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2016/01/03

Tributo alle vittime innocenti di una ferocia senza confini

Eccoli, sono loro, i volti delle vittime del terrore, di un tranquillo weekend di paura diventato l'incubo peggiore per centinaia di famiglie che in una notte hanno perso figli, padi e madri, fratelli e sorelle, nipoti e amici. Il terrore non deve sovrastare gli animi, l'odio non deve annichilire le menti, non posso parlare di vendette, non sarebbe umano ma l'indifferenza non è la soluzione allora chi ha cOlpito va punito, risalendo la catena dell'odio fino a chi l'ha generata, e non importa quanto in basso o in alto è necessario andare. E se dovessero arrivare a distruggere un popolo lo faranno affinché le genti non vivano sempre nel terrore.







La cosa peggiore è riconoscere, all’uscita della Morgue, i lineamenti di queste ragazze e di questi ragazzi, logorati dal tempo e dalla sofferenza, sul volto delle madri e dei padri venuti a riconoscerli. 

La cosa peggiore è avere 129 vite solo da immaginare. Vite di artisti, di ricercatori, di scrittori: immaginare quanto sarebbero state belle le loro canzoni, le loro scoperte, le loro opere. Immaginare quanto sarebbero stati belli i loro figli. Vite infinite.

La cosa peggiore è che, ora che tutti sono stati riconosciuti, non resta nessuno che possa pensare: lui, o lei, potrebbe essere ancora vivo.

La cosa peggiore è l’ignoranza di assassini che non sanno cosa significhi aver portato un bambino nella pancia o averla accarezzata, aver pianto quand’è nato, essersi svegliati di notte quando piangeva, essersi preoccupati quando faceva tardi con gli amici, aver gioito per la sua laurea, aver provato un misto di orgoglio e di nostalgia a vederlo partire per una grande città.

La cosa peggiore è pensare a tutti i genitori condannati a sopravvivere a un figlio, e alla pena che la strage di Parigi rinnova dentro di loro.

La cosa migliore è considerare quanto il dolore ormai appartenga al mondo, quanto sia globale e condiviso: le vittime venivano da 19 Paesi diversi.

La cosa migliore è la consapevolezza che le vittime sono più forti e lasciano segni più profondi dei carnefici.

La cosa migliore è riascoltare la dichiarazione della madre di Valeria Solesin, le uniche parole in italiano sentite in questi giorni alla tv francese - «nostra figlia mancherà molto a noi e anche al nostro Paese», e concludere che è davvero così.

La cosa migliore è rileggere Pasolini, in morte del fratello Guido: «Quanto sia il dolore di mia madre, mio e di tutti questi fratelli e madri non mi sento ora di esprimere. Certo è una realtà troppo grande, questa di saperli morti, per essere contenuta nei nostri cuori di uomini». Ma «senza il loro martirio non si sarebbe trovata la forza sufficiente a reagire contro la bassezza, e la crudeltà e l’egoismo». «Noi alla società non chiediamo lacrime; chiediamo giustizia».


L'articolo originale viene dal Corriere.it, a firma di Aldo Cazzullo. I nomi delle vittime li trovate sul web. Sempre sul web potete trovare tutto, volevo che il ricordo fosse perpetuato dai volti prima che col tempo svaniscano.


2016/01/01

Zuppa di smog a colazione, pranzo e cena...



Scritto da Nicola Porro per il giornale.it

La mini polemica tra il sindaco Pisapia e Beppe Grillo su smog e alberi tagliati a Milano, conforta la tesi dello storico Robert Conquest: «Tutti sono di destra nelle cose di cui si intendono».

Pisapia sembra un pericoloso conservatore quando ricorda al leader dei Cinque stelle che sì, a Milano, sono stati tagliati circa cinquecento alberi, ma per far posto ad una verde metropolitana. Entrambi, vittime dell’integralismo ambientale, sbagliano però il bersaglio.
Non è certo che questo inquinamento sia così mortale come lo dipingono (tra poco lo vedremo) ma è sicuro che nulla ha a che vedere con il mito della deforestazione. In Italia si realizza, i sorrisi si evitino please, un censimento pubblico degli alberi. Ebbene non è mai esistita una stagione (in migliaia di anni dicono gli esperti) con un maggior numero di foreste. 

