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2013/01/14

Che cos’è la felicità?


Che cos’è la felicità? Non mi meraviglierei se qualcuno di voi spegnesse il computer, se qualcun altro abbandonasse la pagina e si mettesse a ridere. Va bene, non è un gioco, non sto scherzando, parlo sul serio. 

Per voi che cos’è la felicità?

Si tratta di uno stato d’animo? Di un sentimento che si prova nel momento che qualcosa va bene, gira per il verso giusto? O forse è la somma di tante situazioni che vi portano a pensare di essere in pace con il mondo intero? Perchè è così difficile ammettere di essere felici? E si è o si può sentirsi felici anche quando tutto va a rotoli? La felicità lo sappiamo, è un sentimento relativo, molto personale. Ognuno dà alla felicità un valore diverso e lo percepisce in modo differente da quello di un suo simile. Un clochard che chiede l’elomosina davanti a Notre Dame può ottenere un giorno di felicità se riesce a mangiare un pranzo abbondante e appetitoso. Viceversa per un ricco uomo d’affari, un buon pranzo è un valore già acquisito e la felicità è raggiunta solo quando ottiene qualcosa che ancora gli manca, quando raggiunge un obiettivo che si era prefissato. E l’infelicità come la cataloghiamo? Se il clochard di cui si parlava precedentemente, non riesce a mangiare un pranzo abbondante e appetitoso pensate che sarà infelice? Se l’uomo d’affari non raggiunge il suo obiettivo sarà altrettanto infelice? O forse l’infelicità non è altrettanto sintomatica della felicità? Certo il contrario di felice è infelice quindi automaticamente dovremmo sentirci infelici se qualcosa va storto nella nostra vita, nella realtà non è affatto così. Contrariamente a quanto si crede l’infelicità causata dal nostro stesso comportamento è abbastanza rilevante e solamente su questo fronte possiamo intervenire con una certa speranza di ottenere un buon risultato. Capito? Siamo infelici solo se ci aspettiamo un risultato positivo e non arriva, ma se è un evento inaspettato allora non saremo infelici, semmai indifferenti.

Fermo su questo concetto mi domando se esista un modo per essere felice che vada bene a tutti. Secondo me non esiste un modo per essere felice, valido per ogni individuo, ci sono delle similitudini, certo, la squadra di calcio del cuore che vince la partita provoca felicità nell’animo dei propri tifosi, il loro stato d’animo potrebbe anche cambiare positivamente perchè hanno vinto ma, alla fine, è una gioia momentanea che non ci cambia la vita, anche se avesse perso, la squadra, la nostra vita non sarebbe cambiata, avremmo continuato a viverla come prima. Allora? È possibile personalizzare il criterio di valutazione per determinare quando c’è felicità e come si ottiene?

La conoscenza di ogni individuo porta sul cammino della comprensione, se conoscete voi stessi allora potrete capire come trovare la vostra felicità. Che sarà solo vostra, al massimo la condividerete con altri, che apprezzeranno questo vostro stato d’animo, veder felice una persona aiuta a star meglio, si gioisce insieme anche se poi, nel proprio intimo non si condividono le stesse emozioni. È quindi importante vivere in armonia con se stessi con un occhio attento al proprio ambiente, per non cadere nell’incomprensione, per non sentirsi fuori dal contesto. Ve l’immaginate un carcerato a vita fra suoi compagni di cella, lui felice come un fringuello e gli altri tristi e abbattuti perch hanno realizzato di dover trascorrere fra quattro mura tutto il resto della propria esistenza? Come pensate che possano sentirsi gli infelici con un compagno di camera che rasenta la pazzia dimostrando una felicità esagerata? L’essere felici è uno stato mentale che va attentamente amministrato per non urtare la sensibilità e aggiungerei l’infelicità altrui. Nonostante tutti siano convinti che sia ovvio che una persona debba essere se stessa, anzi, che non sia necessaria nessuna volontà specifica per esserlo, che sia tutto perfettamente naturale, l’esperienza mi fa invece pensare che sono pochi coloro che effettivamente riescono ad essere se stessi e si comportano come tali.

