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2013/06/09

Complotti e bufale organizzate



Ogni epoca ha la sua bufala. Quando ero bambino si parlava dell'alieno di Roswell, poi quando sono cresciuto è stato il periodo dei cerchi nel grano e ancora degli UFO (anche se a questi ultimi un po' ci credo), poi fu la storia del finto sbarco sulla Luna, organizzato, dicono le voci complottiste, dalla NASA in un capannone dalle parti di Cape Canaveral e quindi passando attraverso altri complotti organizzati, includendo i poteri forti e le stragi di Stato, passando da Calvi impiccato a Londra sotto il ponte dei Frati Neri, mai associazione di eventi e nomi fu così azzeccata, che fosse anche un buontempone il Calvi? E che dire delle Twin Towers l’11 di settembre 2001 e quegli aerei usati come armi di distruzione di massa. Armi sulle quali tutti noi viaggiamo spesso (chi più e chi meno) e nessuno pensa che realmente siano delle armi, in particolare nelle mani delle persone giuste e non in quelle criminali di terroristi e violentatori.

La bufala in quel caso fu pensare o credere si trattasse di un evento organizzato, penso all’esplosivo che qualcuno affermava di aver visto piazare nell torri gemelle per farle crollare al momento giusto e per giustificare la guerra contro i Talebani, Saddam Hussein e l'Iraq e magari anche con un occhio al regime di Teheran. Bufale, bufale e sempre bufale.

Oggi, complice internet le truffe, i complotti e le bufale riempiono la nostra giornata, conviviamo con esse tanto da arrivare a credere che sia tutto vero quello che ci propinano in nome di una verita' che non e' mai la verita' piuttosto una fandonia addomesticata affinche' i poveri di spirito o creduloni oppure boccaloni abbocchino all'amo e condividano il verbo non si sa bene quanto divino.

Siamo disinformati, ammettiamolo tutti, e in questa disinformazione sguazzano coloro i quali vorrebbero farci credere tutto e il contrario di tutto, poco male se si tratta di argomenti a cui noi crediamo fermamente, quelli insinuano il tarlo del dubbio e va a finire che ciò che pensavamo reale magari non lo è, si tratta di una colossale bufala e nemmeno lo sapevamo. La disinfomazione è il male del nostro tempo, verrebbe da dire secolo ma è appena iniziato, possiamo dire degli ultimi cento anni? Nemmeno, la vera bufala di massa viaggia di pari passo con il sistema comunicativo maggiormente all’avanguardia e allora parliamo di internet, la rete, il web, l’unico vero e incontrollabile sistema per condizionare i polli, non quelli da pollaio che giornalmente finiscono alla griglia o lessati sulle tavole degli italiani e di molti altri cittadini del mondo, no, i polli intesi come i creduloni che ormai pullulano sulla rete, abboccano agli ami tesi da pescatori temerari che li pescano in prevalena su facebook dove, si sa, tutti credono a tutti se lo dice facebook.

E questo è un problema, innanzitutto perché il dilagare di siti di news non professionali causa sempre più disinfomazione che nel tempo diventa realtà, e poi perché diventa sempre più difficile trovare fonti davvero attendibili, tra giornalisti poco professionali, ne conosciamo tanti, molti messi li da qualcuno che..., altri raccomandati da... e senza contare quelli che hanno avuto un’abbondante dse di fortuna nonché di posteriore a mandolino per finire al momento giusto nell’unico posto sbagliato ove potevano capitare, e quindi eccoli qui questi finti giornalisti che non andrebbero bene nemmeno in uno dei miei romanzi che pubblicano articoli senza controllarne le fonti, per non parlare di blogger di parte che pubblicano solo boiate pazzesche che portano proselitismo e naturalmente acqua al loro mulino.

Non c'e' notizia al mondo che non sia stata addomesticata da una fetta di pseudo profeti del giusto e della corretteza, dell'anti frode e antibufala che sono invece disinformati con intenzione e magari anche un pizzico di prevenzione. Questo nostro paradiso della rete un tempo riservato a chi un computer lo sapeva usare per lavorare e produrre si sta lentamente trasformando in un inferno, e col dilagare degli smartphone -da smart che significa intelligente, anzi sveglio, immediato, capace- di facile utilizzo anche per il più pigro dei cretini e l’abbassarsi dei costi di connessione il tutto è destinato a peggiorare. Peggio va con Facebook che distribuisce una pletora di bufale al cubo senza che nessuno, o pochi, si attrezzino per evitare la diffusione di certe notizie.