Vi sembra grossa? Anche a chi scrive, ma è così: abbiamo 210 alberi pro capite. Negli ultimi dieci anni, mentre ci raccontavano del consumo del suolo e piripi piripa, in Italia abbiamo piantumato quasi fossimo dei maniaci di Hay Day. Ecco i numeri totali: nel 2005 avevamo 10,4 milioni ettari di bosco (circa un terzo della nostra superficie); dieci anni dopo l’estensione è salita ad 11 milioni. Il che vuol dire 600mila ettari di boschi in più. Nella sola Lombardia si sono sviluppati 26mila ettari di boschi e foreste aggiuntivi. Tra un po’ gli alberi diventeranno come i cinghiali in Maremma: un discreto fastidio per gli abitanti del luogo.

La relazione tra deforestazione ed inquinamento non funziona più. Anzi, a voler essere polemici essa si sarebbe invertita: più alberi uguale più inquinamento. Tocca inventarne un’altra. E la tendenza riguarda l’intero continente. L’Europa (la fonte questa volta è Forest.org) dal 1990 al 2015 ha piantumato come una pazza. La superficie boschiva è cresciuta di 17,5 milioni di ettari, per intendersi è come dire che in Europa nell’ultimo quarto di secolo è nato un bosco grande come tutto il Friuli Venezia Giulia ogni anno. Piogge acide (ve le ricordate?) permettendo.

Come la mettiamo allora con i 68mila morti in più dell’Italia che si registreranno nel 2015? E di cui i politici illuminati si fanno un gran cruccio. Per Grillo rischiano di essere legati proprio all’inquinamento. Anche l’Oms parla di record di «morti premature», causa smog. Partiamo da una piccola considerazione: quella dei morti è l’unica statistica che si riesce a fare con precisione prima della fine del periodo di osservazione. Ma prendiamoli pure per buoni. Nel 2015 ci potrebbero essere più morti (lo ricordava anche Silvio Garattini) grazie alla chimica. 

Ma non quella inquinante: quella buona. Grazie alla quale siamo tra le popolazioni più longeve del mondo. Si arriva ad un punto in cui però tocca morire: non più a 70 anni, ma in media per le donne in Italia a 84 anni. Questa media si è spostata in avanti e ciò corrisponde ad un effetto statistico semplice: bassa mortalità ieri, recupero oggi. Garattini addirittura ci ricorda come la folle campagna antivaccini (tra cui quelli influenzali soprattutto per i più anziani) stia determinando una piccola, ma pericolosa, epidemia nelle fasce di popolazione più a rischio. 

Riguardo all’Oms e ai suoi morti non bisogna aggiungere molto a quanto scritto da Umberto Veronesi: «Morti premature è un termine ambiguo su cui sono scettici molti scienziati. Tumori al polmone e malattie cardiovascolari riconducibili in qualche modo all’aria che respiriamo sono in diminuzione». Avanti con la prossima frottola ambientalista.

Ps. Per favore considerate la vostra responsabilità ambientale prima di non stampare questo articolo. Se potete, stampatelo su un bel foglio di carta A4, alimenterete così l’industria cartaia, di cui l’Italia era un’eccellenza, contribuirete a generare posti di lavoro e al taglio degli alberi in eccesso.



2015/12/06

Scienza ad capocchiam


Scienza ad capocchiam 

Primo: L’aumento della temperatura del pianeta è stato di 0,8 gradi in quasi un secolo e mezzo circa (dal 1850). Poi nel 1998 si è fermato. Da 17 anni non aumenta più? Di quanto dovrebbe riprendere, nei prossimi pochissimi anni, per portarci ai 4 gradi in più previsti dai religiosi del clima riuniti a Parigi? Nessuno lo dice.... 

Secondo: se in un secolo e mezzo (1850/1998) di piena industrializzazione e di CO2 umana immessa in atmosfera, la temperatura è aumentata di 0,8 gradi come è possibile che nei soli prossimi 80 anni (previsioni dei religiosi del clima) aumenti di 5 gradi? 

Cervellotico. Niente di scientifico. Sciamanismo. 

Dovuto al fatto che siccome non si possono fare previsioni esatte sul clima, data l’inferenza sull’andamento del clima di variabili che lo influenzano e i cui effetti non sono calcolabili, i climatisti hanno scelto, per comodità, un solo criterio (il gas serra immesso dall’uomo, la CO2) ) e su di esso si costruiscono modelli matematici di proiezioni sul futuro. Che non sono dunque previsioni scientifiche. 