Essere se stessi quindi per essere felici?La natura funziona basandosi in primo luogo si basa sulla diversità biologica. Ogni essere vivente è diverso dall’altro, perfino due gemelli monozigotici che apparentemente sembrano identici, in realtà hanno delle piccole differenze, come nelle impronte digitali o qualche neo sulla pelle, crescendo poi le differenze si fanno più marcate, se un estraneo non riesce a riconoscerli da bambini, da adulti sarà decisamente più semplice, il motivo è insito nell’essere se stessi. Sappiamo però che l’evoluzione della natura è stata resa possibile proprio dalla diversità, perché queste hanno consentito di creare una moltitudine di combinazioni differenti le une dalle altre, e tra queste quelle favorevoli al progresso. Dimenticatevi che siamo tutti uguali, con uguali diritti, uguali doveri, siamo invece tutti diversi.

Il futuro di ciascuno di noi sarà diverso da quello del nostro fratello o sorella, oppure dal più caro amico o compagno. Un differente patrimonio genetico determinerà un diverso carattere psicologico e anche un distinto percorso di salute. Diversi caratteri comportano differenti reazioni alle stesse situazioni ambientali e alle relazioni personali, quindi percorsi di vita anche molto diversi. La nostra felicità dunque non dipenderà più solo dalle situazioni ma anche dallla conoscenza delle nostre potenzialità, dalla capacità di sapersi sentire felici anche e solo con un piccolo gesto, un piccolo e insignificante evento che a altri potrebbe anche sembrare banale, futile, insulso, mediocre, scialbo, irrilevante, trascurabile.
L’esperienza comune evidenzia come, quasi in tutti i casi, due fratelli nonostante siano vissuti nello stesso ambiente ed avendo avuto un patrimonio genetico molto simile hanno in pratica due caratteri diversi e di conseguenze due diverse vite. Stando così le cose è inutile osservare gli altri, per capire come possiamo essere felici, dobbiamo invece studiare noi stessi, e scendere in profondità, più a fondo possibile, senza lasciarsi influenzare dai consigli degli altri.

Il mestiere di un genitore è il più arduo e difficile che ci sia, rientra nei suoi compiti anche educare i propri figli alla ricerca della felicità. Si vive per vivere, se questa vita è anche felice probabilmente si vivrà meglio, anche più a lungo, un figlio va quindi aiutato a cercare la propria felicità, senza influenzarlo e senza obbligarlo a percorrere la strada più gradita o più conveniente per l’interesse della famiglia. La psicologia ci fornisce molti strumenti che possono aiutare ad individuare la propria personalità e le caratteristiche attitudinali, usiamoli. Le crisi adolescenziali sono spesso causate dallo scontro, a livello inconscio, tra due forze. La forza dell’educazione dei genitori basata sulla loro pluriennale esperienza, consiglia le cose più opportune da fare, e la forza inconscia, ancora non repressa o plasmata, del ragazzo che si scatena per diventare come vorrebbe essere. Se il ragazzo soccombe alle insistenze e alla volontà dei genitori ne risulta un carattere represso, disadattato, soggetto alle nevrosi, infelice. Diversamente se riesce a far emergere la propria individualità sarà comunque felice e soddisfatto in qualsiasi situazione si venga a trovare, perchè sarà una propria scelta e comunque accettata senza tante recriminazioni. In questo modo troverà il suo status di felicità anche nelle piccole cose senza il bisogno di cercarla nelle grandi sfide che la vita gli presenterà.

Occorre individuare e potenziare le attitudini positive e cercare di ridurre, o almeno tenere sotto controllo i difetti del carattere. In ogni modo, già il fatto di conoscere e accettare i propri difetti è già un gran passo avanti, perchè permette di tenerli sotto controllo. Vivere o comportarsi senza rispettare l’armonia della propria personalità significa andare contro la propria natura, e di conseguenza l’infelicità ci aspetta al varco.