Ecco perché penso che oggi sono pochi quelli in grado di comprendere con immediatezza l'origine bufalica di certe notizie e avvisare per tempo chi non comprende e prende per vero tutto quello che legge. Internet dovrebbe essere un baluardo di informazioni, una roccaforte della verità che invece troppo spesso difetta, preda di imbroglioni e buontemponi che si dilettano tutti a prenderci per i fondelli, bisognerebbe dire per il culo ma la volgarità non sarebbe ammessa, bisognerebbe organizzarsi passare all’attacco delle bufale piccole o grandi che siano, noi che siamo così bravi a trovare le istruzioni per emulare lo scacciapensieri della nintendo su un pc di ultima generazione invece non siamo capaci di riconoscere la bufala che di nuovo non ha assolutamente nulla, tanto il clichè è sempre lo stesso e la trama anche, il solo fine l’abbiamo già detto quale dovrebbe essere, sentiamoci, anzi sentitevi tutti gabbati, io per fortuna sento puzza di bruciato anche in un tortino alla crema.

Ecco dunque una carrellata di bufale famose e meno famose abbastanza recenti e che facciano sorridere, spero, nello scoprire l’origine bufalina. 

Gli Alieni di Orson Welles 

La bufala più famosa è senza dubbio quella di Orson Welles. Fu ideata per il 1 aprile 1938, il celebre regista americano progettò uno speciale programma radiofonico. A causa di problemi tecnici, però, non fu possibile mandarlo in onda quel giorno. Welles non si arrese e qualche mese dopo, più precisamente il 30 ottobre, la radio trasmise una adattamento radiofonico del romanzo di fantascienza di H.G.Wells "La Guerra dei Mondi": radiocronaca dello sbarco dei marziani.
Welles sapeva che la CBS trasmetteva su frequenze vicine a quelle della più seguita NBC, dove nello stesso momento andavano in onda le trasmissioni di Edgar Bergen e Charlie McCarthy, ma sapeva anche che Bergen, in un momento ben preciso della sua trasmissione, mandava sempre in onda uno stacco musicale durante il quale il pubblico tendeva a cambiare stazione: è in quel momento che Welles decise di far atterrare i suoi marziani. La scelta si rivelò efficace perché gli Stati Uniti piombarono nel caos. I centralini radiofonici delle stazioni di polizia e dei giornali furono invasi da centinaia di telefonate, qualcuno tirò fuori la maschera antigas, le strade si svuotarono e le chiese si riempirono. Secondo la testimonianza di molti collaboratori, tra cui l'assistente personale Alland, l'executive della CBS Davison Taylor piombò in camera di registrazione dopo 15 minuti rivolgendosi a Welles esclamando: "Per Dio, interrompi questo coso! Là fuori la gente è impazzita!". Poco dopo Welles rispose al direttore generale della CBS Paley (giunto in ciabatte e accappatoio) che gli intimò di chiudere la trasmissione: "Interrompere? Perché? Devono avere paura, mi lasci continuare!" Salvo poi dichiarare il contrario in tutte le interviste successive.

Credendo che gli eventi descritti nella trasmissione fossero autentici, gli ascoltatori del programma furono presi dal panico, senza capire che si trattava in realtà di un semplice spettacolo radiofonico. La vicenda narrata nel romanzo venne interpretata da Welles come una reale radiocronaca, con l'unico intento di risultare avvincente per il pubblico. L'adattamento del romanzo simulava infatti un notiziario speciale, che a tratti si inseriva sopra gli altri programmi del palinsesto, per fornire aggiornamenti sull'atterraggio di astronavi marziane a Grovers Mill (New Jersey). Il risultato fu fin troppo realistico e andò oltre le aspettative dell'autore stesso. La vicenda si trasformò tuttavia in un enorme ritorno pubblicitario per Welles, tanto che la RKO si fece avanti proponendogli un contratto per la realizzazione di tre film a Hollywood.

