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2015/08/10

QUANDO C’ERA LUI I TRENI ARRIVAVANO IN ORARIO…



Mito: Devi ringraziare il Duce se esiste la pensione.


Realtà: In Italia la previdenza sociale nasce nel 1898 con la fondazione della “Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai”, un’assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e dal contributo anch’esso libero degli imprenditori. Mussolini aveva in quella data l’età 15 anni. L’iscrizione a tale istituto diventa obbligatoria solo nel 1919, durante il Governo Orlando, anno in cui l’istituto cambia nome in “Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali”. Mussolini fondava in quella data i Fasci Italiani e non era al governo.

Tutta la storia della nostra previdenza sociale è peraltro verificabile sul sito dell’Inps. La pensione sociale viene introdotta solo nel 1969. Mussolini in quella data è morto da 24 anni.

Mito: Il Duce garantì l’assistenza sanitaria a tutti lavoratori.

Realtà: Con la legge dell’11 gennaio 1943, n. 138, con il nome di Ente mutualità fascista – Istituto per l’assistenza di malattia ai lavoratori, venne istituita la prima Cassa Mutua di Assistenza di Malattia che offriva tutele solo ai lavoratori del pubblico impiego. Tutti gli altri non ne avevano diritto.

Il diritto alla tutela della salute per tutti nasce il 13 maggio 1947, data in cui viene istituita l’INAM, Istituto Nazionale per l’assicurazione contro le malattie, riformato nel 1968, con la legge n. 132 (cosiddetta “legge Mariotti”), che assisteva tutti i lavoratori, anche coloro che dipendevano da imprese private.

Nel 1978, con la legge n. 833 del 27 dicembre, veniva estesa, oltre che l’indennità retributiva in caso di malattia, anche il diritto all’assistenza medica con la costituzione del Servizio Sanitario Nazionale, con decorrenza del 1º luglio 1980 (la cosiddetta “riforma sanitaria”). La norma era chiaramente ispirata al National Health Service (NHS) britannico.

Mito: La cassa integrazione guadagni è stata pensata e creata dal Duce.

Realtà: La cassa integrazione guadagni (CIG) è un ammortizzatore sociale per sostenere i lavoratori delle aziende in difficoltà economica. Nasce nell’immediato dopoguerra per sostenere i lavoratori dipendenti da aziende che durante la guerra furono colpite dalla crisi e non erano in grado di riprendere normalmente l’attività. Quindi la cassa integrazione nasce per rimediare ai danni causati dal fascismo e della guerra che hanno causato milioni di disoccupati.

Mito: Il Duce ha avviato il progetto della bonifica pontina.

Realtà: I primi lavori di bonifica cominciarono nel 1924 con l’istituzione del Consorzio di Bonifica di Piscinara che avviò la canalizzazione delle acque del bacino del fiume Astura, riprendendo un progetto di Leonardo Da Vinci, interessato anche lui su una ipotesi di bonifica. Addirittura i primi lavori furono eseguiti da i Volsci (intorno al VI secolo a.c.) che, con un sistema di drenaggio a base di cunicoli rimasti celebri e forse insuperati, riuscirono ad assicurare la disciplina delle acque per cui la zona divenne prosperosa e fertile. Mussolini, quindi, non ha avviato un bel niente.

Mito: Ai tempi del Duce eravamo tutti più ricchi.

Realtà: Mussolini permise agli industriali e agli agrari di aumentare in modo consistente i loro profitti, a scapito degli operai. Infatti fece approvare il loro contenimento dei salari.

Nel 1938, dopo 15 anni di suo operato, la situazione economica dell’italiano medio era pessima, il suo reddito era circa un terzo di quello di un omologo francese. Dobbiamo quindi ringraziare il Duce se oggi gli stipendi in Italia sono considerevolmente più bassi di tutti quelli dell'area europea.

Mito: Il Duce ha fatto costruire grandi strade in Italia.

Realtà: Il programma infrastrutturale che prevedeva la costruzione delle strade completate durante il ventennio cominciò già durante il quinto governo di Giovanni Giolitti, avendo constatato l’impossibilità di uno sviluppo industriale in mancanza di solide strutture.

Mito: Il Duce è stato l’unico uomo di governo che abbia veramente amato questa nazione.

Realtà: “Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative”

Già… proprio amore.