Consiglio di non basare una relazione sperando di cambiare, in futuro, il carattere del compagno, o della compagna, perchè solitamente questo è molto difficile, dovreste essere invece pronti ad accettarli così come sono. Si può ottenere qualche piccolo miglioramento nell’aspetto e nel comportamento, ma fondamentalmente si rimane sempre uguali. Nel mondo sono presenti tutti i tipi di personalità, anche le più strane, e senz’altro esiste quella che si adatta alla nostra, qualunque essa sia. E’ necessario avere un po’ di pazienza e perseveranza solo così si raggiunge il primo stadio della felicità, la base necessaria affinché la mente possa recepire con facilità le condizioni che ci portano verso una sensazione di felicità. Sentirsi felici sempre e raggiungere le massime concentrazioni di felicità aiuta a vivere meglio, guardando con serenità al futuro, fosse anche il futuro buio del clochard, sapere che potrebbe esserci un’altra opportunità per un lauto pranzo che soddisfi il suo appetito può essere una ragione per vivere felicemente la propria esistenza, anche se grama, anche se pietosa, anche da poveri.

Vi è mai capitato di vedere un accattone in giro per la città, magari d’inverno, sotto la neve, vestito con quattro stracci, mentre voi tremate dal freddo e vi stringete dentro a un costoso giaccone di piume d’oca? E lui ride, si vede che è contento, che traspare felicità da tutti i pori, ride e voi non capite perchè e magari ve ne uscite col classico «Ma avrà da ridere quello?» oppure «Che ha da esser felice quello che non ha nemmeno gli occhi per piangere?» Ecco la dimostrazione lampante, evidente, apodittica che dico appariscente, chiara e comprensibile, eloquente, certa e inconfutabile che la felicità non è uguale per tutti. Si può anche non aver nulla e essere felici, avere tutto e essere infelici.

La maggior parte della nostra vita trascorre sul posto di lavoro. Cercare e trovare il lavoro più adatto alle nostre caratteristiche attitudinali è quindi fondamentale. Purtroppo spesso si commette l’errore di accettare il primo lavoro che capita. Considerando l’elevato rateo di disoccupazione dei giorni nostri non si può rinunciare a certe occasioni anche perchè di solito non si ripetono. Pochi hanno il coraggio di rinunciare ad un lavoro, certo e ben retribuito, offerto da un amico o tramite raccomandazione, per aspettare un’occasione più adatta. In pratica nessuno ha il coraggio di rinunciare ad un lavoro sicuro per un futuro incerto! Nessuno però considera che quel lavoro potrebbe essere troppo stressante e rendere la vita infelice? Quando si entra in un ciclo di vita, d’amicizie, parenti, figli e coniuge si rimane talmente coinvolti che può risultare molto difficile uscirne. Sarebbe opportuno non entrarci per nulla. Le relazioni umane sono come i legami di una ragnatela che ci legano da tutti i lati, con le persone che ci circondano, le istituzioni ed anche le attività professionali. Questa ragnatela ci sostiene nella vita quotidiana, ma comporta anche un fitto legame che impedisce di allontanarci se cambiamo idea per il nostro futuro. A volte l’incapacità di separarsi da tali legami, ritenuti troppo oppressivi, determina la decisione di chiudere per sempre con una decisione estrema. E così si decide di non vedere più un fratello o una sorella, di chiudere i ponti con la sua famiglia, rinunciando al calore di sentirsi parte della stessa famiglia perchè non si condividono le scelte, gli atteggiamenti, il carattere, la propensione a piantar grane o semplicemente la superficialità, l’opportunismo evidente, la banalità del nostro parente stretto senza capire il male che si fa, l'infelicità che si provoca nell'altro. Forse la nostra potrà anche sembrare felicità ma nella realtà non sarà mai vero. Queste scelte che spesso derivano dall’avventatezza sono causa di un’infelicità nascosta che ci porteremo dietro per tutta la vita, e questo anche se non siamo capaci di ammetterlo pubblicamente, e sicuramente non siamo nemmeno capaci di ammetterlo dichiarandolo a noi stessi. Tutto questo è infelicità!

