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2013/10/05

Morte a Lampedusa


Evito le solite frasi di più o meno sincero cordoglio e a volte di vera ipocrisia e se chi legge ha veramente a cuore il problema offra intanto alla Caritas della sua città l’equivalente di almeno un’ora di lavoro al mese. Un piccolo segno concreto di solidarietà, perché se a Lampedusa c’è emergenza la stessa emergenza si vive da mesi in tutta Italia per migliaia di situazioni disperate di italiani e di immigrati che non ce la fanno più. 

L’aiuto della Caritas (e indico questa specifica organizzazione perché la conosco bene, è attiva in tutta Italia) è prezioso in un quadro di onestà e serietà. Meglio ancora che questo aiuto sia continuativo e se chi legge ha un po’ di tempo lo dedichi ad una collaborazione diretta con questa o qualche altra associazione simile: ne uscirà arricchito prima di tutto a livello intimo e personale.
Mai come in questo caso: "Non fiori ma opere di bene"
Fatto questo o qualcosa di analogo (perché chi non lo fa non ha il diritto di disquisire) affronto ancora una volta il problema della immigrazione clandestina senza ipocrisie e ricordando che i vivi e i morti che cercano di raggiungere il nostro paese dal Canale di Sicilia sono solo una minima parte dei disperati che ogni giorno si indirizzano verso l’Europa e l’Italia. In buona sostanza -dato per scontato l’aiuto immediato e di emergenza verso tutti che è comunque assolutamente doveroso- come Italia e come Europa dobbiamo prendere una decisione senza ipocrisie: accettiamo o contrastiamo l’immigrazione clandestina? 

Se la accettiamo senza regole la strada è fatalmente verso un “liberi tutti” e allora ci si muova nella strategia dell’accoglienza con investimenti opportuni ed indispensabili (e qui l’Europa ha molte responsabilità), se invece non si vuole accettare questo fenomeno allora si deve contrastarlo sul serio. 

Nel primo caso si deve investire in centri di accoglienza ed identificazione ma bisogna anche avere consapevolezza che se oggi si accolgono 1000 persone domani saranno 2000 e poi 10.000 perché in Africa, in Medio Oriente, in Asia ci sono decine di milioni di persone in condizioni disperate e buona parte di loro vorrebbero venire in Europa perché sperano di stare meglio, è profondamente umana questa speranza e questa necessità. Siamo pronti, li accettiamo, li aiutiamo? Se passa il tam-tam “se arriviamo lì siamo a posto” il traffico aumenterà, rendiamocene conto.

Per 155 naufraghi che ora saranno accolti a Roma il sindaco Marino va sui giornali e si guadagna l’applauso, ma quanti migliaia di senzatetto ha già la capitale e chi accoglierà quelli che arriveranno domani? Oltretutto già oggi non si riesce a respingere l’immigrato clandestino al proprio paese perché neppure lo si conosce e quindi questa gente diventa immigrata clandestina cronica con detenzione in “centri” che spesso  sono autentici lager da cui pian piano però si “filtra” di fatto fuori, di solito per uscire dall’Italia verso il nord Europa. 

Numeri, non opinioni: l’anno scorso sono stati effettivamente accompagnati alla frontiera (e magari sono rientrati due ore dopo) 4.014 stranieri, meno dell’1% di quelli stimati (per difetto) essere oggi in Italia: solo in questo dato è contenuto il fallimento della “Bossi-Fini” ma anche di tutte le norme che l’hanno preceduta.

Una volta di più c’è una ipocrisia spaventosa a cavillare per chi vuole entrare in regola (e allora la burocrazia è infinita) e chi lo fa clandestinamente e verso il quale di fatto poi “si chiude un occhio” ma che se non va a nord entra in un circuito di clandestinità dove altri sfruttatori lo sfrutteranno...

Allora accogliamo tutti ? E’ una alta e nobile concezione etica e morale soprattutto per chi sfugge da teatri di guerra, ma allora accettiamone le conseguenze con milioni di arrivi potenziali. 

Forse – in entrambi i cosi – l’Italia e l’Europa dovrebbero intanto essere più presenti non solo e non tanto a Lampedusa ma sulle opposte coste del Mediterraneo. Gli scafisti albanesi – ricordiamocelo – hanno sospeso il “lavoro” quando i gommoni sono stati distrutti a terra e mitragliati (vuoti!) dai nostri militari e il traffico non “rendeva” più perchè era diventato troppo pericoloso. Questo NON avviene in Mediterraneo là dove le autorità libiche (ma anche tunisine ed egiziane) di fatto non esistono più o sono nelle mani della mafia che è attenta regista del traffico. Gheddafi mi stava antipatico, ma l’intesa con l’Italia che ci ha permesso (come in Albania) di creare pattugliamenti misti nelle stesse acque territoriali libiche ha fermato alla partenza per mesi migliaia di immigrati. 