Mussolini amava talmente l’Italia che:

– ha instaurato una dittatura
– ha abbassato tutti i salari
– ha firmato i Patti Lateranensi
– ha portato il paese al collasso economico
– ha tolto la libertà ai cittadini italiani
– instaurando le leggi razziali ha scritto una delle pagine più infami e vili della storia italiana.

Voleva così bene al suo popolo da farlo sprofondare in una guerra civile quando fu esautorato dal potere creando la Repubblica Sociale Italiana. Un paese già allo sbando a causa dell’armistizio dell’8 settembre e provato dalla guerra (condotta da lui con esiti a dir poco disastrosi) venne dilaniato ancora di più tra cosiddetta” Repubblica di Salò” e Italia liberata.

Tra l’altro, non è vero neppure che che “quando c’era lui i treni arrivavano in orario”.

Come spiega questo articolo dell’Indipendent si tratterebbe infatti di un mito derivante dalla propaganda durante il Ventennio.

La puntualità dei treni era infatti per la propaganda fascista il simbolo del ritorno all’ordine nel paese ma, in realtà, è solo grazie alla censura sistematica delle notizie riguardanti incidenti e disservizi ferroviari che questa immagine si è potuta formare.

Cari nostalgici del fascismo,

Mussolini è finito appeso a testa in giù con le persone che prendevano a calci il suo cadavere. 

Chiedetevi il perchè.

Crisi imminente?


Ci sarà un crollo finanziario negli Stati Uniti entro la fine del 2015? Sempre più stimati esperti finanziari stanno avvertendo che siamo proprio sull’orlo di un’altra grande crisi economica. Naturalmente questo non significa che accadrà. Gli esperti hanno sbagliato in passato ma alcuni indizi sembrano suggerire che una nuova crisi finanziaria potrebbe essere alle porte.

I seguenti sono otto esperti finanziari che stanno avvertendo che una grande crisi finanziaria è imminente …

1 Durante un’intervista recente, Doug Casey ha affermato che stiamo andando verso “una catastrofe di proporzioni storiche” …

“Con questi governi stupidi che stampano trilioni e trilioni di nuove unità di valuta”, afferma Casey, ” andiamo verso a una catastrofe di proporzioni storiche “

Doug Casey è un investitore di grande successo a capo della Casey Research

“Non terrei capitale significativo nelle banche”, ha detto. “La maggior parte delle banche del mondo sono in bancarotta.”

2 Bill Fleckenstein avverte che i mercati degli Stati Uniti potrebbe affrontare delle ‘calamità’ nei prossimi mesi …

Bill Fleckenstein ha correttamente previsto la crisi finanziaria nel 2007,

3 Richard Russell ritiene che la crisi che sta arrivando “farà a pezzi il sistema economico attuale” …

Dal mio punto di vista, questo è il periodo più strano che ho vissuto dal 1940.

4 Larry Edelson è “sicuro al 100%” che avremo una crisi finanziaria globale “entro i prossimi mesi” …

” Il 7 ottobre 2015, il prima superciclo economico dal 1929 innescherà una crisi finanziaria globale di proporzioni epiche . Porterà l’Europa, il Giappone e gli Stati Uniti in ginocchio, e quasi un miliardo di esseri umani sulle montagne russe per i prossimi cinque anni. Una corsa che nessuna generazione ha mai visto. Sono sicuro al 100% che colpirà nei prossimi mesi . “

5 John Hussman avverte che le condizioni di mercato che stiamo osservando in questo momento si sono verificate solo in pochi momenti chiave in tutta la nostra storia …

“Guardate i dati e vi renderete conto che le nostre preoccupazioni attuali non sono esagerazioni. Semplicemente non abbiamo osservato le condizioni di mercato che osserviamo oggi, tranne che in una manciata di casi nella storia del mercato, e le cose sono andare piuttosto male”

6 Nel corso di una recente apparizione sulla CNBC, Marc Faber ha suggerito che il mercato azionario degli Stati Uniti potrebbe presto perderà fino al 40 per cento …

7 Henry Blodget suggerisce che il mercato azionario americano potrebbero presto perdere fino al 50 per cento …

8 Egon von Greyerz ha recentemente detto che stiamo andando verso “una storica distruzione della ricchezza” …

Ci sono più aree problematiche al mondo che situazioni stabili. Nessuna nazione importante in Occidente può rimborsare i propri debiti. Lo stesso vale per il Giappone e la maggior parte dei mercati emergenti. L’Europa è un esperimento fallito. La Cina è una bolla enorme, in termini di mercati azionari,mercati immobiliari e sistema bancario ombra. Gli Stati Uniti sono il paese più indebitato del mondo e hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi per oltre 50 anni.

