza, tedeschi, hanno le stesse esperienze, conoscono gli italiani, ridono e scherzano insieme e quando il tedesco accenna a qualche parola in inglese dato il proprio livello limitato di italiano, gli altri lo zittiscono immediatamente, altri potrebbero capire. Si scopre così che sono ancora tanti gli italiani, nonostante ci siano le leggi contro questo tipo di reati, che continuano a recarsi all’estero, utilizzando vettori stranieri, per farla franca, per non essere riconosciuti all’arrivo, che viaggiano per cercare emozioni forti, un turismo sessuale che continua a crescere e che troppo spesso riguarda anche minori di età. In diverse zone del mondo, quelle più povere e in cui regna l’ignoranza. E dove a dettare legge è solo il denaro.
Che schifo, che schifo, che schifo.
Leggo su internet che il turismo sessuale avanza, quello relativo ai minori rappresenta ogni giorno che passa una fetta più importante del “mercato”. Sono diversi i Paesi dove con pochi euro è possibile comprare un bambino, la Thailandia non rappresenta l’unica piazza dei traffici abominevoli di questi maniaci del sesso con i minori, una vera orda di malati che vanno fermati al più presto, il Laos dove la povertà si sente, si annusa, si incontra a ogni angolo di strada, sulle vie del centro di Vientiane o nelle estreme periferie visitate ancora da pochi turisti la cui maggior parte sembra sia costituita da moderni orchi appassionati di sesso estremo con bambini di ambo i sessi, in questo trucido mercato del sesso e della violenza dei minori non ci sono grandi differenze.
Che schifo, che schifo, che schifo.
Restano il Brasile, per esempio, la Repubblica Dominicana anche Haiti dove il terremoto ha contribuito a acuire il senso di disagio e bisogni della popolazione anche attraverso la vendita di giovani vite ai moderni orchi.
E poi Cambogia e Filippine. E nessuno fa niente: le autorità locali troppo spesso hanno altro di cui occuparsi. Conoscono il fenomeno, ma si voltano dall’altra parte: fanno finta di non sapere.
PS Alla fine quando stavamo preparandoci per sbarcare a Francoforte mi sono girato e ho salutato in perfetto italiano il maiale a fianco a me, è sbiancato come se fosse stato lavato col dixan.
PS Alla fine quando stavamo preparandoci per sbarcare a Francoforte mi sono girato e ho salutato in perfetto italiano il maiale a fianco a me, è sbiancato come se fosse stato lavato col dixan.
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