L’Autopsia del Falso Alieno

Nel 1995, decine di milioni di telespettatori di oltre 30 Paesi sparsi in tutto il mondo videro, e in moltissimi credettero, il filmato dell'autopsia di un alieno rocambolescamente ottenuto da un cineoperatore. Il filmato, acquistato e commercializzato dalla Merlin Production, una piccola compagnia di distribuzione video posseduta dal documentarista Ray Santilli, sarebbe stato girato a Roswell (New Mexico) nel 1947.

Da allora, una miriade di esperti si avventò sul filmato, adducendo varie prove che tra testimonianze, contraddizioni ed inconguenze, ne dimostravano la non genuinità. Nel gennaio del 1995, si disse che il filmato doveva includere una scena dell'autopsia con la presenza del Presidente Truman che, insieme ad altre persone, da una finestra di vetro, avrebbe assistito all'autopsia. Nessuno ha mai visto nulla di tutto ciò. Quello che è stato mostrato è assai poco spettacolare, e sarebbe stato piuttosto facile da realizzare. Secondo Trey Stokes, l'intero filmato dell'autopsia dell'alieno si sarebbe potuto realizzare con appena 50.000 dollari, Ray Santilli dichiarò dapprima di aver ottenuto, dal presunto cineoperatore militare autore del filmato, "15 pellicole da 10 minuti ciascuna". Più avanti modificò la versione dicendo che si trattava invece di "22 pellicole da 3 minuti ciascuna". Santilli affermò in seguito che il filmato era su pellicola "a 16 millimetri, in nitrato". La Kodak, tuttavia, non ha mai prodotto pellicole a 16 millimetri in nitrato.

Il turista dell’11 Settembre

L’11 Settembre 2001 un aereo di linea della American Airlines volo AA11, un Boeing 767 per l’esattezza, si infila nella prima delle due torri gemelle di New York, sono le 8:44. A quell’ora la terrazza aperta ai turisti è ancora chiusa, avrebbe dovuto aprire le porte alle 9:30, inutile dire che da quel giorno non fu mai più riaperta. 

La foto di quel fantomatico turista ha fatto il giro del mondo. Sappiamo che qualche buontempone si è divertito ad aggiungere un aereo alla foto e da quel momento l’ignaro turista è diventaro un fenomeno mondiale! Si è poi scoperto che l’uomo della foto è un ragazzo ungherese 25enne di nome Peter.

La teoria del falso sbarco sulla Luna

È il 16 luglio 1969. Un razzo Saturn V decolla dal Kennedy Space Center. Dodici minuti dopo l’Apollo 11 è in orbita. Di li a 4 giorni Neil Armstrong avrebbe pronunciato le storiche parole che tutti ricordiamo: “Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”. La teoria del complotto sull’allunaggio dell’Apollo (detta anche Moon Hoax in inglese) è la tesi secondo cui le missioni del programma Apollo non avrebbero mai portato l’uomo a toccare il suolo lunare e la NASA avrebbe falsificato le prove degli allunaggi, in una cospirazione organizzata assieme al governo degli Stati Uniti, riuscendo a convincere tutto il mondo scientifico, tecnico e giornalistico, nonché il mondo sovietico, all’epoca diretto rivale nella corsa sulla Luna. Questa teoria ha dei sostenitori nonostante sia a disposizione una enorme mole di dati scientifici e tecnici, materiale riportato sulla Terra, video, audio e fotografico. Inoltre esistono prove indipendenti sul reale allunaggio dell’Apollo. Tale teoria del complotto, a partire dal 1976, sostiene che i vari allunaggi presentati all’opinione pubblica mondiale tra il 1969 ed il 1972 non sarebbero mai realmente avvenuti, bensì sarebbero stati messi in scena in uno studio televisivo con l’aiuto degli effetti speciali. Nel 1999 un sondaggio della Gallup ha rilevato che solo il 6% dei cittadini USA ha dubbi sull’allunaggio. Dello storico equipaggio facevano parte, oltre a Neil Armstrong, Michael Collins (nato a Roma classe 1930) e Edwin 'Buzz' Aldrin (si, il personaggio del noto film d’animazione Toy Story, Buzz Ligth Year è proprio ispirato a lui, anche nell’aspetto). La Teoria del complotto lunare fu quella che criticava l'allunaggio come un falso, frutto di una cospirazione organizzata dalla Nasa assieme al governo degli Stati Uniti, nonostante oggi sia a disposizione una enorme mole di dati scientifici e tecnici, materiale riportato sulla Terra, video, audio e fotografico, che testimoniano l'esplorazione del satellite da parte dell'uomo.