Così vedremo l’esplosione di due bombe gemelle: una del debito da 200 trilioni di dollari e una di derivati da 1,5 quadrilioni che porterà ad una storica distruzione della ricchezza, con i mercati in calo di almeno 75-95 per cento. Il commercio mondiale si contrarrà drammaticamente e vedremo un enorme disagio in tutto il mondo.

Hanno ragione? Lo sapremo presto.

2015/07/27

Il Pellet da riscoprire


Oggi parliamo di pellet e in particolare del pellet di abete.

Il pellet di abete è, a torto o a ragione, probabilmente il più blasonato in Italia. Pellet di abete rosso o di abete bianco, la sostanza non cambia, sono equiparabili e nel tempo hanno trovato moltissimi estimatori.

Non a caso la maggior parte di pellet di abete proviene da Austria e Germania, due Paesi che oltre ad avere grande disponibilità di boschi di abete, hanno anche un’attitudine all’efficienza e al lavoro preciso. Si spiega anche così il blasone del pellet di abete rosso (o bianco): spesso e volentieri sono marche di pellet austriache o tedesche, quindi prodotti fatti con criterio, senza aggiunte o mancanze, nel rispetto dei processi. I prezzi del pellet di abete risentono di questo doppio fattore, da un lato la qualità dei processi produttivi, dall’altro della forte domanda di prodotto; e infatti sono prezzi spesso superiori alla media, non sempre però a fronte di qualità altrettanto superiore. 

La certificazione ENPlus A1, forse la più importante, è tipica di molti pellet d’oltralpe, ed è nata per premiare una filiera, un processo produttivo, che va da produttore a dettagliante. Tutto deve essere fatto con criterio e secondo certi standard, a partire dalla materia prima utilizzata e dal produttore che deve seguire un processo molto chiaro. La maggioranza degli utilizzatori di pellet cerca il pellet d’abete, rosso o bianco non fa tanta differenza. E alcuni produttori o Distributori poco seri, anzi assolutamente non seri, si approfittano di questa situazione per mettere in atto furbate, spacciando pellet per quello che non è.

Ancor prima della provenienza, quindi, occorre prestare attenzione alle certificazioni, e anche ai numeri di certificazioni, garanzia di qualità. Una volta appurato questo, si può procedere più tranquilli nella scelta del pellet. E a quel punto non fa differenza se di abete rosso, bianco, di rovere, di faggio o altri legnami. A quel punto subentrano altri fattori di valutazione, come prezzo, resa, residui di cenere.

I pellet di abete sono davvero tanti, i più noti sono probabilmente lo Pfeifer, il Firestixx, il Norica, il Binderholz il Mayr Melnhof. La maggioranza comunque del pellet austriaco. 

Meglio faggio o abete?

Ma il miglior pellet è di abete o di faggio? Il pellet di faggio ha generalmente una resa maggiore ma anche un consumo maggiore e un residuo di cenere più corposo.
Il pellet di abete, in quanto conifera (come il pino), ha una resa analoga a quella del faggio o di poco inferiore, brucia più lentamente e comporta quindi un consumo inferiore. Anche il residuo di cenere dalla combustione del pellet di abete spesso è inferiore a quello generato dal combustibile di faggio.

Ci sono differenze importanti, ma che vanno poi unite alle considerazioni sulla marca di pellet che si utilizza nonché alla propria stufa o caldaia. Una cosa fondamentale che bisogna sempre tenere in mente è che ogni stufa o caldaia lavora in maniera diversa, ognuna ha le sue tipicità che valorizzano al meglio un combustibile legnoso piuttosto che un altro. Quindi a parità di qualità di pellet, una stufa può performare meglio con un tipo che con un altro, a seconda della durezza e delle altre caratteristiche di cui bisogna tenere conto.