Che sono impossibili. 

Terzo: come fa ad essere antropico l’effetto dovuto alla CO2 industriale che è solo il 5% della CO2 naturale in atmosfera. Che è solo, a sua volta, il 10% degli altri gas serra (vapore acqueo e metano ) di origine naturale. Che però hanno un effetto serra cumulato assai maggiore della CO2. La fisica e la chimica nelle proiezioni dei climatisti religiosi sono ad capocchiam. Di catastrofico c’è solo il conto economico delle assurde politiche anti CO2. Che, tralaltro, sono realizzate dalla sola Europa che però nel conto della CO2 internazionale umana (che pure è, come abbiamo visto, infinitesimale) conta come la briscola a merenda. 

Però è sufficiente a tenere bassa la crescita europea. Ai poveracci seguaci della religione del warming sfugge che quelle risorse enormi che pure si spendono inutilmente (perché le emissioni stanno aumentando sempre nonostante le 20 conferenze sul clima che hanno preceduto questa di Parigi) sulla CO2 (emission trading, incentivi fuori portata per le rinnovabili) potrebbero essere spesi per combattere, invece, l’inquinamento, i pericoli alla salute (Hiv, epidemie ecc), per tecnologie a difesa degli eventi estremi (città costiere, assetti idrogeologici ecc).

Quarto: nessun criterio fisico, chimico e ambientale può dimostrare una correlazione tra CO2 e catastrofi climatiche. In 12,000 anni di vita dell’uomo noi abbiamo sperimentato solo effetti benefici della CO2. Perché, invece, un 5% di CO2 umana (sul 95% che è naturale) dovrebbe, in futuro, essere catastrofico? È solo una premonizione religiosa. 

Biblioteche di libri anticonformisti e schiere di migliaia di scienziati (una di essi era la coraggiosa Montalcini) che la dittatura del pensiero unico del warming antropico mette al bando, smentiscono. 

Quinto: la causa dei periodi di riscaldamento (anche assai superiori all’attuale) vissuti in precedenza, quando non c’era CO2 umana, a che erano dovuti? Erano dovuti a cause naturali: oscillazioni dell’asse terrestre, attività del sole, oscillazioni dell’orbita terrestre, cicli degli oceani. Siccome, però, di queste cause fisiche conosciamo ancora poco, i chierici del warming si buttano sulla “politica” delle cause antropiche e della CO2, in mancanza di meglio. 

Scienza da scarpari. 

Ci sarebbe abbastanza da potersi togliere i paraocchi. O no? 

L'Ottimista


L'OTTIMISTA

"Sono un ottimista razionale. Razionale perché non sono arrivato a posizioni ottimiste per indole o per istinto, ma esaminando le prove […] finché qualcuno, da qualche parte del mondo, è incentivato a inventare nuovi modi per soddisfare meglio i bisogni del prossimo, allora l'ottimista razionale deve concludere che il progresso della vita umana riprenderà sempre il suo corso." (Matt Ridley)

2015/12/02

Uncle Bean, all natural and organic



Inspiration and Motivation

My name is Sergio Balacco, I am the Founder of Uncle Bean but not only that. You may have seen me in the web, in some magazine, or simply in a blog or maybe you are one of the happiest reader of my book. Well, I am that and much more.

The inspiration for Uncle Bean Soy Sweets & Dine comes from a trip I make some years ago in Asia, but it was a dream to open it since longtime. It came from all my travels, observations and inspired conversations with some of colleagues and friends who already succeeded in the food and beverage business. I one time I knew this was what I truly wanted instead of a full-time job but I didn’t really have a chance to make it happen until now. There are too many priorities behind the choices each one does in one's life. The family first, and then come the children and then the social state and then go into a vortex from which it is difficult to escape.

I believe that at some point in life you have to make choices, make compromises, to live better, to be happy. I've always been a good cook, I invented new recipes in order to improve my life and the lives of those around me, family, children, friends, colleagues.
The initial idea was to use soybeans as the basis of my recipes. I have been a precursor of soy, I agreed to eat soy steaks when even the taste was similar to the soles of shoes, I drank concoctions made from soy just to say that were good for the health. My Mediterranean culture left no room for this product of clear Asian origin, then after I was married to an Asian girl I discovered all the delights and peculiarities of this type of diet, mainly at the base of soy, exotic fruit, delicate natural herbal ingredients that wisely mixed are able to feed anyone making the right balance of calories and protein.

