Quello che sta avvenendo in Iraq, a Gaza, nel Canale di Sicilia e in molti paesi del mondo - ma soprattutto in Africa e nelle nazioni islamiche - imporrebbe lunghe riflessioni. Siamo sull'orlo del baratro?
- Credo che le responsabilità degli USA in questi ultimi anni nell’area mediorientale siano enormi per aver destabilizzato una situazione che era precaria, ma sostanzialmente stabile.
Saddam Hussein in Iraq era sicuramente un dittatore, ma non c’erano e non si erano preparate alternative credibili. La guerra a Saddam è partita anche per evidenti interessi petroliferi e mostrando false prove USA in sede ONU. Rappresentava Saddam l’allora ministro degli esteri Tareq Aziz (cristiano) poi condannato a morte dai “liberatori”, pena in questo momento “sospesa” solo per le pressioni europee. C’era quindi un cristiano ai vertici mentre oggi il paese è nel caos e crea nuova instabilità in tutta l’area, i cristiani fuggono o vengono massacrati, la tensione tra musulmani sciiti e sunniti è enorme e negli ultimi anni in Iraq migliaia di persone sono morte in reciproci attentati nel silenzio generale
- Se l’anno scorso non ci fosse stata una forte pressione diplomatica probabilmente gli USA avrebbero attaccato allo stesso modo Assad in Siria e oggi la situazione in quel paese sarebbe anche peggiore, intanto almeno le armi chimiche sono state distrutte.
- Anche l’Afghanistan collasserà poco dopo l’addio delle truppe alleate. Quindici anni di occupazione non hanno portato alcun progresso politico nel paese dove verrà applicata la shaira islamica che nel frattempo è stata adottata in molti paesi dell’Asia e dell’Africa.
- Ogni intervento nell’area (vedi la liquidazione di Gheddafi) ha peggiorato la situazione, esattamente come avvenne in Somalia: dare calci ai formicai diffonde formiche ovunque, non risolve i problemi.
Perché avviene questo? Perché troppe volte si pensa che il concetto di democrazia occidentale sia applicabile in paesi dove non c’è questa cultura e invece la religione ha un ruolo per noi incomprensibile e fanatico. Se poi si vota “democraticamente” ovunque vincono gli estremisti islamici proprio perché numericamente sono tantissimi e raccolgono le maggioranze: i moderati che ragionano e vorrebbero il dialogo sono pochi. Alla fine (vedi Egitto) i regimi semi-democratici ma appoggiati dai militari danno purtroppo le maggiori garanzie di stabilità.
- I presidenti USA (come i governi occidentali) seguono le logiche dei sondaggi elettorali e la volubilità della opinione pubblica, nessuno pianifica mai il “dopo” di un intervento militare con crisi che si incancreniscono nei decenni e non si risolvono mai. Scegliere i tempi di un raid o un ritiro di forze in base al proprio tornaconto elettorale è una follia, ma è nella logica del ritorno d’immagine di un leader politico.
- I fondamentalisti islamici non hanno alcun rispetto per le persone e i civili: è vero che a Gaza i terroristi si nascondono negli ospedali e nelle scuole, è purtroppo la stessa logica della rappresaglia che durante ogni Resistenza (anche la nostra) caratterizzava ieri le bande partigiane comuniste e oggi quelle islamiche: più attentati e eccidi scatenano più rappresaglie che generano più odio, più danni collaterali per il nemico, più terrore e alla fine maggior controllo del territorio. Il metodo non cambia.
- Gli incrementi demografici arabi in tutto il Medio Oriente sono spaventosi. A Gaza, per esempio, “non c’è più posto” e vivono ammassate milioni di persone e di profughi: l’area è e sarebbe comunque una polveriera. Ovvio che in queste situazioni di tensione cresca la possibilità di reclutare nuovi adepti per le “guerre sante” da parte dei gruppi più estremi.
- La storia dell’ultimo secolo sottolinea drammaticamente la cecità e l’ignoranza dell’Occidente nei confronti dell’Islam e della sua cultura dando spazio e argomenti agli estremisti che vivono sulla disperazione di decine di milioni di persone che non hanno più nulla da perdere
- L’Occidente e l’Europa sono oggetto di invasione islamica, logica conseguenza di quanto sopra e purtroppo tra i milioni di nuovi ingressi ci sono anche estremisti, fondamentalisti e terroristi che hanno facile presa su frange di immigrati che di solito in Europa stanno meglio che nel loro paese di origine, ma peggio dei cittadini locali.
Nascono ghetti, sfruttamento, tensioni, invidie e a volte violenze, cresce il rischio di epidemie ma di questi aspetti non si vuole parlare. Come per il problema profughi vince il facile “buonismo”, la commozione del momento, ma non c’è alcuna strategia di intervento oltre al doveroso aspetto umanitario immediato e con la crisi economica i problemi si complicano.
- l’Europa è debolissima sia dal punto di vista militare che culturale, contraddittoria e distratta. Si riempie la bocca di demagogia e poi non si accorge (o non si vuole accorgere) della sua fragilità o semplicemente del fatto che sarà islamizzata da qui a poche generazioni: i numeri sono inequivocabili, le progressioni evidenti, ma si fa appunto finta di dimenticarli.
- l’Europa (e tanto meno l’Italia) non fa nulla per difendersi: non impone “filtri”, controlli, accetta tutto e tutti nel nome della “libertà” come le città antiche che venivano espugnate semplicemente perché a difendere le mura non c’era più nessuno o qualche traditore apriva le porte all’invasore. La storia sempre si ripete
CHE POTREMMO FARE?