La soluzione migliore sarebbe quella di programmare la vita quotidiana dedicando almeno un’ora a svolgere quelle attività che soddisfano la propria personalità, lo sport, i giochi, le letture, anche internet ma senza abusarne, il giardinaggio, telefonate agli amici, una bella regata in barca a vela soli o con amici. Spesso il contatto diretto con il mare porta felicità che dura nel tempo, se si affievolisce possiamo ricaricare le batterie per essere pronti nuovamente e affrontare la vita. La stessa attenzione, però, dovrà essere dedicata anche ai nostri conviventi, affinchè anch’essi abbiano le stesse opportunità. Dovremmo essere capaci di favorirla anche se, molto probabilmente, sarà diversa dalla nostra, e andrà in conflitto con le loro vite, con i tempi, con gli impegni. Gli elementi di una famiglia che hanno la possibilità di esprimere se stessi saranno più felici, ottimisti e l’armonia entrerà nella casa. Quando una persona è soddisfatta è in grado di affrontare meglio le avversità della vita e trovare le soluzioni senza cadere nello sconforto. Sei capace, in occasione dei compleanni e delle feste, di fare un regalo che piace veramente a chi lo riceve? Se la risposta è no, significa che non hai ancora risolto la seconda parte del problema, ossia non conosci ancora, o non vuoi accettare, l’essenza delle persone che ti circondano.

Se i regali che ricevi non ti piacciono, può significare tre cose: gli altri non ti amano, tu non ti comporti in modo spontaneo, l’altro non si sta impegnando a far emergere la tua essenza. La ricerca della felicità è sempre personale, quando l’hai trovata condividila con chi ti sta vicino, riuscirai a trasmetterne un pò anche a loro.

Siate felici!

2012/12/23

Una storia di Natale

Sono sempre stato appassionato dal Natale, e credo che mi sarebbe piaciuto scrivere un romanzo con un tema vacanza più di ogni altra cosa. 

Ho esitato, però, perché mi sento come se non ci fosse alcun modo per scrivere un romanzo sul Natale, soprattutto per la mia prima volta da autore, perché potrei anche non avere successo. 

Ma io non scrivo per il successo, per me scrivere è per il piacere di scrivere, se poi verrà anche il successo non potrò che essere felice.

E penso che sia in parte perché ci sono solo così tante cose che si possono fare con un romanzo sul Natale. La mia idea è quella di una storia raccontata nel punto di vista di un ragazzo adolescente depresso come sono depressi tutti i ragazzi che si affacciano alla vita, paure, riflessioni, domande senza risposte, questo ragazzo dovrebbe passare un altro Natale con la sua famiglia di origine e loro sono eccessivamente preoccupati, voglio dire che sono contenti di accogliere quel figlio ma preoccupati di poterlo deludere, forse perché sentono in cuor loro di non essere o non sembrare quello che lui dovrebbe aspettarsi. 

Ma un ragazzo che rivede per la prima volta la sua famiglia di origine vorrebbe solo ricevere quell’affetto che è mancato in cuor suo per troppi anni, sorvolerà su tutto il resto. Volevo raccontare questa storia di questo suo Natale insieme a diverse parti dei Natali passati, con ogni capitolo per ricordare un Natale trascorso in solitudine, solo con il suo cuore e il sentimento e l'affetto per quella famiglia che lui sente vicino ma che non ha, e vorrei scrivere anche per un confronto con il presente, andando indietro al più lontano Natale, al suo primo Natale dopo aver perso la famiglia d’origine, prima che fosse dato in adozione perchè loro non potevano più prendersi cura di lui. 

L’ho pensato come un libro serio, comprese tutte le sensazioni, le luci e i colori, i sentimenti e le emozioni, l’amore e l’affetto anche la sensazione magica del Natale. C'era un modo per fare questo lavoro? Non posso dire d’aver letto troppi libri di Natale. Il mondo non sembra mai stanco di libri di Natale. Forse una storia così potrebbe piacere alla gente? Chi la legge potrà forse impaurirsi pensando che potrebbe capitare a loro stessi? Nei rapporti con le paure della vita, penso che la paura e la preoccupazione sono un problema primario. 

Ci preoccupiamo perché cerchiamo la sicurezza dei nostri posti di lavoro, del nostro reddito, dei nostri conti pensionistici. Ci preoccupiamo perché misuriamo un nostro valore l'accettazione da parte degli altri, o delle nostre realizzazioni. Preoccupazione e paura sono quelle che si ottengono quando le cose della vita soppiantano il voler vivere la vita come viene. Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete. Per noi la vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. 