From a culinary point of view I am a citizen of the world.

I was born in Italy, in an average middle-class family without too many demands, besides the usual ones: earn money and live in the bunch. My father ran the world for business, the family followed. I attended my school years in six different countries, from every culture have absorbed customs and traditions also from a culinary point of view. My mother was open to try new recipes originating in each of the countries we visited, and maybe to process them to suit our Mediterranean tastes. 
 My brother and I grew up in a family that preferred to feed on fresh fruit and many vegetables rather than meat, because the latter carries cholesterol and with it health problems. It was just important to know that the meat had at the time high costs, and vegetable dishes were preferred as an alternative which filled and fed properly. The meat was a little but not as fish, this to make it clear to the reader that I am not vegan or even vegetarian. While loving vegan cuisine I do not want to give up the pleasures of the traditional Mediterranean diet. 


To make the idea a reality, serves a commercial space permanently. As the idea took shape, I started to prepare my favorite recipes using a system that works pretty well in Northern Europe but that wears a lot and moreover is too individual, it does not involve the rest of the family and, often, I feel lonely. Through a company that organizes parties at home, I prepared my smoothies, cakes, dishes to the delight of those present. Often praised and sometimes criticized because I do not put available my skills and my knowledge to all but only to the lucky few who could afford a party at home.
We need a permanent commercial space with a kitchen so that we can produce our global organic soy smoothies and sweets, cookies, tofu, soups, Taiyaki cakes and Takoyaki fish balls.

We need to improve our capacity to prepare, process, and package our original recipes. 

We need to explore the world of healthy eating soy-based, to experience new flavors, new combinations and then offer it to our customers. 

To be able to invent, test, try new recipes so that can meet the taste of our future customers, trying to satisfy even those who have never considered the soy as a health food.

We need to increase our support for vegan food programs and raising awareness on the benefits that soy brings to humans.

We need also a space where we can provide training and mentorship for youth, the prospect of a fulfilling job and always new.

We need to support the business community. 

Our goal is to raise €150,000

This will enable us to lease a commercial space and purchase the required equipment and cutlery, including: 

Industrial blenders - €2,800
Large industrial mixers - €6,000
Large Tayaki makers - €3,200
Walk-in fridge and freezer - €15,000
Vacuum Packaging Machine - €3,000
Industrial Juice Extractors - €1,500
Soy Milk and Tofu Production Machine - €22,000
Soy Milk Boilers - €1,500
Electrical & Plumbing - €4,200
Shelving, racks, tables, etc. - €3,500 

What happens if we do not reach our goal?

There's no harm in trying. If we do not reach our goal, we're aware that this might happen, so should we reduce our primary goals, reducing expenses. A space just for us (for rent) it's imperative to work and be able to experiment new recipes, we will make sacrifices, but we will have to reconsider our plans and continue working to achieve the goal in a longest term. The finishing of the commercial space will be made in economy, we'll figure us as painters and electricians, find out how to make an electrical system without ever seeing one, or improvise with minimum hydraulic knowledge.

This will take a lot of time. We are proud to have thought to grow, to create our own space but if we do not have enough funds we must reconsider everything, because we can not sacrifice quality of our recipes. We'll have to be able to focus on the possibilities of growing other aspects of the business even if it means reviewing our social commitment in the community, the time will be running out and we can not be everywhere at once.

You'll get a delicious return for your contribution

Depending on your contribution level, you will get:
  • A selection of Tayaki biscuits with soy cream or exotic fruits.
  • A selection of recipes for the preparation of delicious smoothies soy-based with tropical fruit and vegetable essences.
  • Handwritten thank-you note from the Chef.
  • Invitation to a post-campaign Celebration Cocktail Party
  • A fresh, tropical and organic light menu for up to 10 people, catered by Chef Sergio in the comfort of your home.
It is a tasty and appetizing proposal, reserved only for large contributors....

We have the talent, the recipes, the knowledge, the experience, the principals, the ethic, the enthusiasm necessary to succeed in our goal. We need your support to continue to grow!

Please join us in this fantastic and innovative culinary experience.

You can help other ways too: 

  • Please spread the word about our campaign to your friends. 
  • Looking for a holiday gift? Consider donating on behalf of family or friends.