- A livello europeo e italiano tentare di avere più coraggio “selezionando” gli arrivi e ad esempio sospendendo subito l’operazione “Mare Nostrum” che in nome della solidarietà incentiva l’arrivo di decine di migliaia di persone.
I numeri recentemente diffusi dal ministro dell'interno parlano di oltre 100.000 profughi nel solo 2014 ma quasi la metà sono spariti nel nulla, non identificati e neppure accolti nei centri di accoglienza: la malavita ringrazia per questa fornitura di manodopera a basso costo.
- Queste persone vanno aiutate seriamente a casa loro, intercettate sulle spiagge prima della partenza, selezionate creando flussi programmati anziché addirittura incentivare il “liberi tutti”. A questo proposito si deve fare chiarezza su chi (la mafia?) sta guadagnando con questi flussi che sono diventati un vero e proprio business. E perché, dovendo fare una scelta, non si aiutano allora prima i cristiani che fuggono da Siria ed Iraq?
- Alcune situazioni come quella in Eritrea sottolinea l’abbandono europeo in aree che già erano di nostra influenza. Risolvere una situazione locale in quel piccolo paese avrebbe voluto dire decine di migliaia di profughi in meno, ma non si è fatto e non si fa assolutamente nulla. Tra l’altro l’Italia ne ha una responsabilità diretta, visto che l’Eritrea è stata una nostra colonia per un secolo, si parlava italiano e la nostra presenza era visibile e importante.
- Dobbiamo pretendere scelte coerenti dai governanti, ma anche dalle comunità islamiche presenti in Europa. Bene ha fatto il ministro dell'interno a espellere un Iman estremista, ma quanti ce ne sono? Non ci sono state molte prese di posizione chiare e inequivocabili degli esponenti musulmani italiani o europei (e soprattutto seguite da atteggiamenti conseguenti) per quanto avviene in Iraq. Il loro silenzio sulle atrocità contro i cristiani in tutto il Medio oriente è inaccettabile. Questi atteggiamenti vanno pretesi (e verificati) dai media e dalla pubblica opinione, anche per sostenere quella gran parte di musulmani moderati che in Europa oggi hanno PAURA dei loro stessi “fratelli” estremisti, ma non sono né compresi né aiutati.
- Assolutamente NO all’ “Occhio per occhio, dente per dente” ma se si rispettano le convinzioni religiose e le tradizioni altrui quando si è in un altro paese, dobbiamo difendere le nostre in regime di reciprocità. Si possono fare mille azioni pratiche per ribadire la nostra identità religiosa e culturale nazionale, europea e occidentale. Ma non si vuole farlo!
- Chiediamoci se Israele abbia davvero tutti i torti o se invece ci sia una precisa volontà di farlo apparire “aggressore” da chi vorrebbe distruggerlo. Se è indubbio che estremisti israeliani fomentano provocazioni ed occupazioni territoriali abusive la crisi recente a Gaza è stata preceduta da settimane di lanci di razzi contro Israele: il mondo non li ha fermati, si è limitato alle chiacchiere.
- Impariamo a distinguere anche all’interno della politica araba e palestinese: ci sono moderati che vorrebbero il dialogo ed estremisti che lo distruggono. Isis ed Hamas sono un pericolo per tutti, anche e soprattutto per l’Europa e l’Occidente, ma si fa finta di niente. Eppure nel suo statuto Hamas afferma che «la terra della Palestina è una terra islamica» e prospetta la distruzione dello stato d’Israele e l’instaurazione di uno stato islamico palestinese su tutta la terra della ex Palestina mandataria (l’attuale Israele, la Cisgiordania e Gaza).
Per i suoi militanti e sostenitori Hamas è un movimento di legittima resistenza, ma è nella lista nera delle organizzazioni terroristiche secondo Israele, Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Giappone che pur dialogano con essa. Dov’è la nostra coerenza?
- L’unica pressione che l’Europa potrebbe fare – contando ancora qualcosa nel G8 - è quella economico-commerciale, ma oltre all’anima ci siamo già venduti le aziende, i marchi, i mercati. Il petrolio arabo è tuttora fondamentale e quindi nessuno parla di quanto avviene in Arabia Saudita e in alcuni Emirati sul rispetto dei diritti umani, la libertà religiosa, i diritti delle donne né accenna agli aiuti economici enormi quanto inconfessabili che proprio da questi paesi – e soprattutto dai sauditi - arrivano agli estremisti sunniti. Anche su questo fronte comunicativo è tutta una desolante sconfitta, non c’è nessuna logica strategica.
L’ultima è stata quella per Alitalia venduta a Etihad con lo slogan che “Alitalia adesso diventerà più sexy”! Idiozie, intanto abbiamo perso un’altra fetta di un potenziale valore strategico nazionale come per altre decine di aziende, marchi e imprese italiane svendute all’estero
I latini ci ricordavano che “Se vuoi la pace, prepara la guerra” il che è drammatico e per un cristiano profondamente sbagliato , contro ogni nostro principio morale, ma è vero.
D'altronde “La pace non è un dono di DIO, ma un compromesso degli uomini” la si costruisce solo passo passo e sul rispetto reciproco, la fiducia, la comune responsabilità ma anche con la reciproca intesa e presa d’atto tra avversari che conoscono la forza l’uno dell’altro e questa forza funge da deterrente. Se come Occidente - ma soprattutto come Europa – su questi temi siamo deboli, divisi, incerti, l’avversario islamico continuerà nella sua lotta di espansione e moltiplicherà le sue pressioni sapendo di vincere perché conosce e quotidianamente verifica le ipocrisie e la debolezza dei suoi avversari.
Per questo, purtroppo, vincerà.
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