La teoria delle Scie Chimiche

Le scie chimiche sono uno dei temi più in voga del complottismo moderno. I sostenitori di questa fantasiosa teoria hanno anche un sito internet pieno di oscure macchinazioni e presunti retroscena assai deliranti. Secondo costoro le scie di condensazione degli aerei sono composte da sostanze chimiche dannose all’ambiente. A tirare le fila di tutto ciò gli immancabili americani, chissà perché una bufala non è bella se non ci sono gli americani, a cui potremmo aggiungere il fantomatico progetto HAARP, incaricato di investigare le possibilità di manipolare il clima attraverso radiazioni elettromagnetiche o sostanze chimiche. Non si capisce per quale motivo si dovrebbero spargere nell’ambiente sostanze chimiche di ignota origine e capacità al solo fine di condizionare la vita delle persone. Forse costoro non sanno o non capiscono che la vera forza dei potenti sono le popolazioni inermi, disponibili sempre, se uccidessero tutti con chi potrebbero esercitare la propria forza e potere? Tale progetto sarebbe finalizzato a usare il clima come arma di guerra, nel senso di influenzare il meteo fino a far piovere di meno o di più nei territori ostili, e quindi creare disastri naturali.

Tralasciamo le panzane dei complottisti e passiamo a quello che afferma la scienza a proposite di queste ipotetiche scie chimiche. Intanto sono scie di condensazione e si possono formare a qualunque altezza e temperatura, tutto dipende dalla densità dell’atmosfera, dall’umidità, dal vento, dalla velocità dell’aeromobile. La durata nel cielo dipende fortemente dall’umidità ma anche dal vento, che a quelle altezze spira anche a velocità notevoli, anche oltre 200 kmh. Le scie formate dai gas di scarico dell’aereo, dette scie di condensazione, si formano di norma tra -25°C e -45°C e sono dovute al rapido raffreddamento dei gas di scarico dell’aereo, tra i quali abbiamo il vapore acqueo. Se c’è abbastanza umidità in atmosfera e se si aggiunge la presenza di polveri, le scie di condensazione possono durare anche delle ore, come se fossero delle nuvole.

I primi seri studi sulle scie di condensazione avvennero nel 1920 e si intensificarono negli anni a seguire durante la seconda guerra mondiale. Dal punto di vista strategico, infatti, le “contrails” (nome tecnico che identifica le scie di condensazione) erano un aspetto altamente negativo che vanificava totalmente l’effetto sorpresa derivante dalla guerra aerea. I bombardieri ad alta quota venivano avvistati con grande anticipo proprio a causa delle scie di vapore prodotte dai loro motori. Questo problema, fonte di numerosissimi studi, non è mai stato risolto, dal momento che esso scaturisce da un evento fisico naturale dei gas caldi e della combustione a cui non è possibile far fronte in alcun modo. Le scie “contrail” sono composte prevalentemente da acqua sotto forma di minuscoli cristalli di ghiaccio. Il motore (parliamo di quello a reazione, il più usato) emette durante il suo funzionamento un grande quantità di vapore acqueo nell’aria circostante. Questo vapore d’acqua è prodotto durante la combustione del carburante. Vengono anche emesse dal motore particelle minuscole (aerosol), che formano una superficie sulla quale possono formarsi le piccole gocce d’acqua. Si tratta comunque di una dose minima. Le contrails si formano quando queste gocce d’acqua gelano all’istante formando una lunga scia formata da aghi di ghiaccio. Un altro fattore che influisce sulla formazione delle scie è l’umidità atmosferica. Se c’è poca umidità le scie evaporano rapidamente; queste si chiamano scie di corta durata. Se c’è molta umidità, la scia continuerà a crescere: queste si chiamano scie persistenti. Queste ultime possono resistere per parecchie ore e possono crescere notevolmente in larghezza ed altezza. Possono anche espandersi notevolmente per effetto dei venti alla quota di volo, e quando succede queste scie divengono in seguito impossibili da distinguere da un Cirro naturale.