Se l’Europa volesse veramente bloccare almeno questo flusso migratorio con i droni (gli aerei-spia senza pilota) è possibile controllare e impedire ogni partenza intercettandola appena prende il mare, non al capolinea. Se lo si vuole fare si può, ma bisogna volerlo e fornire ovviamente assistenza alla partenza per convincere i migranti a non partire, magari ampliando gli spazi di una immigrazione controllata.  La cosa più assurda è comunque di dare l’impressione di essere leoni (a parole) ma gattini nella pratica, come sta facendo l’Italia ovvero minacciare espulsioni formali e poi non applicarle quasi mai. 

Servirebbe anche un chiarimento europeo: cosa vuol fare l’Europa per tutelare le sue frontiere? Non è vero che non stia contribuendo, ma come vengono spesi questi fondi – comunque insufficienti - è un mezzo mistero visto che servono per molti “fronti” dalle Canarie a Gibilterra alla Sicilia. Mai come ora servirebbe comunque una legislazione comune europea che purtroppo non esiste.

Un aspetto infine sugli scafisti, che regolarmente “spariscono” e la fanno franca dopo aver taglieggiato la miseria. Possibile che non sia possibile varare intanto una legge di inasprimento ossessivo delle pene affinchè i nuovi mercanti di schiavi - se finalmente presi (ma bisogna volerlo fare) restino a marcire a vita in una cella? E non solo i marinai dei barconi ma soprattutto le menti, la “cupola”, chi ci guadagna. Solo una volta ho sentito che era stato arrestato un boss del traffico: come mai? Oppure si abbia il coraggio di distruggere i barconi (vuoti) alla fonda sulle coste libiche: senza barche non si traversa e solo così meno persone – persone come me e come te, con gli stessi diritti e dignità – finiranno in fondo al mare. Il caso Albania dovrebbe pur aver insegnare qualcosa…










2013/10/03

La Terra dei Fuochi


Se ne parla spesso, sui giornali, alla televisione, nei talk show, su facebook. Tutti o quasi tutti ne conoscono le origini, le motivazioni, sono in grado di additare un colpevole o i colpevoli senza essere non di meno capaci di fermare il fenomeno. Parlarne aiuta a evidenziare il fenomeno ma non lo ferma.

Ieri, oggi anche domani continuano e continueranno a bruciare i rifiuti tossici, inquinanti, gli scarti industriali perché lo Stato non ha potere in una terra dominata dalla criminalità organizzata, dalla camorra, dall’omertà. Dove non arrivano le istituzioni arriva la Camorra. Chi sono, chi rappresentano, come si sconfiggono?
La Camorra siamo noi? Si e forse no, dipende da noi, dal nostro modo di essere, dal rifiuto dell’ingerenza di uno Stato curioso, invadente, dal rifiuto a collaborare con le istituzioni, con le forze dell’ordine, dalla corruzione che in quelle terre vive una vita senza vecchiaia. La Camorra rappresenta un tipo di mentalità, che fa della prepotenza, della sopraffazione e dell'omertà i suoi principali punti di forza. Ma in Campania in quel triangolo della morte che spazia fra la provincia di Napoli e Caserta si muore di tumori provocati dai rifiuti bruciati nelle campagne dalla Camorra. Che poi siano loro stessi o emissari, fiancheggiatori, alleati o semplici operai di questa grande e segreta organizzazione, poco importa. 

La Camorra esiste perché siamo noi che permettiamo loro di sopravvivere, di germogliare, di crescere e nessuno, veramente nessuno ha mai pensato che è arrivato il momento di estirparla percché significherebbe mettere in cella una buona porzione della popolazione del sud Italia.


Allora a che serve parlare della Terra dei Fuochi? Credete che servirà per arrestare il fenomeno? Pensate sia utile per guarire i malati di tumore? Credete che il continuo tam tam dei media possa servire a circoscrivere le cosche e ridurle, annichilirle, annientarle, bruciarle come loro fanno con i rifiuti illegali?