Non abbiate paura!

Buon Natale, Buon Natale!

2012/12/15

L'anno che verrà....

Per quanto ho goduto di questo blog in un recente passato ho deciso di iniziare il prossimo anno in modo diverso. Diverso per via di molte ragioni, perchè sento che il mio stile di scrittore andava deteriorandosi in polemiche non costruttive, perchè la grinta e l’arguzia che hanno sempre rappresentato il mio pungente linguaggio andava perdendosi nel vago tentativo di ripristinare un senso logico alle mie parole o semplicemente perchè voglio tornare a essere il Sergio Balacco dei primi articoli, l’uomo inafferrabile, lo scrittore dotato di un raro senso e capacità di sintesi che evidentemente manca a molti colleghi, in particolare certi americani, ahime di successo, che per spiegare un concetto spendono oltre cinquecento pagine di parole. Se leggete questo perchè siete miei affezzionati lettori del mio blog, fate parte della mia famiglia allargata, molto allargata di lettori, oppure siete un amico e volete sapere cosa sto archittettando e che c'è di nuovo nella mia vita. Gli amici sanno già come raggiungermi così lasciatemi una nota o meglio ancora, chiamatemi! 
Preferirei parlare con voi poi ci domanderemo se avete letto l'ultimo aggiornamento. 
Se leggete questo blog per vedere cosa c'è di nuovo nella mia testa ecco che forse non capirete veramente tutto di me, delle tragedie di questo mondo e anche delle mie magari solo mentali... o no? delle emozioni e ispirazioni e delle sensazioni che ho avuto durante questo anno. Questo è stato il mio primo in questo blog, l’estensione del mio pensiero, la rabbia che avevo dentro e forse da qualche parte ancora c’è si è riversata in lettere multicolori su un foglio bianco che voi leggete, anche se io ho perso tempo e risorse sulle bacheche di altri forum e blogs, o nelle gallerie sui miei siti preferiti, e magari anche in alcuni nuovi siti, non ho mai dimenticato il mio blog, anzi ho trasferito, trasformando pensieri in parole quello che leggevo e le sensazioni ma anche le umiliazioni che provavo. Nel frattempo ho una nuova vita da vivere, ogni nuovo anno è una nuova vita, il prossimo è l’anno del serpente quello che ricorre ogni dieci anni nel calendario cinese, un anno speciale per me come lo sono stati tutti quelli che finivano con un tre. Ricordo con affetto il 2003, anche il 1993 fu un anno speciale, ho buoni ricordi per il 1983 e sicuramente li avevo anche per l’anno di dieci anni prima. L’anno che verrà sarà dunque speciale e mi devo preparare bene all'evento, non devo tralasciare nulla e ricordarmi di tutti gli amici e compagni di mille avventure reali o virtuali non importa, l’importante è ritrovarsi e continuare a sentirci uniti per la vita. 
Mio figlio Matthia
Dalla mia ultima entrata mi sono commosso, ho forse perso e sicuramente guadagnato amici, mi son perso familiari untuosi, opportunisti, incongruenti, ho ritrovato l'amore incondizionato per le belle cose della mia vita, mio figlio, leggere libri interessanti, essere creativo in modi diversi, ho provato alcune nuove emozioni e imparato importanti lezioni di vita. Ho lasciato correre eventi passati, ammuffiti, inutili, ho accettato compromessi, ferito nel profondo dell’anima chi si meritava di esser ferito, ho guarito cuori e sentimenti, mi sono addolorato e ho amato le sensazioni e i pensieri scaturiti dal profondo dell’anima. Per quelli di voi che hanno avuto il tempo di leggere il mio mondo, vi ringrazio per il vostro tempo e vi lascio con questi pensieri da ricordare: 