 If you wish to contribute at Uncle Bean please click here: INDIEGOGO

2015/11/25

Dieci cose che non dovresti mai dire a lui



In coppia le parole spesso feriscono quanto i gesti perché arrivano dritto al cuore e fanno male, soprattutto quando in gioco è l'orgoglio maschile. Gli uomini spesso faticano a esprimere le loro emozioni, a causa di un'educazione che impone ai bambini maschi di non piangere perché “si deve essere forti”. In realtà ogni persona è estremamente sensibile quando viene punta sul vivo, ecco perché è importante usare molto tatto. Scopri le frasi che è meglio evitare con lui:

1 “Non mi hai fatto mai provare un orgasmo” - La frase è sbagliata per due ragioni. Per comunicare in maniera empatica e litigare senza farsi male è importante puntare l'attenzione su se stessi anziché sull'altro. Dunque meglio dire “Io non ho mai provato…”, anziché accusare l'altro con “Tu mi hai...”. Inoltre, sebbene possa essere la verità, perché parlare della questione dopo mesi, magari nel bel mezzo di un litigio? Meglio affrontare il problema subito, con toni pacati e una maggiore sensibilità.

2 “Non guadagni abbastanza” - Può anche essere che i conti di casa abbiano bisogno di una sistemata, ma con questa frase non otterrai grossi guadagni. Il motivo? Secoli di storia hanno caricato sulle spalle degli uomini il peso della responsabilità di saper provvedere a moglie e figli. Con una frase del genere gli trasmetti il pensiero che lui non sia in grado di farlo. E uccidi la sua autostima.

3 “Hai troppi peli sulla schiena e nessuno in testa” - Pensiamo sul serio che le donne siano le uniche a essere ferite da certe frasi? Non è così. Quando si tratta della nostra bellezza siamo tutti bisognosi di rassicurazioni. Perché i difetti che vediamo allo specchio con la lente di ingrandimento del nostro giudizio bastano per farci sentire brutti e inadeguati. Aiuta il partner a puntare sulle sue risorse, anziché farlo sentire sbagliato.

4 “Tua mamma ti ha educato malissimo” - Senza alcun dubbio ogni genitore genera un modello educativo, estremamente personale, di cui è possibile individuare lati più o meno funzionali. Mettere a confronto le diverse storie familiari e creare il vostro modello di famiglia è essenziale per il benessere della coppia, l'mportante è farlo senza offendere e con molto tatto. Quando usiamo le parole per colpire gratuitamente l'altro la comunicazione autentica si interrompe e il litigio è dietro l'angolo.

5 “Sono molto più alta di te” - Non importa quanto sia alto un ragazzo, dirgli che è basso, anche se è colpa delle scarpe, ferisce il suo ego. È un ottimo modo di farlo sentire piccolo e molto diverso dai boscaioli possenti e muscolosi (e anche se non lo è, molti ragazzi hanno il complesso dei boscaioli possenti e muscolosi).

6 “Per me sei come un fratello” - Praticamente hai appena detto: "Sono molto legata a te e il nostro rapporto è importante per me", ma quello che capiamo è: "Non ti trovo per nulla attraente sul piano sessuale". Anche se nel nostro intimo sappiamo cosa intendi, ci brucia lo stesso.

7 “La tua ragazza ti mantiene” - E' una frase ottima se vuoi offendere più persone al contempo. O stai insinuando che non siamo abbastanza di mente aperta, oppure stai toccando un tasto dolente. E comunque ci piace stare con una ragazza che ha successo.

8 “Dobbiamo parlare” - È un grande classico: dietro questa frase di lei c'è il solenne tentativo di innescare una reazione creando una grande aspettativa, a cui invece corrisponde… la più totale apatia da parte di lui, che inevitabilmente sbufferà annoiato. Se hai qualcosa che ti sta a cuore, dilla! Affronta di petto il discorso in un momento appropriato e attacca subito con l'argomento che più ti interessa.

9 “I tuoi amici sono degli adolescenti” - Tu come reagisci quando qualcuno critica i tuoi genitori o le tue amiche? Meglio evitare cattiverie gratuite. D'altro canto potrebbe anche darsi che alcuni tuoi pensieri corrispondano al vero. In questo caso evita frasi generiche come “Non li sopporto, sono odiosi”: trasmetti l'idea esatta facendo capire al partner il tuo punto di vista attraverso un comportamento preciso, o una frase riportata. Senza sentirsi aggredito, il partner potrebbe trovare affinità con ciò che dici e analizzare la situazione con più obiettività. Perché nella maggior parte dei casi la differenza non è in ciò che diciamo, ma nelle parole che utilizziamo.