Alla domanda sul pellet, su quale sia meglio tra faggio e abete rispondiamo con un “dipende”, e vi invitiamo a fare prove pratiche con la vostra stufa. Le risposte possono essere diverse, e nessuna è più giusta o sbagliata. I prezzi del pellet di faggio sono tendenzialmente più bassi rispetto a quelli di abete. Anche questo è un fattore da tenere in dovuta considerazione, soprattutto a parità di performance, è verosimile che tutti preferiamo risparmiare un po’.

Altri tipi di pellet

Non solo abete e faggio, non sono gli unici due tipi di pellet presenti in commercio. Come in ogni mercato in crescita, l’offerta è varia e in evoluzione; si possono trovare pellet di rovere, di pino, di castagno, di larice, misti, anche di cereali. In particolare ci sentiamo di spezzare una lancia a favore del pellet di pino, che per la nostra esperienza si sono sempre dimostrati essere pellet di qualità (Pellexo Bianca in particolare). Hanno tutti caratteristiche diverse che si possono sposare bene o meno bene con le stufe e con le caldaie a pellet. Ma stiamo attenti a dare il giusto peso al tipo di legname di cui è composto il pellet: è senza dubbio un fattore da considerare, ma ce ne sono altri che si tendono a trascurare ma che in realtà hanno la stessa importanza o addirittura maggiore.

Pensiamo ai processi di produzione, che in un pellet certificato ENPlus A1 sono garantiti. Pensiamo alla presenza o meno di agenti leganti o di additivi all’interno del pellet; e non dimentichiamoci degli aspetti visivi e olfattivi, da valutare con attenzione per essere sempre maggiormente preparati in fase di acquisto di pellet e di valutazione dei tipi di pellet.

2015/07/21

... bambini che muoiono di fame

Fotografia di Patrizia Masuri


Sono così educati i bambini che muoiono di fame:

non parlano con la bocca piena, non sprecano il pane,

non giocano con la mollica per farne palline,

non fanno mucchietti di cibo sul bordo del piatto,

non fanno capricci, non dicono: “Questo non mi piace!!”,

non arricciano il naso quando si porta in tavola qualcosa,

non pestano i piedi a terra per avere caramelle,

non danno ai cani il grasso del prosciutto,

non ci corrono tra le gambe, non si arrampicano dappertutto…

hanno il cuore così pesante, e il corpo così debole, che vivono in ginocchio…

per avere il loro pasto, aspettano buoni, buoni…

qualche volta piangono, quando l’attesa è troppo lunga…

No, no, state tranquilli, non grideranno, non ne hanno più la forza: 

solo i loro occhi possono parlare…

incroceranno le braccia sul ventre gonfio, 

si metteranno in posa per fare una bella foto…

moriranno piano piano, senza far rumore, senza disturbare…

Quei bimbi lì…sono così educati.

Si, sono così educati i bambini che muoiono di fame…


--Roberto Clandestino--

2015/07/16

La bomba atomica in Iran

L'Iran avrà la promessa bomba atomica. L'accordo firmato è un'elegante beffa gestita con pazienza e capacità ("abbiamo trattato a lungo, ha detto il capo delegazione iraniano Zarif, e siamo riusciti ad affascinare l'Occidente"): le ispezioni programmate con un mese d'anticipo e rifiutabili da una commissione sono uno scherzo; dieci o quindici anni di tempo ridicoli rispetto alla possibilità successiva di armare la bomba atomica sotto gli occhi di tutti; l'apertura al mercato delle armi in cinque anni esteso a otto per i missili balistici; la diluizione dell'uranio già arricchito e il basso arricchimento sono assurdi quando si resta in possesso di 6000 centrifughe e degli impianti "sperimentali" e "medici" che possono trasformarsi. L'Iran era in grado di mettere in funzione una bomba atomica in due mesi; adesso gli ci vorrebbe un anno. In sostanza, è evidente che quello che deve giocare qui è la fiducia fra le parti, l'idea che l'Iran vuole davvero fermare la corsa al nucleare. 