Che poi scienziati, meteorologi, militari, Cia, governi degli Stati, piloti di linea, compagnie aeree, controllori di volo e chi ne ha più ne metta siano tutti complici di un gigantesco complotto, è abbastanza inverosimile: è alquanto improbabile che una cerchia così imponente di persone e senza contare le famiglie di questi individui, le cerchie anche allargate di amici e conoscenti, possa mantenere il silenzio su argomenti così controversi. Una fuga di notizie accadrebbe con cadenza giornaliera.

21 dicembre 2012: la grande bufala della fine del mondo

Libri, trasmissioni televisive e film hanno spiegato e ripetuto alla nausea che il mondo sarebbe terminato il 21 dicembre 2012. Al proposito anche un libro ricco di particolari per prepararci al drammatico evento. Evento assicurato, dicevano presunti esperti di fama mondiale (esperti di cui nessuno aveva sentito parlare prima) che fosse una profezia degli antichi Maya. Che cosa c’era di vero? Per rispondere con una parola sola: nulla. Anche ammettendo che gli antichi Maya avessero davvero previsto la fine del mondo per il 21 dicembre di un anno che, a conti fatti poteva essere identificato come nel 2012, nessuno avrebbe potuto garantire che questa profezia avesse potuto avverarsi, nemmeno gli antichi Maya perché basata su calcoli matematici soggetti a errori abbastanza frequenti quando si lavora con un computer figuriamoci per quelli a mano effettuati dai Maya. La cultura e le credenze dei Maya non sono “la verità” è bizzarro che qualcuno l’abbia presa come verità. Ma i Maya hanno, in effetti, previsto la fine del mondo per il 21 dicembre 2012? No. Si trattava di una teoria inventata da un teorico del New Age nato in Messico ma cittadino statunitense, José Argüelles, a partire dagli anni 1970 e illustrata particolarmente nel suo volume del 1987 The Mayan Factor (in italiano Il fattore maya. La via al di là della tecnologia, WIP, Bari 1999). Argüelles aveva ottenuto un dottorato e tenuto corsi in varie università anche in Italia per illustrare la sua teoria, anche se la sua materia era la storia dell’arte, non l’archeologia e nemmeno la cultura Maya. Inoltre egli, anni dopo, francamente dichiarò che molte sue teorie derivavano da “visioni” che avrebbe avuto sotto l’influsso dell’LSD. Neppure un solo specialista accademico dei Maya ha mai preso sul serio Argüelles o le sue teorie sul 2012 e “ciarlatano” non è neppure la più severa fra le molte espressioni sgradevoli che la comunità accademica ha usato nei suoi confronti.

Concludendo

I testi e i materiali che si trovano sul web sono tanti, potrei dire troppi oppure che troppa gente crede di sapere tutto o molto e lo scrive online influenzando le persone che, nonostante viviamo in un’era moderna, sono ancora credulone. L’accrescere di siti disinformati e poco professionali fa si che ormai se cerchiamo notizie attendibili usando mamma Google dobbiamo arrivare fino alla terza pagina dei risultati per vedere i primi siti attendibili, le prime due pagine sono spesso solo risultati di parte infondati e inattendibili e spesso anche Wikipedia fornisce informazioni false, arrangiate, manipolate e spesso errate. Bisogna spiegare a tutti ma questo è spesso impossibile, far capire alla gente che Google non è la Treccani e che se cerca cellule staminali, metodo Di Bella (che pure si è rivelato con qualche fondamento di verità), scie chimiche non è che i primi risultati che ottiene siano il Verbo, ma solo i siti più visitati perché la gente è credulona.

Correggere le notizie inesatte, segnalare a chi ha scritto dove sta sbagliando, evidenziare quando si tratta solo di bufale, e condividere con altri e col resto del mondo, le informazioni relative alla nuova bufala, imbroglio o semplice catena moderna di Sant’Antonio, dovrebbe essere una regola, dovrebbe servire a fermare gli imbecilli che, sappiamo benissimo, abbondano a questo mondo e vi appestano ogni giorno con le proprie boiate!

Dovrebbe, purtroppo la madre degli imbecilli è sempre incinta e ogni giorno ne nasce uno che crede di essere meglio degli altri. 

State attenti a quello che leggete, mi raccomando.

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