Assolutamente no, non servirebbe a nulla. Per risolvere una volta per tutte il problema è necessario guardare lontano. Quanto lontano? Lontano, forse anche alle origini di questa nazione. Alla gente, ai bisogni, ai desideri e anche ai sogni. L’Italia è l’unica nazione europea che non ha un piano adeguato e unico per il trattamento dei rifiuti, che siano tossici o meno. Ogni regione legifera a modo suo, ogni regione decide come meglio operare e spesso, troppo spesso sbaglia. Non solo.
Anche i cittadini di questo stivale sbagliano, si ostinano a sbagliare sapendo di essere nel torto ma continuano in virtù di logiche che hanno poco di coerenza e molto di clientelismo, di baratti. Barattare la vita? Non a quel punto, barattare una vita da disperati per una parvenza di normalità, l’impressione che tutto vada bene anche quando va male. Una serie di piccoli e grandi privilegi in cambio del silenzio. E quasi nessuno denuncia per paura di ritorsioni, “perché si ha paura che facciano qualcosa” dice un bambino perché gli adulti hanno paura solo a parlarne.

Sono questi i comuni interessati dal fenomeno noto a tutti come "La Terra dei Fuochi" un'area di parecchi km quadrati da Acerra a Mondragone.

Ecco il punto è questo. I cittadini non sono vittime di un sistema che non li protegge, c’è anche quello, lo ammetto, ma non solo.  I cittadini sono gli artefici del loro male, sono loro che hanno lasciato attecchire e svilupparsi la camorra. Il confine tra l'appartenenza a un clan camorristico e il vivere in una mentalità camorristica diffusa, il più delle volte è labile ed etereo e, in alcuni particolari ambienti sociali, una divisione netta tra le due cose potrebbe risultare non facilmente rilevabile. Non denunciare chi brucia i rifiuti nei campi significa essere camorristi. Non additare chi sporca, chi getta sacchetti di rifiuti per le strade, chi non li differenzia, chi non ricicla e la lista sarebbe lunga poiché diventa più facile pensare al proprio orticello invece di dare uno sguardo a quello altrui, non si sa mai cosa si può trovare, significa essere noi stessi camorristi. La Camorra siamo noi che lasciamo che essa esista. L’ex Sindaco di Napoli, Rosa Iervolino un giorno rilasciò una dichiarazione allucinante nella sua chiarezza: 
"La camorra non è vicina al potere, è al potere".

Se fosse possibile....

Eppure, anche se non serve a nulla, anche se per cambiare la mentalità della gente del sud ci vorranno decine di anni, eppure qualcosa fa fatto subito. Va detto, va denunciato, va urlato perché la nostra voce si unisca a quella straziante dei cittadini campani, vittime non soltanto della camorra, ma anche dell’ignoranza, della bieca cecità delle istituzioni e di certi media attenti solo a riportare l’evento eclatante, la notizia, quella che fa vendere giornali e moltiplica all’infinito i click della pubblicità .

Ricordatevi che la Terra dei Fuochi è una vasta area che si estende tra la provincia di Napoli e la provincia di Caserta. È così chiamata per i numerosi incendi che vi si propagano. Gli incendi sono sempre di origine dolosa e vengono appiccati per lo smaltimento illegale di rifiuti di ogni genere, compresi pneumatici, coloranti e plastiche. Le nubi tossiche che si propagano nell’aria e gli elementi nocivi che si infiltrano nel terreno hanno dato vita a un’altissima concentrazione di casi di tumori in quelle aree dimenticate da Dio e dagli uomini di legge.

L'area interessata dal fenomeno
Un fenomeno devastante, raccapriciante che da oltre vent’anni semina morte tra la popolazione, per lo più donne e bambini, e il tasso di mortalità è inevitabilmente destinato a crescere. 
Solo negli ultimi tempi la popolazione ha finalmente alzato la testa e ha cominciato a ribellarsi attuando ogni forma di protesta per porre fino a questo scempio, perché in mezzo a tanto iniquità e tanto orrore, ci sono tante persone, soprattutto giovani, che vivono di onestà e non di malaffare pur vivendo in una terra martoriata dalla malavita. È assai disumano quello che sta succedendo in quella terra dove ormai il fenomeno dello smaltimento illecito è del tutto fuori controllo.
Non mi risulta, infatti, che gli animali pur non avendo la ragione, abbiano mai inventato un sistema per autodistruggersi, e in un caso come questo appare chiaro quanto l’uomo sia di gran lunga più irragionevole delle bestie.

E se qualcuno dovesse chiedervi: "Che cos’è la camorra?" Almeno una volta in un viaggio, in un pellegrinaggio, in un treno o in un aereo, in un'escursione o in un itinerario, e almeno una volta nella vita, a un napoletano capita che gli si avvicini un non napoletano e gli chieda "Ma che cos'è la camorra?" Che rispondereste?