• La vita non è giusta, ma è ancora buona 
• In caso di dubbio o di crisi, ricominciate il cammino con un piccolo passo. 
• Non c'è abbastanza tempo per perderlo a odiare qualcuno, la vita scorre via. 
• Accettate di essere in disaccordo ma sappiate che fa male davvero. 
• Quando piangete, piangete con qualcuno perché sarete consolati, da soli potete solo piangere. 
• Fate la pace con il vostro passato in modo da non rovinare il vostro presente. 
• Non paragonate la vostra vita a quella degli altri, perchè non avete idea di quale sia oggi il loro cammino. 
• Se una relazione deve essere un segreto, non dovreste farne parte. 
• Fate un respiro profondo vi calma la mente 
• Sbarazzatevi di tutto ciò che non è utile, bello o gioioso. 
• Ricordate che non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice, ma la seconda dipende da voi e non da altri 
• Bruciano le candele, bevete del buon the, indossate i vostri capi migliori, oggi è la speciale occasione che stavate aspettando. 
• Sapere che ciò che gli altri pensano di voi non è affar vostro. 
• Il tempo guarisce quasi tutto .... Dare tempo al tempo. 
• Non prendetevi troppo sul serio ... nessun altro fa. 
• Credete nei miracoli della vita. 
• Comunque buona o cattiva che è la situazione, vedrete che cambierà. 
• Avete già tutto il necessario, anche se non è possibile vederlo. 
• Restituisci sempre in buone azioni quello che ricevi, anche se ricevi cattiveria. 
• Tutto ciò che conta davvero, alla fine, è che hai amato. 

Mentre mi dirigo verso l'inizio del prossimo decennio della mia vita, ricordo come ho sempre detto a mia mamma che il mio sessantesimo compleanno e i dieci anni a seguire sarebbero stati i migliori anni della mia vita e oggi io sono più sicuro che mai di quello, bisogna crederci.
Continuate a contare i vostri successi nella vita ma anche gli insuccessi, scrivete tutto in un libricino e tenetelo con voi sempre, servirà per rileggerlo quando ne avrete necessità; riconoscete chi siete veramente, siate onesti su ciò che volete nella vostra vita e non accettate di meno; siate preparati per il cambiamento, e so che, se non siete già lì, il vostro anno è in arrivo, il mio ...  è già quasi arrivato, sento che bussa alla porta...... 

Oh, un'altra cosa, non dimenticate che la vita è per vivere .......


2012/09/08

VICENDEVOLMENTE


Vicendevolmente, reciprocamente. Quello che io ti regalo tu lo regali a me. In altre forme altrimenti si tratta solo di un mero passaggio di idee da un individuo all’altro. Stiamo parlando di idee o di situazioni o forse di oggetti? Parliamo di idee e pensieri scaturiti dall’anima? Che idee potremmo mai avere ora che siamo all’ultima spiaggia, quale reciprocitá potrá esistere ora che non abbiamo piú nulla da dividere fra noi se tu vuoi andartene e io restare? Qui non si tratta di famiglie ma di popoli, di un popolo vissuto giorno dopo giorno con la certezza che ognuno era l’ultimo e adesso che siamo praticamente alla fine ci illudiamo che forse qualcosa possa ancora esser salvato e sperare e tornare a un recente passato.
Illusioni?
Vicendevolmente abbiamo diviso anche la ricchezza? Il pensiero corre veloce come una goccia di sangue che scivola via lungo uno stretto canale di pensieri, i pensieri dell’anima che sceglie la libertá. Mi libero da questo stato d’incoscenza voglio viaggiare lontano nel tempo. Chi siamo? Non abbiamo diviso la tua ricchezza materiale come io non ho diviso la mia ricchezza mentale con te. Io sono povero con la pretesa e  forse desiderio, ma è solo un sogno che potrebbe avverarsi, di diventare ricco fuori, dentro lo sono già. Tu puoi continuare a essere ricco di tutto il materialismo che la tua condizione permette, ma della mia ricchezza non potrai aver nulla. Sarà solo mia e a te nemmeno le briciole.
Chi siamo?
Siamo pedine in una scacchiera non solo di bianchi e di neri ma di gialli, verdi, rossi, blu. Le regole non sono le stesse e quello che va bene a te non vale per me e reciprocamente è tutto capovolto e ritorniamo alle origini. Tutto deve andar male affinché tu possa rimanere in un mondo diverso dal mio. Sei realmente in un mondo di desideri o è frutto solo della mia mente?
Vivo con la consapevolezza che il mio status vivente serva solo a permettere a gente come te di vegetare, vivo con la certezza che un giorno tutto questo cambierà e i neri saranno bianchi e tutto girerà al contrario.
E vicendevolmente io sarò ricco e tu povero.  