10 “Non cambierai mai” - Questa frase inchioda l'altro ai suoi errori, non lascia speranza. Tu pensi di poter dare il meglio di te di fronte a qualcuno che ti ha già giudicato e condannato? Purtroppo sono parole che sfuggono facilmente durante i litigi più accesi, ma la loro potenza può essere devastante. La prossima volta morditi la lingua e se proprio devi dire qualcosa urla “So che puoi cambiare, dimostramelo”.

2015/11/22

Il valore della vita


Scusatemi ma non avrei molta voglia di scrivere sugli attentati di Parigi e delle reazioni che dilagano in Europa, lo faccio quasi come “dovere” alle tante persone che mi leggono.

Non ha molto senso infatti aggiungere molte altre parole ai tantissimi commenti, anche perché sento dentro di me un’angoscia profonda, un senso di inutilità nel vedere come già pochi giorni dopo i nuovi 129 innocenti morti ammazzati a Parigi (e 224 esplosi in volo 15 giorni fa, 80 saltati in aria a Beirut e migliaia di altri innocenti in mezzo mondo dalla Siria alla Nigeria di cui non parla nessuno), neppure finita la consueta retorica del lutto, l’Italia ha subito cominciato con i soliti distinguo. “Siamo in guerra? Si, cioè no, ma, però, forse, tuttavia, non so…” 

Nessuno chiede che si vada a bombardare qualcuno (anche perché non ne abbiamo i mezzi) ma almeno si fosse presa qualche decisione concreta, anziché coltivare solo la speranza che i terroristi continuino a preferire altri obiettivi. 

Ma guardate la sconsolante realtà, i numeri nudi e crudi: l’anno scorso su circa 200,000 immigrati clandestini arrivati in Italia più della metà di loro non si sa neppure il nome, la nazionalità, tanto meno si hanno le impronte digitali: spariti (o fatti sparire) nel nulla, mai esistiti. Certo che è difficile che i terroristi arrivino sui barconi, ma certamente tra quei disperati senza volto molti saranno adescati perché diventino almeno fiancheggiatori dei terroristi e altri lo diventeranno convintamente perché emarginati nella vecchia Europa e messi a contatto con abissali ingiustizie, ma anche perché - arrivati irregolari - restano senza lavoro, speranze, possibilità di crescere. 

E’ così che si crea quella zona grigia in cui poi naturalmente crescono i potenziali kamikaze che spesso sono già nati in Europa, ma rimasti ai margini della società. Ha un bel dire il ministro Alfano che siamo pronti. Ministro, non ci prenda in giro: visiti un po’ le periferie delle città dove caseggiati e quartieri interi sono occupati da anni non si sa da chi, in una anarchia sovrana e dove la polizia neppure entra: vale per i quartieri di camorra vale per le periferie di tante città dove la comunità islamica è addirittura diventata prevalente perché gli italiani se appena potevano ne sono scappati. 

Stessa “zona franca” per quei centri di estremismo islamico che di fatto nessuno controlla perché - anche quando si espelle un singolo Iman che predica l’odio e la morte agli infedeli - nessuno realmente sa né riesce a sapere chi frequenta quelle moschee, chi annuisca, chi si nasconda. Da anni migliaia e migliaia di espulsioni “ufficiali” ma tutti sappiamo che (quasi) tutti sono poi rimasti qui vivendo in clandestinità e creando altri problemi. 

La Francia è attaccata direttamente per tanti motivi, noi per ora siamo fortunatamente in ombra ma solo perché obiettivi minori e non per chissà quale politica di “intelligence”. La realtà è che le nostre forze dell’ordine sono insufficienti, vilipese, mal pagate, poco addestrate, con una età media di oltre 40 anni, senza mezzi né armi sofisticate, senza specifica preparazione antiterrorismo. Gente che rischia la pelle – e lo sa – senza avere alle spalle una copertura adeguata né tecnica nè di appoggio concreto della pubblica opinione. Avete visto a Bologna domenica scorsa: a 24 ore dalle violenze gli arrestati erano già tutti fuori, come sempre. 

Per rafforzare le nostre forze armate e di polizia servirebbero fondi che non ci sono e non si vogliono trovare in un’Europa che non è ancora riuscita ad escludere le spese per la sicurezza dai “patti di stabilità”. La realtà è che oggi le nostre “teste di cuoio” italiane sono pochissime e - salvo forse che nelle grandi città - impiegherebbero ore ad arrivare sul luogo di un attacco. 