La Camorra non è uno Stato o un Antistato. Non ha un potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Non ha una Costituzione. Non ha una Camera o un Senato. Ha un solo potere: quello economico. Che muove fili e persone, leggi e sicari, soldi e imprenditori. Infine dimenticate di ricordare o rappresentare la Camorra come quel film o come quel libro. La Camorra sono persone in carne ed ossa, certo reincarnabili ma anche distruggibili.
E siccome potrebbe riguardarvi, pensate che la Camorra siate voi quando vi si chiede di rispettare leggi che voi non rispettate. L'unica magra, ma necessaria, consolazione è che essa è, e resterà, per sempre un fatto umano. E come tutto ciò che è umano avrà un inizio ma anche una fine.










2013/09/27

New York


Non c'è nulla di più fantastico della Grande Mela, il top del top, New York, New York. Dove vive una popolazione sterminata, spesso afflitta da problemi sociali, dove ricchi e straricchi vivono non molto distanti dai poveri, dove nonostante la ricchezza ostentata trovi tutti gli aspetti dell'esistenza umana e anche oltre.
New York, un caleidoscopio di suoni, colori, voci, visi. Con musei di fama mondiale, le grandi statue, gli edifici immensi, gli altissimi grattacieli, grandi eccessi, emozioni ma anche grandi tragedie umane, delusioni, fallimenti. 

New York cambia ogni minuto e tu cambi con lei e se non sei veloce ecco che ti schiaccia.

New York è un condensato di umanità; il fatto che le persone vivano stipate l'una sopra l'altra conferisce ai newyorchesi quel qualcosa in più. È difficile comprendere quale sia l'ingrediente principale di questo cocktail esplosivo, tuttavia la dimensione iperattiva della città attira sempre più esseri umani. 

New York City è tutto quello che vuoi che sia, ma non importa come la vivi, ricordati che essa può distruggerti. Può trasformare una persona in un invalido mentale velocemente, esattamente come ti trasforma in un manager vincente. Succede tutto senza che tu ne accorga: oggi sei un nulla, domani tocchi il cielo con un dito, sei famoso. Alcune persone possono lasciare un segno, ringraziate la città, altri non possono, non riescono per quanti sforzi facciano.  

Ma questa città, la Grande Mela, come volete chiamarla, saprà trasformare le persone in animali brutti e sporchi. E c'è di peggio, la gente odia gli animali brutti e sporchi. Ho letto una teoria riguardo come nascono i senzatetto in questa città che attira i senzatetto. Persone normali, ieri uomini d'affari, impiegati di successo, managers, gente comune che ha lavorato e avuto una vita. 

Ecco che poi, qualcosa scatta dentro di loro. E si suppone che sia non uno spettacolo glorioso. Urla, urla e pugni all'aria. Camicie strappate e vetri rotti. Confusione. Angoscia. I bambini piangono. Vecchie signore rantolano. I giovani ridono, ecco il mondo progredisce e chi non sa ben afferrarsi al mondo cade, rotola, si danna, si sporca, ecco che non sa rialzarsi, tornare a correre, essere un vincente. E perdono tutto, casa, lavoro, famiglia. Un'animazione di colori vorticosi in aria. La causa? La città. I ritmi frenetici, il desiderio di primeggiare, un rullo compressore che avanza e ti schiaccia e devi continuare a correre se vuoi salvarti.

New York è lìdieci anni di questo luogo possono trasformare l'anima più gentile in un buco nero di insofferenza e rabbia. Forse è stata una brutta tazza di caffè, un paraurti ammaccato, il tempo o di vedersi scippare la borsa o il computer da un ragazzo su uno scooter. Potrebbe essere qualsiasi cosa che spinge una persona fuori dal proprio ambiente, protetto, caldo, simpatico. La spinge fuori, un calcio ben assestato nel sedere e quello cade, cade e non si rialza più.

Potrebbe accadere in qualsiasi momento. La città non ha fretta, aspetta sorniona l'evolversi degli eventi che ti riguardano. Oggi sei un dio domani un poveraccio e niente cambia e tutto cambia, velocemente come era iniziato ecco che finisce. 

Addio sogni di gloria, la tua gloria si è persa in qualche vicolo e tu sei con la faccia nella polvere e davanti a te c'è solo il nulla e la Grande Mela, New York ragazzi, New York!
La città crea un mondo di nemici, una nemesi, nemici e la concorrenza intorno ad ogni persona. New York City è un'avventura. E anche se può distruggere alcune persone, non si può ottenere tutto. Si tratta di un racconto epico, un gioco che nasce e cresce tutti i giorni. 

Non esiste un luogo migliore per farsi assorbire la vita, la creatività e le idee. New York è il luogo dove gli uomini vanno a cercare loro stessi per capire chi sono. 

New York è la storia della natura umana.