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2013/12/11

Leon, tributo in onore di un amico fedele


Il 18 Novembre di quest'anno Leon ci ha lasciato, questa volta per sempre.
Altre volte ci aveva lasciato, anche per giorni, si infilava nel cancello lasciato aperto e spariva nella foresta, e poi rientrava dapo giorni di girovagare e lo sentivi fuori dalla recinzione quando chiamava per farsi aprire: wouff, wouff...

E’ impossibile che una persona che ha trascorso lunghi anni in compagnia del proprio cane possa restarne privo senza sentire di aver perso qualcosa di sé, anche se si tratta di un cane anziano. Se la morte arriva improvvisa, la perdita è straziante. Leon non era solo il cane di Melissa. Era anche il mio migliore amico. Aveva vissuto con noi per più di quattordici anni. Eravamo preparati a questo, sapevamo che prima o poi la morte di uno dei nostri cani sarebbe stata inevitabile. ma credevamo che Luna ci avrebbe lasciati prima. il fila brasileiro infatti vive dai nove ai dieci anni. Luna e' nata nel 2003, dieci anni li aveva raggiunti, il giorno della dipartita poteva essere vicino. Avevamo anche gia' chiesto al veterinario che fare nel caso che... perche' con i suoi cinquanta kg sarebbe stata difficile da gestire la sua morte e invece... 
Leon aveva, in un certo senso, determinato il nostro modo di vivere. Dopo la sua scomparsa, la sensazione di solitudine e' immensa. La prima sensazione che si prova, spesso è quella di non accettazione: “non è possibile” “non è vero”. Poi si deve affrontare la realtà.

La morte di un cane non è certo traumatica come la perdita di un familiare, ovviamente. Ma forse è proprio questo il lato più ostico della cosa. Il dolore lo dobbiamo spesso affrontare da soli, senza la comprensione del mondo esterno, senza poterci sfogare con chi ha motivi “più validi” per soffrire, quasi vergognandoci di star male per un cane. “E’ solo un cane” minimizzano in molti. Questo è davvero difficile da sopportare. “E’ solo un cane”, pensiamo alle volte anche noi, provando quasi un senso di colpa per il nostro dolore, perché inconsciamente lo mettiamo in competizione con quello che dovremmo provare per le persone che ci hanno lasciato.

Piangere e manifestare i propri sentimenti è, più che mai, imbarazzante. Gli psicologi dicono che dovremmo esprimere il dolore e non reprimerlo. Non è saggio isolarsi ed è umano piangere, ma tutte le persone ci invitano a non farlo. Siamo costretti a far finta di niente ed è tutt’altro che facile.

Non tutti gli umani reagiscono comunque allo stesso modo. Il dolore non si manifesta secondo uno schema fisso. Le varie reazioni possono sovrapporsi ed essere di diversa durata, a seconda della persona e delle circostanze.
La morte di un cane ancora giovane è senz’altro l’avvenimento più grave. Tutto d’un tratto, il nostro cane apparentemente sveglio e normale, non c’è più. Incidenti, avvelenamenti, malattie fulminati, sono le cause più comuni. La fonte della più grande felicità diviene di colpo quella del più sconfinato dolore. 

Razza strana l’essere umano, una sola forma un solo volto un solo colore del sangue, ma molto divisi tra noi, il bianco si sente superiore al nero, il ricco non può avere legami col povero, i diversi… tutto ciò che ci è diverso deve tenere le distanze dal nostro io, dal nostro saper essere super uomini, diverso, perché, e da cosa si e' diversi , se alcuni uomini sono diversi da noi ciò vuol dire che noi siamo diversi da loro, allora perché i diversi sono loro? Se noi siamo diversi allo stesso tempo da chi ci è diverso, quindi i diversi siamo noi? E i cani? Si sentono diversi anche loro?

Leon viveva con la sua Luna, anzi per dirla breve era Luna che viveva con Leon, lei era l'ultima arrivata nella sua vita, ingombrante e predominante fila brasileiro che pretendeva tutto dal piccolo beagle Leon. Eppure erano inseparabili, per questo adesso Luna non sa darsi pace, piange tutto il giorno nonostante siano passati i giorni.

Cosa avra' pensato il piccolo Leon negli ultimi giorni prima di morire? Per capire il comportamento di un cane è essenziale esaminare il modo in cui affronta la morte. Noi uomini sappiamo tutti che un giorno moriremo e ci comportiamo di conseguenza; il cane, invece, non ha il concetto della morte e quindi non può prevederla, per quanto malato si senta. Per un cane, o per qualunque altro animale, la malattia rappresenta qualcosa di spiacevole che lo sta minacciando. Se avverte dolore, si considera preda di un’aggressione. Per lui è diffìcile distinguere tra un tipo di dolore e un altro quando cerca di capire cosa c’è che non va. Se il dolore diventa acuto, il cane sa di essere fortemente in pericolo, ma se non vede da dove proviene il pericolo, non può voltarsi per affrontarlo e difendersi mordendo: non c’è niente contro cui prendersela. A questo rimangono soltanto due strategie alternative: scappare o nascondersi. Se il dolore sopravviene mentre il cane sta «pattugliando» il suo territorio, la sua reazione naturale sarà quella di cercare di nascondersi dal suo «aggressore» e, scorgendo un riparo lì vicino, o qualche altro nascondiglio l’animale vi si dirigerà e rimarrà lì nascosto da solo, aspettando che la minaccia svanisca o che il dolore cessi. Il nostro amico non osa uscire, Temendo che ciò che ha causato il dolore sia in agguato, e quindi rimane lì a morire da solo, in privato. Nonostante le osservazioni precedenti degli scrittori a proposito di questo argomento, nel momento della sua morte il cane non sta pensando ai sentimenti del suo padrone, ma semplicemente su come può proteggersi dal terribile e inosservato pericolo che gli sta causando tanto dolore.

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