Ma l'Iran vuole solo che entrino nelle sue casse i 1500 miliardi di dollari delle sanzioni che nel giro di un anno andranno a rimpinguare le casse che finanziano gli Hezbollah per occupare il Libano e difendere Assad, gli Houti che si sono impossessati dello Yemen, le Guardie della Rivoluzione di stanza in Iraq. Serviranno anche a finanziare le imprese terroristiche in cui l'Iran è campione in tutto il mondo e a rafforzare i Basiji, la milizia che tiene il suo tallone su un Paese sofferente non solo per la miseria. La legge shariatica prevede l'impiccagione degli omosessuali, e nelle campagne ancora si incontra la lapidazione, nei tribunali la donna vale metà; si chiudono i giornali e i giornalisti vanno in galera. Ma come si fa a fidarsi, come fa Obama, di un accordo con un Paese che per vent'anni ha trattato tirando in lungo per seguitare ad arricchire l'uranio mentre illudeva l'interlocutore che l'accordo fosse dietro l'angolo?

Durante le trattative dell'EU3 (Inghilterra, Francia e Germania) a Teheran nel 2004, il presidente Rouhani, allora capo dei negoziatori, ha poi detto ai giornalisti iraniani rivendicando il ruolo di costruttore del nucleare: "Coi colloqui siamo riusciti a provvedere il tempo necessario per completare il lavoro a Ishfahan “una centrale importante" così il mondo fu costretto a capire che l'equazione era del tutto cambiata". Rouhani portò il numero delle centrifughe da 164 a 1500, ora restiamo con le seimila della trattativa. E l'Iran, lentamente perché deve pagare un pedaggio per le sanzioni, può seguitare a guadagnare tempo nella sua marcia verso il nucleare, l'egemonia sciita nel mondo islamico, l'egemonia islamica nel mondo occidentale. 

Senza peli sulla lingua: allora tanto vale cercare anche un accordo con l'Isis, perché no? Chiediamogli di presentarsi con educazione a Vienna e trattiamo: non dovranno rinunciare né alla sharia né alla guerra per il califfato ma per dieci anni lascino terrorismo e taglio delle teste; in cambio, stabiliremo un'ambasciata a Raqqa e consentiremo grandi transazioni economiche, petrolifere e commerciando nei reperti archeologici. I barbuti col turbante, pure selvaggi, tuttavia non sono meno determinati a imporre sul mondo l'egemonia islamica, solo la guardano dal punto di vista sunnita, e non sciita.

Noi europei e americani ("occidentali" è una parola ormai senza senso) non ascoltiamo mai perché siamo poco seri: se malediciamo qualcuno, se lo minacciamo di morte domani cambieremo idea, qualcuno ci vedrà presto a braccetto col nostro nemico a prendere un caffè. Inoltre, noi non ricordiamo la nostra storia: non sappiamo più molto, noi europei, delle guerre che ci hanno contrapposto, del desiderio di divorarci che ha posseduto a turno i nostri Paesi finché la Germania ci ha battuto tutti col nazismo, non ricordiamo altro che il recente irenico desiderio di pace, seppelliamo sotto la sabbia l'odio e il rancore per comodità e per superficialità. 

L'Islam non è come noi, ricorda e sa: l'Iran sa la storia sciita e prima ancora quella dell'Impero persiano. Tre giorni fa, subito prima dell'accordo col P5+1 una enorme piazza con la guida suprema Khamenei gridava "Morte all'America" e "distruggeremo Israele". Il suo urlo di piazza deve essere inteso in forma estesa, include anche noi, ed è serio. Quando Khomeini, il grande ayatollah esiliato a Parigi tornò in patria nel 1979 a fare la rivoluzione, gli chiesero cosa sentiva tornando in Iran. Rispose "Niente". Era vero: non era l'Iran che gli interessava ma la grande rivoluzione islamico sciita che avrebbe portato, come ha spiegato più volte, a tutto il mondo. 

Questa grande guerra avrebbe portato il Mahdi a salvare la Terra, sarebbe giunta la fine dei tempi e la redenzione, come pensa lo shiita credente. Con l'Iran proprio come con l'Isis, non si cerca di evitare il "MAD", Mutual Assured Distruction che la Guerra Fredda gestì fra Russia e America evitando che ci ammazzassimo tutti. Al contrario, per far giungere il Mahdi, e Ahmadinejad furioso antisemita e antiamericano lo ripeté anche all'ONU, bisogna creare il caos, non lo si deve evitare. La nuclearizzazione è l'arma migliore per farsi padrone di Gog e Magog, e per questo l'Iran l'ha scelta.