Non solo, per “fiutare” gli esplosivi servono mezzi, cani, apparecchiature automatiche posizionate ovunque e non le abbiamo. Se un kamikaze volesse farsi esplodere su un “Frecciarossa” in una galleria farebbe un macello e non l’avrebbe controllato nessuno. Se qualcuno avvelenasse un acquedotto, come reagiremmo? Situazioni come queste sono potenzialmente migliaia, ma siamo del tutto impreparati a fronteggiarle anche come mentalità. 

Siamo deboli perché innanzitutto siamo sconfitti e deboli dentro e riflettiamo su quanti ventenni oggi si impegnerebbero veramente per difendere il proprio paese. Pochissimi, temo, perché non hanno esempi, certezze, ideali dopo essere cresciuti senza la minima tensione emotiva su queste tematiche, anche perché dove sarebbero gli esempi, tipo Falcone o Borsellino ?. 

Ma guardateli i nostri grandi strateghi: adesso viene buono perfino Putin, quello che tre mesi fa era all’indice e si ridicolizzava Berlusconi se andava a trovarlo. Tutti strateghi: i francesi che hanno abbattuto Gheddafi e volevano far fuori anche Assad, gli americani che hanno armato i ribelli di mezzo mondo con armi che adesso gli si rivoltano contro. 

Ricordiamoci che se era per Obama Damasco sarebbe stata rasa al suolo soltanto 2 anni fa e oggi sarebbe probabilmente la capitale dell’ISIS che – dobbiamo pur ammetterlo – spara anche con armi e munizioni italiane vendute a terzi e dirottate in Siria. Interventi? Nessuno. Guardateli tutti, che pena vederli inchinarsi ai Sauditi (vero, Mr. Renzi?) che sotto sotto appoggiano proprio l’ISIS prostituendosi per un po’ di petrolio. 

Guardate l’inutilità dell’ONU che non ha neppure il coraggio di prendere una posizione che sia men che retorica. Ma quando si aspetta ad intervenire con quei paesi che apertamente fiancheggiano il terrorismo e metterli al bando, costringerli a prendersi le loro responsabilità? Il punto fondamentale è, in questa situazione, quanto siamo disposti a perdere della nostra libertà personale in cambio di maggior sicurezza. In Francia si decide, da noi no. 

Qui sta il punto, altrimenti sono solo le solite chiacchiere, così come il dover amaramente prendere atto che se certamente non tutti i musulmani sono terroristi e altrettanto vero che quasi tutti i terroristi sono musulmani e questo è un inequivocabile dato di fatto che si fa finta di dimenticare mentre aspettiamo, almeno in Italia, di vedere finalmente salire la protesta dei musulmani “moderati” contro le nefandezze compiute in nome del Corano e la espulsione dei violenti dalle loro comunità. 

Sarà interessante vedere la prevista manifestazione “moderata” a Roma, ma anche quella già preannunciata a Milano di segno opposto e vedremo chi protesterà “a favore dei musulmani”, magari ci saranno anche i centri sociali, mentre a Porta Porta secondo un sondaggio (fatto al telefono, e i possibili terroristi non rispondono al telefono!) il 12% dei musulmani italiani giustifica comunque le azioni terroristiche, ovvero teoricamente in Italia ci sono più di 200.000 “amici” dei boia: quanti risultano al Ministero? . 

Dedicate infine un minuto di vita a leggere quello che scrive Antoine e forse, nel buio che attraversiamo, comprenderemo da che parte stia oggi la civiltà e l’umanità delle persone.

2015/11/17

Non avrete il mio odio, avete perso

Questo post vuole essere un tributo a un marito e a una moglie vittima della ferocia dei terroristi islamici. Un odio senza fine. Non l'ho scritto io, ma chi l'ha scritto ha avuto il coraggio di dire quello che pensava e sputare in faccia a quei criminali tutto il proprio disgusto. Non li odierà mai, siamo certi, ma nemmeno li amerà e l'indifferenza fa ancora più male.