2012/08/20

Emergenze


Immagina: vivi in Lombardia e vedi alla TV un servizio dal vivo, in diretta, di un catastrofico incendio in Toscana. Tua moglie e tuo figlio si trovano lì, trascorrono le vacanze in un agriturismo perso nelle campagne del grossetano (la cronaca di questi giorni aiuta la fantasia)!
Provi a telefonare, ma le linee sono intasate, le chiamate non arrivano a destinazione. Cosa si può fare?
Contatti la Croce Rossa Italiana, provi a visitare il sito web per cercare un numero di telefono, un’informazione, quell’informazione che ti tranquillizzi. Trovi il numero, chiami, al telefono risponde una voce assonnata, si fa ripetere più volte la storia, sei nervoso, ansioso, non ottieni risposte da ore e quell’astioso funzionario sta solo facendoti perdere del tempo. Per la terza volta ti richiede di fornire informazioni specifiche come il nome della vittima e l'indirizzo o numero di telefono. Vittima? Quale vittima? Ancora non sai se sono stati coinvolti nel colossale incendio, e questo idiota ti parla di vittime? Sbatti la cornetta con violenza e chiami i Carabinieri, la Guardia di Finanza (che non conosce la situazione), la Guardia Forestale “si sappiamo qualcosa ma è nel grossetano, noi siamo in Sardegna... riprovi con la Toscana” Come fai a chiamare la Toscana se il numero è unico per tutta Italia? Alla fine realizzi che forse i Vigili del Fuoco ne sanno di più... Chiami e nemmeno loro ma, la voce dall’altro capo del filo è un padre come te, capisce la tua angoscia, la paura. “Aspetti” ti dice “faccio una prova, vediamo...”
E dall’altra parte ti rispondono i Vigili del Fuoco di Grosseto, professionali e sereni pur nel caos che un incendio di quelle dimensioni può generare. “Stia tranquillo, non ci sono vittime e i nomi che mi ha dato non risultano” ti senti scoppiare, vorresti abbracciarlo, senti il cuore che va a mille “Mi dia il suo numero di telefono, non si potrebbe ma a volte facciamo un eccezione...” A volte i miracoli avvengono, e quando senti tuo figlio al telefono “Papà’” la tensione lascia spazio alla commozione e piangi a dirotto, sono salvi, sono salvi!

E se sei tu la possibile vittima e devi lasciare la tua casa? Come puoi far sapere a tutti di star bene? Sei uscito di fretta, non ha potuto chiamare, informare nessuno, le linee telefoniche erano intasate. Fuori gente spaventata come te. Sali con altri sui pulmann che ti portano lontano da casa tua, nella concitazione perdi il telefono, non sai dove ti trovi, perdi la cognizione del tempo e nessuno ti aiuta...
Quando pensi di impazzire e arguisci che questa volta l’infarto ti prende ecco una voce “Signore la posso aiutare?” Ti volti, c’è un giovane, distinto serio, tranquillo, ti porge un  cellulare e tutto assume contorni nitidi e decisi.
Vorresti abbracciarlo, ti sorride, sembra un angelo. “Sto bene, sono vivo, sono in salvo...”

Questo in Italia, pensate se fosse successo di là dell’oceano.

Siete nel vostro appartamento al ciquantesimo piano di un grattacielo a New York, moglie e figlio sono in vacanza nel Vermont, alla TV parlano di un grandioso incendio, proprio lì, adesso. Panico, che faccio?
Niente panico, andate sul sito web della Croce Rossa americana, e iscrivete nella lista delle possibili vittime il nome dei vostri cari, a stretto giro di posta verrebbe da dire, in Italia siamo ancora legati alla posta come gli americani al pony express solo che per loro è un vecchio e caro ricordo, per noi una dolorosa attualità, un pop-up ti dice che nella lista delle vittime non ci sono i loro nomi.  

