Sono scaduti in questi giorni i due anni da quando i nostri
due Marò furono coinvolti nelle acque internazionali prospicienti l’India
nell’uccisione di due pescatori scambiati per pirati. Passa il tempo, scende la
credibilità internazionale dell’Italia senza che si esca dal buco nero in cui
ci si è cacciati. Servono a poco le delegazioni parlamentari inviate fino in India
(16 componenti, un po’ tantini…) se non c’è la forte volontà politica di dire
“basta”, ma per farlo ci vorrebbero le palle cosa che l’Italia sembra aver
smarrito da tempo. Traggo da una serie di articoli di Franco Biloslavo una
serie di iniziative concrete che l’Italia potrebbe prendere subito nei confronti dell’India dopo due anni di
“empasse” e di prese in giro di quel paese nei confronti della nostra
diplomazia.
MISSIONE ONU. In Libano abbiamo 1300 uomini e comandiamo la missione dei caschi blu, compreso un battaglione indiano. L'Onu non si è mai sprecato più di tanto per i marò. Tornarcene a casa per protesta e risparmiando un bel po' di soldi sarebbe un segnale forte al Palazzo di Vetro.
AFGHANISTAN. Per gli indiani l'Afghanistan è una spina nel fianco a causa dei talebani. Se annunciavamo di ritirare in anticipo il nostro contingente la patata bollente della transizione nella zona Ovest finiva nella mani degli americani. Solo ieri, dopo che l'India l'ha preso a pesci in faccia per un recente scontro diplomatico, l'ambasciatore Usa a Delhi ha espresso solidarietà per i nostri marò.
NEGOZIATO UE. Ci sono voluti quasi due anni per minacciare (a parole), il blocco del negoziato di libero scambio India-Unione Europea. E lo ha fatto il vicepresidente della Commissione di Bruxelles, Antonio Tajani, non il governo italiano. Il ministro Bonino ha posto il problema marò all'Europa, ma non si vedono grandi passi ufficiali.
AFFARI. I privati possono fare quello che vogliono, ma per dare l'esempio sarebbe un segnale forte bloccare qualsiasi iniziativa economica o commerciale con l'India sponsorizzata da soldi pubblici o con l'impegno di rappresentanti governativi.
NUCLEARE. L'India tenta da anni di entrare nel Gruppo dei fornitori di know how nucleare (Nsg). L'Italia non ha mai annunciato che per i marò si impegnerà ad ostacolare l'ingresso della potenza nucleare indiana.
CONSIGLIO DI SICUREZZA. Gli indiani puntano da tempo a diventare membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu. L'Italia dovrebbe opporsi con una «guerriglia» diplomatica fino a quando non viene risolto il caso marò, anche perché sarebbe assurdo che una nazione che ipotizza la pena di morte per chi combatte il terrorismo sieda al Consiglio di Sicurezza!.
RIUNIONI INTERNAZIONALI. Militari, diplomatici, funzionari governativi continuano a partecipare a riunioni internazionali a tutti i livelli assieme agli indiani. L'Italia potrebbe condizionare ogni volta la sua presenza chiedendo che all'ordine del giorno sia inserito il caso marò e condannando lo stallo indiano.
BOICOTTAGGIO. In Italia nessun rappresentante istituzionale dovrebbe partecipare più ad iniziative organizzate dall'ambasciata o dai consolati indiani o con la presenza, come ospiti, di rappresentanti di Delhi. Flebile è stata anche la presa di posizione italiana in occasione della recente festa nazionale indiana
PROCESSO. Se la situazione precipitasse e venisse applicata la legge che prevede il patibolo (ipotesi teorica ma non eslcusa a priori) la strada obbligata è l'arbitrato internazionale, che andava percorsa da tempo. Nel braccio di ferro con l'India non sono da escludere neppure ritorsioni come quelle adottate recentemente da Delhi contro l'ambasciata americana sulle multe ai diplomatici e il ritiro dei tesserini delle corsie vip per viaggiare. E come extrema ratio possiamo sempre ritirare il nostro ambasciatore ed espellere quello indiano. Ricordiamoci che all’ambasciatore italiano era stato impedito di lasciare il paese!
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