“Non avrete mai il mio odio”. Antoine Leiris titola con queste parole la lettera indirizzata agli assassini di sua moglie. La donna ha perso la vita durante gli attentati di venerdì 13 a Parigi e il marito, rimasto solo con il figlio di 17 mesi, si è rivolto direttamente ai terroristi su Facebook. A loro non vuole dare la soddisfazione di avere la sua rabbia, di comandare le sue emozioni. Ha voluto scrivere una lettera aperta ai terroristi. Eccola:

"Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. 

Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa. 

L'ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. 

Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l'affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio".

Scritto da Antoine Leiris, Paris, 17/11/2015

2015/11/15

Coerenza


Vi immaginate se negli anni ’70 un primo ministro italiano fosse andato in Cile a salutare il generale Pinochet? Impensabile, ma nessuno ha mosso ciglio né sollevato il problema per la recente visita del premier Matteo Renzi in Arabia Saudita. 

C’era da festeggiare la commessa ad imprese italiane per costruire parte della metropolitana di Riyadh e soprattutto i sauditi galleggiano su un mare di petrolio quindi tutti zitti, eppure basta entrare su Wikipedia per verificare come sotto il comando autoritario della dinastia saudita in Arabia si faccia rispettare rigorosamente la legge della dottrina wahabita (un'interpretazione fondamentalista del Corano). 

Il risultato è che molte libertà fondamentali della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo non esistono e la pena di morte ed altre pene sono state applicate spesso senza un regolare processo.

L’Arabia Saudita è uno di quegli stati in cui le corti continuano a imporre punizioni corporali, inclusa l'amputazione delle mani e dei piedi per i ladri e la fustigazione per alcuni crimini come la "cattiva condotta sessuale" e l'ubriachezza. L'Arabia Saudita è anche uno dei paesi in cui si applica regolarmente la pena di morte, incluse le esecuzioni pubbliche effettuate tramite decapitazione. 

Le donne saudite subiscono forti discriminazioni in molti aspetti della loro vita, compresa la famiglia, l'educazione, l'occupazione e il sistema giudiziario. Sulle strade pubbliche alle donne non era permesso fino a poco tempo fa di andare in bicicletta ed è loro tuttora vietata la guida di autoveicoli. 

L’Arabia è stata tra le ultime nazioni a dichiarare fuorilegge la schiavitù, ma nonostante questa proibizione formale persistono casi di schiavitù e di traffico di esseri umani. 

L'attività sessuale fuori dal matrimonio eterosessuale è illegale. La punizione per l'omosessualità, travestimento da donna o coinvolgimento in qualche cosa che faccia pensare all'esistenza di una comunità gay organizzata varia dall'imprigionamento alla deportazione (per gli stranieri), alle frustate e all'esecuzione. La libertà di parola e di stampa è limitata per proibire la critica al governo o l'approvazione dei valori "non-islamici". Il governo vieta ufficialmente la televisione satellitare, i sindacati e le organizzazioni politiche che sono proibite, così come le dimostrazioni pubbliche. 

L'Arabia Saudita proibisce tutte le manifestazioni e i culti religiosi tranne l'Islam ed è vietato celebrare una funzione religiosa non musulmana. Il governo può cercare nelle case di chiunque e arrestare o deportare i lavoratori stranieri che possiedono icone o simboli religiosi, come ad esempio il vangelo o un rosario. “Pecunia non olet” ma anche in questi atteggiamenti vi è la conferma della nostra subordinazione paurosa e silenziosa all’estremismo islamico perché – non dimentichiamolo - di fatto l’ ISIS è finanziata anche dai principi sauditi.

2015/11/09

Le Bufale Renziane



Luigi Federico Signorini non è l’ultimo arrivato ma è il vicedirettore generale di Bankitalia. Durante un’audizione in Senato sulla Legge di Stabilità, ha dichiarato che "La Banca d' Italia stima in 70 miliardi i debiti commerciali della pubblica amministrazione, il doppio - se non di più - di quello che sarebbe fisiologico, con un ulteriore deciso incremento sul 2014". 

Vi ricordate quel simpaticone di Matteo Renzi che nel settembre 2014 da Bruno Vesta aveva dichiarato e promesso al popolo festante che le pubbliche amministrazioni avrebbero d’allora in poi pagato con sollecitudine tutti gli arretrati? Semplicemente non è stato così, era e resta una “bufala” renziana che però pesa su centinaia di migliaia di aziende molte delle quali durante questo anno hanno dichiarato fallimento proprio per i crediti inevasi verso le pubbliche amministrazioni.

Ci stanno fregando, sappiatelo