Un link vi spiega come ottenere assistenza, un altro vi invita a lasciare il messaggio "contattare i familiari". Fornire le stesse informazioni specifiche che il poco solerte funzionario italiano cercava di conoscere con modi irritanti, vi sembrerà quasi normale, siete orgogliosi di lasciare i loro nomi, l'indirizzo, il numero di telefono. Loro si sono registrati, lo sai, le regole son fatte per essere rispettate, riceverai presto un loro messaggio e nel frattempo loro riceveranno il tuo.
In minuti, non ore o giorni, minuti!

Non aspetterai ore di angoscia ma minuti di serenità, la chiamata arriva presto, “Siamo in salvo, ci vediamo a casa, che paura papà....”

Questo è come dovrebbe funzionare. La Croce Rossa dovrebbe aiutare le famiglie sfollate a comunicare dalla zona del disastro con i propri cari al di fuori dell'area. Le vittime sono obbligate a registrarsi, si registrano selezionando e pubblicando messaggi standard per la famiglia e gli amici che indicano che sono al sicuro e in un rifugio, albergo, o un altra casa, e si metteranno presto in contatto, non appena possibile.

Questa si chiama organizzazione, da noi assume un nome diverso, angosciante, che spaventa, da noi si chiama “Arte del sapersi arrangiare”. Meno male che ogni tanto incontriamo un angelo e le tensioni si allentano. Possiamo vivere così noi?

Tutti dalla Croce Rossa Italiana ai Vigili del Fuoco, dai Carabinieri alla Polizia passando per la Guardia Forestale, la Guardia di Finanza e le Guardie Carcerarie (mettiamoci anche loro) dovrebbero sapere quanto sia importante il contatto famiglia durante un'emergenza, sia per le vittime che per i loro cari. Purtroppo in Italia La Croce Rossa non serve più per queste emergenze, ha assunto più un ruolo rappresentativo, istituzionale, di circostanza lasciando il compito del soccorso ad altre forze che nulla possono nei confronti del cittadino inerme in confronto con quelle della natura. Dovrebbero saperlo, conoscere queste emergenze e fronteggiarle con professionalità e invece....

Questa è l’Italia!

2012/08/16

Tempo di amare



Non so voi, io spesso sento che non potrò restituire tutto quanto ho ricevuto.
Quando mi guardo intorno e vedo le persone che mi vogliono bene, le esperienze che ho avuto, le cose che ho, sento che il mio cuore è pieno. Credo sia una sensazione comune, vi potete sentire allo stesso modo. Quando guardo tutto quello che succede nel mondo: la povertà, la miseria, le guerre, la fame e tutto ciò che da essa scaturisce, mi sento che non potrò mai fare abbastanza per respingere quello tsunami di bisogni. Mi sento indifeso di fronte a tutto questo.

La risposta a entrambi i problemi è la stessa. Amare, dare amore e riceverne proprio ora, in questo momento. Amore immateriale nelle piccole cose di tutti i giorni, un gesto gentile sul tram, al parcheggio, amore per gli animali, quando cediamo il posto ad un anziano sull’autobus o aiutiamo ad attraversare la strada qualcuno che da solo non può farcela. Questo è sufficiente, quello che io posso dare in amore arriva ad ogni capo del mondo, il mio amore viene condiviso, ognuno condividerà l’amore che ha ricevuto con altri che a loro volta lo scambieranno con altre persone e tutto il mondo vivrà di questa grande condivisione di amore anche se io non potrò mai incontrarli. In tutti i casi, rispondendo ai bisogni più elementari della gente è già un gesto d’amore e fa la differenza. Non sono in grado di risolvere tutto da solo e per sempre, ma è tutto quello che posso fare io in questo momento.

E così si può! Davvero.

Bisogna rispondere in modo significativo ai bisogni più elementari del mondo. Noi, tu ed io possiamo davvero fare la differenza. Le risorse ci sono. Dobbiamo solo aprire le mani e dare quello che possiamo oggi. Puoi farlo anche tu. Non importa se pensi che non hai conoscenza, risorse, un mio piccolo gesto, il tuo piccolo gesto possono risolvere il problema più grande di questo mondo.

C'è abbastanza speranza, pace, cibo, acqua, amore per tutti.

E' tempo per rispondere.