C’è chi dice che il racconto sia una delle forme letterarie più difficili, e io mi sono sempre chiesto il perché di questa convinzione, visto che a me pare uno dei modi più spontanei e fondamentali dell’espressione umana. Dopotutto, uno comincia ad ascoltare e a raccontare storie sin da piccolo, senza trovarci nulla di particolarmente complicato. Tutti raccontiamo storie da una vita, fin dall’infanzia quando ci si inventava storie da raccontare a mamma e papà per giustificare le marachelle.
La storia che vi voglio oggi raccontare riguarda un’amicizia, l’inizio di una bella amicizia nata in modo casuale, direi pittoresco, una amicizia vera e spontanea, di reciproco rispetto eppure di confidenza, di complicità. Qualcuno ebbe a dire tempo fa che la sintesi è indizio di genialità. La sintesi di una amicizia quali indizi porta? Un rapporto spazio tempo situato in un punto qualsiasi del nostro universo personale e temporale al cui interno si muovono le figure che si incontrano, avvicinano e allontanano senza che noi possiamo o vogliamo far nulla per cambiare il corso delle cose? Mi muovo dunque in uno spazio limitato; racconto questa storia nel modo più conciso possibile eppure affascino, o mi illudo di affascinare e attrarre il lettore affinché abbia a gioire con me del ricordo di un’amicizia nascente che ancora pervade come un’alea di mistero su tutto. Amicizia è rispetto.
Era giugno inoltrato, dalle parti di Civitavecchia. Banalmente parto da un incontro di lavoro. Le consuetudini, le regole, sono sempre le stesse, giacca, cravatta, sorridere sempre anche quando sembra che vada tutto a rotoli, positività a vagonate, da una parte un cliente da convincere, dall’altra un venditore che deve convincere. Il fine è sempre lo stesso: vendere. Non importa se frigoriferi agli eschimesi o forni agli africani, la capacità del venditore è vendere e per farlo l’aspetto è uno dei più considerati.
Lui arrivò in pantaloni corti, al ginocchio, una specie di eleganti bermuda, scarpe basse tipo timberland, camicia e palmare, una borsa se ben ricordo. Occhiali da sole, qualche brochure, tanto per rendere l’idea, il resto tutto in testa. Decisi su due piedi che potevo fidarmi, non chiedetemi perché, sapevo che sarebbe stata la scelta migliore e così fu. E siccome da cosa nasce cosa ecco che siamo diventati amici, e quest’amicizia seppure da lontano, perché la vita divide, continua ancora oggi che son passati anni.
I dipinti che seguono sono frutto dell’ingegno e dell’arte della sua compagna di vita, una volta si assegnava d’ufficio un matrimonio per forza, anche se non c’era, perché certe consuetudini sono dure a morire, invece le persone restano legate anche senza il pezzo di carta, se c’è l’amore tutto il resto non conta.
Godiamoci la carrellata di dipinti di Federica Mele, oggi sono pochi a sapere chi è ma domani...
Un giorno di pioggia: Piove, alza lo sguardo, piove dentro i tuoi occhi. Cammina solitaria, il tuo impermeabile rosso ti protegge. |
L'indifferenza: Essere vicini non vuol dire camminare insieme |
L'incontro. Ci si incontra, così per caso, in un giorno di pioggia uno scambio di sguardi, gocce che cadono ad una ad una si mescolano, si asciugano. Non resta nulla. |
Tentazioni pericolose, in realtà questo acquarello mi è stato commissionato da un amico diventato scrittore. È stato un momento emozionante. |
Pericolosa tentazione. Mi veniva in mente l'ultima frase della poesia l'infinito di Leopardi: "e il naufragar m'è dolce in questo mare". Avrei voluto naufragare dolcemente in questo stagno. |
31 dicembre 2012: silenzio, crepitio di foglie, solitudine nel parco. Un vento gelido accompagna la fine del vecchio anno e nessuna speranza riscalda il nuovo. |
La terrazza di Enza: Adoro Grottaglie e le sue Ceramiche. Il sud di Italia possiede una bellezza e una creatività che nessuno riuscirà mai ad eguagliare. |
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